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DON CAMILLO'S BLOG

"Che la tua vita non sia una vita sterile - Sii utile - Lascia traccia" San Josemaria Escrivà

 

 

Benedetto XVI auspica la nascita di “una nuova classe di intellettuali”

Post n°211 pubblicato il 18 Dicembre 2010 da Il.Don.Camillo

Durante i Vespri con gli universitari romani in preparazione al Natale

ROMA, venerdì, 17 dicembre 2010 (ZENIT.org).- L'Italia ha bisogno di “una nuova classe di intellettuali”. Lo ha detto Benedetto XVI nell'omelia per i Vespri celebrati giovedì sera nella Basilica Vaticana, alla presenza di cinquemila tra studenti e docenti delle università di Roma, accompagnati dal Cardinale Vicario Agostino Vallini.

In questo tradizionale appuntamento prenatalizio, iniziato con Giovanni Paolo II nel 1979, il Papa ha sottolineato la necessità di una profonda azione educativa e di un continuo discernimento, che “devono coinvolgere tutta la comunità accademica, favorendo quella sintesi tra formazione intellettuale, disciplina morale e impegno religioso”.

"Nei nostri tempi – ha sottolineato infatti – si avverte il bisogno di una nuova classe di intellettuali capaci di interpretare le dinamiche sociali e culturali offrendo soluzioni non astratte, ma concrete e realistiche. L’Università è chiamata a svolgere questo ruolo insostituibile e la Chiesa se ne fa convinta e fattiva sostenitrice”.

All'inizio della celebrazione, Renato Lauro, Rettore dell'università di Roma Tor Vergata, aveva rivolto un breve saluto al Papa, sottolineando come “il credere non si oppone al pensare e all'impegno intellettuale, ma li esige e li impegna a nuovo titolo con alte motivazioni, come la storia di duemila anni dell'Occidente ha dimostrato attraverso filosofi, teologi, artisti e uomini di scienza profondamente credenti”.

Nella sua omelia Benedetto XVI ha invitato i presenti a fissare lo sguardo sulla Grotta di Betlemme e a intraprendere quel cammino verso il Signore nascente che libera “il cuore da ogni fermento di insofferenza e di falsa attesa”, che può sempre annidarsi se si dimentica “che Dio è già venuto, è già operante nella nostra storia” e “chiede di essere accolto”.

“Tornare lì, in quel luogo umile e angusto, non è un semplice itinerario ideale – ha avvertito –: è il cammino che siamo chiamati a percorrere sperimentando nell’oggi la vicinanza di Dio e la sua azione che rinnova e sostiene la nostra esistenza”.

“Andiamo anche noi verso Betlemme – li ha quindi incoraggiati – con lo sguardo rivolto al Dio paziente e fedele, che sa aspettare, che sa fermarsi, che sa rispettare i tempi della nostra esistenza. Quel Bambino che incontreremo è la manifestazione piena del mistero dell’amore di Dio che ama donando la vita, che ama in modo disinteressato, che ci insegna ad amare e che chiede solo di essere amato”.

Al termine della preghiera una delegazione universitaria africana ha consegnato l’icona Maria Sedes Sapientiae a un gruppo di studenti spagnoli, dando così inizio simbolicamente al pellegrinaggio dell’effigie mariana in tutte le Università di Spagna, in vista della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) che si svolgerà nell'agosto del 2011 a Madrid.

 
 
 

IGNORANZA A GRATIS

Post n°210 pubblicato il 05 Dicembre 2010 da Il.Don.Camillo

Sfogliando casualmente il quotidiano free-press Leggo, ho trovato in prima pagina una specie di editoriale inneggiante al preservativo, manifesto di una ignoranza gratuita. L'autore del pezzo raccontava di come all'Università di Bologna sia stata vietata la distribuzione di preservativi, proprio durante la Giornata mondiale della lotta all'Aids. Insomma! Nel 2010, quando "perfino Papa Benedetto XVI sull'argomento contraccezione molla un po' la presa". Desiderio precisare che il Papa non ha fatto alcuna apertura sulla contraccezione (dal momento che il caso citato iel nuovo libro parla di prostituti, e tra uomini - evidentemente - la contraccezione non si può dare) e inoltre diffondere preservativi in funzione anti-Aids è del tutto irresponsabile: promuove l'illusione di rapporti sicuri, che però non sono affatto tali: i preservativi hanno un tasso di inefficacia superiore al 10%.

 
 
 

LA TIRITERA NICHILISTA

Post n°209 pubblicato il 05 Dicembre 2010 da Il.Don.Camillo

Monicelli, la grottesca mancanza di pietas dell’establishment italiano. Clericalismo verboso della chiesa secolarista. Perfino Napolitano si fa firmatario di questo tetro e ipocrita manifesto ideologico

L’altra sera un vecchio cieco e solo e malato si è buttato dalla finestra di un ospedale romano. Triste notizia di cronaca. Succede, non spesso magari, ma succede. Gli ospedali sono pieni di vecchi ammalati, la demografia dice che la tendenza è quella, una società di vecchi che a un certo punto si ammalano e devono curarsi e affrontare un periodo di prove molto dure, di conflitto tra un barlume di speranza e una letale noia di vivere. Questo vecchio che si è messo in volo era celebre per la sua arte di regista di commedie e per la sua personalità pubblica dal tratto amabilmente cinico e abrasivamente misantropico. Abbiamo scoperto allora che una circostanza malinconica, forse addirittura disperata, può trasformarsi, nel discorso pubblico italiano, in un orgoglioso e tetro manifesto ideologico a favore della libertà, dell’autodeterminazione umana, e del loro più recente compagno in occidente, il nulla.

Monicelli, come chiunque, aveva la facoltà di fare quel che ha fatto senza essere poco cristianamente e liberalmente giudicato, tanto meno biasimato o condannato. Dico la facoltà e non il diritto, perché “diritto di buttarsi dalla finestra” è espressione in sé grottesca, sebbene la sua parafrasi sia risuonata in confusi discorsetti sull’eutanasia pronunciati alla Camera. Ma la facoltà sì, quella ovviamente ce l’aveva. Il presidente della Repubblica e l’establishment culturale e civile italiano (ma per il presidente Napolitano questo giudizio vale doppiamente, per l’una e l’altra metà del paese che rappresenta) non hanno invece il diritto di imporci una insincera, mistificatrice, ideologica apologia della disperazione, della solitudine, della misantropia e del suicidio.

Ognuno può in coscienza valutare il gesto di Monicelli alla luce di convinzioni diverse, tutte libere: convinzioni religiose di tradizione cristiana, filosofie materialiste o ateiste, ma anche semplici considerazioni di senso comune sulle circostanze e il significato di una decisione estrema, in una situazione limite, che ha risvolti morali da discernere in spirito compassionevole, all’insegna della pietà. La valutazione dovrebbe essere discreta, attenta, governata dalla sensibilità e non dall’arroganza culturale, che è una delle peggiori varianti dell’aggressività umana. Ma come si vede siamo di fronte a ben altro. Il giornalista collettivo e l’uomo di spettacolo – figure massimamente ottuse del contemporaneo – hanno deciso in men che non si dica, appena la salma è stata ritrovata e coperta da un lenzuolo bianco nella pioggia, che il volo di Monicelli è lo sberleffo del laico, un atto di anticonformismo, l’espressione di una volontà incoercibile, superba, nobilitante per l’intera comunità. Ma a questa tiritera nichilista di serie B, caratterizzata da spontaneità e sciocco automatismo, indizio di un modo coatto, indottrinato, di guardare ai fatti della vita e della morte, si sono aggiunte le dichiarazioni autorevoli di leader politici o quella, caratterizzata da una sfumatura di prudenza, ma in sé non diversa dalle altre, del capo dello stato, che ha combinato nella sua riflessione pubblica la “forte personalità” di un grand’uomo con la necessità di “rispettare” questo suo ultimo “scatto di volontà”. Io penso che un uomo colto ed equilibrato come Napolitano dovrebbe tenere conto, per dirlo con Geno Pampaloni,  di quel “sentimento dell’assoluto con cui l’uomo nella storia si difende dalla storia”.

Una volta il gesto suicida di un uomo celebre
sarebbe stato circondato nella parola pubblica da un eccesso di pudore, da una riservatezza negazionista radicata nel senso del peccato e nella concezione cattolica della vita, e questo è qualcosa che probabilmente non tornerà mai più. Ma la cattiva secolarizzazione si vede dal fatto che la sua chiesa, con i suoi chierici e il suo clericalismo ciarliero e i suoi mortiferi devoti, rovescia la frittata; e impudicamente esibisce, davanti a vecchi e malati che magari vogliono curarsi e sperare, davanti a cittadini che si aspettano autorità e leader intellettuali capaci di pietas e di misura nel giudizio, un manifesto di gioiosa lode a chi in nome dei veri significati della vita – la vitalità, hanno detto – si è appena tolto di mezzo con tragica brutalità. Dicono che quel vecchio uomo di talento che si è buttato dalla finestra, lui sì, aveva “la schiena dritta”, era un partigiano dell’esistenza degna di essere vissuta. Nemmeno il regista Denys Arcand, con le sue demoniache ma tenere “Invasioni barbariche”, la storia di un’eutanasia postsessantottina vissuta in gruppo, aveva esibito una così stucchevole retorica di stato sulla morte come bandiera. Il suo racconto aveva la specifica pietà di una esperienza scristianizzata della fine terrena, e di una comunione generazionale fatta di amicizia e di valori umani stupefatti, fragili ma sinceri. Questa trombonata nazionale è molto peggio, è la misura irriflessa di quanto siamo diventati ipocriti e bugiardi.

