Creato da camilloiuy il 30/09/2008

senza età

poesia,amore,amicizia

 

 

XLII

Post n°193 pubblicato il 05 Ottobre 2009 da camilloiuy

EPILOGO

Adesso non aveva più il suo gregge. Aveva, invece, una pala.

Si soffermò a guardare lungamente il cielo. Poi tirò fuori dalla bisaccia una bottiglia di vino e bevve.
 Si ricordò di quella notte nel deserto, quando aveva guardato le stelle e bevuto un po' di vino insieme all'Alchimista. Pensò a tutta la strada che aveva fatto, e alla strana maniera in cui Dio gli aveva mostrato il tesoro. Se non avesse creduto ai sogni che si ripetevano, non avrebbe incontrato la zingara, n‚ il re, n‚ il rapinatore, n‚... Be', la lista è molto lunga. Ma il cammino era indicato dai segnali, e io non potevo sbagliare, disse fra se e s‚.
Si addormentò senza accorgersene e, quando si svegliò, il sole era già alto.
Allora cominciò a scavare fra le radici del sicomoro.
Vecchio mago, pensava il ragazzo. Tu sapevi tutto. Hai persino lasciato un po' d'oro perché potessi ritornare fino a questa chiesa. Il monaco si è divertito quando mi ha visto tornare con gli abiti a brandelli. Non potevi risparmiarmelo?
No, sentì che diceva il vento: Se te lo avessi detto, non avresti visto le Piramidi. Sono molto belle, non trovi?
Era la voce dell'Alchimista. Il ragazzo sorrise e continuò a scavare.
Mezz'ora dopo, la pala colpì qualcosa di solido. Un'ora dopo il giovane aveva davanti a s‚ un baule pieno di vecchie monete d'oro spagnole. C'erano anche pietre preziose, maschere d'oro adorne di piume bianche e rosse, idoli di pietra incastonati di brillanti: oggetti di una conquista che il paese aveva ormai dimenticato da lungo tempo e che il conquistatore aveva tralasciato di raccontare ai propri figli.
Il ragazzo prese dalla bisaccia Urim e Tumim. Aveva usato le due pietre soltanto una volta, una mattina, mentre si trovava in un mercato. La vita e il suo cammino erano stati sempre disseminati di segnali.
Conservò Urim e Tumim nel baule pieno d'oro: facevano anch'essi parte del tesoro, perché gli ricordavano un vecchio re che non avrebbe mai più incontrato. La vita è davvero generosa con chi vive la propria Leggenda Personale, pensò il ragazzo. Allora gli sovvenne che doveva recarsi fino a Tarifa e dare un decimo di tutto quanto aveva trovato alla zingara. Come sono furbi, gli zingari, pensò. Forse perché andavano sempre in giro. Ma il vento riprese a soffiare: era il vento di Levante,
il vento che veniva dall'Africa. Non portava l'odore del deserto, n‚ la minaccia d'invasione dei Mori.
Portava, invece, un profumo che egli conosceva bene e il suono di un bacio: che gli si avvicinò pian piano, pian piano fino a posarsi sulle sue labbra. Il ragazzo sorrise. Era la prima volta che la giovane gli dava un bacio. Fatima, sto arrivando, disse lui.

Fine

 
 
 

XLI

Post n°192 pubblicato il 30 Settembre 2009 da camilloiuy

Il ragazzo cadde in ginocchio e scoppiò a piangere. Ringraziava il Signore per aver creduto nella propria Leggenda Personale e per avere incontrato un giorno un re, un mercante, un inglese e un alchimista. Ma, soprattutto, per avere incontrato una donna del deserto che gli aveva fatto capire come l'Amore non avrebbe mai separato nessuno dalla propria Leggenda Personale.
Gli innumerevoli secoli delle Piramidi d'Egitto contemplavano, dall'alto, quel ragazzo. Se lo avesse voluto, adesso egli sarebbe potuto ritornare all'Oasi, sposare Fatima e vivere insieme a lei come un semplice pastore di pecore. Anche l'Alchimista, infatti, pur comprendendo il Linguaggio del Mondo, pur sapendo trasformare il piombo in oro, viveva nel deserto. Non doveva dimostrare a nessuno la propria scienza e la propria arte. Mentre proseguiva verso la propria Leggenda Personale, il ragazzo aveva appreso tutto quanto gli serviva e vissuto tutto quanto aveva sognato di vivere.
Ma era giunto al tesoro: e un'opera è completa soltanto quando l'obiettivo è raggiunto. Lì, su quella duna, il ragazzo aveva pianto. Guardò per terra e vide che, nel punto in cui erano cadute le sue lacrime, si muoveva uno scarabeo. Nel periodo trascorso nel deserto, aveva appreso come in Egittogli scarabei fossero il simbolo di Dio.
Ecco un altro segnale. E il ragazzo cominciò a scavare, dopo aver ripensato al Mercante di Cristalli: nessuno sarebbe riuscito ad avere una piramide nel proprio giardino, anche se avesse ammonticchiato pietre per tutta la vita.
Per tutta la notte il ragazzo scavò nel luogo indicato, senza tuttavia trovare nulla. Dall'alto delle Piramidi i secoli lo contemplavano in silenzio. Ma il ragazzo non desisteva: scavava e scavava, lottando contro il vento, che riportava la sabbia dentro la fossa. Le sue mani si stancarono, poi si ferirono, ma il ragazzo credeva al proprio cuore. E il cuore gli aveva detto di scavare dove fossero cadute le sue lacrime.
All'improvviso, mentre stava tentando di togliere alcune pietre che erano emerse, udì dei passi. Gli si avvicinarono alcuni individui: erano in controluce e lui non riusciva a vederne n‚ gli occhi, n‚ ivisi.
Che cosa stai facendo lì? domandò qualcuno.
Il ragazzo non rispose, ma ebbe paura. Adesso aveva un tesoro da disseppellire, e perciò aveva paura.
Siamo in fuga dalla guerra fra i clan, disse qualcun altro. Dobbiamo sapere che cosa stainascondendo.
 Ci servono soldi.
Non sto nascondendo nulla, rispose il ragazzo.
Ma uno degli uomini lo afferrò e lo tirò fuori dalla fossa. Un altro cominciò a rovistargli nelletasche. E così trovarono il pezzo d'oro.
Ha dell'oro, disse uno degli uomini.
La luna illuminò il viso di colui che lo stava perquisendo e il ragazzo scorse, nei suoi occhi, lamorte.
Dev'esserci dell'altro oro nascosto sotto terra, soggiunse l'altro.
E costrinsero il ragazzo a scavare. Questi continuò a scavare, ma non c'era niente. Allora cominciarono a picchiarlo. Lo colpirono finché comparvero nel cielo i primi raggi di sole. I suoi abiti furono ridotti a brandelli, ed egli sentì che la morte era vicina.
A che ti serve il denaro, se dovrai morire? Ben di rado il denaro è in grado di liberarti dalla morte, aveva detto l'Alchimista.
Sto cercando un tesoro! gridò infine il ragazzo. E, con la bocca ferita e gonfia, raccontò ai rapinatori che ben due volte aveva sognato di un tesoro nascosto presso le Piramidi d'Egitto.
Quello che sembrava il capo rimase taciturno per lungo tempo. Poi, rivolgendosi a un altro, disse: Puoi lasciarlo. Non ha nient'altro. Quest'oro deve averlo rubato.
Andiamocene via, disse l'uomo rivolto ai compari. E poi al ragazzo: Tu non morirai. Vivrai e imparerai che l'uomo non può essere tanto stupido. Lì, nel punto in cui ti trovi, anch'io ho fatto un sogno che si è ripetuto, ormai sono due anni. Ho sognato che avrei dovuto attraversare le campagnedella Spagna, cercare una chiesa diroccata dove solitamente i pastori dormono insieme alle loro pecore: lì c'era un sicomoro che cresceva dentro la sacrestia e, se avessi scavato alla radice dell'albero, avrei trovato un tesoro nascosto. Ma io non sono tanto stupido da attraversare un deserto
solo perché ho fatto un sogno che si è ripetuto.Poi se ne andò via.
Il ragazzo si alzò con difficoltà e, una volta ancora, guardò le Piramidi.
Queste gli sorrisero: e lui, con il cuore colmo di felicità, ricambiò il sorriso. Aveva trovato il tesoro.

 
 
 

XL

Post n°191 pubblicato il 28 Settembre 2009 da camilloiuy

“Sapevo che i versi di mio figlio poeta erano belli e immortali,” disse rivolto all'angelo, fra le lacrime. “Vorrei che mi dicessi quale delle sue poesie queste persone stanno recitando.” L'angelo, allora, si avvicinò al vecchio con affetto: si sedettero entrambi su una delle panchine che si trovavano in quel luogo immenso.
“I versi del tuo figliolo poeta sono stati molto popolari a Roma,” disse l'angelo. “Piacevano a tutti, e tutti si divertivano. Ma quando il regno di Tiberio ebbe fine, anche i suoi versi furono dimenticati.
Queste parole sono quelle del tuo figliolo che è entrato nell'esercito.” Il vecchio guardò l'angelo con sorpresa.
“Tuo figlio è andato militare in un luogo distante ed è divenuto centurione. Era anche un uomo giusto e buono. Un pomeriggio, uno dei suoi servi cadde ammalato e stava per morire. Tuo figlio, allora, avendo sentito parlare di un Maestro che guariva gli ammalati, camminò per giorni e giorniin cerca di quell’ uomo. Strada facendo, scoprì che l'uomo di cui andava in cerca era il Figlio di Dio. Incontrò altre persone che erano state guarite da lui, apprese i suoi insegnamenti e, pur essendo un centurione romano, si convert ì alla sua fede. Finché, una mattina, giunse al cospetto del
Maestro.
Gli raccontò del servo ammalato. E il Maestro si offrì di riaccompagnarlo fino a casa. Ma il centurione era un uomo di fede e, guardandolo nel profondo degli occhi, capì di trovarsi al cospetto del Figlio di Dio, quando tutti intorno a loro si alzarono. ”
“Queste sono le parole di tuo figlio,” disse l'angelo al vecchio. “Sono le parole che pronunciò davanti al Maestro in quel momento e che non furono mai più dimenticate: Signore, io non sono degno che entri nella mia casa, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà salvo.” L'Alchimista spostò il suo cavallo.
Indipendentemente dalle proprie azioni, ogni persona sulla terra rappresenta sempre il ruolo principale nella storia del mondo, disse lui. E normalmente non lo sa.
Il ragazzo sorrise. Non aveva mai pensato quanto la vita potesse essere importante per un pastore.
Addio, disse l'Alchimista.
Addio, rispose il ragazzo.
Il ragazzo avanz ò per due ore e mezzo nel deserto, tentando di ascoltare con attenzione quanto gli diceva il cuore. Era questo che gli avrebbe rivelato il punto esatto in cui il tesoro era nascosto.
Dove sarà il tuo tesoro, lì si troverà anche il tuo cuore, aveva detto l'Alchimista.
Ma il cuore gli parlava di altre cose. Gli raccontava con orgoglio la storia di un pastore che aveva lasciato le sue pecore per seguire un sogno ripetutosi per ben due notti. Gli parlava della Leggenda Personale e di tanti uomini che si erano comportati proprio così, che erano andati in cerca di terre lontane o di belle donne, affrontando gli uomini della propria epoca con i loro preconcetti e le loro idee. Gli parlò per tutto il tempo di viaggi, di scoperte, di libri e di profondi cambiamenti.
Mentre stava per iniziare a risalire una duna, e solo in quel momento, il cuore gli sussurrò all'orecchio: Presta attenzione al luogo in cui piangerai, perché lì mi trovo io, e lì si trova il tuo tesoro.
Il ragazzo cominciò a risalire la duna lentamente. Il cielo, trapunto di stelle, mostrava di nuovo la luna piena. Avevano camminato per un mese attraverso il deserto. La luna illuminava anche le dune, creando un gioco di ombre che faceva apparire il deserto come un mare ondeggiante e che ricordava al giovane il giorno in cui aveva lasciato andare liberamente un cavallo nel deserto, dando così un segnale positivo all'alchimista. E la luna, infine, illuminava il silenzio del deserto e il viaggio che compiono gli uomini in cerca di tesori.
Quando, alcuni minuti dopo, giunse sulla sommità della duna, il suo cuore ebbe un sussulto:illuminate dal chiarore della luna piena e dal candore del deserto, si ergevano maestose e solenni lePiramidi d'Egitto.

