Creato da ceparano.antimo il 07/09/2013
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RIPRENDO

Post n°6 pubblicato il 30 Dicembre 2020 da ceparano.antimo

CARI AMICI,

RIPRENDO IL BLOG

 


 
 
 

DEL FIORE STESSO

Post n°5 pubblicato il 30 Dicembre 2020 da ceparano.antimo
Foto di ceparano.antimo

poesia e' liberta'

 
 
 

Da CULO ANARCHICO di Antimo Ceparano

Post n°4 pubblicato il 08 Settembre 2014 da ceparano.antimo
Foto di ceparano.antimo

1.1

 Alfredo ha il vizio di pisciare dappertutto.  Ho deciso di tacere dopo l’ultima bisticciata che ci siamo fatti. Lui a dire che i bordi del cesso sono asciutti ed io a sgolarmi inutilmente. Tanto parlare al muro non serve perché è sordo, muto e inanimato, come Alfredo che è una checca strana: gli piace sembrare un uomo mentre a me piace così com’è, con i capelli biondi e truccato da selvaggio.  Non è stato sempre così perché fino a sedici anni Alfredo era un ragazzo comune con regolare fidanzata al seguito e lo sguardo che si perdeva tra le cosce delle puttanelle del quartiere, poi conobbe Durarte il negoziante di via Morelli, gran pezzo di merda e pederesta incallito. Gli offrì quello che non poteva avere e Alfredo divenne un culo anarchico. Libero, talmente libero che uscì dalla casa dei genitori senza esserne scacciato e divenne l’abitatore delle peggiori bettole e alberghetti  di periferia. Ora siamo amici e gli ho offerto di abitare in casa mia con un patto stipulato tra di noi: non deve assolutamente rompermi il cazzo con la solita storiella dell’innamoramento. Io amo stare con le donne e le checche non mi piacciono. Non mi piace fingere che un cazzo è lo stesso di una figa e che un volto spinoso sia il medesimo di una donna.  Tolte queste poche cose, non amo nemmeno i benpensanti che condannano senza pietà e spesso proprio in nome di quella pietà che proclamano a parole e ripudiano nei fatti concreti della loro vita.

 

Poco alla volta il mio amico ha cominciato ad aprirsi con me: - Sai. Mi ha detto. E’ un disagio … Poi ha taciuto come se attendesse da me una parola a cui agganciarsi per continuare il proprio pensiero. Ho taciuto per non dargli l’impressione sbagliata di essere un semplice e pericoloso curioso. E’ stato qualche minuto zitto poi ha ripreso; perché sei così taciturno?  L’ho guardato per qualche istante in silenzio, come per riflettere: - Non mi piace violentare gli altri. L’ho visto che si toccava il viso struccato: - La violenza! Gran bella puttana la violenza!  Sembrava un bambino che si lamentava e per qualche istante mi è sembrato che volesse piangere. Poi ha ripreso. Sai Ettoruccio, ho ventinove anni e la voglia passata di costruirmi una vita mia. In quel momento era sincero: - Perché non lo fai? Il rumore di un aereo ci ha distratto poi lui ha ripreso: - Perché non si torna indietro dopo un bombardamento.    

 
 
 

POESIA

Post n°3 pubblicato il 08 Settembre 2014 da ceparano.antimo
Foto di ceparano.antimo

ANDATE A FARVI FOTTERE di Antimo Ceparano

Vi concedo un’ultima volta

Di chiamare la bomba

L’intelligente morte giustiziera

 

Vedete, poco m’importa

Se l’intelligente boato

Strappa le ossa del cranio

A una fanciulla oppure maciulla

Due o tre uomini seduti

Per i cazzi loro a bere qualcosa

 

Non sono Dio e non voglio esserlo

E per quel bruto di un angelo piscia sotto

Non mi abituo ai fuochi d’artificio

Che rubano ciò che non è loro:

parlo della vita e dei grappoli di sudore

che nelle case testimoniano

la bellezza di essere padre e madre

 

Mi dicono che la guerra è l’orifizio

Nascosto di centomila dolori

E che l’Uomo sincero è anarchico

Perché dove non c’è lo Stato

Manca il nemico vero da abbattere

 

Odiatemi pure! Nel frattempo spengo il vostro odio

Insieme al sigaro puzzolente

E mi dichiaro cittadino unico dell’unica Patria vera

Il territorio immenso della coscienza

Che insieme a me stesso,

amico fidato e irresponsabile ma vero,

frequento ogni giorno

come la zattera che mi salva

da questo terreno che fluttua

privo della forza di gravità

della miseria che vi attrae e vi seduce

Vedete? Tutto si muove sotto di me

Niente m’accoglie stando fermo

Ed io traballo nel solito modo possibile

Suonando continuamente

L’armonia del bello

Vi lascio prima del tempo

Mandandovi  tutti a fare in culo

Perché vi rispetto

E tenervi legati a me

 

È da folle! 