Giuliano Ferrara. Il Foglio. 2 dicembre 2010

 
 
 

LA PEDOFILIA E IL SESSANTOTTO

Post n°208 pubblicato il 24 Aprile 2010 da Il.Don.Camillo

La pedofilia è un regalo del ’68

Il sesso tra piccoli e adulti venne giustificato in nome di una rivoluzione che ha inquinato anche la chiesa
di Francesco Agnoli
Tratto da Il Foglio  del 17 aprile 2010

Partiamo da un dato di fatto: i casi di pedofilia nella chiesa, seppur molti meno di quello che si vorrebbe far credere, risalgono per lo più agli anni Sessanta e Settanta e si sono verificati, soprattutto, negli Stati Uniti. Questi avvenimenti terribili si iscrivono in un aumento degli abusi sessuali contro minori generalizzato, che interessa la società tutta, famiglia, single, preti, laici, nessuna categoria esclusa. Basti pensare che ogni giorno nascono decine e decine di nuovi siti pedofili con violenze sessuali sui bambini dai tre ai dodici anni e che ogni anno milioni di occidentali partono per Cuba, la Thailandia e altri paesi in cui prospera il turismo sessuale.

Ecco, solo questa banale constatazione, oggettiva e non strumentale, dovrebbe portare a una domanda che invece per lo più si preferisce evitare: perché?

La risposta mi sembra obbligata: tutto va ricondotto, oltre che ovviamente alla peccaminosità intrinseca nell’uomo, all’origine della mentalità attuale, cioè alla cosiddetta “rivoluzione sessuale”. Dobbiamo andare con la mente agli anni Sessanta, in quel periodo di incubazione che portò poi al 1968 e a tutto quello che ne seguì. L’America e l’Europa sono pervase da queste grida: “Abolire i tabù”, “liberare il sesso”, distruggere le vecchie tradizioni, concezioni, istituzioni… La critica investe i rapporti sociali, economici, scolastici, ma soprattutto la famiglia. E’ lei la grande imputata, a cui, in nome di Marx, Engels, Marcuse, Reich, Cooper, ecc., si contrappone l’assoluta possibilità per ogni individuo di fare le esperienze sessuali più varie, frequenti e “alternative” possibili… La “monogamia cristiana”, spiegano i teorici delle comuni, molte femministe e rappresentanti dei nascenti movimenti gay, non è per nulla più naturale, più giusta, della poligamia, della poliandria, dell’amore di gruppo, del rapporto istantaneo e diversificato… Il matrimonio diviene così per molti simbolo di oppressione e la generazione dei figli una schiavitù, un limite, una maledizione: nasce così la cultura della contraccezione, del divorzio e dell’aborto. I bambini saranno, a breve, le vittime designate delle nuove “libertà”: abortiti, separati a forza dai genitori, sballottati sempre di più da una casa all’altra, e un giorno progettati addirittura a tavolino, da una donna single, da due uomini, o da due donne, grazie alle banche degli ovuli, del seme, agli uteri in affitto e domani, chissà, a quelli artificiali.

Se si sfoglia “La cultura degli Hippies” (Laterza, 1969), florilegio di scritti degli anni Sessanta negli Stati Uniti, si possono leggere articoli così intitolati: “In difesa dell’oscenità”; “Sei professori in cerca di… osceno”; “Applauso per l’orgia”… dovunque inni alla “liberazione sessuale”, alla pornografia, all’omofilia, ai “rapporti sessuali aperti in modi non tradizionali”, persino all’incesto.

Insomma, è in questi anni di profonda secolarizzazione, di odio verso ciò che resta della tradizione cristiana, che si collocano i primi aperti sostenitori delle più varie perversioni, dall’adulterio come atto legittimo, alla zoofilia, dalla necrofilia alla pedofilia. Qui dobbiamo cercare i precursori di Asia Argento che si bacia appassionatamente con un cane, in uno dei suoi film, oppure di quella marea di film pornografici in cui non mancano scene di personaggi che fanno sesso con i morti. Qui dobbiamo cercare l’origine dell’educazione sessuale nelle scuole, intesa spesso come spiegazione, a ragazzini ancora piccoli, di cosa sia tecnicamente l’atto sessuale; oppure come possibilità per i piccoli di incontrare a scuola transessuali o “esperti” chiamati a raccontare, come è recentemente avvenuto in una scuola italiana, “cosa avviene quando la coppia è atipica ed entrano in gioco gli animali” (Corriere della Sera, 22/1/2010). Qui dobbiamo cercare il perché di libretti distribuiti per esempio nelle scuole spagnole, in cui si invitano i giovani, a partire dagli 11 anni, a masturbarsi e ad avere relazioni omosessuali e lesbiche, in nome dell’idea per cui “la normalità è scambiare amore e relazioni sessuali con qualunque persona, dell’altro sesso, o del proprio”, a qualunque età (Libero, 4/11/2005).

E la pedofilia? Non è già chiaro che si tratta di un altro personaggio dell’affresco? Se si guarda bene ci sta perfettamente. E’ lì, sotto la voce “liberazione sessuale”; vicino agli slogan sessantottini “Il sesso è tuo, liberalo”, “Vietato vietare”, “Lotta dura contro natura”, “Inventate nuove perversioni”, “Né maestro né Dio, Dio sono io”; è accanto ai proclami contro la “sessuofobia cristiana” e ai discorsi contro il diritto naturale e a favore del relativismo; è insieme alla desacralizzazione di ogni relazione affettiva, all’aumento dei rapporti precoci tra minori e degli aborti delle minorenni… Insieme alla cultura del sesso liberato, cioè fine a se stesso, della sessualità ridotta materialisticamente a genitalità, e dell’altro visto anzitutto come oggetto di piacere. E’ lì insieme al disprezzo dei bambini, così facilmente eliminati, così spesso trascurati in nome del “benessere” dei grandi!

Infatti sono sempre questi gli anni in cui nascono, accanto agli asili “antiautoritari”, quelli in cui vengono insegnati ai bambini “giochi erotici” per “liberarli dai tabù”; in cui un leader studentesco, oggi europarlamentare, come Daniel Cohn-Bendit, descrive i suoi toccamenti con bambini piccoli di un asilo “alternativo” e scrive su Libération, insieme ad altri intellettuali francesi di sinistra, da Jean-Paul Sartre a Jak Lang, da Simone de Beauvoir a Michel Foucault, un manifesto in difesa della pedofilia (vedi il Giornale, 16/1/2005 e M. Picozzi, M. Maggi, “Pedofilia, non chiamatelo amore”, Guerini, 2003)! Sono gli anni in cui diviene di moda “La rivoluzione sessuale” di W. Reich, stampata in Italia da Feltrinelli nel 1963, che predica la distruzione del modello familiare naturale, ritenuto oppressivo anzitutto per la libertà sessuale del bambino, per la sua “genialità spontanea e priva di complessi di colpa”, negata brutalmente dalla concezione cristiana e “borghese” della famiglia. In Italia nasce proprio ora, col sostegno dei Radicali, il F. u. o. r. i. di Mario Mieli, recentemente esaltato dal quotidiano Liberazione, aperto cantore, contro la “norma eterosessuale” e l’antropologia cristiana, dell’omosessualità, ma anche della coprofilia, della necrofilia e, appunto, della pedofilia. Sono gli anni, ancora, in cui l’ideologa femminista Shulamith Firestone, nel suo “La dialettica dei sessi” (1970), propone di separare sessualità da riproduzione e difende una sessualità “liberata”, senza confini, arrivando coerentemente ad auspicare, come avevano già fatto anche alcuni illuministi, la liceità dell’incesto, cioè della pedofilia. L’incesto, infatti, sarebbe un “tabù” che serve “solo a preservare la famiglia”. Scrive ancora la Firestone, sempre in nome della “liberazione sessuale di donne e bambini”: “Dobbiamo includere anche l’oppressione dei bambini in ogni programma della rivoluzione femminista… il nostro passo deve essere l’eliminazione della stessa condizione di femminilità ed infanzia…”, e si deve arrivare a far sì che “tutti i rapporti intimi”, anche quelli tra genitori e figli, adulti e piccini, includano “anche la fisicità” in senso lato. Sono gli anni, per finire, in cui molti attivisti del nascente movimento gay, come racconta Paul Berman nel suo “Sessantotto” (Einaudi), sperimentano sin da piccoli, a scuola, o nei parchi, il “sesso tra giovanissimi e adulti”, nel clima appunto di sessualità sfrenata e “liberata” di quegli anni.