 
 
 

XXXIX

Post n°190 pubblicato il 26 Settembre 2009 da camilloiuy

l'Alchimista estrasse dalla bisaccia quello strano uovo di vetro giallastro. Ne grattò una scheggia della dimensione di un capello, lo avvolse nella cera e lo mise nella pentola con il piombo.
Il miscuglio acquistò un colore rosso, come il sangue. L'Alchimista, allora, allontanò la pentola dal fuoco e lo lasciò raffreddare. Nel frattempo, parlava con il monaco della guerra fra i clan.
Durerà a lungo, disse al monaco.
Questi sembrava contrariato. Da lungo tempo le carovane erano bloccate a Giza, in attesa che la guerra finisse. Sia fatta la volontà di Dio, concluse il monaco.
Si avviarono verso la cucina del monastero. L'Alchimista accese il fuoco e il monaco gli portò un po' di piombo, che l'alchimista sciolse in un vaso di ferro. Quando il piombo si fu liquefatto, l'Alchimista estrasse dalla bisaccia quello strano uovo di vetro giallastro. Ne grattò una scheggia della dimensione di un capello, lo avvolse nella cera e lo mise nella pentola con il piombo.
Il miscuglio acquistò un colore rosso, come il sangue. L'Alchimista, allora, allontanò la pentola dal fuoco e lo lasciò raffreddare. Nel frattempo, parlava con il monaco della guerra fra i clan.
Durerà a lungo, disse al monaco.
Questi sembrava contrariato. Da lungo tempo le carovane erano bloccate a Giza, in attesa che la guerra finisse. Sia fatta la volontà di Dio, concluse il monaco.
Un giorno imparerò a farlo anch'io? domandò il ragazzo.
Questa era la mia Leggenda Personale, non la tua, rispose l'Alchimista. Ma desideravo mostrarti che è possibile.
Di nuovo si diressero verso l'ingresso del convento. Lì l'Alchimista divise il disco in quattro parti.
Questa è per te, disse, porgendo una parte al monaco. Per la tua generosità verso i pellegrini.
Accetto questo pagamento che va ben al di là della mia generosità, rispose il monaco.
Non ripeterlo mai più. La vita potrebbe essere in ascolto e la prossima volta ti concederà di meno.
Poi si avvicinò al ragazzo.
Questa è per te. Per ripagarti di quanto hai lasciato al generale.
Il ragazzo stava per dirgli che era assai di più di quanto aveva lasciato al generale. Ma tacque, perché aveva sentito il commento che l'Alchimista aveva fatto con il monaco...
Questa è per me, disse poi l'Alchimista, conservandone una parte. Perché devo ritornare indietro attraverso il deserto, dove c'è una guerra fra i clan.
Poi prese il quarto pezzo e lo diede di nuovo al monaco.
Questo è per il ragazzo, nel caso che ne abbia bisogno.
Ma io sto andando in cerca del mio tesoro, esclamò il ragazzo. E adesso ci sono vicino!
E io sono sicuro che lo troverai, affermò l'Alchimista.
E allora perché questo gesto?
Perché hai già perduto due volte, con il ladro e con il generale, il denaro guadagnato durante il tuo viaggio. Sono un vecchio arabo superstizioso e, perciò, credo ai proverbi della mia terra. Ce n'è uno che dice: “Tutto quanto accade una volta, potrebbe non accadere mai più. Ma tutto quanto accade due volte, accadrà certamente una terza”.
E rimontarono sui cavalli.
Voglio raccontarti una storia che riguarda i sogni, disse l'Alchimista.
Il ragazzo avvicinò il suo cavallo.
Nell'antica Roma, all'epoca dell'imperatore Tiberio, viveva un uomo di grande bontà, che aveva due figli: uno era militare e, dopo essere entrato nell'esercito, era stato inviato nelle regioni più lontane dell'Impero. L'altro figlio era poeta e incantava tutta Roma con i suoi versi magnifici. Una notte, il vecchio fece un sogno. Gli apparve un angelo, annunciandogli che le parole di uno dei suoi figli sarebbero state conosciute e ripetute nel mondo intero, per tutte le generazioni a venire. Quella notte, il vecchio si svegliò pieno di gratitudine, piangendo perché la vita era generosa e gli aveva
rivelato una cosa che ogni padre sarebbe stato orgoglioso di conoscere. Poco tempo dopo, il vecchio morì nel tentativo di salvare un bambino che stava per essere schiacciato dalle ruote di un carro.
 Poiché si era comportato in maniera corretta e giusta per tutta la vita, salì direttamente in cielo, dove incontrò l'angelo che gli era apparso in sogno.
“Sei stato un uomo buono,” gli disse l'angelo. “Hai vissuto la tua vita con amore e sei morto con dignità. Adesso posso realizzare qualunque desiderio tu abbia.”
“Anche la vita è stata buona con me,” rispose il vecchio. “Quando misei apparso in sogno, ho avvertito che tutti i miei sforzi erano giustificati. Perché i versi di mio figlio rimarranno fra gli uomini per i secoli futuri. Non ho nulla da chiedere per me: ogni padre, tuttavia, sarebbe orgoglioso di vedere la fama di qualcuno di cui si è preso cura quando quello era bambino, e che ha educato da giovane. Mi piacerebbe conoscere, nel lontano futuro, le parole di mio figlio.”
L'angelo sfiorò la spalla del vecchio e tutti e due furono proiettati in un futuro lontano. Comparve intorno a loro un luogo immenso, gremito di migliaia di persone, che parlavano una strana lingua. Il vecchio pianse di gioia.

 
 
 

XXXVIII

Post n°189 pubblicato il 24 Settembre 2009 da camilloiuy

Tu sei saggio perché vedi le cose da lontano, rispose il giovane. Ma non conosci l'Amore. Se non ci fosse stato un sesto giorno nella creazione, non esisterebbe l'uomo, e il rame sarebbe sempre rame e il piombo sarebbe sempre piombo. Ognuno ha la propria Leggenda Personale, è vero, ma un giorno questa Leggenda Personale diventerà una realtà. Allora bisogna trasformarsi in qualcosa di migliore
e creare una nuova Leggenda Personale, fino a quando l'Anima del Mondo sarà realmente una cosa sola.
Il Sole divenne pensieroso e decise di brillare più forte. Il vento, che stava godendosi la discussione, soffiò anch'esso più forte, affinché il Sole non giungesse al ragazzo.
Per questo esiste l'Alchimia, aggiunse. Affinché ogni uomo cerchi il proprio tesoro e lo scopra e poi desideri essere migliore di quanto non fosse nella vita precedente. Il piombo svolgerà il proprio ruolo fino a quando il mondo non ne avrà più bisogno. Ma poi dovrà trasformarsi in oro. E’ quanto fanno gli Alchimisti: dimostrano che, ogniqualvolta cerchiamo di essere migliori di quello che siamo, anche tutto quanto ci circonda diventa migliore.
Perché, allora, dici che io non conosco l'Amore? domandò il Sole.
Perché amore non significa essere immobile come il deserto, n‚ scorrazzare per il mondo come il vento, n‚ vedere tutto da lontano, come fai tu. L'Amore è la forza che trasforma e migliora l'Anima del Mondo. Quando, per la prima volta, sono riuscito a penetrarla, ho creduto che fosse perfetta. Ma poi mi sono accorto che era un riflesso di tutte le creature, e che aveva le sue guerre e le sue passioni. Siamo noi che alimentiamo l'Anima del Mondo: e la terra su cui viviamo sarà migliore o
peggiore, se noi saremo migliori o peggiori. E’ qui che entra la forza dell'Amore, perché quando amiamo desideriamo sempre essere migliori di quanto siamo.
Che cosa vuoi, tu, da me? domandò il Sole.
Che mi aiuti a trasformarmi in vento, rispose il ragazzo.
La Natura mi conosce come la più saggia fra le creature, disse il Sole. Ma non so come trasformarti in vento.
Con chi devo parlare, allora?
Per un momento, il Sole rimase taciturno. Il vento, che stava ascoltando, avrebbe diffuso per il mondo come la sua sapienza fosse limitata. Eppure, non c'era modo di sfuggire a quel ragazzo, che parlava il Linguaggio del Mondo.
Parlane con la Mano che ha scritto tutto, disse il Sole.
Il vento lanciò un grido di gioia e soffiò con più forza che mai. Le tende cominciarono a essere strappate via dalla sabbia e gli animali si liberarono delle redini. Sulla roccia, gli uomini si stringevano gli uni agli altri per non essere trascinati via.
Il ragazzo si rivolse allora alla Mano che aveva scritto Tutto. Ma, invece di rivolgerle la parola, tacque, sentendo che anche l'universo si manteneva in silenzio.
La forza dell'Amore sprizzò dal suo cuore e il ragazzo cominciò a pregare. Era una preghiera che non aveva mai recitato prima, perché si trattava di una preghiera senza parole e in cui non si chiedeva nulla. Lui non stava ringraziando perché le pecore avevano trovato un pascolo, n‚ stava implorando per vendere più cristalli, n‚ stava chiedendo che la donna incontrata attendesse il suo ritorno. Nel silenzio che ne seguì,il ragazzo capì che il deserto, il vento e anche il sole cercavano i
segnali che quella Mano aveva scritto, nel tentativo di ritrovare il proprio cammino e di capire quanto fosse scritto su un semplice smeraldo. Sapeva che quei segnali erano sparpagliati sulla Terra e nello Spazio, che apparentemente non avevano alcun motivo o significato e che n‚ i deserti, n‚ i venti, n‚ i soli, e neppure gli uomini sapevano perché mai fossero stati creati. Ma quella Mano aveva un motivo per tutto: solo lei poteva operare miracoli, poteva trasformare gli oceani in deserti,
e gli uomini in vento. Perché soltanto lei capiva che un disegno superiore spingeva l'Universo a un punto in cui i sei giorni della creazione si sarebbero trasformati nella Grande Opera.
E il ragazzo si immerse nell'Anima del Mondo: si rese conto di come essa facesse parte dell'Anima
di Dio e di come l'Anima di Dio fosse la sua stessa anima. E, in quel momento, fu consapevole che anch'egli avrebbe potuto compiere miracoli.
Quel giorno il Simum soffiò come non aveva mai soffiato. Per molte generazioni gli arabi si tramandarono la leggenda di un ragazzo che si era trasformato in vento, che aveva quasi distrutto un accampamento militare e sfidato il potere del più importante generale del deserto.
Quando il Simum cessò di soffiare, tutti guardarono verso il luogo in cui si trovava il ragazzo. Ma questi non c'era più: si trovava accanto a una sentinella che, quasi coperta di sabbia, sorvegliava l'altro lato dell'accampamento.
Gli uomini erano spaventati da quella stregoneria. Soltanto due persone sorridevano: l'Alchimista, perché aveva trovato il suo giusto discepolo, e il Generale, perché il discepolo aveva capito la gloria di Dio.
Il giorno dopo, il Generale si congedò dal ragazzo e dall'Alchimista, facendoli guidare da una scorta dovunque essi volessero.
I due viaggiarono tutto il giorno. All'imbrunire, giunsero davanti a un monastero copro.
L'Alchimista congedò la scorta e smontò da cavallo.
Da qui in poi procederai da solo, disse l'Alchimista. Sono tre ore appena fino alle Piramidi.
Grazie, disse il ragazzo. Mi hai insegnato il Linguaggio del Mondo.
Ti ho soltanto ricordato quanto già conoscevi.
L'Alchimista bussò alla porta del monastero. Venne ad aprire un monaco tutto vestito di nero. Si scambiarono alcune frasi in copto e, poi, l'Alchimista invitò il ragazzo a entrare.
Gli ho chiesto di lasciarmi usare per qualche tempo la cucina, spiegò.
Si avviarono verso la cucina del monastero. L'Alchimista accese il fuoco e il monaco gli portò un po' di piombo, che l'alchimista sciolse in un vaso di ferro. Quando il piombo si fu liquefatto,

 
 
 