 
 
 

Racconto di Antimo Ceparano

Post n°2 pubblicato il 08 Settembre 2013 da ceparano.antimo

Le gambe non poteva incrociarle. Glielo vietava la malattia. Ora era seduto sulla sabbia con l’arto sinistro interamente teso verso le acque e quello destro piegato con il piede poggiato sull’altra coscia . Rafael guardava il mare. Era l’attimo del tramonto: il cielo aveva bevuto il Sole e lo aveva vomitato oltre l’orizzonte del mare. Da lontano l’arancione delle nuvole si fondeva in un azzurro dove sfumature di grigio e di viola amoreggiavano. Rafael pensò che in quell’attimo si ripeteva il big bang iniziale  e che la creazione intera veniva rinnovata da Dio.

Ne aveva cercato il contatto. Lo aveva chiamato mentre chiudeva gli occhi e qualche volta ne aveva sentito l’odore; perché l’odore di Dio ha qualcosa di indefinito. Purifica l’aria che inspiri e la rende meno pesante. Riesci anche a desiderare una nuova voglia di vivere dopo che quella che avevi poco prima ti è passata. Dio odora di bucato pulito e di borotalco come i bambini appena lavati. Ne vorresti cantare l’amore ma sai che non ti è possibile perché Dio ama come non amano gli uomini.

 

Il giorno dell’Inizio Rafael aveva pianto. Aveva scoperto che in Brasile si usava negli ambienti degradati e brutali violentare i bambini di strada tante volte e da persone diverse fino a che questi morivano e si scommetteva quante volte potevano resistere. Era la famosa “peseta”. Rafael aveva pianto e si era chinato sul dolore di quei bambini fino a sfidare Dio. Ne aveva assaporato la solitudine e l’angoscia, ne aveva provato l’infinita tristezza ed aveva urlato il proprio diritto a non esistere. Si domandava per quale motivo fosse nato se a nascere l’uomo viene costretto a vivere la pazzia! Abbracciò quei bambini ad uno ad uno. Si vestì dell’innocenza del loro sangue e quando cominciò a grondare il dolore si inginocchiò per pregare: - Dimmi perché? Furono le uniche parole di quella preghiera infinita e da lontano come racchiuso in un canto mattutino d’uccello gli giunsero le parole senza suono di Dio. Tutto veniva dall’amore , anche la morte. Maledetto chi ama per amore proprio perché il suo amore diventerà presto amaro e gli ferirà le viscere. Chi ama nella kenosi, nello svuotamento del proprio se e del proprio io, ama certamente con le parole silenziose di Javhè e il suo amore non tradisce. I bambini brasiliani di Rafael avevano l’amaro di un amore  in putrefazione e bevevano la morte da chi era morto da tempo immemorabile. Il gran Dio era loro vicino nel momento del male e caricava sulla Sua croce eterna il loro dolore. Il mistero di Rafael era capire la sofferenza di Dio e Javhè gli aveva spiegato che nel divenire uomo aveva conquistato il diritto ad amare nella sofferenza. I bambini soffrivano perché il male non era loro. Non apparteneva loro. Si addormentavano per risvegliarsi senza provare l’orribile della seconda morte. Rafael piangeva e guardando il mare si spense perché la sera non gli apparteneva.

 
 
 

PER TE di Antimo Ceparano

Post n°1 pubblicato il 07 Settembre 2013 da ceparano.antimo

Una cosa sola vorrei lasciare

non chiedermi dove…

forse sulle tue piccole rughe

dove leggo una storia

forse sulla scia del tuo sguardo

quando i pensieri tuoi

diventano una croce con i miei

forse al mattino che ti solleva

con la grazia di un amante

e ti consegna al giorno veniente

 

vorrei dirti amore

quanto basta…

senza inutili parole

appena un eco

per poi guardarti ancora

 

vorrei tornare alla nostra sorgente

a quella passione che fu un nodo

e che ancora lega quest’amore invisibile

che non si vede e che solo noi

portiamo sulla terra del cuore

 

vorrei portarti con me

come il mio respiro…

 

per vivere il tuo nome

mentre entra nel mio sangue

 

e lo fa nuovo.

 
 
 
 
 

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