Così insomma è nato il boom della pedofilia, della pedopornografia, di cui oggi continuiamo a vedere gli effetti: insieme ai nuovi “diritti civili”, alle nuove “libertà”, alla lotta a tutto campo alla purezza e alla famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, come disegno immodificabile di Dio. Insieme a quella negazione della fede e della morale cristiana di cui Benedetto XVI non cessa di ripetere ogni giorno le ragioni. Si dovrebbe riflettere, al riguardo, sul fatto che nell’epoca della crisi della famiglia, la pedofilia è divenuta una emergenza, come dimostrano tutti gli studi sull’argomento, proprio nella famiglia stessa, essendo che la gran parte delle violenze sui minori avvengono per mano di genitori, parenti e non di rado dei nuovi “genitori” acquisiti in seguito a un divorzio.

E la pedofilia praticata da uomini di chiesa? Anzitutto è bene ricordare che cattolici e protestanti furono senza dubbio quasi gli unici avversari della “rivoluzione sessuale”. Proprio perché la libertà del cristiano è, almeno in teoria, e quindi più facilmente anche in pratica, tutt’altra cosa: si realizza nella fedeltà a una relazione, non nella intercambiabilità e nella frequenza delle esperienze fisiche individuali; si concretizza nella sessualità ordinata e finalizzata, non nella genitalità solo istintiva e animale. Basta leggere qualche scritto di quegli anni: sovente i “liberatori” si scagliano con virulenza proprio contro la chiesa, contro i “puritani”, contro il pensiero cristiano in generale, reo di opprimere la libera sessualità, di imporre regole e divieti.

E’ però vero che anche la “liberazione sessuale” entra nel tempio, insieme alle altre novità.

Sempre negli stessi testi di cui sopra possiamo trovare l’elogio di quei cristiani, di quei pastori protestanti, di quei preti cattolici, che hanno finalmente capito i “nuovi tempi”, che non rimangono stoltamente ancorati alla morale tradizionale, disobbedendo, se cattolici, a Roma! Il Los Angeles free press del 23 giugno 1967, per esempio, pubblica un articolo intitolato “Un sacerdote underground dice: ‘La chiesa è morta’”. In esso il prete in questione spiega che la chiesa “ha danneggiato la gente dal punto di vista sessuale, razziale e politico”. Un articolo dell’Open city di Los Angeles del 24 agosto 1967, invece, narra di un “prete hippy”, uno dei tanti protestanti presbiteriani che ha deciso di sposare le nuove idee rivoluzionarie.

Nel mondo cattolico il tanto decantato aggiornamento, la tanto pubblicizzata “apertura al mondo”, diventano per molti ecclesiastici e per molti credenti “adulti” un dovere irrinunciabile. Non tutti hanno capito che secolarizzazione fa rima con tristezza, e “liberazione sessuale” con disgregazione della famiglia, pornografia, pedofilia, esplosione del numero dei divorzi, instabilità dei bambini ecc.

Inevitabilmente, poi, l’“aggiornamento” nella fede diventa anche aggiornamento nella morale.

Ecco così che migliaia e migliaia di sacerdoti abbandonano la veste talare, si spretano, attaccano il celibato, chiedono una revisione della morale della chiesa, leggono ed elogiano i testi di Reich, per poi finire con lo schierarsi apertamente e violentemente a favore della legalizzazione del divorzio e dell’aborto. Questi religiosi trovano grande accoglienza sulle pagine dei quotidiani progressisti, gli stessi che oggi molto ipocritamente fanno la guerra, a ogni piè sospinto, a Benedetto XVI.

Un libretto di un famoso benedettino, “Arcipelago Chiesa. A quarant’anni dal Concilio”, di padre Stanley Jaki (Fede & Cultura), può aiutarci a comprendere meglio queste vicende, specie per quanto riguarda l’America. Jaki mette anzitutto in luce la perdita di fede propria di quegli anni, e la detronizzazione del Santissimo dal centro degli altari: essa gli appare il simbolo più evidente della perdita del senso del soprannaturale. In secondo luogo Jaki nota la perdita fortissima, nel mondo cattolico, del senso del peccato, “il quale soltanto chiede a gran voce una redenzione”. “Ha poco senso – scrive – parlare dello stato decaduto dell’uomo quando la sua caduta originaria è minimizzata in luoghi consacrati”: se il peccato non esiste più, né per il mondo, né per molti uomini di chiesa, è chiaro che il compierlo diventa più semplice, più banale, più automatico. E’ chiaro che, mentre nella società si inizia a sottovalutare, per esempio, la sacralità del matrimonio, e l’adulterio diventa sempre più normale, se non addirittura un “diritto”, analogamente molti religiosi perdono il senso della loro missione, e quindi anche il significato della loro verginità. Il grave è che non esiste quasi più nessuno che li richiami e che li punisca. Soprattutto perché in tutta la cristianità, negli Stati Uniti e in Germania in particolare, la ribellione al magistero diventa fortissima e investe molti vescovi. Tra costoro Jaki, in questo libretto del marzo 2008, cita proprio l’arcivescovo di Milwaukee, Robert Weakland: un beniamino della stampa progressista di allora, per le sue posizioni, come ha ricordato anche Roberto de Mattei su questo giornale, a favore della “rivoluzione sessuale”. Tale vescovo, oggi, è ancora più lodato, visto che le sue dichiarazioni sono servite ad attaccare violentemente Benedetto XVI, nonostante la verità sia che egli fu dimissionato nel 2002 “dopo che un ex studente di teologia l’aveva accusato di violenza carnale, rompendo il segreto che lo stesso Weakland gli aveva imposto in cambio di 450 mila dollari detratti dalle casse dell’arcidiocesi”.

La ribellione di molti ecclesiastici alla morale cattolica, racconta Jaki, raggiunge il culmine con la pubblicazione dell’enciclica “Humanae Vitae”, rispetto a cui la risposta è lo scisma strisciante di tantissimi preti e laici credenti, in tutto l’occidente. Nel 1976 si arriva addirittura al punto che “cinque arcivescovi americani e quindici vescovi erano pronti ad annunciare la formazione di una chiesa cattolica americana”, separata da Roma. “Da parte di molti cattolici, affermava l’allora cardinal Ratzinger nel 1985, parlando con Vittorio Messori, c’è stato in questi anni uno spalancarsi senza filtri e freni al mondo, cioè alla mentalità moderna dominante, mettendo nello stesso tempo in discussione le basi stesse del depositum fidei che per molti non erano più chiare”.

La crisi di fede, è giusto dirlo, ha toccato tutti: laici e credenti, e tra costoro cattolici e protestanti. Nel caso specifico della pedofilia, però, è interessante, rimanendo solo ai credenti, il fatto che il fenomeno abbia coinvolto maggiormente i pastori protestanti, liberi di sposarsi, rispetto ai preti cattolici, votati al celibato. Mentre infatti molte chiese protestanti hanno ceduto enormemente nei principi, e quindi, di conseguenza, anche nella pratica, al contrario nella chiesa cattolica, nonostante gli errori, propri dell’uomo e dei tempi, è sempre rimasta viva una voce controcorrente, a contrastare la crisi delle fede e la rivoluzione sessuale: quella del magistero romano. Non è proprio per questa fermezza, perché la chiesa cattolica ha ceduto meno di altre, che tantissimi anglicani rientrano oggi, sotto Benedetto XVI, nella chiesa romana, in polemica con le loro gerarchie, troppo aperte verso la “rivoluzione sessuale”?

Quanto al fatto che la stampa progressista, da sempre in prima fila nella “liberazione sessuale”, oggi identifichi tendenziosamente nella chiesa cattolica il luogo per eccellenza della pedofilia, fingendo di dimenticare i “bei tempi” in cui la chiesa veniva accusata di imporre troppi tabù, si tratta, come è facile capire, di una vendetta postuma, di chi si improvvisa moralizzatore, strumentalmente, dopo aver contribuito alla demolizione sistematica dell’umano e dell’affettività vera. Il fatto è così chiaro che per un lapsus rivelatore, su Repubblica, il cardinal Bernardin, uno dei tantissimi prelati cattolici accusati ingiustamente di pedofilia, per soldi o altro, è stato recentemente confuso con l’eroe del momento, perché antiromano ed antipapista, cioè il vescovo liberal Robert Weakland, lui sì, come si è visto, veramente colpevole di atti contro la morale, cristiana e naturale.

 
 
 

GLI ATTACCHI A BENEDETTO XVI E LA DIFESA DEL CARDINAL HERRANZ

Post n°207 pubblicato il 12 Aprile 2010 da Il.Don.Camillo

ROMA — Il cardinale Julian Herranz, membro autorevole del Sacro collegio, per oltre vent'anni a fianco di san Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei, da testimone diretto, afferma che Benedetto XVI è stato il campione della lotta alla pedofilia nella Chiesa, «esempio anche per altre istituzioni». Proprio pochi giorni fa il Papa ha deciso di affiancare un presule dell’Opus Dei, José H. Gomez, di 59 anni, come coadiutore, e designato alla successione, dell’arcivescovo di Los Angeles (una diocesi che deve risarcire con 660 milioni di dollari le vittime degli abusi).