XXXVIII

Post n°188 pubblicato il 23 Settembre 2009 da camilloiuy

Che cosa stai facendo?
Nutro il mio falco.
Se io non riuscirò a trasformarmi in vento, moriremo, disse il ragazzo. Perché, allora, nutrire il falco?
Chi morirà sarai tu, disse l'Alchimista. Io so come trasformarmi in vento. Il secondo giorno il
giovane si recò sulla sommità di una roccia che si trovava vicino all'accampamento. Le sentinelle lo lasciarono passare: avevano già sentito parlare del mago che si trasformava in vento, e non volevano avvicinarglisi. Il deserto, inoltre, era un'enorme e insormontabile muraglia. Il ragazzo si trattenne tutto il pomeriggio del secondo giorno a guardare il deserto. Ascoltò il proprio cuore.
 E il deserto ascoltò la sua paura.
Parlavano entrambi la stessa lingua.
Il terzo giorno il generale si riunì con i più importanti comandanti.
Andiamo a vedere quel giovane che si trasforma in vento, disse il Generale all'Alchimista.
Andiamo pure, rispose questi.
Il ragazzo li condusse fino al luogo dove era statoil giorno precedente. Poi chiese a tutti di sedersi.
Ci vorrà un po' di tempo, disse.
Noi non abbiamo fretta, rispose il Generale. Siamo uomini del deserto.
Sì, è questo. E’ ciò che consente alla preda di trasformarsi in falco, e il falco in uomo, e l'uomo di nuovo in deserto. E’ questo che consente al piombo di trasformarsi in oro, e all'oro di nascondersi di nuovo sono la terra.
Non comprendo le tue parole, disse il deserto.
Allora cerca di capire come in qualche luogo, fra le tue sabbie, una donna mi stia aspettando. Ed è per questo che devo trasformarmi in vento.
Il deserto tacque per alcuni istanti.
Ti concedo le mie sabbie perché il vento possa soffiare. Ma io, da solo, non posso fare nulla. Chiedi aiuto al vento.
Una leggera brezza cominciò a spirare. Da lontano, i comandanti guardavano il ragazzo, che parlava un linguaggio a loro sconosciuto.
L'Alchimista sorrideva.
Il vento si avvicinò al giovane e gli sfiorò il viso. Aveva ascoltato la sua conversazione con il deserto, perché i venti sanno sempre tutto. Attraversano il mondo, masenza avere un luogo da cui nascere e un luogo in cui morire.
Aiutami, chiese il ragazzo al vento. In te, un giorno ho udito la voce della mia amata.
Chi ti ha insegnato a parlare il linguaggio del deserto e del vento?
Il mio cuore, rispose il ragazzo.
Il vento aveva tanti nomi. Lì lo chiamavano Scirocco, perché gli arabi credevano che venisse da terre ricoperte d'acqua, dove abitavano uomini neri. Nel lontano paese da cui proveniva il ragazzo, lo chiamavano Levante, perché credevano che trasportasse le sabbie del deserto e le urla di guerra dei mori. Forse in qualche luogo più distante dalle campagne in cui si trovavano le pecore, gli uomini pensavano che il vento nascesse in Andalusia. Ma il vento non proveniva da alcun luogo e non andava in alcun luogo, e perciò era più forte del deserto. Un giorno avrebbero potuto piantare gli alberi nel deserto, e addirittura allevarvi le pecore, ma non sarebbero mai riusciti a dominare il vento.
Tu non puoi essere il vento, disse il vento. Noi due siamo di natura diversa.
Non è vero, affermò il ragazzo. Mentre giravo il mondo insieme a te, ho conosciuto i segreti
dell'Alchimia. In me ci sono venti, deserti, oceani, stelle e tutto quanto è stato creato nell'universo.
Siamo stati creati dalla stessa Mano, e abbiamo la stessa Anima. Voglio essere come te, penetrare ovunque, attraversare i mari, sollevare la sabbia che ricopre il mio tesoro, avvicinare la voce della mia amata.
Ho ascoltato la tua conversazione con l'Alchimista l'altro giorno, disse il vento. Egli ha detto che ogni cosa ha la propria Leggenda Personale. Gli uomini non possono trasformarsi in vento. Insegnami a essere vento per alcuni istanti, soggiunse il ragazzo. Affinché possiamo parlare delle possibilità illimitate degli uomini e dei venti.
Il vento era curioso, ma quella era una cosa che non conosceva. Gli sarebbe piaciuto parlarne, ma proprio non sapeva come trasformare gli uomini in vento. Eppure conosceva tante cose! Creava deserti, affondava navi, abbatteva foreste intere e vagava per città dove risuonavano musica e strani rumori. Pensava di essere illimitato, eppure lì c'era quel ragazzo a dirgli che esistevano tante altre cose che un vento poteva fare.
Lo chiamano Amore, disse il giovane, accorgendosi che il vento stava quasi per cedere alla suarichiesta. Quando si ama, allora si riesce a essere qualunque cosa tra quelle della Creazione. Quando si ama, non si ha alcun bisogno di capire che cosa accade, perché tutto comincia ad accadere dentro di noi, e gli uomini possono addirittura trasformarsi in vento. Purché i venti li aiutino, e chiaro.
Il vento, che era molto orgoglioso, fu alquanto irritato dalle parole di quel ragazzo. Cominciò a soffiare con maggiore forza, sollevando le sabbie del deserto. Ma infine dovette riconoscere che, pur avendo percorso il mondo intero, non sapeva come trasformare gli uomini in vento. E non conosceva l'Amore.
Mentre vagavo per il mondo, ho notato che molti parlavano dell'amore guardando il cielo, disse il vento, infuriato per il fatto di dovere accettare i propri limiti. Forse è meglio domandarlo al cielo.
Allora aiutami, disse il ragazzo. Riempi di polvere questo luogo, affinché io possa guardare il solesenza accecarmi.
Il vento, allora, soffiò con molta forza e il cielo si riempì di sabbia, lasciando solo un disco dorato al posto del sole.
Nell'accampamento diventava sempre più difficile scorgere qualcosa. Gli uomini del deserto
conoscevano bene quel vento. Si chiamava Simun, ed era peggio di una tempesta in mare, giacché loro non conoscevano il mare. I cavalli nitrivano e le armi cominciarono a ricoprirsi di sabbia.
Sulla roccia, uno dei comandanti si rivolse al generale e disse:
Forse è meglio smetterla.
Quasi non riuscivano più a scorgere il ragazzo. I visi erano coperti da veli azzurri e i loro occhi, adesso, manifestavano soltanto sgomento.
Smettiamola, insistette un altro comandante.
Voglio vedere la grandezza di Allah, rispose rispettosamente il generale. Voglio vedere come gli uomini si trasformano in vento.
Ma annotò mentalmente i nomi dei due uomini che avevano avuto paura. Appena il vento fosse cessato, li avrebbe destituiti dai loro incarichi, perché gli uomini del deserto non sentono la paura.
Il vento mi ha detto che tu conosci l'Amore, disse il ragazzo al Sole. Se conosci l'Amore, conosci anche l'Anima del Mondo, che è fatta di Amore.
Dal punto in cui mi trovo, disse il Sole posso vedere l'Anima del Mondo. E’ in comunione con la mia anima e noi, insieme, facciamo crescere le piante e procedere le pecore alla ricerca d'ombra.
Dal punto in cui mi trovo, e sono ben lontano dal mondo, ho imparato ad amare. So bene che, se mi avvicinassi un po' di più alla Terra, tutto quanto si trova su essa morirebbe. E l'Anima del Mondo, allora, cesserebbe di esistere. Perciò ci contempliamo e ci vogliamo bene: io le concedo vita e calore e lei mi dà una ragione per vivere.
Tu conosci l'Amore, disse il ragazzo.
E conosco l'Anima del Mondo, perché parliamo spesso in questo lungo viaggio senza fine perl'Universo Lei mi dice che il suo maggior problema è che, finora, soltanto i minerali e i vegetali hanno capito come tutto sia una cosa sola. E perciò non è necessario che il ferro sia uguale al rame, e che il rame sia uguale all'oro. Ognuno svolge la propria precisa funzione in questa cosa unica: e tutto creerebbe una Sinfonia di Pace se la Mano che ha scritto tutto ciò si fosse fermata al quinto giorno della creazione.
Ma ci fu un sesto giorno, aggiunse il Sole.

 
 
 

XXXVII

Post n°187 pubblicato il 21 Settembre 2009 da camilloiuy

Gli hai dato tutto il mio tesoro! esclamò il ragazzo. Tutto quello che ho guadagnato nella mia vita.
E a che cosa ti servirebbe, se dovessi morire? rispose l'Alchimista. Il tuo denaro ti ha salvato per tre giorni. Ben poche volte il denaro serve a rinviare la morte.
Ma il ragazzo era troppo spaventato per ascoltare parole sagge. Non sapeva come trasformarsi in vento. Non era un Alchimista.
L'Alchimista chiese a un guerriero una manciata di tè e ne depose un pizzico sui polsi del ragazzo, che si sentì invadere tutto il corpo da un'ondata di tranquillità mentre l'Alchimista pronunciavaalcune parole che egli non riusciva a comprendere.
Non abbandonarti alla disperazione, disse l'Alchimista, con una voce stranamente dolce. Altrimenti non riuscirai a parlare con il tuo cuore.
Ma io non so trasformarmi in vento.
Chi vive la propria Leggenda Personale conosce tutto ciò che ha bisogno di conoscere. Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire.
Io non ho paura di fallire. Ma non so proprio come trasformarmi in vento.
Allora dovrai impararlo. La tua vita dipende da questo.
E se non ci riuscirò?
Morirai mentre starai vivendo la tua Leggenda Personale. E’ assai meglio che morire come migliaia di altri uomini, che non hanno mai saputo che la Leggenda Personale esiste. Comunque, non preoccuparti. Generalmente, la morte rende gli uomini più sensibili alla vita.
Trascorse il primo giorno. Vi fu una grande battaglia nei dintorni e molti feriti furono trasportati nell'accampamento militare. Con la morte non cambia nulla, pensava il ragazzo. I guerrieri che morivano venivano sostituiti da altri. E la vita continuava.
Avresti potuto morire più tardi, amico mio, disse una guardia rivolta al cadavere di un compagno.
Avresti potuto morire quando fosse giunta la pace. Ma alla fine saresti morto comunque.
Al termine di quella giornata, il ragazzo andò a cercare l'Alchimista. Questi stava portando il falco verso il deserto.
Non so trasformarmi in vento, ripeté il ragazzo.
Ricordati di quello che ti ho detto: il mondo è solo la parte visibile di Dio. E l'Alchimia consiste nel ricondurre sul piano materiale la perfezione spirituale.
Che cosa stai facendo? Nutro il mio falco.
Se io non riuscirò a trasformarmi in vento, moriremo, disse il ragazzo. Perché, allora, nutrire il falco?
Chi morirà sarai tu, disse l'Alchimista. Io so come trasformarmi in vento. Il secondo giorno il
giovane si recò sulla sommità di una roccia che si trovava vicino all'accampamento. Le sentinelle lo lasciarono passare: avevano già sentito parlare del mago che si trasformava in vento, e non volevano avvicinarglisi. Il deserto, inoltre, era un'enorme e insormontabile muraglia. Il ragazzo si trattenne tutto il pomeriggio del secondo giorno a guardare il
deserto. Ascoltò il proprio cuore. E il deserto ascoltò la sua paura.
Parlavano entrambi la stessa lingua.
Il terzo giorno il generale si riunì con i più importanti comandanti.
Andiamo a vedere quel giovane che si trasforma in vento, disse il Generale all'Alchimista.
Andiamo pure, rispose questi.
Il ragazzo li condusse fino al luogo dove era statoil giorno precedente. Poi chiese a tutti di sedersi.
Ci vorrà un po' di tempo, disse.
Noi non abbiamo fretta, rispose il Generale. Siamo uomini del deserto.
Trascorse il primo giorno. Vi fu una grande battaglia nei dintorni e molti feriti furono trasportati nell'accampamento militare. Con la morte non cambia nulla, pensava il ragazzo. I guerrieri che morivano venivano sostituiti da altri. E la vita continuava.
Avresti potuto morire più tardi, amico mio, disse una guardia rivolta al cadavere di un compagno.
Avresti potuto morire quando fosse giunta la pace. Ma alla fine saresti morto comunque.
Al termine di quella giornata, il ragazzo andò a cercare l'Alchimista. Questi stava portando il falco verso il deserto.
Non so trasformarmi in vento, ripeté il ragazzo.
Ricordati di quello che ti ho detto: il mondo è solo la parte visibile di Dio. E l'Alchimia consiste nel ricondurre sul piano materiale la perfezione spirituale.

