Creato da Tartakovskij il 20/08/2013
Racconti , poesie, novelle e produzioni di vario genere frutto della mia occasionale ispirazione, oltre a, talora, recensioni e opinioni su argomenti letterari e non solo.

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Vi è un luogo in inferno detto Malebolge...

Post n°1 pubblicato il 20 Agosto 2013 da Tartakovskij

Fare una buona prima impressione è fondamentale, soprattutto in Italia; già, perché pare che gli altri popoli non tengano in così gran considerazione questo concetto. Noi invece stiamo molto attenti non solo alle apparenze generali, ma anche a quelle lievi sfumature decisive che dal primo approccio ci rendono inviso o meno qualcuno o qualcosa. Ma io non sono molto bravo con i preamboli, quindi inaugurerò questo blog nel modo più logico di farlo : con un racconto.

Sarà infatti - almeno in parte - di questo che tratterà il mio blog : pubblicherò e condividerò i racconti che talora scrivo nel tempo libero, ogni qualvolta sono colto dall'ispirazione; si tratta di un hobby derivato dalla mia passione per la letteratura e le scienze umanistiche in generale. Oltre a racconti e poesie , il mio intento è anche quello di presentare, ogni tanto, commenti , recensioni o opinioni su argomenti letterari e forse anche cinematografici , ma non escludo nemmeno campi quali l'arte o la musica. Nelle mie intenzioni questo blog non è inteso solo come un piacevole svago e un'occasione di dibattito e condivisione, ma anche di dare spazio ( nel mio piccolo ) a un campo ( quello della letteratura ) a cui qui in Italia si sta dando , purtroppo, sempre meno importanza, specie se veniamo messi al confronto con le altre nazioni europee. Sarei felice di contribuire a diffondere stimoli e interessi soprattuto tra i giovani della mia età , che pare non riescano assolutamente a vedere la letteratura come una passione a sé stante scissa dal campo degli obblighi di studio.

Le possibilità in questione sono tante e d'altronde per ponderarle bisognerà prima assistere all'esito di questo esperimento che è il mio neo-nato blog. 

***

Il racconto che pubblico oggi è stato scritto pochi giorni fa; lo dedico alla memoria di Isaak Emmanuilovic Babel' (1894-1941), scrittore ebreo russo la cui carriera fu stroncata dalla prigionia e dalla fucilazione in un gulag sovietico; è tra i miei preferiti in assoluto e la fonte di ispirazione diretta per il racconto che presento in questo post, come si evince da un palese omaggio. D'altro canto, lo stesso Tartakovskij è il personaggio di uno dei suoi racconti.

 

PRIMO SANGUE

 

La VII brigata a cavallo degli Ussari , comandata dal vecchio Babel' ,era la Betlemme dell'esercito russo; vagabondi, inetti e vigliacchi, ogni genere di sbandati erano confluiti lì come rifiuti sospinti dai flutti del mare , confluendo in quella grottesca compagnia circense che gli alti comandi delegavano ormai solo a compiti minori di pattuglia nelle zone dove le possibilità di incontrare il nemico erano molto scarse.

Il vecchio Babel', un ossuto ucraino dal perenne ghigno cinto dai candidi baffi , che in gioventù si diceva fosse un capo della malavita, deteneva il possesso dell'unico orgoglio della brigata : Lamech, un pallido castrone riconoscibile da una sinistra chiazza sulla fronte, di un bruno quasi rossastro, e dal fatto di avere gli occhi di colore differente : il destro scuro, il sinistro ambrato. Ma ciò che veramente rendeva Lamech una bestia furoi dal comune, celebre in tutto il corpo d'armata, era l'indole inspiegabilmente feroce, che lo spingeva non solo a impedire a chiunque al di fuori del proprio padrone di montarlo, ma addirittura ad  aggredire con inaudito furore chi osasse anche solo avvicinarglisi, così che il vecchio Babel' era costretto a proveddere a sé stesso in qualità di stalliere. 

C'era qualcosa di innaturale in Lamech, e a chiunque bastava uno sguardo per capirlo: nei suoi eccessi di furia , quando il castrone roteava gli occhi spiritati e schioccava le fauci schiumose, ricordava un drago delle antiche leggende; e ben presto tra la truppa si sparse la voce che l'animale era posseduto da un demonio, e che il vecchio Babel' era uno stregone in grado di controllarlo tramite un patto col diavolo. Un terrore superstizioso, misto a timore reverenziale, non aveva tardato a diffondersi nei confronti dell'ucraino : tutti evitavano di alzare la voce parlando con il capitano della più misera brigata del corpo d'armata. 

L'unico che perlomeno fingeva di non credere a queste voci era il giovane Lassarev, capitano della III brigata, un promettente ufficiale moscovita. Egli bramava il possesso di quel portentoso animale, che in battaglia si gettava furente nella mischia, senza timore del fuoco nemico e travolgendo chiunque gli si parasse davanti. Si diceva anzi che nessuno avesse mai visto il suo pallido manto venir scalfito da sciabola o proiettile.

Una mattina Lamech si recò spavaldo dal vecchio Babel' e gli offrì di stilare il prezzo che ritenesse più opportuno per l'acquisto di Lamech. L'ucraino sorrise beffardo e ciò irritò non poco il giovane ufficiale.

"Prova a montarlo" fece Babel' "Se ci riesci te lo regalo".