Eminenza, il vescovo di Washington ha detto che Benedetto XVI è stato «il campione della lotta alla pedofilia nella Chiesa»: alcuni commentatori sostengono che forse proprio per questo qualcuno gliela vuole far pagare?
«Non so a chi può giovare questo accanimento nel lanciare accuse infondate e inverosimili. Sono invece pienamente d'accordo con l'opinione da lei citata e potrei confermarla ricordando diversi fatti di cui sono stato testimone come Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e Membro della Congregazione per la Dottrina della Fede. Mi limito a citarne solo tre, tra i più recenti. In primo luogo, nel maggio 2001 il Cardinale Ratzinger ha accolto risolutamente la proposta di far rientrare la pedofilia tra i crimini più gravi («delicta graviora ») per rendere ancor più rigorosi e rapidi i relativi processi. In secondo luogo, nel 2005 diede precise indicazioni per l'indagine processuale riguardante il triste caso del padre Marcial Maciel. Infine, Benedetto XVI nel 2009 ha concesso speciali facoltà alle competenti Congregazioni vaticane per affrontare e risolvere i casi di immoralità dei chierici, tra cui gli abusi dei minori. Quindi, noi tutti dobbiamo essere grati a Benedetto XVI per il suo costante impegno in questo impegno pastorale, perché la sua determinazione per sanare queste profonde ferite non è soltanto una salvaguardia per il futuro della Chiesa cattolica, ma anche un esempio per tante altre istituzioni che svolgono una missione docente tra i giovani».

Monsignor Javier Echevarria, prelato dell'Opus Dei, in una lettera inviata pochi giorni fa afferma che «certamente vi sono momenti in cui si intensificano gli attacchi alla dottrina cattolica, al Papa e ai Vescovi, sono messi alla berlina i sacerdoti; si ostracizzano i laici cattolici che, usando della loro libertà, si propongono di illuminare con la luce del Vangelo le leggi e le strutture civili ».Qualcuno ha scritto che soprattutto negli Stati Uniti da dove sono partiti gli attacchi più forti al Papa ci sono gruppi che vogliono contrastare l'influenza «cattolica» nel mondo degli affari e della finanza. Può essere una chiave di lettura?
«Al netto di ogni dietrologia, è sempre più evidente che gli insegnamenti della Chiesa cattolica sono in contrasto, non solo negli Stati Uniti ma anche in altre nazioni soprattutto occidentali, con determinate e influenti correnti ideologiche di tipo materialista e agnostico. Ma non si tratta di un fenomeno nuovo, poiché sin dalla nascita il cristianesimo si è confrontato con l'ostilità degli ambienti contrari alla sua visione della persona umana creata ed amata da Dio, redenta da Cristo e orientata ad un destino eterno. Però la storia di questi duemila anni dimostra che gli imperi crollano, i regni sono travolti, i partiti politici si sciolgono, ma Cristo e la verità da Lui proclamata restano oggi e sempre; lo ha detto Lui stesso: "Le mie parole non passeranno"».

Cinque anni di Pontificato e una serie di incomprensioni e di attacchi (oltre la pedofilia, Pio XII, poi la liturgia, ancora prima l'Islam). Qual è il suo giudizio?
«Oggi ci rendiamo conto di quanto siamo debitori verso il pontificato di Giovanni Paolo II, perché ha combattuto con coraggio contro l'utopia totalitaria (totalitarismi di destra e di sinistra) della giustizia senza libertà. Penso che ci appaia sempre più chiaramente che uno dei meriti del magistero di Benedetto XVI sia quello di contrastare con decisione l'altra utopia, tanto attuale e pericolosa, della libertà senza verità».

Ci spieghi...
«Sta alzando la sua voce contro una visione di assoluto relativismo e di un esasperato individualismo dei diritti. Si capisce che tali verità ad alcuni danno fastidio e appariranno "politicamente non corrette". Personalmente sono ammirato di come lui porta avanti questo compito: l'ho incontrato pochi giorni fa e ancora una volta ho constatato con quale serenità, senz'altro frutto della sua personale unione con Dio, vive questi momenti del suo luminoso pontificato; la sua lungimiranza e la sua pacata fermezza mi ricordano quella dei grandi Padri della Chiesa».

TRATTO DAL CORRIERE DELLA SERA

 
 
 

CON LA CHIESA A FIANCO DEL PAPA. LA PAROLA AL CARDINAL SODANO

Post n°206 pubblicato il 06 Aprile 2010 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Intervista al cardinale decano
Con la Chiesa a fianco del Papa

 

di Giampaolo Mattei

"È ormai un contrasto culturale:  il Papa incarna verità morali che non sono accettate e così le mancanze e gli errori di sacerdoti sono usate come armi contro la Chiesa". Alza la voce il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, che all'inizio della messa del giorno di Pasqua ha espresso a Benedetto XVI l'affetto e la fedeltà di tutti i cattolici. "Dietro gli ingiusti attacchi al Papa - sottolinea nell'intervista rilasciata al nostro giornale - ci sono visioni della famiglia e della vita contrarie al Vangelo. Ora contro la Chiesa viene brandita l'accusa della pedofilia. Prima ci sono state le battaglie del modernismo contro Pio X, poi l'offensiva contro Pio XII per il suo comportamento durante l'ultimo conflitto mondiale e infine quella contro Paolo VI per l'Humanae vitae".

Il suo intervento, la mattina di Pasqua, si può leggere come una reazione alla campagna diffamatoria contro il Papa, intensificata in questi giorni dalle accuse pretestuose di non aver parlato, durante i riti pasquali, delle vittime degli abusi sessuali?

Davanti a questi ingiusti attacchi ci viene detto che sbagliamo strategia, che dovremmo reagire diversamente. La Chiesa ha il suo stile e non adotta i metodi che oggi sono usati contro il Papa. L'unica strategia che abbiamo ci viene dal Vangelo.

La comunità cristiana come vive, secondo lei, questa prova?

Si sente giustamente ferita quando si tenta di coinvolgerla in blocco nelle vicende tanto gravi quanto dolorose di qualche sacerdote, trasformando colpe e responsabilità individuali in colpa collettiva con una forzatura veramente incomprensibile. Nel mio intervento non ho fatto altro che dare voce al popolo di Dio:  al collegio cardinalizio, anzitutto, che è tutt'uno con il Romano Pontefice; ma anche ai vescovi e a tutti i quattrocentomila sacerdoti. Sì, ho voluto espressamente parlare dei pastori che spendono la loro vita a servizio di Dio e della Chiesa. Se qualche ministro è stato infedele non si può e non si deve generalizzare. Certo, ne soffriamo, e Benedetto XVI ha chiesto scusa più volte. Ma non è colpa di Cristo se Giuda ha tradito. Non è colpa di un vescovo se un suo sacerdote si è macchiato di colpe gravi. E certo non è responsabile il Pontefice.

Tutta la Chiesa è con il Papa:  è stato questo il messaggio?

Le mie parole erano inserite nella liturgia di Pasqua. È logico che nelle feste più significative dell'anno una famiglia si stringa intorno al proprio padre. Ho quindi ritenuto che questa fosse un'occasione adatta per riaffermare i profondi vincoli di unità che stringono tutti i membri della Chiesa intorno a colui che lo Spirito Santo ha posto a guidare la comunità dei credenti. Da parte mia, come decano del collegio cardinalizio, ho ritenuto doveroso fare quell'intervento. Come ogni cardinale, ho la missione di stare sempre a fianco del Papa e di servire la Chiesa usque ad effusionem sanguinis. Sento un dovere di riconoscenza a Benedetto XVI per la dedizione apostolica con cui presta il suo quotidiano servizio alla Chiesa. Quelle parole sono nate anche da un'esigenza personale, dall'affetto profondo che porto al Vicario di Cristo.

Come ha pensato il suo intervento?

Oltre a una testimonianza di vicinanza al Papa, il mio è stato un invito alla serenità. È l'appello che il Papa stesso, per primo e continuamente, rivolge alla Chiesa e al mondo, sulla scia dei suoi grandi predecessori sulla cattedra di Pietro. Non meravigliamoci delle persecuzioni perché Gesù già aveva detto ai suoi apostoli che "un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra", come si legge nel Vangelo secondo Giovanni.

Tratto da l'Osservatore romano

 
 
 

300 CASI SOSPETTI, 400MILA SACERDOTI NEL MONDO

Post n°205 pubblicato il 05 Aprile 2010 da Il.Don.Camillo

“Ai sacerdoti, travolti in questi giorni dallo scandalo dei preti pedofili, il Papa ricorda, nel Lunedì dell'Angelo, che sono chiamati ad essere «angeli», e «messaggeri di Cristo», e della «sua vittoria sul male e sulla morte»

Riportando il messaggio odierno del Papa da Castel Gandolfo, l’Ansa e il Corriere.it non possono fare a meno di parlare di uno scandalo, quello della pedofilia, che “travolge” i sacerdoti. A chiarire le cose ci pensa Radio Vaticana, che ribadisce ancora una volta come i casi di pedofilia accertati legati a sacerdoti siano di percentuali da prefisso tele fonico in un’America dove – per quel che passano i mass media – pare che i preti siano tutti compromessi.