 
 
 

XXXVI

Post n°186 pubblicato il 19 Settembre 2009 da camilloiuy

Ma poi tacque. L'Alchimista doveva certo saperlo bene.
Ho conosciuto veri alchimisti, proseguì l'uomo. Si chiudevano nel laboratorio e tentavano di
evolvere come l'oro, scoprivano la Pietra Filosofale. Perché avevano capito che, quando qualcosa evolve, evolve anche tutto quanto la circonda.
Altri trovarono la pietra per caso. Possedevano già quel dono, le loro anime erano più ricettive di quelle di altri uomini. Ma questi non contano, perché sono rari. Altri, infine, ricercavano soltanto l'oro. E questi non scoprirono mai il segreto. Avevano dimenticato che anche il piombo, il rame, il ferro hanno una Leggenda Personale da realizzare. Chiunque interferisca nella Leggenda Personale degli altri, non scoprirà mai la propria.
Le parole dell'Alchimista risuonarono come una maledizione. Questi si chinò e raccolse una
conchiglia del deserto.
Un tempo, questo luogo era un mare, disse.
Me n'ero accorto, rispose il ragazzo.
L'Alchimista lo invitò ad avvicinare la conchiglia all'orecchio. Il ragazzo, che lo aveva già fatto tante volte da bambino, ascoltò il rumore del mare.
Il mare è ancora dentro questa conchiglia, perché è questa la sua Leggenda Personale. E non l'abbandonerà mai, fino a quando il deserto non si coprirà di nuovo d'acqua.
Poi montarono sui cavalli e proseguirono verso le Piramidi d'Egitto.
Il sole aveva cominciato a tramontare quando il cuore del ragazzo diede un segnale di pericolo. Si trovavano fra gigantesche dune e il ragazzo guardò l'Alchimista, ma questi sembrava non avere notato nulla. Cinque minuti dopo il giovane scorse davanti a se due cavalieri, le sagome stagliate contro il sole. Prima che potesse parlarne all'Alchimista, i due cavalieri si erano trasformati in dieci, poi in cento, finché le gigantesche dune ne furono completamente piene.
Erano guerrieri vestiti di azzurro, con un triplo anello di cordone nero sopra il turbante. I loro vi si erano coperti da un altro velo azzurro, che lasciava scoperti solo gli occhi.
Bench‚ lontani, quegli occhi mostravano la forza dei loro animi. E quegli occhi parlavano di morte.
Li condussero in un accampamento militare là nei pressi. Un soldato spinse il ragazzo e l'Alchimista dentro una tenda. Era una tenda diversa da quelle che aveva conosciuto nell'oasi: all'interno, c'era un comandante con lo stato maggiore riunito al completo.
Sono le spie, disse uno degli uomini.
Siamo soltanto dei viaggiatori, rispose l'Alchimista.
Siete stati visti nell'accampamento nemico tre giorni orsono. E avete parlato con uno dei guerrieri.
Sono un uomo che cammina per il deserto e conosce le stelle, disse l'Alchimista. Non ho alcuna informazione di eserciti, o di movimenti dei clan.
Ho soltanto guidato il mio amico fin qui. Chi è il tuo amico? domandò il comandante.
Un Alchimista, rispose l'Alchimista. Egli conosce i poteri della natura. E desidera mostrare al
comandante le sue straordinarie capacità.
Il ragazzo lo ascoltò in silenzio. E con tanta paura.
Che cosa fa uno straniero in una terra straniera? domandò un altro uomo.
Ha portato con se del denaro da offrire al vostro clan, rispose l'Alchimista, .
Il ragazzo lo ascoltò in silenzio. E con tanta paura.
Che cosa fa uno straniero in una terra straniera? domandò un altro uomo.
Ha portato con se del denaro da offrire al vostro clan, rispose l'Alchimista,
Un uomo che conosce la natura e il mondo. Selui volesse, distruggerebbe questo accampamento con la sola forza del vento.
Gli uomini scoppiarono a ridere. Erano abituati alla forza della guerra e sapevano che il vento non può sferrare colpi mortali. Ma ciascuno di loro sentì una stretta al cuore. Erano uomini del deserto e avevano timore dei maghi.
Voglio vederlo con i miei occhi, disse il generale.
Ci servono tre giorni, rispose l'Alchimista. Ed egli si trasformerà in vento, soltanto per mostrarvi la forza del suo potere. Se non riuscirà, noi vi offriremo umilmente le nostre vite, per l'onore del vostro clan.
Non puoi offrirmi quanto già mi appartiene, disse, arrogante, il generale.
Ma accordò i tre giorni ai viaggiatori.
Il ragazzo era paralizzato dal terrore. Riuscì a uscire dalla tenda solo perché l'Alchimista lo sostenne
per le braccia.
Non lasciare che si accorgano della tua paura, disse l'Alchimista. Sono uomini coraggiosi e
disprezzano i codardi.
Il giovane, però, non aveva più voce. Riuscì a parlare solo dopo qualche tempo, mentre
camminavano attraverso l'accampamento. Non c'era bisogno, infatti, di tenerli prigionieri: gli arabi
si limitarono a privarli dei cavalli. E, ancora una volta, il mondo mostrò i suoi numerosi linguaggi:
il deserto, piuttosto che un campo libero e sconfinato, adesso era una muraglia insormontabile.

 
 
 

XXXV

Post n°185 pubblicato il 17 Settembre 2009 da camilloiuy

Le guardie scoppiarono a ridere di cuore e l'Alchimista rise insieme a loro. Avevano trovato la risposta molto divertente e li lasciarono andare senza altri indugi, e con tutti i loro averi.
Sei matto? domandò il ragazzo all'Alchimista, quando ormai erano lontani. Perché lo hai fatto?
Per dimostrarti una semplice legge del mondo, rispose l'Alchimista. Quando abbiamo davanti agli occhi dei grandi tesori, non ce ne accorgiamo mai. E sai perché? Perché gli uomini non credono ai tesori.
Continuarono ad avanzare nel deserto. Ogni giorno che passava, il cuore del ragazzo si faceva sempre più silenzioso. Non voleva più sapere niente di cose passate o di cose future: si contentava anch'esso di contemplare il deserto e dissetarsi insieme al ragazzo dall'Anima del Mondo. Il giovane e il suo cuore divennero grandi amici: ciascuno incapace di tradire l'altro.
Quando il cuore parlava, lo faceva per dare stimolo e forza al ragazzo, per il quale i giorni di silenzio erano talvolta terribilmente pesanti. E per la prima volta il cuore gli parlò delle sue grandi doti: del coraggio che aveva avuto nell'abbandonare le pecore, nel vivere la propria Leggenda Personale, e dell'entusiasmo dimostrato nel negozio del cristalli.
Ma gli parlò anche di una cosa cui il ragazzo non aveva mai fatto caso: dei pericoli che li avevano sfiorati e di cui egli non si era mai accorto. Il cuore gli raccontò che, una volta, aveva nascosto la pistola che il giovane aveva sottratto al padre, poiché c'era una grande possibilità che si ferisse. E rammentò quel giorno in cui il ragazzo si era sentito male in aperta campagna, aveva vomitato e poi dormito per lungo tempo: poco più avanti c'erano due briganti che stavano organizzando un piano per rubargli le pecore e assassinarlo. Ma, visto che il ragazzo non compariva, avevano deciso di andarsene, pensando che dovesse avere cambiato direzione.
I cuori aiutano sempre gli uomini? domandò all'Alchimista.
Soltanto quelli che vivono la propria Leggenda Personale. Ma aiutano molto i bambini, gli ubriachi e i vecchi.
Allora vuol dire che non c'è pericolo?
Vuol dire solo che i cuori fanno del loro meglio, rispose l'Alchimista.
Un certo pomeriggio passarono per l'accampamento di uno dei clan. C'erano arabi con vistosi abiti bianchi, ricoperti di armi nascoste ovunque. Gli uomini fumavano il narghilè e parlavano di combattimenti. Nessuno prestò grande attenzione ai due viaggiatori.
Non c'è alcun pericolo, disse il ragazzo, quando ormai si erano allontanati un po'
dall'accampamento. L'Alchimista si infuriò.
Confida nel tuo cuore, disse. Ma non dimenticare che sei nel deserto. Quando gli uomini sono in guerra, anche l'Anima del Mondo sente le urla del combattimento. Nessuno può evitare di subire le conseguenze di qualunque cosa accada sotto il sole.
Tutto è una sola cosa, pensò il ragazzo.
E, come se il deserto volesse dimostrare che il vecchio Alchimista era nel giusto, alle spalle dei viaggiatori comparvero due cavalieri.
Non potete proseguire, disse uno di loro. Vi trovate nella zona dove sono in corso i combattimenti.
Non vado molto lontano, rispose l'Alchimista, guardando profondamente negli occhi i guerrieri.
Questi tacquero per qualche minuto e poi acconsentirono a che i due stranieri proseguissero il viaggio.
Il ragazzo assistette alla scena affascinato.
Hai dominato le guardie con lo sguardo, commentò.
Gli occhi mostrano la forza dell'anima, rispose l'Alchimista
E’ vero, pensò il ragazzo. Laggiù, nell'accampamento, si era accorto che, in mezzo alla folla di soldati, uno di loro li guardava fissamente. Ed era così distante che non si sarebbe neppure potuta distinguere la sua faccia. Eppure il ragazzo era certo che stesse guardando proprio loro due.
Finalmente, quando iniziarono l'attraversamento di una montagna che si stendeva su tutto
l'orizzonte, l'Alchimista disse che mancavano due giorni per raggiungere le Piramidi.
Se dovremo separarci presto, rispose il ragazzo, allora insegnami l'Alchimia.
Già la conosci. Significa penetrare nell'Anima del Mondo e scoprire il tesoro che essa ha riservato per noi.
Non è questo che voglio conoscere, ma il modo per trasformare il piombo in oro.
L'Alchimista, rispettando il silenzio del deserto, rispose al ragazzo soltanto quando si fermarono per mangiare.
Tutto nell'universo evolve, disse infine. E per i saggi l'oro è il metallo più evoluto. Non domandarmi perché: questo non lo so. Io so soltanto che la Tradizione è sempre nel giusto.
Sono gli uomini che non hanno bene interpretato le parole dei saggi. E l'oro, invece che simbolo di evoluzione, è divenuto il segnale delle guerre.
Le cose parlano molti linguaggi, disse il ragazzo. L'ho capito con il bramito di un cammello che, prima, era solo un bramito e, poi, è divenuto segnale di pericolo, per trasformarsi infine di nuovo in un bramito.

 
 
 

XXXIII

Post n°184 pubblicato il 14 Settembre 2009 da camilloiuy

Ogni momento di ricerca è un momento di incontro, ripeté il ragazzo alproprio cuore. Mentre cercavo il mio tesoro, tutti i giorni erano giorni luminosi, perché sapevo che ogni ora faceva parte del sogno da ritrovare. Mentre cercavo questo mio tesoro, lungo il cammino ho scoperto cose che non avrei mai sognato di trovare se non avessi avuto il coraggio di tentare ciò che era impossibile per un pastore.
Il cuore, allora, si chetò per tutta una sera. Il ragazzo dormì tranquillamente una notte e, quando si svegliò, il cuore cominciò a parlargli dell'Anima del Mondo. Disse che uomo felice era colui che aveva Dio dentro di se. E che la felicità poteva scoprirsi in un semplice granello di sabbia deldeserto, proprio come gli aveva detto l'Alchimista. Perché un granello di sabbia è un momento della Creazione e l'Universo ha impiegato migliaia di milioni di anni per crearlo. Per ogni uomo sulla faccia della terra c'è un tesoro che lo aspetta, disse il cuore. Noi, i cuori, solitamente parliamo poco di questi tesori, perché gli uomini ormai non vogliono più trovarli. Ne parliamo soltanto ai bambini.
Poi lasciamo che la vita indirizzi ciascuno verso il proprio destino. Ma, purtroppo, soltanto pochi seguono il cammino tracciato per loro, il cammino della loro Leggenda Personale e della felicità.
Ritengono che il mondo sia qualcosa di minaccioso ed è per questo che il mondo diviene qualcosa di minaccioso.
Allora noi, i cuori, parliamo a ciascuno sempre più sottovoce, ma non taciamo mai. E ci auguriamo che le nostre parole non siano udite: non vogliamo che gli uomini soffrano perché non hanno seguito il proprio cuore.
Perché mai i cuori non suggeriscono agli uomini di continuare a seguire i propri sogni? domandò il ragazzo all'Alchimista.
Perché, in tal caso, è il cuore a soffrire di più. E ai cuori non piace affatto soffrire.
Da quel giorno il ragazzo comprese il proprio cuore e gli chiese di non abbandonarlo mai. E lo pregò, quando egli si fosse trovato lontano dai propri sogni, di stringergli il petto e mandargli così un segnale di allarme. Il ragazzo giurò che, ogniqualvolta avesse udito questo segnale, lo avrebbe seguito.
Quella sera parlò di tutto con l'Alchimista. E questi capì che il cuore del ragazzo era tornato all'Anima del Mondo.
Che cosa devo fare adesso? domandò il giovane. Prosegui verso le Piramidi, rispose l'Alchimista. E presta sempre attenzione ai segnali. Ormai, il tuo cuore è in grado di mostrarti il tesoro.
Era questo che dovevo ancora conoscere?
No, rispose l'Alchimista. Quanto ancora devi sapere è questo: prima di realizzare un sogno, l'Anima del Mondo decide sempre di provare tutto quanto si è appreso durante il cammino. E lo fa non perché sia cattiva, ma perché noi possiamo conquistare, insieme al nostro sogno, anche gli insegnamenti che abbiamo appreso durante il nostro cammino verso di lui. E’ il momento in cui la maggior parte degli uomini desiste. E noi, nel linguaggio del deserto, lo definiamo con l'espressione'morire di sete quando le palme compaiono già all'orizzonte'.
Una ricerca comincia sempre con la Fortuna del Principiante. E finisce sempre con la Prova del Conquistatore.
Il ragazzo si rammentò di un vecchio proverbio del suo paese: l'ora più buia era sempre quella che precedeva il sorgere del sole.
Il giorno dopo comparve il primo segnale concreto di pericolo. Tre guerrieri si avvicinarono edomandarono loro che cosa stessero facendo da quelle parti.
Sono venuto a caccia con il mio falco, rispose l'Alchimista.
Vi dobbiamo perquisire per accertarci che non abbiate armi, disse uno dei guerrieri.
L'Alchimista smontò lentamente dal suo cavallo. Il ragazzo fece la stessa cosa.
Perché tutto questo denaro? domandò il guerriero quando si accorse della sacca del ragazzo.
Per arrivare fino in Egitto, rispose questi.
La guardia che stava perquisendo l'Alchimista trovò una piccola boccetta di cristallo piena di liquido e un uovo di vetro giallastro, poco più grande di un uovo di gallina.
E questi che cosa sono? domandò.
Sono la Pietra Filosofale e l'Elisir di Lunga Vita: la grande opera degli Alchimisti. Chi prenderà questo elisir non cadrà mai ammalato, e una scheggia di questa pietra può trasformare qualunque metallo in oro.