Il castrone fu lasciato libero in un recinto al di fuori di una dacha abbandonata ; un certo numero di soldati, molti della VII brigata,  si accalcarono per assistere allo spettacolo, sibilando a Lassarev lazzi e motteggi; il giovane ufficilae, già irritato dall'atteggiamento sprezzante e beffardo di Babel', ne fu non poco infastidito ; nonostante ciò, si fece coraggio e fronteggiò la bestia; ma una volta giuntole dinnanzi, questa s'impennò lanciando nitriti innaturali e falciando l'aria con gli zoccoli anteriori. Intimorito, Lassarev si fece rapidamente indietro, tra le risate della truppa e il ghigno fisso e gelido di Babel'. Furioso e ferito nell'orgoglio, recuperò la sciabola lasciata poco lontano e fronteggiò il vecchio.

"Ridi pure vecchio" sibilò Lassarev "Se hai fegato, battiti con me al primo sangue, ora! il vincitore avrà il cavallo"

Babel' ridacchiò diabolico.

"Come vuoi, batjuska. Tanto anche una volta che mi avrai battuto dovrai sempre vedertela con lui."

Ingaggiarono il duello poco distante ; Babel' era ancora un ottimo spadaccino, nonostante l'età, eppure decise di giocare un tiro beffardo all'avversario; dopo poche stoccate , si fece volontariamente ferire al dorso della mano dalla lama di Lassarev. Reso folle da quell'ennesima beffa, quest'ultimo violò le norme del primo sangue e in un impeto cieco trafisse al petto il vecchio. Questi , colpito al cuore, s'accasciò nella polvere senza un gemito e giacque supino nella polvere. Nessun grido si levò dalla folla. Lassarev fissò instupidito il capitano della VII brigata, la lama insanguinata ancora a mezz'aria, e realizzò che nemmeno la morte lo aveva privato del suo ghigno mefistofelico.

"Ecco" pensò "nemmeno una giusta vendetta mi ha concesso questo lurido demonio; anziché spaccargli il cuore avrei dovuto squartarlo e lasciarlo agonizzante,io..."

Si udì uno scalpiccìo  e il sentore di un alito caldo all'orecchio interruppe i suoi tormenti; volgendosi vide dinnanzi a sé la chiazza rossa della fronte di Lamech; l'occhio scuro lo fissava mite. Nel silenzio, senza nemmeno riflettere o avere il tempo di provare timore, Lassarev montò in sella e prese le redini senza che questi osasse liberarsi; quindi lo condusse al trotto lontano da lì.

***

Una settiman dopo la III brigata fu inviata a sostegno degli artiglieri all'assalto di Restriuv, dove si era annidata una delle ultime sacche di resistenza ; i polacchi, già provati dal fuoco dei mortai , presero ad arretrare non appena gli ussari sbucarono nei campi antistanti alla cittadina; Lassarev cavalcava superbo alla testa della brigata, gettandosi di volta in volta dove la mischia era più accesa; eppure spesso dovette piantare gli speroni nei fianchi di Lamech, poiché questo indietreggiava sgranando le orbite dinnanzi alle baionette dei polacchi. Il comandante brandiva la spada impotente e malediva la bestia che gli impediva di appagare il suo desiderio di gloria. 

Finalmente i ribelli furono messi in rotta e si riversarono disordinatamente verso il borgo, venendo falciati dagli ussari festanti; in preda ad un insano entusiasmo, Lassarev spronò finalmente il cavallo al galoppo e, nella foga dell'inseguimento, seminò i propri stessi uomini mentre si inoltrava all'interno del borgo alle calcagna dei polacchi. Non si rese nemmeno conto che, in breve, rimase solo a galoppare in mezzo alle vie, senza né compagni né nemici attorno a lui; solo il rimbombo degli zoccoli del castrone echeggiava per le vie deserte. 

All'improvviso, ad una svolta gli si parò dinnanzi una donna dai capelli biondi e quasi diafani , che teneva per mano un bimbo. Lamech si impennò impaurito e fu con grande sforzo e solo grazie alla prontezza che Lassarev riuscì a puntarsi sulle staffe e non farsi disarcionare. Infastidito e reso torbido dal furore, menò un cieco e stizzito fendente alla donna, che lanciò un grido; in quello stesso istante, uno schizzò di sangue tinse il manto candido di Lamech. Fu allora che la bestia si imbizzarrì al punto da lanciare grida agghiaccianti, simili a quello appena scagliato dalla madre, e prese a saltare all'impazzata come se stesse ardendo vivo. Colto dal terrore, il giovane ufficilale tentò in tutti i modi di avvinghiarsi al dorso della cavalcatura , ma fu scagliato lontano come un marinaio nella tempesta; cadde riverso sul selciato, come un bambolotto gettato via da un fanciullo, in una posizione altrettanto innaturale.

Gli ussari della III brigata giunsero pochi minuti dopo. Trovarono Lamech immobile, un'aria quasi impaurita e tremebonda nell'innaturale occhio ambrato; ai suoi piedi , il capitano Lassarev giaceva con il capo ripiegato in maniera innaturale sulla spalla, come fanno i soldati quando si accoccolano in una branda troppo piccoli. Sul suo viso vi era una smorfia di terrore che l'ironia della morte aveva quasi mutato in un ghigno diabolico.

E in molti ricordarono di aver visto quel giorno, per la prima volta, il manto pallido del castrone Lamech chiazzato di sangue. 

 
 
 
 
 

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