La realtà è che contro al Chiesa si sta scatenando una nuova ondata di persecuzione. Sono 400.000 i sacerdoti nel mondo, e i 300 preti coinvolti in casi assolutamente non accertati di pedofilia non possono coinvolgere e trascinare nel fango santità di tutti quegli uomini che, lontano da riflettori e microfoni, ignorati dal New York Times e dagli scoop da prima pagina, ogni giorni si alzano e cominciano una giornata di servizio sacrificato, di sorriso, di carità.

Il testo seguente è tratto dal sito di Radio Vaticana (http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=369830)

Da tutto il mondo continuano a giungere al Papa testimonianze di affetto e solidarietà per gli attacchi subiti in questi giorni a causa degli abusi su minori perpetrati da alcuni esponenti del clero. Ce ne parla Sergio Centofanti.

Semplici fedeli, uomini di cultura, credenti e non credenti: tanto affetto sta arrivando in questi giorni al Papa, affetto silenzioso che non ha l’onore di apparire sui media, in contrasto con una eclatante campagna diffamatoria che, secondo alcuni commentatori, non vuole colpire i preti pedofili ma Benedetto XVI nonostante la sua decisa azione contro "la sporcizia nella Chiesa". Campagna ancora più strana e paradossale se si legge un rapporto governativo statunitense del 2008 sugli abusi: per oltre il 64% sono commessi da genitori, parenti o conviventi, dunque all’interno delle relazioni familiari; nelle scuole del Paese quasi il 10% dei ragazzi subisce molestie. Per quanto riguarda i sacerdoti cattolici coinvolti si stima che siano meno dello 0,03%.

 
Per l’intellettuale statunitense George Weigel, intervistato dal quotidiano La Stampa, il Papa è sotto attacco perché afferma l’esistenza della verità, mentre “forze potenti in Occidente” la negano. La Chiesa difende la giustizia, e la prima giustizia è il diritto alla vita, difende la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Così c’è chi vede “nelle mancanze di alcuni figli della Chiesa l’opportunità di distruggere gli insegnamenti della Chiesa”, escludendola dal dibattito pubblico su temi cruciali; per non parlare poi di “avvocati senza scrupoli che tentano di mettere le risorse del Vaticano alla portata dei tribunali”. In questo attacco, Weigel vede anche il coinvolgimento di settori cattolici che perseguono una “rivoluzione mai realizzata: fine del celibato, ordinazione delle donne e diminuzione dell’autorità dei vescovi”.

 
“La cristianofobia sta crescendo” – afferma l’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte. E’ ormai noto infatti, ma non fatto sapere, che i cristiani sono il gruppo religioso più perseguitato al mondo: sono 200 milioni i fedeli vittime di attacchi e discriminazioni. In Occidente ci si indigna per tante cose, piccole o grandi, o fatte apparire tali, ma c’è stata ben poca indignazione per il cristiano bruciato vivo in Pakistan o i sette cristiani crocifissi in Sudan o le decine di uccisioni mirate in Iraq e India. L’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi sottolinea che avrebbe desiderato che a questi fatti i media avessero dedicato un centesimo dell’attenzione data ai casi di pedofilia nel clero.

 
L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, afferma che “non c’è mai stata in passato una sequela di attacchi così violenti e di queste proporzioni”, dovuti – dice – all’opposizione della Chiesa a “ideologie dominanti che vorrebbero imporre una cultura di morte” e parla di “lobby potentissime, multinazionali farmaceutiche a favore dell’aborto” e di “ricerche che vanno contro l’essere umano”.

 
 
 

FACCIAMO CHIAREZZA

Post n°204 pubblicato il 05 Aprile 2010 da Il.Don.Camillo

Il punto sulla pedofilia nella Chiesa

di Bruno Mastroianni, 26.3.10

Il dibattito ha assunto toni tali da richiedere una rimessa in ordine degli elementi principali. Secondo i dati e i fatti quello sulla pedofilia è un allarme ingiustificato. La Chiesa vi sta mettendo mano in modo efficace da tempo.

I numeri negli USA: 54 condanne in 42 anni
La conta degli effettivi di casi di pedofilia da parte degli ecclesiastici non serve per sminuire il fenomeno, ma per capirlo nelle sue giuste dimensioni. Massimo Introvigne in un articolo sull’Avvenire ha messo in fila alcuni dati degli Stati Uniti. Secondo lo studio del 2004 del John Jay College of Criminal Justice i sacerdoti accusati di effettiva pedofilia in 42 anni sono stati 958, 18 all’anno. Le condanne sono state 54, poco più di una all’anno (i sacerdoti e i religiosi negli Stati Uniti sono circa 109.000). Mentre, nello stesso periodo, sono state 6.000, le condanne relative a professori di ginnastica e allenatori giudicati colpevoli dello stesso reato dai tribunali statunitensi.

In Germania 94 casi sospetti su 210mila totali, in Irlanda problemi soprattutto nel sistema educativo
In un articolo del Giornale, Andrea Tornielli, riporta che in Germania dal 1995 sono stati denunciati 210mila casi di reati contro minori, i casi sospetti avvenuti nell’ambito della Chiesa cattolica sono 94 (1 su 2000). In Irlanda un primo rapporto ha registrato le testimonianze di 1090 persone su casi di violenze (non solo sessuali ma soprattutto fisiche e psicologiche) nel sistema scolastico dell'isola dal 1914 al 2000. Nella disanima delle violenze, i religiosi accusati di abusi sessuali su minori sono 23, anche se i dati non sono completi perché in due scuole non viene specificato il numero. Nelle scuole femminili sono state accusate solo 3 laiche impiegate. In diverse scuole gli abusi furono ad opera del personale, oppure di visitatori esterni o di alunni più grandi e non di sacerdoti (sintesi di Diego Contreras). A proposito dell'Irlanda Introvigne nel suo articolo parla del Rapporto Ryan: anche in questo caso uno studio che registra soprattutto  una situazione di abbandono, violenza fisica e depravazione che ha afflitto i metodi educativi dell’intero sistema scolastico in cui sono riportati solo alcuni casi di pedofilia che coinvolgono ecclesiastici.

300 casi in tutto il mondo, su 400.000 sacerdoti
Mons. Scicluna, della Congregazione per la Dottrina della Fede, in un'intervista ha dichiarato che dal 2001 al 2010, la Congregazione si è occupata di circa 3000 casi di sacerdoti diocesani e religiosi che riguardano delitti commessi negli ultimi cinquanta anni. Solo nel 10 per cento dei casi si tratta di atti di pedofilia, quindi circa 300 in tutto il mondo. Il numero complessivo di sacerdoti diocesani e religiosi nel mondo è di 400 mila.

Documenti con disposizioni esplicite

Nei discorsi sulla pedofilia si tirano spesso in ballo alcuni documenti dando l’informazione errata che conterrebbero istruzioni per la copertura dei casi di pedofilia. In realtà tutti i documenti sono ufficiali e pubblici, e l’atteggiamento di condanna agli abusi è chiaro e forte. Le incomprensioni nascono da cattive traduzioni e imprecisioni dovute al fatto che i documenti sono redatti in latino e non vi sono traduzioni ufficiali in altre lingue.
Il primo è l’istruzione “Crimen sollicitationis” (testo latino) un testo del 1922 riedito da un Giovanni XXXIII nel 1962 che si occupa del reato di istigazione a cose turpi da parte dei confessori. Il documento, che tratta principalmente di altri abusi, fa un riferimento anche alla pedofilia chiamandola crimen pessimus. Nel documento è esplicito l’obbligo di denunciare i crimini (traduzione in italiano non ufficiale dei passi più espliciti).
Il secondo è il "De delictis gravioribus" (testo latino, in italiano) firmato da Joseph Ratzinger e Tarcisio Bertone nel 2001, fu redatto per dare corso al motu proprio “Sacramentorum sanctitatis tutela” (testo latino, in italiano in una traduzione non ufficiale) di Papa Giovanni Paolo II che, proprio per evitare insabbiamenti e pasticci locali, assegna la competenza in materia di pedofilia alla Congregazione per la dottrina della fede.
Se ci sono stati insabbiamenti e omissioni, essi si devono a una mancanza di fedeltà alle disposizione del Papa e del Magistero.

Il celibato non c'entra con la pedofilia
Si è sentito anche parlare di un nesso tra pedofilia e celibato. Lo psichiatra Manfred Lutz, uno dei maggiori esperti del tema, in una recente intervista ha spiegato come questo nesso non ci sia affatto, anzi, gli esperti affermano che chi vive l’astinenza sessuale è meno a rischio di commettere abusi rispetto a chi è sposato. Nel già citato articolo di Introvigne si riportano gli studi di Jerkins che hanno registrato come i casi di pedofilia siano presenti in misura maggiore tra le diverse denominazioni protestanti ove i pastori possono contrarre matrimonio. Anche il dato già citato dei 6.000 casi di abuso negli Stati Uniti nello stesso periodo di quelli ecclesiastici sono ad opera in maggioranza di persone sposate. Insomma un nesso tra celibato e pedofilia non sembra esserci.