Le guardie scoppiarono a ridere di cuore e l'Alchimista rise insieme a loro. Avevano trovato la risposta molto divertente e li lasciarono andare senza altri indugi, e con tutti i loro averi.

 
 
 

XXXII

Post n°183 pubblicato il 13 Settembre 2009 da camilloiuy

Ascolta il tuo cuore. Esso conosce tutte le cose, perché è originato dall'Anima del Mondo, e un giorno vi farà ritorno.
Avanzarono in silenzio per più di due giorni. L'Alchimista si dimostrava molto più prudente, perché stavano avvicinandosi alla zona dei combattimenti più violenti. E il ragazzo cercava di ascoltare il proprio cuore.
Era un cuore difficile: prima era abituato a partire sempre, ma adesso voleva arrivare a ogni costo.
A volte il suo cuore si tratteneva, per lunghe ore, a raccontare storie di nostalgia, tante altre volte si commuoveva davanti al sorgere del sole nel deserto, facendo piangere il ragazzo, che si nascondeva. Il cuore batteva più veloce quando gli parlava del tesoro e rallentava quando i suoi occhi si perdevano sull'orizzonte sconfinato del deserto. Ma non se ne stava mai in silenzio, neppure quando il ragazzo non scambiava una sola parola con l'Alchimista.
Perché dobbiamo ascoltare il cuore? domandò il giovane quando, quel giorno, si accamparono.
Perché dovunque esso sarà, lì si troverà il tuo tesoro.
Il mio cuore è inquieto, disse il ragazzo. Sogna, si commuove ed è innamorato di una donna del deserto. Mi chiede tante cose e spesso, durante la notte, non mi lascia dormire quando penso a lei.
Bene, il tuo cuore è vivo. Continua ad ascoltare ciò che ha da dirti.
Nei tre giorni seguenti, i due incontrarono alcuni guerrieri e altri ne videro all'orizzonte. Il cuore del ragazzo cominciò a parlargli di paura. Gli raccontava storie che aveva udito dall'Anima del Mondo, storie di uomini che erano andati in cerca di tesori e non li avevano mai trovati. Ogni tanto spaventava il ragazzo con il pensiero che anche lui avrebbe potuto non scoprire il tesoro, o morire nel deserto. Altre volte gli insinuava di essere già soddisfatto, di avere già trovato un amore e tante
monete d'oro.
Il mio cuore è traditore, disse il ragazzo all'Alchimista, quando si fermarono per fare riposare un po' i cavalli. Non voglio che continui a parlare.
E’ un bene, rispose l'Alchimista. E’ la prova che il tuo cuore è vivo. E’ naturale aver paura di scambiare per un sogno tutto ciò che si è già ottenuto.
Perché, allora, devo ascoltare il mio cuore?
Perché non riuscirai mai a farlo stare zitto. E per quanto tu finga di non ascoltare ciò che dice, sarà sempre nel tuo petto e continuerà a ripetere quello che pensa della vita e del mondo. Anche se è traditore?
Il tradimento è il colpo che non ti aspetti. E se tu saprai conoscere bene il tuo cuore, esso non te lo darà mai. Perché conoscerai i tuoi sogni e i tuoi desideri, e saprai fronteggiarli. Nessuno riesce a sfuggire al proprio cuore. Quindi è meglio ascoltare ciò che dice. Perché non si abbatta mai quel colpo che non ti aspetti.
Mentre camminava nel deserto, il ragazzo continuò ad ascoltare il proprio cuore. Cominciò a riconoscerne i trabocchetti e i trucchi, e cominciò ad accettarlo così com'era. Allora non ebbe più paura, ma non ebbe più neppure il desiderio di tornare indietro, perché un pomeriggio il cuore gli disse che lui era felice. Anche se ogni tanto mi lamento, diceva il suo cuore, lo faccio perché sono il cuore di un uomo e i cuori degli uomini sono cos ì: hanno paura di realizzare i sogni più grandi, perché pensano di non meritarlo, o di non riuscire a raggiungerli. Noi, i cuori, siamo terrorizzati al
solo pensiero di amori che sono finiti per sempre, di momenti che avrebbero potuto essere belli e non lo sono stati, di tesori che avrebbero potut o essere scoperti e sono rimasti per sempre nascosti nella sabbia. Perché, quando ciò accade, noi ne soffriamo intensamente. Il mio cuore ha paura di soffrire, disse il ragazzo all'Alchimista, una sera in cui guardavano il cielo senza luna.
Digli che la paura di soffrire è assai peggiore della stessa sofferenza. E che nessun cuore ha maiprovato sofferenza quando ha inseguito i propri sogni, perché ogni momento di ricerca è un momento di incontro con Dio e con l'Eternità.

 
 
 

XXXI

Post n°182 pubblicato il 09 Settembre 2009 da camilloiuy

la guerra continuava e, ogni tanto, il vento portava l'odore dolciastro del sangue. Qualche battaglia doveva essere avvenuta lì vicino e il vento ricordava al giovane che esisteva il linguaggio dei segni, sempre pronto a mostrare ciò che gli occhi non riuscivano a vedere.
Il settimo giorno di viaggio, l'Alchimista decisedi accamparsi più presto del solito. Il falco si allontanò in cerca di una preda ed egli estrasse la borraccia dell'acqua, che offrì al ragazzo.
Adesso sei quasi al termine del tuo viaggio, disse l'Alchimista. I miei complimenti a te, che hai seguito la tua Leggenda Personale.
E tu mi stai guidando in silenzio, disse il ragazzo. Pensavo che mi avresti insegnato ciò che sai.
Qualche tempo fa mi sono trovato nel deserto con un uomo che possedeva libri di alchimia, ma non sono riuscito a imparare nulla.
C'è solo un modo per imparare, rispose l'Alchimista. Ed è attraverso l'azione. Tutto ciò che avevi bisogno di conoscere, il viaggio te lo ha insegnato. Manca solo una cosa.
Il ragazzo desiderava sapere quale fosse, ma l'Alchimista teneva gli occhi fissi sull'orizzonte, aspettando il ritorno del falco.
Perché ti chiamano Alchimista?
Perché lo sono.
E in che cosa sbagliarono gli altri alchimisti, che cercarono l'oro e non riuscirono a scoprirlo?
Si limitavano a ricercare l'oro, rispose il suo compagno. Ricercavano il tesoro della propria
Leggenda Personale, senza il desiderio di viverla.
Che cosa devo ancora conoscere? insistette il ragazzo.
Ma l'Alchimista continuava a fissare l'orizzonte. Dopo qualche tempo, il falco ritornò con il cibo.
Scavarono una fossa e vi accesero all'interno un fuoco, perché nessuno potesse vedere la luce delle fiamme.
Io sono un Alchimista perché lo sono, rispose infine mentre preparavano il cibo. Ho appreso la scienza dai miei avi, che la appresero dai loro avi, e così via fino alla creazione del mondo. A quell'epoca, tutta la scienza della Grande Opera poteva essere scritta su un semplice smeraldo.
 Ma gli uomini non diedero importanza alle cose semplici e cominciarono a scrivere trattati,
interpretazioni e studi filosofici. Cominciarono anche ad affermare di conoscere il cammino meglio degli altri. Ma la Tavola di Smeraldo è ancora viva.
E che cosa c'era scritto sulla Tavola di Smeraldo? domandò il ragazzo.
L'Alchimista cominciò a disegnare sulla sabbia, ma non vi si soffermò più di cinque minuti. Mentre disegnava, il ragazzo ripensò al vecchio re e alla piazza dove, un giorno, si erano incontrati:sembrava che da allora fossero passati tanti e tanti anni.
Questo è scritto sulla Tavola di Smeraldo, rispose l'Alchimista quando ebbe finito di scrivere.
Il ragazzo si avvicinò e lesse le parole scritte sulla sabbia.
E’ un codice, esclamò poi, un po' deluso dalla Tavola di Smeraldo. Somiglia a quei libridell'inglese.

No, rispose l'Alchimista. E’ come il volo degli sparvieri: non va compreso con la sola ragione. La Tavola di Smeraldo è un passaggio diretto verso l'Anima del Mondo. I saggi compresero che questo mondo naturale è solo un'immagine e una copia del Paradiso. La semplice esistenza di questo mondo è la garanzia che ne esiste uno più perfetto. Dio lo creò perché gli uomini, attraverso le cose visibili, potessero comprendere i suoi insegnamenti spirituali e le meraviglie della sua sapienza. E’ questo che io chiamo Azione.
Dovrei comprendere la Tavola di Smeraldo? domandò il ragazzo.
Forse, se ti trovassi in un laboratorio di alchimia, questo sarebbe il momento giusto per studiare la maniera migliore di capire la Tavola di Smeraldo. Ma sei nel deserto. E allora immergiti nel deserto. Serve a comprendere il mondo altrettanto bene di qualsiasi altra cosa sulla faccia della terra. Non c'è bisogno che tu capisca il deserto: basta che osservi un semplice granello di sabbia e vi scorgerai tutte le meraviglie della Creazione.
Come posso immergermi nel deserto?

 
 
 

XXX

Post n°181 pubblicato il 26 Agosto 2009 da camilloiuy

Fatima è una donna del deserto, proseguì l'Alchimista. Sa bene che gli uomini devono partire, per
avere la possibilità di ritornare. Lei ha già trovato il suo tesoro: sei tu. Adesso attende che tu possa
trovare ciò che cerchi.
Adesso lasciaci soli, disse infine il ragazzo all'arabo, che se ne tornò alla propria tenda, orgoglioso
di avere avuto la possibilità di aiutare il Consigliere dell'Oasi: e felice di avere il denaro per
acquistare qualche pecora.
Fatima comparve sulla soglia della tenda. Si allontanarono insieme verso le palme. Il ragazzo
sapeva come tutto ciò fosse contrario alla Tradizione, ma in quel momento non aveva alcuna
importanza.
Parto, le disse. E voglio che tu sappia che tornerò. Io ti amo perché...
Non dire nulla, lo interruppe Fatima. Si ama perché si ama. Non c'è altra ragione per amare.
Ma il ragazzo proseguì: Io ti amo perché ho fatto un sogno, perché ho incontrato un re, perché ho
venduto cristalli, perché ho attraversato il deserto, perché i clan hanno dichiarato guerra e perché
sono andato presso un pozzo per scoprire dove abitava un Alchimista. Ti amo perché tutto
l'universo ha cospirato affinché io giungessi fino a te.
Si abbracciarono. Era la prima volta che i loro corpi si sfioravano.
Tornerò, ripeté il ragazzo.
Prima guardavo il deserto con desiderio, rispose Fatima. Adesso lo guarderò con speranza. Un
giorno mio padre è partito, ma è ritornato per mia madre. E ritorna sempre.
Non aggiunsero altro. Camminarono per un po' fra le palme e poi il ragazzo la lasciò sulla soglia
della tenda.
Tornerò come tuo padre è tornato per tua madre, disse.
Notò che gli occhi di Fatima era pieni di lacrime.
Stai piangendo?
Sono una donna del deserto, disse lei, nascondendo il viso. Ma, prima di tutto, sono una donna.
Fatima entrò nella tenda. Di lì a poco sarebbe spuntato il sole. Quando fosse stato giorno, sarebbe
uscita per ripetere ancora una volta ciò che aveva fatto per tanti anni. Ma, ora, tutto era cambiato. Il
ragazzo non si trovava più nell'Oasi, e questa non avrebbe più avuto per lei lo stesso significato che
aveva prima. Non sarebbe stato più un luogo con cinquantamila palme e trecento pozzi, dove i
viaggiatori approdavano felici dopo un lungo viaggio. L'Oasi, da quel giorno in poi, per lei sarebbe
stata un posto vuoto.
Da quel giorno in poi, il deserto avrebbe avuto più importanza. Lei lo avrebbe guardato sempre, nel
tentativo di scoprire quale stella il ragazzo stesse seguendo in cerca del proprio tesoro. Avrebbe
dovuto mandare i suoi baci con il vento, nella speranza che il vento, sfiorando il viso del suo
ragazzo, gli dicesse che lei era viva, che lo aspettava, come una donna aspetta un uomo coraggioso
che persiste nel ricercare sogni e tesori.
Da quel giorno in poi, il deserto sarebbe stato una sola cosa: la speranza del ritorno.
Non pensare a quanto è rimasto indietro, disse l'Alchimista quando cominciarono a cavalcare fra le
sabbie del deserto. E’ tutto annotato nell'Anima del Mondo, là dove rimarrà per sempre.
Gli uomini sognano più il ritorno che la partenza, disse il ragazzo, che stava già riabituandosi al
silenzio del deserto.
Se quanto hai già trovato è fatto di materia pura, non potrà mai marcire. E tu, un giorno, potrai
tornare. Se è stato soltanto un attimo di luce, comel'esplosione di una stella, allora non troverai più
nulla quando ritornerai. Ma avrai visto un'esplosione di luce. E anche solo per questo ne sarà valsa
la pena.
Era difficile non pensare a quanto si era lasciato alle spalle. Il deserto, con il suo paesaggio quasi
sempre uguale, si popolava solitamente di sogni. Il ragazzo vedeva ancora le palme, i pozzi e il viso
della donna amata. Vedeva l'inglese con il suo laboratorio e il cammelliere, che era un maestro e non
lo sapeva. Forse l'Alchimista non ha mai amato, pensò.
L'Alchimista gli cavalcava davanti, con il falco sulla spalla. L'animale ben conosceva il linguaggio
del deserto e, quando si fermavano, volava via dalla spalla dell'Alchimista in cerca di cibo. Il primo
giorno riportò una lepre. Il secondo, due uccelli. . .
L'uomo parlava il linguaggio dell'alchimia. Ma il ragazzo sapeva che stava riferendosi a Fatima.