L'azione chiara e decisa di Benedetto XVI
Papa Benedetto XVI, prima come Prefetto della Dottrina della Fede poi come Papa è, senza dubbio colui che più si è impegnato a correggere questa piaga nella Chiesa. Da leggere la recente Lettera ai cattolici irlandesi. In essa c’è una chiara condanna del fenomeno e un forte invito ai vescovi a prendersi le proprie responsabilità per riparare e far sì che non accada in futuro. Stessa chiarezza e determinazione che il Papa ha mostrato durante il suo viaggio negli USA (qui una rassegna dei suoi interventi sulla pedofilia) e in Australia (qui una rassegna dei suoi interventi).

Colpe di pochi e del passato... riparazione di tutti
Anche un solo caso di pedofilia da parte di un prete è ripugnante così come lo è un solo caso di incesto o di infanticidio. Dai dati, dai documenti e dalle risposte si nota che il Papa sta invitando la Chiesa nel suo insieme a fare uno sforzo per prendersi sulle spalle e riparare alle colpe di pochi. Nel frattempo un recente rapporto della Conferenza Episcopale USA rileva che il numero delle denunce di presunti casi di pedofilia da parte di ecclesiastici ha raggiunto il minimo storico dal 2004 (da quando si è iniziato a registrarli). Un segnale che la “politica” di Benedetto XVI sta portando i suoi effetti. Infatti la maggior parte delle accuse che stanno comparendo sui media riguarda casi vecchi, sostanzialmente già chiusi e noti da tempo: quella della pedofilia è una piaga soprattutto del passato, a cui si sta mettendo mano con efficacia.

Confusioni mediatiche: il fratello del Papa, il caso di Monaco e il prete di Milwakee
Finora sono stati tirati in ballo alcuni casi di pedofilia che in qualche modo sembrano sfiorare il Pontefice. Il primo è quello di due casi di abuso avvenuti a Ratisbona intorno al ’58 che è sembrato toccassero il fratello del Papa. In realtà i casi sono entrambi noti, giuridicamente chiusi e riguardanti un periodo diverso dalla direzione del coro da parte di Georg Ratzinger dal 1964 al 1994 (vedere già citato articolo di Tornielli che spiega i due casi). Il secondo è il caso di un pedofilo nella arcidiocesi di Monaco e Frisinga all’epoca in cui Ratzinger era arcivescovo. Il caso risale al 1980. È emerso nel 1985 ed è stato giudicato da un tribunale tedesco nel 1986. Il tribunale accertò tra l’altro che la decisione di accogliere nell’arcidiocesi il sacerdote in questione non era stata presa dal cardinale Ratzinger e non gli era neppure nota (questo episodio è spiegato nell’articolo di Introvigne già citato). Il terzo caso è quello di un sacerdote macchiatosi di reati di pedofilia nella diocesi di Milwakee negli anni ’70. Le carte dicono che la Congregazione per la Dottrina della Fede (di cui era prefetto allora Ratzinger) fu consultata 20 anni dopo i fatti e invitò a tenere il sacerdote comunque alla larga dalle attività pastorali nonostante fossero passati così tanti anni senza evidenze di altri crimini e nonostante la stessa giustizia civile aveva archiviato il caso (qui la spiegazione completa).

 
 
 

BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE

Post n°203 pubblicato il 05 Febbraio 2010 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Il Blog di Don Camillo è lieto di pubblicare di nuovo qualcosa, dopo mesi di giustificabile assenza, in questa serata milanese investita dall'incessante e allegra cascata di neve-pioggia. Pubblichiamo di seguito un articolo comparso sul Corriere di ieri, che parla di Alessandro D'Avenia e del suo nuovo romanzo (Bianca come il latte, rossa come il sangue), uscito il 26 gennaio scorso e già in arrampicata sulle classifiche dei libri più venduti.

 

«Racconto l' amore, non ho sbagliato»
Alessandro D' Avenia risponde al dolore della mamma di Irene . Nelle pagine di questo libro ci sono anche i miei dolori, i miei lutti

 

«Penso al dolore di una madre che ha perso la figlia e posso immaginare che questo romanzo l' abbia in qualche modo rinnovato, ma non credo di aver fatto nulla di male, nulla di sbagliato». Alessandro D' Avenia non ha più parlato con la madre di Irene, la ragazza romana morta di leucemia nel 2004, che ha ispirato la figura di Beatrice nel suo romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue. «Posso solo immaginare il dolore che c' è dentro di lei e lo rispetto profondamente» dice D' Avenia ricostruendo la genesi del libro e cercando di interpretare l' amarezza della madre. Un romanzo nato da un' ora di supplenza al liceo Dante di Roma, quando uno studente gli racconta la vicenda di una compagna di scuola che l' anno precedente si era ammalata di leucemia.
«Non sapevo nulla di lei, nemmeno come si chiamasse. So solo che quella storia, purtroppo non unica, mi colpì e mi commosse profondamente. È una storia in cui ci sono le tre cose più importanti: la vita, l' amore, la morte. Mi sono immaginato la storia e ho provato a mettermi nei panni di quel ragazzo, che nel libro ho chiamato Leo. Ma anche lui, il vero Leo, l' ho visto solo quella volta, non l' ho mai più sentito, né prima né dopo l' uscita del libro, in mente ho solo il suo volto sfocato mentre racconta. Dentro questo romanzo ho riversato anche la mia vita, le mie storie personali di dolore e di lutto e Beatrice per me è diventata una porta di passaggio tra la terra e il cielo, un personaggio meraviglioso, di cui sono innamorato. Ci ho messo sei anni per elaborare il libro, me lo sono portato dentro il cuore tutto quel tempo e poi l' ho scritto».

Il romanzo esce il 27 gennaio. L' editore Mondadori ci punta molto e lancia una grossa campagna di marketing, creando una pagina su Facebook che accolga i commenti. «Pochi giorni dopo la pubblicazione ho trovato il messaggio di Francesca, la madre di Irene. Un messaggio molto bello in cui mi ringraziava di aver fatto rivivere sua figlia. Mi hanno scritto anche dei compagni di classe, tutti messaggi positivi. Per me però il messaggio della madre è stata la gioia più grande, gliel' ho anche scritto. Mi sono detto: forse sono riuscito a raccontare una storia universale. Ci siamo parlati al telefono, abbiamo scambiato qualche sms. Mi sembrava che entrambi avessimo lo stesso desiderio di testimoniare quanto sono belli questi ragazzi, profondi, veri, lontani dagli stereotipi che li vogliono tutti menefreghisti e superficiali. Avevamo anche deciso di incontrarci, però quando sono stato a Roma non c' è stata l' occasione. Poi non so che cosa sia successo in questi ultimi giorni. Ho visto che sono stati rimossi i messaggi che mi aveva mandato e ho letto le sue parole sul Corriere di ieri: che questa è una storia che fa male, che brucia. Io sarei ben contento di parlarle, di capire. Ma non oso chiamarla: so che c' è un dolore grandissimo che va rispettato».

Per ora D' Avenia di quello che è successo ha parlato con i suoi alunni del liceo San Carlo di Milano, dove oggi insegna. «Loro sono sempre buoni con me, mi hanno consolato, sanno che ho un grandissimo rispetto per le loro vite personali». La realtà, e in particolare la realtà degli adolescenti, è ciò a cui D' Avenia si ispira, ciò che gli interessa di più e lo sostiene con una foga e una passione da missionario che lo fa assomigliare davvero al professor Keating de L' attimo fuggente che ha eletto a suo modello. «La cronaca parla sempre di quelli che hanno problemi, porta alla luce i bulli, gli indifferenti. Ma io so, perché lo vedo ogni giorno, che la maggior parte non è così. A me interessano quelli che si ribellano, contestano ma si impegnano, crescono, imparano. Come non mi interessa raccontare il professore che entra in classe e apre il giornale. E infatti nel romanzo parlo di due professori: il Sognatore e quello di religione, che assomigliano a due insegnati che ho avuto io a Palermo: quello di filosofia e don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia nel ' 93. Mi accusano di essere buonista? Pazienza. Io sono solo ottimista, altrimenti non farei l' insegnante a mille euro al mese. Amo far vedere il bene». Un ottimismo che rischia di diventare altrettanto parziale di certi racconti che invece mostrano solo il male del mondo. D' Avenia risponde con una frase che potrebbe stare nel suo libro: «Il fatto è che a volte il bene è talmente disperso che bisogna chiamarlo a raccolta per farlo vedere». Di certo il bene lo vede nei suoi allievi, quegli stessi che hanno letto la prima stesura: «Ne ho dato una copia e loro l' hanno fatta girare. Non tutti l' hanno letto naturalmente, chi l' ha fatto mi ha dato dei consigli, mi ha spinto a sviluppare alcuni personaggi. Nico, il migliore amico di Leo, è nato proprio perché un ragazzo mi ha detto: ma chi è questo Nico? Io vorrei saperne di più, che cosa fa, come si comporta, come si diverte». Il mondo per D' Avenia non finisce nella classe ma lì c' è il mondo che gli interessa. «C' è già chi mi chiede se voglio abbandonare l' insegnamento per dedicarmi alla scrittura, ma io non ho niente da raccontare se non sto con i ragazzi».

Taglietti Cristina

Pagina 39
(4 febbraio 2010) - Corriere della Sera

 
 
 

I FATTI DI BERLUSCONI E LE CHIACCHIERE DI FRANCESCHINI

Post n°202 pubblicato il 15 Settembre 2009 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Da www.governo.it

Riconsegnare le prime case agli abitanti di Onna dopo circa cinque mesi dal terribile terremoto del 6 aprile "è stata una promessa ardita ma grazie a Dio mantenuta". Con queste parole il presidente del Consiglio ha portato il suo saluto ai cittadini della ‘nuova’ Onna, entrati in possesso oggi delle casette realizzate dalla Provincia di Trento nell'ambito del protocollo siglato con la Croce Rossa ed il Dipartimento nazionale della protezione civile. "Sono case fantastiche - ha aggiunto il premier - dove c'è tutto: bicchieri, pentole, asciugamani, shampoo, sapone, dentifricio, carne e frigoriferi pieni di ogni ben di Dio".

 

“Consegno a lei la chiave”, ha aggiunto Berlusconi rivolgendosi ad una delle famiglie assegnatarie “con l'augurio che questo sia un nido d'amore per una nuova vita e per guardare avanti. Qui avete tutto quello che potrà servirvi per crescere i vostri figli, speriamo per poco, fino a quando non sarà ricostruita Onna". "Guardate al futuro – ha concluso il presidente del Consiglio – affinché sia questo un luogo d'amore, per stare insieme e guardare avanti con speranza e serenità".

 

Durante la visita, il presidente Berlusconi, dopo la deposizione di una corona di fiori presso “l’albero della memoria” che ricorda le vittime del terremoto del 6 aprile, ha inaugurato anche l'asilo "Giulia Carnevale", intitolato alla memoria di una studentessa deceduta nel sisma. Nel corso della cerimonia di commemorazione è stato scoperto un monumento in acciaio realizzato dal padre della studentessa. Hanno preso la parola la signora Angela Bove (mamma di Giulia), il signor Giustino Parisse (padre di due studenti deceduti ad Onna), il signor Franco Papola (Presidente della Onna Onlus) e Monsignor Molinari (Arcivescovo di L’Aquila).

 

Berlusconi ha concluso la visita nel cantiere di Bazzano, dove sono in costruzione gli appartamenti del progetto C.A.S.E.

 
 
 

NELLA FESTA DELL'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Post n°201 pubblicato il 13 Settembre 2009 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

In vista della giornata di domani, 14 settembre, in cui ricorre la festa dell'Esaltazione della Santa Croce, pubblico di seguito un testo tratto dal libro Via Crucis di San Josemarìa Escrivà (1902-1975), fondatore dell'Opus Dei.

II STAZIONE - GESU' E' CARICATO DELLA CROCE

Fuori della città, a nord-ovest di Gerusalemme, vi è un piccolo colle: in aramaico è chiamato Golgota; in latino, locus Calvariae: luogo dei Teschi o Calvario.

Gesù si consegna inerme all'esecuzione della condanna. Nulla gli deve essere risparmiato, e sulle sue spalle ricade il peso della croce infamante.
Ma la Croce sarà, per opera dell'amore, il trono della sua regalità.

Gli abitanti di Gerusalemme e i forestieri giunti per la Pasqua si accalcano per le strade della città per veder passare Gesù Nazareno, il Re dei giudei. Vi è un frastuono di grida; e, a intervalli, brevi silenzi: forse quando Cristo fissa lo sguardo su qualcuno:

— Se qualcuno vuol ventre dietro a me, prenda la sua croce di ogni giorno e mi segua (cfr Mt 16, 24).

Con quanto amore Gesù abbraccia il legno che gli darà la morte! Non è forse vero che non appena smetti di aver paura della Croce, di ciò che la gente chiama croce, quando applichi la tua volontà ad accettare la Volontà divina, sei felice, e scompaiono tutte le preoccupazioni, le sofferenze fisiche o morali?

E' davvero leggera e amabile la Croce di Gesù. Lì non contano i dolori; soltanto la gioia di sapersi corredentori con Lui.

 
 
 

NON SOLO FINI E BOFFO. IN ITALIA SI PARLA ANCHE DI COSE VERAMENTE IMPORTANTI

Post n°200 pubblicato il 11 Settembre 2009 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

In questi giorni, con una lettera del sottosegretario Carlo Giovanardi, si è sollevata - molto silenziosamente, poichè Fini che straparla fa più notizia - una questione importante, che riguarda le famiglie italiane, e di conseguenza l'economia di tutto il Paese. Si parla infatti del quoziente familiare.
Fini, Boffo, giudici a parte, in Italia si pensa anche alle cose decisive, tra cui il sostegno alle famiglie.
Di seguito, la proposta di Giovanardi, l'appoggio del Forum delle Associazioni familiari e la risposta del presidente del Consiglio.

LA LETTERA DI GIOVANARDI. ROMA, 10 SET - Il governo deve dare un ''preciso segnale politico'' nei confronti della famiglia. E' quanto scrive il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi con delega alle Politiche per la famiglia, in una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. ''Nel programma di Governo, resentato agli italiani, uno degli elementi fondamentali  e' l'introduzione del quoziente familiare, promesso al Forum delle Famiglie sin dall'indimenticabile manifestazione di Piazza San Giovanni. Tutte le persone ragionevoli - a aggiunto debbono riconoscere che, purtroppo, la crisi economica mondiale e il calo del Pil non ha ancora reso possibile mantenere questo impegno. E' possibile invece, anzi doveroso, tener conto della differenza fondamentale tra le famiglie che hanno e le famiglie che non hanno figli a carico''.
Giovanardi ha ricordato che ''lo scorso anno, per esempio, i fondi stanziati per il bonus famiglia non tennero in alcun conto il carico famigliare privilegiando anzi i singoli e le coppie senza figli rispetto alle coppie con figli. Quest'anno e' assolutamente necessario riequilibrare gli importi anche se non sara' possibile aumentare le risorse complessivamente stanziate a tale scopo''.
   ''E' fondamentale, infatti, che il Governo, pur nelle attuali difficolta', dia, in ogni provvedimento che riguarda la famiglia, un preciso segnale politico in questa direzione. Sono sicuro che mi risponderai con la stessa determinazione con la quale, in questi mesi, hai affrontato e risolto tanti problemi, compreso quello della regolarizzazione delle badanti, nella consapevolezza che l'Italia rischia di non aver futuro fra
denatalita' ed invecchiamento della  popolazione'', ha concluso Giovanardi. (ANSA).

L'APPOGGIO DEL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI
«Bene fa il sottosegretario Giovanardi a chiedere al governo, in vista della Finanziaria, un forte segnale politico in favore della famiglia» afferma Francesco Belletti, presidente del Forum. «Le promesse al Family day, gli impegni elettorali ed il programma di governo avevano lecitamente alimentato nelle famiglie italiane le speranze di vedere finalmente una manovra in favore delle famiglie. Ed invece si sono viste solo iniziative di lotta alla povertà ed un Bonus famiglia che si è poi scoperto favorire soprattutto le coppie senza figli e single.
«Il Forum rinnova con forza la richiesta che venga avviato il processo orientatoad una fiscalità a misura di famiglia, come confermato da un milione e duecentomila italiani che hanno sottoscritto la Petizione popolare presentata al Capo dello Stato nello scorso anno. Nella logica della gradualità chiediamo l’introduzione di un quoziente familiare (o sistema analogo) che impegni le finanze pubbliche nella stessa misura (2,4
miliardi di euro) del Bonus famiglia 2009.
«Chiediamo inoltre un Piano casa che favorisca le giovani coppie e le famiglie in situazione di bisogno abitativo per un valore di un miliardo di euro da integrare al Piano caso attualmente in vigore.
«A fronte delle questioni poste da Giovanardi e delle nostre richieste reiterate in vista della prossima Finanziaria» conclude Belletti «restiamo in attesa della risposta di Berlusconi e del governo nel suo insieme. Fin da ora chiediamo al Premier ed ai ministri economici un incontro per illustrare il senso ed i contenuti delle nostre richieste»

LA RISPOSTA DEL PREMIER
ROMA, 11 SET - Il quoziente familiare ''e' un preciso obiettivo del governo e faremo di tutto per introdurlo entro la fine della legislatura''. Lo afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una lettera inviata al sottosegretario Carlo Giovanardi, con delega alle politiche familiari, che aveva sollecitato al premier un segnale forte e preciso a favore delle famiglie.
   Nella lettera - resa nota dallo stesso Giovanardi e di cui si dice ''soddisfatto'' - Berlusconi annuncia che ''quanto prima'' sara' dato alle famiglie numerose e monoreddito un ''segnale positivo, poiche' - precisa - il governo riconosce nei nuclei familiari con figli non solo una fonte di solidarieta' e affetti ma anche una risorsa preziosa per il futuro della societa'''.