 
 
 

XXXIV

Post n°180 pubblicato il 23 Agosto 2009 da camilloiuy

Sei matto? domandò il ragazzo all'Alchimista, quando ormai erano lontani. Perché lo hai fatto?
Per dimostrarti una semplice legge del mondo, rispose l'Alchimista. Quando abbiamo davanti agli
occhi dei grandi tesori, non ce ne accorgiamo mai. E sai perché? Perché gli uomini non credono aitesori.
Continuarono ad avanzare nel deserto. Ogni giorno che passava, il cuore del ragazzo si faceva
sempre più silenzioso. Non voleva più sapere niente di cose passate o di cose future: si contentava
anch'esso di contemplare il deserto e dissetarsi insieme al ragazzo dall'Anima del Mondo. Il giovane e il suo cuore divennero grandi amici: ciascuno incapace di tradire l'altro.
Quando il cuore parlava, lo faceva per dare stimolo e forza al ragazzo, per il quale i giorni di silenzio
 erano talvolta terribilmente pesanti. E per la prima volta il cuore gli parlò delle sue grandi
doti: del coraggio che aveva avuto nell'abbandonare le pecore, nel vivere la propria Leggenda Personale, e dell'entusiasmo dimostrato nel negozio del cristalli.
Ma gli parlò anche di una cosa cui il ragazzo non aveva mai fatto caso: dei pericoli che li avevano
sfiorati e di cui egli non si era mai accorto. Il cuore gli raccontò che, una volta, aveva nascosto la
pistola che il giovane aveva sottratto al padre, poiché c'era una grande possibilità che si ferisse. E
rammentò quel giorno in cui il ragazzo si era sentito male in aperta campagna, aveva vomitato e poi
dormito per lungo tempo: poco più avanti c'erano due briganti che stavano organizzando un piano
per rubargli le pecore e assassinarlo. Ma, visto che il ragazzo non compariva, avevano deciso di
andarsene, pensando che dovesse avere cambiato direzione.
I cuori aiutano sempre gli uomini? domandò all'Alchimista.
Soltanto quelli che vivono la propria Leggenda Personale. Ma aiutano molto i bambini, gli ubriachi
e i vecchi.
Allora vuol dire che non c'è pericolo?
Vuol dire solo che i cuori fanno del loro meglio, rispose l'Alchimista.
Un certo pomeriggio passarono per l'accampamento di uno dei clan. C'erano arabi con vistosi abiti
bianchi, ricoperti di armi nascoste ovunque. Gli uomini fumavano il narghilè e parlavano di
combattimenti. Nessuno prestò grande attenzione ai due viaggiatori.
Non c'è alcun pericolo, disse il ragazzo, quando ormai si erano allontanati un po'
dall'accampamento.
L'Alchimista si infuriò.
Confida nel tuo cuore, disse. Ma non dimenticare che sei nel deserto. Quando gli uomini sono in
guerra, anche l'Anima del Mondo sente le urla del combattimento. Nessuno può evitare di subire le
conseguenze di qualunque cosa accada sotto il sole.
Tutto è una sola cosa, pensò il ragazzo.
E, come se il deserto volesse dimostrare che il vecchio Alchimista era nel giusto, alle spalle dei
viaggiatori comparvero due cavalieri.
Non potete proseguire, disse uno di loro. Vi trovate nella zona dove sono in corso i combattimenti.
Non vado molto lontano, rispose l'Alchimista, guardando profondamente negli occhi i guerrieri.
Questi tacquero per qualche minuto e poi acconsentirono a che i due stranieri proseguissero il
viaggio.
Il ragazzo assistette alla scena affascinato.
Hai dominato le guardie con lo sguardo, commentò.
Gli occhi mostrano la forza dell'anima, rispose l'Alchimista
E’ vero, pensò il ragazzo. Laggiù, nell'accampamento, si era accorto che, in mezzo alla folla di
soldati, uno di loro li guardava fissamente. Ed era così distante che non si sarebbe neppure potuta
distinguere la sua faccia. Eppure il ragazzo era certo che stesse guardando proprio loro due.
Finalmente, quando iniziarono l'attraversamento di una montagna che si stendeva su tutto
l'orizzonte, l'Alchimista disse che mancavano due giorni per raggiungere le Piramidi.
Se dovremo separarci presto, rispose il ragazzo, allora insegnami l'Alchimia.
Già la conosci. Significa penetrare nell'Anima del Mondo e scoprire il tesoro che essa ha riservato
per noi.
Non è questo che voglio conoscere, ma il modo per trasformare il piombo in oro.
L'Alchimista, rispettando il silenzio del deserto, rispose al ragazzo soltanto quando si fermarono per
mangiare.

 
 
 

XXIX

Post n°179 pubblicato il 21 Agosto 2009 da camilloiuy

Mostrami la vita nel des erto, disse l'Alchimista. Soltanto chi trova la vita, può scoprire i tesori.
Cominciarono a camminare sulla sabbia, sotto una luna che brillava ancora nel cielo. Non so se
riuscirò a trovare qualche forma di vita nel deserto, pensava il ragazzo. Non lo conosco ancora
Voleva voltarsi e spiegarlo all'Alchimista, ma aveva paura di lui. Arrivarono alla zona pietrosa,
dove il ragazzo aveva visto gli sparvieri nel cielo. Ma adesso c'erano solo silenzio e vento.
Non riesco a trovare alcuna vita nel deserto, disse il ragazzo. So che esiste, ma non riesco a trovarla.
La vita attrae la vita, rispose l'Alchimista.
E il ragazzo capì. In quello stesso istante, allentò le redini del cavallo che, libero, si lanciò fra sassi
e sabbia. L'Alchimista lo seguiva in silenzio, e il ragazzo girò per quasi mezz'ora. Non riuscivano
più a vedere le palme dell'oasi, ma soltanto la gigantesca luna nel cielo e le rocce che brillavano con
un colore argenteo. All'improvviso, in un punto in cui non c'era mai stato niente prima, il ragazzo si
accorse che il suo cavallo si fermava.
Qui esiste la vita, disse all'Alchimista. Non conosco il linguaggio del deserto, ma il mio cavallo
conosce quello della vita.
Smontarono. L'Alchimista non disse nulla. Cominciò a osservare le pietre, camminando lentamente.
All'improvviso si fermò, per poi chinarsi con grande cautela. Per terra, fra i sassi, c'era una buca.
L'Alchimista vi infilò dentro la mano, e poi vi spinse il braccio, fino alla spalla. All'interno si mosse
qualcosa, e gli occhi dell'Alchimista - il ragazzo poteva vederne soltanto gli occhi - erano stretti per
lo sforzo e la tensione. Il braccio sembrava lottare contro qualcosa che si trovava all'interno. Ma,
con un salto che spaventò il ragazzo, l'alchimista ritrasse il braccio e si rialzò immediatamente. Con
la mano aveva afferrato un serpente per la coda.
Anche il ragazzo fece un balzo, ma all'indietro: il serpente si dibatteva senza sosta, emettendo
rumori e sibili che ferivano il silenzio del deserto. Era un cobra, il cui veleno avrebbe potuto
uccidere un uomo in pochi minuti.
Attenzione al veleno, pensò addirittura il ragazzo. Ma l'Alchimista, che aveva infilato la mano nella
buca, doveva essere già stato morso. La sua espressione, però, era tranquilla. L'Alchimista ha
duecento anni, aveva affermato l'inglese. Ormai doveva ben sapere come difendersi dai serpenti deldeserto. Il ragazzo vide il suo compagno avvicinarsi al cavallo ed estrarre la lunga spada a forma dimezzaluna.
 Con questa, disegnò un cerchio per terra e vi depose il serpente nel centro. La bestia si chetò
 immediatamente.
Puoi stare tranquillo, disse l'Alchimista. Da lì non uscirà. E tu hai scoperto la vita nel deserto, il
segnale di cui avevo bisogno. Perché mai era cos ì importante?
Perché le Piramidi sono circondate da deserto.
Il ragazzo non voleva sentire parlare di Piramidi. Il suo cuore era gonfio di tristezza, fin dalla sera
precedente perché continuare la ricerca del tesoro significava dover abbandonare Fatima.
Ti guiderò attraverso il deserto, disse l'Alchimista.
Voglio stabilirmi nell'oasi, rispose il ragazzo. Ho già incontrato Fatima. E lei, per me, vale più del
tesoro.
Fatima è una donna del deserto, proseguì l'Alchimista. Sa bene che gli uomini devono partire, per
avere la possibilità di ritornare. Lei ha già trovato il suo tesoro: sei tu. Adesso attende che tu possa
trovare ciò che cerchi.
E se decidessi di stabilirmi qui?
Allora sarai il Consigliere dell'Oasi. Possiedi oroa sufficienza per acquistare molte pecore e molti
cammelli. Ti sposerai con Fatima e vivrete felici il primo anno. Imparerai ad amare il deserto e
conoscerai una per una le cinquantamila palme. Ti accorgerai di come crescano, mettendo in mostra un mondo in perenne mutamento. E di volta in volta comprenderai sempre più i segnali, perché il deserto è il maestro migliore di tutti i maestri
Il secondo anno, ti rammenterai che esiste un tesoro. I segnali cominceranno a parlartene
incessantemente, ma tu tenterai di ignorarli. Userai la tua conoscenza solo per il benessere dell'oasi
e dei suoi abitanti. E, per questo, i capi tribù ti ringrazieranno. I loro cammellieri ne trarranno
ricchezza e potere.
Il terzo anno i segnali continueranno a parlarti del tuo tesoro e della tua Leggenda Personale. Notte
dopo notte tu veglierai, camminando per l'oasi, e Fatima sarà una donna triste, perché avrà fatto sì
che tu interrompessi il tuo cammino. Ma tu le darai amore e sarai corrisposto. Allora ricorderai che
lei non ti ha mai chiesto di restare perché una donna del deserto sa aspettare il proprio uomo. Perciò
non le attribuirai alcuna colpa. Ma lunghe notti vagherai sulle sabbie del deserto e fra le palme,
pensando che forse avresti potuto proseguire, riporre più fiducia nel tuo amore per Fatima. Perché
ciò che ti ha trattenuto nell'oasi è stata la tua paura di non tornarvi mai più. E a quel punto i segnali
ti indicheranno che il tuo tesoro è sepolto per sempre.

 
 
 

XXVIII

Post n°178 pubblicato il 16 Agosto 2009 da camilloiuy

Eccomi, disse il ragazzo.
Non dovresti essere qui, rispose l'Alchimista. O forse la tua Leggenda Personale prevedeva che tu
arrivassi fin qui?
I clan sono in guerra. Non è possibile attraversare il deserto.
L'Alchimista smontò dal suo cavallo e fece un cenno al ragazzo perché entrasse insieme con lui
nella tenda: una tenda uguale a tutte le altre che il ragazzo aveva visto nell'oasi, diversa soltanto
dalla grande tenda centrale, che ricordava lo sfarzo di certi racconti fantastici. Vi cercò gli strumenti
e i forni dell'alchimia, ma non trovò nulla. C'erano soltanto alcuni libri l'uno sull'altro, un focolare
per cucinare e dei tappeti con misteriosi disegni.
Siediti, mentre io preparo un po' di tè, disse l'Alchimista. E mangeremo insieme questi sparvieri.
Il ragazzo ebbe il sospetto che fossero gli stessi uccelli che aveva visto il giorno precedente, ma non
disse nulla. L'Alchimista accese il fuoco e, ben presto, un delizioso profumo di carne si diffuse per
la tenda: era più buono del profumo dei narghilè.
Perché volevi vedermi? domandò il ragazzo.
Per via dei segnali, rispose l'Alchimista. Il vento mi ha raccontato che saresti venuto. E che avresti
avuto bisogno di aiuto.
Non io, ma l'altro straniero, l'inglese. Era lui che ti stava cercando.
Lui deve trovare altre cose prima di trovare me. Ma è sulla strada giusta. Ha cominciato a guardare
il deserto. E io?
Quando si vuole una cosa, tutto l'universo cospira affinché si riesca a realizzare il sogno, affermò
l'Alchimista ripetendo le parole del vecchio re.Il ragazzo comprese. Adesso c'era un altro uomo
sulla sua strada, per condurlo fino alla sua Leggenda Personale.
Allora sarai tu il mio maestro?
No, tu sai già tutto ciò di cui hai bisogno. Io milimiterò a farti proseguire verso il tuo tesoro.
I clan sono in guerra, ripeté il ragazzo.
Conosco il deserto.
Ho già trovato il mio tesoro. Posseggo un cammello, il denaro del negozio di cristalli e cinquanta
monete d'oro. Potrei essere un uomo ricco nella mia terra.
Ma niente di tutto ciò è vicino alle Piramidi, disse l'Alchimista.
Ho Fatima: è un tesoro più grande di tutto quello che sono riuscito a radunare fino a ora.
Ma neppure lei è vicina alle Piramidi.
In silenzio mangiarono gli sparvieri. L'Alchimista aprì una bottiglia e versò un liquido rosso nel
bicchiere del ragazzo. Era vino, uno dei migliori vini che lui avesse mai bevuto in vita sua. Ma il
vino era proibito dalla legge.
Il male non è ciò che entra nella bocca di un uomo, disse l'Alchimista. Il male è ciò che ne esce.
Il ragazzo cominciò a sentirsi un po' alterato per via del vino. Ma l'Alchimista gli incuteva paura. Si
sedettero fuori della tenda, guardando la luna che, brillando, offuscava le stelle.
Bevi e distraiti un po', disse l'Alchimista, notando che il ragazzo cominciava a essere sempre più
allegro. Riposa, come sempre riposa un guerriero prima del combattimento. Ma non dimenticare
che il tuo cuore si trova là dove si trova il tuo tesoro. Ed è necessario che il tuo tesoro sia ritrovato
affinché tutto ciò che hai scoperto durante il cammino possa avere un significato. Domani vendi il
tuo cammello e compra un cavallo. I cammelli sono traditori: procedono per migliaia di passi, senza
dare alcun segno di stanchezza. D'improvviso, però, si inginocchiano e muoiono. I cavalli, invece,
si stancano a poco a poco. E tu sarai sempre in grado di sapere quanto puoi chiedere loro, oppure il
momento in cui moriranno.
La sera successiva, il ragazzo si presentò con un cavallo davanti alla tenda dell'Alchimista. Aspettò
un po' e quegli comparve, in groppa al suo animale e con il falco sulla spalla sinistra.

 
 
 

XXVII

Post n°177 pubblicato il 14 Agosto 2009 da camilloiuy

Lo strano cavaliere sguainò l'enorme spada ricurva che teneva infilata nella sella, e l'acciaio brillò
sotto il chiarore lunare.
Chi ha osato leggere il volo degli sparvieri?domandò poi con una voce così stentorea che parve
riecheggiare fra le cinquantamila palme di El-Faiyum.
Sono stato io, rispose il ragazzo. E ripensò immediatamente all'immagine di san Giacomo
l'Ammazzamori sul suo cavallo bianco, con gli infedeli sotto le zampe. Era proprio uguale. Con
l'unica differenza che, adesso, la situazione era invertita.
Sono stato io, ripeté il ragazzo, e chinò il capo, aspettandosi il colpo di spada. Molte vite saranno
salvate, perché non tenevate conto dell'Anima del Mondo.
La spada, però, non si abbatté rapidamente su di lui. La mano dello sconosciuto cominciò ad
abbassarsi piano piano, finché la punta della lama sfiorò la fronte del ragazzo. Era così affilata che
provocò l'uscita di una goccia di sangue.
Il cavaliere era immobile. E anche il ragazzo, che neppure per un istante pensò di fuggire. Dal
profondo del cuore, uno strano sentimento di gioia s'impossessò di lui: sarebbe morto per la propria
Leggenda Personale. E per Fatima. In fin dei conti, i segnali dicevano il vero. Aveva davanti a se il
nemico e, perciò, non c'era più bisogno che si preoccupasse della morte, giacché esisteva un'Anima
del Mondo. Di lì a poco ne avrebbe fatto parte anche lui. E ne avrebbe fatto parte, l'indomani, anche
il Nemico.
Il ragazzo si stupì: quell'uomo stava parlando di cose che ben pochi conoscevano.
Non bisogna mai rilassarsi, anche se si è giunti così lontano, proseguì.
Bisogna amare il deserto, ma non fidarsene mai completamente. Perché il deserto è una prova
 pertutti gli uomini: controlla ogni passo, e uccide chi si distrae.
Le sue parole ricordavano le parole del vecchio re.
Se i guerrieri arriveranno, e la tua testa sarà ancora sul collo dopo il calar del sole, cercami, disse lo
sconosciuto. La stessa mano che aveva tenuto stretta la spada, impugnò un frustino. Il
cavallo s'impennò di nuovo, sollevando una nuvola di polvere.
Da dove vieni? gridò il ragazzo, mentre il cavaliere si allontanava.
La mano con il frustino indicò verso Sud.
Il ragazzo aveva incontrato l'Alchimista.

Il mattino dopo c'erano duemila uomini armati fra le palme di El-Faiyum. Prima che il sole
giungesse al culmine del cielo, comparvero all'orizzonte cinquecento guerrieri. I cavalieri entrarono
nell'oasi dalla parte nord: sembrava una spedizione pacifica, ma le armi erano nascoste sotto i
mantelli bianchi. Quando giunsero vicino alla grande tenda che si trovava nel centro di El-Faiyum,
estrassero le scimitarre e i fucili. E attaccarono una tenda vuota.
Gli uomini dell'oasi circondarono i cavalieri del deserto. Mezz'ora dopo, c'erano
quattrocentonovantanove corpi sparsi per terra. I bambini si trovavano all'altra estremità della
macchia di palme e non videro nulla. Nelle tende, le donne pregavano per i mariti e neppure loro
videro niente. Se non fosse stato per i corpi sparpagliati, l'oasi sembrava stesse vivendo un giorno
come un altro.
Fu risparmiato un solo guerriero, il comandante del battaglione. Nel pomeriggio fu condotto al
cospetto dei capi tribù, che gli domandarono il motivo per cui avesse infranto la Tradizione. Questi
rispose che i suoi uomini avevano fame e sete, erano esausti dopo tanti giorni di battaglia e avevano
deciso di impadronirsi di un'oasi per poter riprendere la lotta.
Il capo tribù disse che comprendeva le ragioni dei guerrieri, ma che la Tradizione non può mai
essere infranta. L'unica cosa che muta nel deserto sono le dune, quando soffia il vento.
Poi condannò il comandante a una morte disonorevole: n‚ per acciaio, n‚ per pallottola. L'uomo fu
impiccato a una palma, anch'essa morta. E il suo corpo rimase lì a ondeggiare nel vento del deserto.
Il capo tribù chiamò lo straniero e gli consegnò cinquanta monete d'oro. Poi ricordò di nuovo la
storia di Giuseppe in Egitto e lo pregò di accettare la carica di Consigliere dell'Oasi.
Quando il sole scomparve del tutto e cominciarono a spuntare le prime stelle, che tuttavia non erano
molto brillanti, perché ancora era tempo di luna piena, il ragazzo cominciò a camminare verso sud.
Là vi era soltanto una tenda, e alcuni arabi che passarono lo avvertirono che era un posto popolato
di djins. Ma il ragazzo si sedette e attese a lungo.
L'Alchimista comparve quando la luna era ormai alta nel cielo. Portava sulla spalla due sparvieri
morti.

 
 
 

XXVI

Post n°176 pubblicato il 07 Agosto 2009 da camilloiuy

E perché mai il deserto dovrebbe raccontarloa un estraneo quando sa che noi siamo qui da generazioni? ribatté un altro capo.
Perché i miei occhi non si sono ancora abituati al deserto, rispose il ragazzo. E io posso vedere cose che gli occhi troppo abituati non riescono più a vedere.
Solo perché io so dell'Anima del Mondo, pensava intanto fra se e se. Ma non disse niente, perché gli arabi non credono a tali cose.
L'Oasi è un terreno neutro. Nessuno attacca mai un'Oasi, aggiunse un terzo capo.
Io racconto solo ciò che ho visto. Se non volete credermi, non fate nulla.
Il silenzio scese nella tenda, seguito subito da un'eccitata conversazione fra i capi tribù. Parlavano in un dialetto arabo che il ragazzo non capiva, ma nel momento in cui egli fece per uscire una guardia gli intimò di non allontanarsi. Il ragazzo cominciò allora ad avere paura: i segnali gli dicevano che c'era qualcosa di sbagliato. Si rammaricò di averne parlato con il cammelliere.
All'improvviso, il vecchio che si trovava al centro del semicerchio accennò un sorriso quasi impercettibile e il ragazzo si tranquillizzò. Quell'uomo non aveva preso parte alla discussione e, fino a quel momento, non aveva detto una parola. Ma il ragazzo, che ormai si era abituato al Linguaggio del Mondo, pot‚ sentire una vibrazione di pace attraversare la tenda da un capo all'altro.
L'intuito gli diceva che si era comportato correttamente recandosi là.
La discussione si concluse. Tutti tacquero e ascoltarono il vecchio. Questi, dunque, si rivolse al ragazzo: ma questa volta il suo viso era freddo e distante.
Duemila anni fa, in una terra lontana, scagliarono in un pozzo e vendettero come schiavo un uomo che credeva ai sogni, disse il vecchio. I nostri mercanti lo acquistarono e lo portarono in Egitto. E tutti noi sappiamo che, chi crede nei sogni, sa anche interpretarli.
Anche se non sempre riesce a realizzarli, pensò il ragazzo, rammentandosi della vecchia zingara.
Per via dei sogni di un faraone, popolati di vacche magre e grasse, quell'uomo liberò l'Egitto dalla fame. Il suo nome era Giuseppe. Era anch'egli straniero in terra straniera, come lo sei tu, e doveva avere più o meno la tua età.
Continuava a regnare il silenzio. Gli occhi del vecchio erano sempre freddi.
Noi seguiamo sempre la Tradizione. A quell'epoca, la Tradizione salvò l'Egitto dalla fame e lo rese il più ricco fra i popoli. La Tradizione insegna agli uomini come attraversare il deserto e sposare le proprie figlie. La Tradizione dice che l'Oasi è un terreno neutro, perché vi sono Oasi da entrambe leparti, e sono vulnerabili.
Mentre il vecchio parlava, nessuno pronunciò una sola parola.
Ma la Tradizione dice anche che bisogna credere ai messaggi del deserto. Tutto
ciò che noi sappiamo ce l'ha insegnato il deserto.
A un cenno del vecchio, tutti gli arabi si alzarono. La riunione stava per concludersi. Furono spenti i narghilè e le guardie si misero sull'attenti. Mentre il ragazzo si accingeva a uscire, il vecchio riprese la parola e aggiunse:
Ma le armi non possono allontanarsi dal proprio posto senza provare la battaglia: sono capricciose come il deserto, e se le abituiamo a questo, la prossima volta potrebbero dimostrarsi pigre nello sparare. Se, domani, nessuna di loro sarà stata utilizzata, almeno una verrà usata contro di te. L'oasi era illuminata solo dalla luna piena quando il ragazzo si allontanò. Da lì fino alla sua tenda erano venti minuti a piedi, e lui cominciò a camminare.
Era spaventato da tutto quello che era successo. Si era immerso nell'Anima del Mondo, ma il prezzo da pagare era la sua stessa vita. Una scommessa forte. Ma lui aveva scommesso forte fin dal giorno in cui aveva venduto le pecore per seguire la propria Leggenda Personale. E, come diceva il cammelliere, morire l'indomani valeva quanto morire un altro giorno qualsiasi. Ogni giorno era fatto per essere vissuto o per abbandonare il mondo. Tutto dipendeva da una sola parola: Maktub.
Continuò a camminare in silenzio. Non era pentito. Se fosse morto l'indomani, ciò sarebbe avvenuto soltanto perché Dio non aveva intenzione di cambiare il futuro. Ma sarebbe morto dopo aver attraversato lo stretto, dopo aver lavorato in un negozio di cristalli, dopo aver conosciuto il silenzio del deserto e gli occhi di Fatima. Aveva vissuto intensamente ogni giorno, fin da quando aveva lasciato la casa, tanto tempo addietro. Se fosse morto l'indomani, i suoi occhi avrebbero almeno visto molte più cose di quante ne avessero viste gli occhi di tanti altri pastori. E di questo il ragazzo era orgoglioso.
All'improvviso udì uno scoppio e, sotto l'impatto di un vento che non conosceva, fu scagliato improvvisamente per terra. Il luogo in cui si trovava si riempì di polvere, fin quasi a nascondere la luna. Davanti a lui, un enorme cavallo bianco s'impennò, emettendo un nitrito terrorizzante.
Il ragazzo riusciva a stento a vedere ciò che stava accadendo ma, quando la polvere si abbassò, provò un terrore che non aveva mai avvertito prima. Sul cavallo c'era un cavaliere tutto vestito di nero, con un falco sulla spalla sinistra. Portava un turbante e un velo che gli copriva tutto il viso tranne gli occhi.
 Sembrava il messaggero del deserto, ma la sua presenza era più forte di quella di
tanta altra gente che aveva conosciuto nella vita.