''Siamo il governo dei fatti - aggiunge Berlusconi nella lettera a Giovanardi - ed e' nostra abitudine mantenere le promesse elettorali che erano comunque  in modo esplicito condizionate dalla situazione di bilancio. Purtroppo la crisi economica mondiale e il catastrofico debito pubblico che abbiamo ereditato non ci hanno consentito di avviare da subito questa importante riforma, di cui sono il piu' convinto sostenitore. In questa prospettiva, sono d'accordo con te sulla necessita' di dare quanto prima alle famiglie numerose e monoreddito un segnale positivo, poiche' il governo riconosce  nei nuclei  familiari con figli, non solo una fonte di  solidarieta' e di affetti, ma anche una risorsa preziosa per il futuro della societa'. Il Dipartimento per le politiche della famiglia, sotto la tua guida, dovra' quindi contribuire alle  prossime decisioni su questa materia, affinche' le risorse disponibili siano utilizzate soprattutto per dare un sostegno  adeguato a chi ha dei figli da crescere''.
   Giovanardi dice di essere soddisfatto della risposta di Berlusconi. E' soddisfatto anche per il Forum delle Associazioni familiari e le Acli abbiano condiviso ed apprezzato la lettera che aveva inviato ieri al Presidente del Consiglio. (ANSA).

 
 
 

L'ORA MULTICONFESSIONALE? SE LA FACCIANO A CASA LORO

Post n°199 pubblicato il 10 Settembre 2009 da Il.Don.Camillo

Pubblico qui di seguito ciò che è abbastanza scontato, ovvero che in Italia l'ora di religione deve essere sulla fede cattolica e non su un miscuglio multiconfessionale con un retrogusto di "volemose bene".
Checchè ne dicano certi esasperati laicisti, non si può separare il nostro Paese dalla sua storia, che è strettamente legata sino alle radici con la fede cattolica.
Bene ha fatto il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini a spendere poche, buone e definitive parole sulla questione.

ANSA - "L'insegnamento della religione così come è stato concepito va salvaguardato. Non è un'ora di catechismo, ma un'ora di approfondimento dei valori e dei contenuti della religione cattolica. Farla diventare un'ora in cui si insegnano altre religioni in maniera paritetica non è corretto". Lo ha detto il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini ai microfoni di Radio Anch'io, commentando la possibilità di trasformare l'ora di religione cattolica in un'ora di religione multiconfessionale. "Questo - ha aggiunto il ministro - non avviene nei paesi musulmani, non capisco perché noi dovremmo rinunciare a quello che non è solo religione, ma è qualcosa che ha condizionato fortemente la nostra cultura, la nostra tradizione e la nostra storia". No, quindi all'insegnamento multiconfessionale, "perché nel nostro paese la religione cattolica non può essere paragonata alle altre religioni. Ha una valenza maggiore, é praticata dalla stragrande maggioranza della popolazione e ha un passato attualissimo. Non la si può mettere sullo stesso piano delle altre religioni, che vanno comunque rispettate". 

"Non capisco - ha poi aggiunto il ministro - questo accanimento, questo laicismo esasperato, questo attacco alla religione che è il fondamento della nostra civiltà e del nostro paese. Non capisco perché - ha ribadito - si debbano creare insegnanti di serie A e di serie B. L'insegnante di religione cattolica deve avere gli stessi diritti degli altri insegnanti". "L'ora di religione - ha detto ancora - non ha lo status delle altre materie, perché concorre in maniera indiretta alla valutazione dello studente, non provoca discriminazione per chi non la frequenta. Dà invece diritto a crediti come le altre materie opzionali".

 
 
 

DUE PAROLE SUL CASO BOFFO. E SUL FELTRI CON LICENZA DI UCCIDERE

Post n°198 pubblicato il 10 Settembre 2009 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Pubblico qui di seguito un commento che ho lasciato sul blog di lelloazzurro, riferito ad un suo post sul "caso Boffo".

Caro lelloazzurro!
Finalmente ci si rivede, e purtroppo in questa occasione rimango un po' sconcertato dinnanzi al tuo post.
Ritenere che Feltri abbia fatto una buona mossa mi sembra sbagliato, dal momento che da mesi (prima di lasciare Libero) andava predicando - giustamente - il lavoro vergognoso che l'apparato Repubblica-Espresso andava facendo ai danni di Berlusconi attaccandolo nei suoi affari privati, colpendo l'individuo e non la sua battaglia politica, azzannando la sua vita e non la sua azione di governo. Feltri ha fatto esattamente ciò che condannava a Repubblica. A mio modesto parere, questo è un evidente caso in cui si è predicato bene e razzolato male.
Si dice che Feltri abbia agito in questo modo schifoso per sviare l'attenzione da Berlusconi. Senza dubbio, per qualche tempo c'è riuscito. Non so se sia vero. E' sempre uno di quei "si dice". Certo è che Feltri ora è direttore del Giornale...
Dare poi del moralista a Boffo mi sembra alquanto superficiale. Ritengo, infatti, che le sue critiche (non certo pesanti e al livello di Repubblica) a Berlusconi siano state un tentativo di arginare le richieste di parte dei suoi lettori un po' sinistrorsi. Se il caso Boffo è stato una vendetta, allora si parla di vergognosa vendetta.

Ci tengo poi a precisare che neppure l'Osservatore romano è l'organo ufficiale del Papa. Il Papa predica ex cathedra, e il direttore dell'Osservatore diciamo che è ancora un tantino lontano dall'infallibilità del Papa. Il Papa non si alza la mattina per andare alla riunione redazionale dell'Osservatore e decidere cosa scrivere e cosa no. Dico questo solo per precisare, di certo non per fare le pulci al tuo post.
In ultimo luogo, ritengo che la mossa di Feltri contro Boffo possa risultare più che controproducente. Come successore di Boffo (è improbabile ma possibile) potrebbe anche saltare fuori qualcuno di molto lontano dalla linea del carissimo cardinal Ruini, e questo non giocherebbe certo a favore del governo, che ha già abbastanza giornali contro...
Un saluto. Aspetto il tuo parere su queste cose.
Don Camillo

 
 
 

IL PAPA ALL'ATTACCO

Post n°197 pubblicato il 12 Giugno 2009 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

ANSA - Benedetto XVI è tornato ancora una volta a strigliare la sua Chiesa e ad evocare pericoli che possono stravolgerne la missione e l'identità. Nel Corpus Domini, celebrato con la tradizionale messa sul sagrato della Basilica di S.Giovanni a Roma e poi con la processione fino a Santa Maria Maggiore, papa Ratzinger ha denunciato il rischio di una strisciante secolarizzazione che sta pervadendo anche la Chiesa, col risultato di affievolire il senso della fede, di rendere 'formale' e 'vuoto' il culto.

ZENIT - Benedetto XVI ha messo in guardia questo giovedì, festa del Corpus Domini, di fronte al pericolo della “secolarizzazione strisciante” che penetra nella Chiesa e si manifesta “in un culto eucaristico formale e vuoto”. Il Pontefice ha partecipato alla processione del Santissimo Sacramento nel centro di Roma dopo aver presieduto la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, Cattedrale del Vescovo di Roma. Nell'omelia, ha illustrato con immagini suggestive l'importanza della fede nella presenza reale di Gesù nell'Eucaristia, spiegando alle migliaia di pellegrini che “non bisogna dare per scontata questa fede”.
“C’è oggi il rischio di una secolarizzazione strisciante anche all’interno della Chiesa, che può tradursi in un culto eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia”, ha avvertito.
Secondo il Pontefice, “è sempre forte la tentazione di ridurre la preghiera a momenti superficiali e frettolosi, lasciandosi sopraffare dalle attività e dalle preoccupazioni terrene”.
L'Eucaristia, ad ogni modo, è “il pane della vita eterna del nuovo mondo che ci è dato già oggi nella Santa Messa, affinché sin da ora il mondo futuro abbia inizio in noi”. “Con l’Eucaristia dunque il cielo viene sulla terra, il domani di Dio si cala nel presente e il tempo è come abbracciato dall’eternità divina”.
Benedetto XVI non ha nascosto la propria gioia per il fatto di poter accompagnare Cristo nel Santissimo Sacramento per via Merulana, che collega la Basilica di San Giovanni in Laterano a quella di Santa Maria Maggiore. In quei momenti, ha invitato i fedeli a elevare questa preghiera: “Resta con noi Gesù, facci dono di te e dacci il pane che ci nutre per la vita eterna!”. “Libera questo mondo dal veleno del male, della violenza e dell’odio che inquina le coscienze, purificalo con la potenza del tuo amore misericordioso”, ha aggiunto.
Il Papa seguiva l'Eucaristia in preghiera su un inginocchiatoio, su un carro bianco, coperto da una tenda, mentre la notte cominciava a scendere sulla Città Eterna. I fedeli, con le candele in mano, facevano in silenzio la propria professione di fede.

Raccomandiamo tutti noi suoi figli la persona e le intenzioni del Romano Pontefice, fiduciosi nello Spirito Santo, che ispira e guida la Chiesa che attraversa la storia.

 
 
 
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