 
 
 

XXV

Post n°175 pubblicato il 06 Agosto 2009 da camilloiuy

Il deserto era popolato di uomini che si guadagnavano da vivere perché riuscivano a penetrare con facilità nell'Anima del Mondo. Erano conosciuti come Indovini e temuti dalle donne e dai vecchi. I Guerrieri li consultavano di rado, perché era impossibile affrontare una battaglia sapendo di andare a morire. Questi preferivano il sapore della lotta e l'emozione dell'ignoto: il futuro era stato scritto da Allah e, qualunque cosa Egli avesse scritto, era sempre per il bene dell'uomo. I Guerrieri, dunque, vivevano solo il presente, perché il presente era pieno di sorprese, e loro dovevano prestare
attenzione a tante cose: a dove fosse la spada del nemico, a dove fosse il cavallo, e a quale sarebbe stato il prossimo colpo da sferrare per salvarsi la vita. .
Il cammelliere non era un Guerriero, e aveva già consultato vari indovini. Molti gli avevano detto cose giuste, ma altri gli avevano detto cose sbagliate. Finché uno di loro, il più vecchio, e anche il più temuto, gli aveva domandato perché mai egli fosse tanto interessato a conoscere il futuro.
Per poter agire, aveva risposto il cammelliere. E per cambiare ciò che vorrei non accadesse.
Allora non sarebbe più il tuo futuro, aveva replicato l'indovino.
O forse, allora, io desidero conoscere il futuro per prepararmi a quello che verrà.
Se fossero cose belle, sarebbe una piacevole sorpresa, aveva detto l'indovino. Se dovessero essere cose brutte, cominceresti a soffrire assai prima che accadano.
Voglio conoscere il futuro perché sono un uomo, aveva insistito il cammelliere con l'indovino. E gli uomini vivono in funzione del loro futuro.
L'indovino era rimasto in silenzio per un po'. Era un esperto delle bacchette, che venivano lanciate per terra e interpretate in base al modo in cui cadevano. Quel giorno, però, non le aveva lanciate: le aveva avvolte in un fazzoletto e riposte nella sacca.
Mi guadagno da vivere indovinando il futuro per gli altri, aveva soggiunto. Conosco la scienza delle bacchette e so come usarle per penetrare nello spazio in cui tutto è già scritto. Posso leggervi il passato, scoprire quanto ormai è dimenticato e capire i segnali del presente. Quando qualcuno miconsulta, io non leggo il futuro: indovino il futuro. Perché il futuro appartiene a Dio, ed egli lo rivela solo in circostanze straordinarie. E come riesco a indovi nare il futuro? Dai segnali del
presente. Il segreto risiede solo nel presente. Se presterai attenzione al presente, potrai migliorarlo.
E se migliorerai il presente, anche ciò che accadrà dopo sarà migliore. Dimentica il futuro e vivi ogni giorno della tua vita negli insegnamenti della Legge, e nella fiducia che Dio ha cura dei propri figli. Ogni giorno porta con se l'Eternità.
Dio aveva mostrato il futuro a quel ragazzo, pensò il cammelliere: perché voleva che quel ragazzo fosse il Suo strumento. Vai a parlare con i capi tribù, disse il cammelliere.
Racconta loro dei guerrieri che si stanno avvicinando. Rideranno di me.
Sono uomini del deserto, e gli uomini del deserto sono abituati ai segnali.
Allora lo sapranno già.
Non se ne preoccupano. Credono che, se ci fosse qualcosa che Allah desideri che loro sappiano, qualcuno gliela dirà. E’ già successo tante volte, prima. Ma oggi questo qualcuno sei tu.
Il ragazzo pensò a Fatima. E decise di recarsi dai capi tribù.
Vi porto i segnali del deserto, disse alla sentinella che si trovava davanti all'ingresso dell'immensa tenda bianca nel centro dell'oasi. Voglio vedere i capi.
La guardia non disse nulla. Entrò e si trattenne a lungo all'interno. Poi ne uscì con un giovane arabo, vestito di bianco e oro. A questi il ragazzo raccontò quello che aveva visto. Il giovane arabo gli chiese di attendere e rientrò nella tenda.
Scese la notte. Entrarono e uscirono vari arabi e vari mercanti. A poco a poco i falò cominciarono a spegnersi e l'oasi divenne silenziosa come il deserto. Soltanto la luce della grande tenda rimaneva accesa. Durante tutto questo tempo, il ragazzo aveva pensato a Fatima, senza riuscire ancora a comprendere la loro conversazione di quel pomeriggio.
Finalmente, dopo lunghe ore di attesa, la guardia fece entrare il ragazzo che, vedendo ciò che vide, rimase incantato. Non avrebbe mai potuto immaginare che, in mezzo al deserto, esistesse una tenda come quella. Il suolo era ricoperto dei tappeti più belli su cui avesse mai messo piede, e dal soffitto pendevano lampadari di metallo giallo lavorato,che reggevano candele accese. I capi tribù erano seduti in fondo alla tenda, a semicerchio, con le braccia e le gambe poggiate su cuscini di seta dai preziosi ricami. Entravano e uscivano servitori con vassoi d'argento traboccanti di spezie e di tè.
Alcuni avevano il compito di mantenere accese le braci dei narghilè, e un dolce profumo di fumo saturava l'ambiente.
Vi erano otto capi, ma il ragazzo capì subito quale fosse il più importante: un arabo che indossava un abito bianco e oro, seduto al centro del semicerchio. Accanto a lui si trovava il giovane arabo con cui aveva parlato prima.
Chi è lo straniero che parla di segnali? domandò uno dei capi, guardandolo.
Sono io, rispose il ragazzo. E raccontò quanto aveva Visto.

 
 
 

XXIV

Post n°174 pubblicato il 04 Agosto 2009 da camilloiuy

Il ragazzo andò in cerca dell'inglese. Voleva raccontargli di Fatima. E fu sorpreso nel vedere che l'inglese aveva costruito un piccolo forno accanto alla tenda: era un forno strano, con un'ampolla trasparente sopra. L'inglese alimentava il fuoco con della legna e guardava il deserto. Quando trascorreva il tempo immerso nella lettura dei libri, sembrava che il suo sguardo fosse più brillante.
E’ la prima fase del lavoro, spiegò l'inglese. Devo separare lo zolfo impuro. Per riuscire, non devo avere timori. E’ stata proprio la paura di fallire che mi ha impedito, finora, di tentare la Grande Opera. Sto iniziando soltanto adesso qualcosa che avrei potuto cominciare dieci anni fa. Ma sono felice di non avere atteso altri dieci anni.
E continuò ad alimentare il fuoco e a guardare il deserto. Il ragazzo gli rimase accanto per un po' ditempo, finché il deserto cominciò, con la luce dell'imbrunire, ad assumere un colore rosato. Allora provò un desiderio intenso di spingersi nel deserto, per vedere se il silenzio potesse fornire una risposta alle sue domande.
S'incamminò senza meta, tenendo sempre d'occhio le palme dell'oasi. Ascoltava il vento e, sotto i piedi, sentiva le pietre. Ogni tanto trovava una conchiglia, e percepiva che quel deserto, in un tempo remoto, doveva essere stato un grande mare. Poi si sedette sopra un sasso e si lasciò ipnotizzare dall'orizzonte che si stendeva davanti a lui. Non riusciva a concepire l'Amore senza il sentimento di possesso. Ma Fatima era una donna del deserto, e se c'era qualcuno che avrebbe potuto insegnarglielo, questo era il deserto.
Se ne rimase lì, senza pensare a nulla, finché avvert ì un movimento sopra la sua testa. Guardando verso il cielo, vide due sparvieri, che volavano a grande altitudine. Cominciò allora a osservare gli sparvieri, e i disegni che creavano nel cielo. In apparenza, era qualcosa di disordinato: eppure per il ragazzo avevano un significato. Ma lui non riusciva a comprenderlo. Decise allora di seguire con lo sguardo il movimento degli uccelli: così, forse, avrebbe potuto leggervi qualcosa. Il deserto, forse, avrebbe potuto spiegargli l'amore senza possesso.
Cominciò a sentirsi insonnolito. Ma il cuore gli chiedeva di non addormentarsi: anzi, doveva concedersi. Forse sto penetrando nel Linguaggio del Mondo, e tutto ha un significato su questa terra, persino il volo degli sparvieri, si disse. E fu grato di provare quel grande amore per una donna: Quando si ama, le cose acquistano un significato più profondo, pensò. All'improvviso, uno degli sparvieri fece un rapido tuffo nel cielo e attaccò l'altro.
Contemporaneamente, il ragazzo ebbe una visione istantanea e rapida: un esercito che, con le spade sguainate, irrompeva nell'oasi. Una visione che subito scomparve, ma che lo lasciò scombussolato.
Aveva sentito parlare dei miraggi, e aveva già avuto occasione di vederne alcuni: erano desideri che si materializzavano sopra le sabbie del deserto. Eppure non era un suo desiderio che un esercito invadesse l'oasi.
Tentò di dimenticare tutto e di riprendere la meditazione. Cercò di nuovo di concentrarsi sul deserto colorato di rosa e sui sassi. Ma c'era qualcosa, nel suo cuore, che non lo lasciava tranquillo.
Segui sempre i segnali, aveva detto il vecchio re. E il ragazzo pensò a Fatima. Si rammentò di quanto aveva visto e intuì che quello stava per accadere.
Con grande difficoltà, Riuscì a uscire dallo stato di trance in cui era caduto. Si alzò e cominciò a camminare verso le palme. Ancora una volta riusciva a capire i numerosi linguaggi delle cose: il deserto, questa volta, era un posto sicuro mentre l'oasi si era trasformata in un pericolo.
Il cammelliere se ne stava seduto sotto una palma, guardando anch'egli il tramonto. Quando il ragazzo spuntò da dietro una duna, lo vide.
Un esercito si sta avvicinando, disse, ho avuto una visione.
Il deserto popola di visioni il cuore degli uomini, rispose il cammelliere.
Ma il ragazzo gli raccontò degli sparvieri: stava osservando il loro volo quando, d'improvviso, era penetrato nell'Anima del Mondo.
Il cammelliere se ne rimase silenzioso: capiva di che cosa stesse parlandogli quel giovane. Egli sapeva che qualsiasi cosa, sulla superficie della terra, è in grado di raccontare la storia di tutte le cose. Se avesse aperto un libro a una pagina qualunque, se avesse osservato le mani della gente, o
un mazzo di carte, oppure il volo degli uccelli, o qualunque altra cosa, chiunque avrebbe trovato un legame con ciò che stava vivendo. In realtà, le cose non mostravano proprio nulla: erano gli individui che, guardandole, scoprivano la maniera di penetrare nell'Anima del Mondo.

 
 
 
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