Creato da collaboratoricamera il 08/03/2007

IL PORTABORSE

il blog del GRUPPO ASSISTENTI PARLAMENTARI

 

 

Post N° 53

Post n°53 pubblicato il 05 Luglio 2007 da collaboratoricamera

La leggina che non cancella i portaborse abusivi
Il testo in discussione al Senato. Fondi ai parlamentari senza l’obbligo di assumere i collaboratori. E si scopre che potevano essere messi in regola 20 anni fa
ROMA — Ricordate la leggina che doveva esser fatta per togliere dall'illegalità tutti i «portaborse » che lavorano alla Camera e al Senato in nero? A Palazzo Madama è quasi pronta. Peccato manchi un dettaglio: il parlamentare non è obbligato affatto ad assumere i collaboratori pena la perdita in busta paga degli oltre 4mila euro mensili a loro destinati. Se vuol metterli in regola, bene. Sennò, in attesa di un regolamento (campa cavallo...) si terrà i soldi lo stesso.
Del resto, a Montecitorio sono così convinti che alla fine «il polverone si placherà » che, nonostante lo scandalo e gli ultimatum, i deputati usciti dal sommerso sono stati uno su cinque.
Che la materia fosse spinosa si sapeva. Basti ricordare che, dopo l’esplosione del caso dovuta a un servizio delle «Iene », anche i politici più loquaci persero di colpo la voce. Non un commento nelle agenzie Ansa di Paolo Cento, non uno di Enrico La Loggia né di Francesco Storace o Alfonso Pecoraro Scanio. Perfino Paolo Ferrero, che si è esibito su tutto (dall’abolizione delle sanzioni amministrative per chi si droga all’inserimento degli immigrati islamici, da Emergency in Afghanistan ai tafferugli a Chinatown, dal tesoretto al bus guidato da un autista che si era fatto uno spinello), preferì il ruolo del pesce in barile: «Evito di dare giudizi per problemi di ruolo».
Eppure ai primi dimarzo era già tutto chiaro. In un Paese come il nostro, in cui chi è beccato con un dipendente irregolare va incontro a lunghi tormentoni giudiziari, dei 683 collaboratori segnalati dai 630 deputati alla presidenza della Camera perché avessero accesso ai palazzi del Parlamento, quelli in regola erano 54. Cioè l’8 per cento.
E tutti gli altri? Chi raccontò alla «iena » Filippo Roma di prendere 700 euro al mese, chi 800... Chi spiegò che lavorava da dieci anni come «portaborse» senza aver mai avuto «il versamento di un solo contributo». Chi ricordò che tutti gli irregolari tiravano avanti «senza contratto, senza previdenza, senza maternità...». La deputata margheritina Cinzia Dato, dopo avere spiritosamente cinguettato che lei il suo collaboratore lo pagava «riccamente », si impappinò sempre più imbarazzata: «Che contratto? Quanti soldi? Non so... Chieda a lui...».
Il forzista Gaetano Fasolino disse che al suo versava «un contributo di 1.500 euro al mese». Regolarizzato? «Non regolarizzato ». «Cioè in nero?». «Non in nero, cioè, insomma...». Carlo Ciccioli, di An, spiegò infine romanescamente che l’andazzo («semo in Itaja») era quello: «La politica ha dei grossi costi, ognuno s’arangia».
Finché Fausto Bertinotti, sotto l’occhio impietoso della telecamera, cadde dalle nuvole: «Non sapevo ». Disse che non se n’era mai accorto perché «quelli che ho conosciuto io erano qui in forma regolare» e ribadì che lui conosceva «molte persone che prestano il loro lavoro a titolo gratuito » ma certo, siccome c’era «una grave slealtà», adesso si sarebbe dovuto mettere un freno alla cosa. Quanto a Franco Marini, lui pure scomodato come ex sindacalista con l’aggravante di essere presidente di quell’aula in cui da mesi il senatore aennino Antonio Paravia denunciava la vergogna dei portaborse «sommersi», disse che lui «immaginava, non sapeva». E che il problema consisteva nel fatto che «non c’è una normativa» per regolare questo tipo di contratti e quindi ci voleva «una leggina, altrimenti questa situazione non si risolve».
Quattro mesi dopo, la situazione è quella che abbiamo detto. Alla Camera, dopo una serie di rinvii (il 13 maggio si erano messi in regola depositando i contratti dei propri collaboratori solo 105 deputati: uno su sei) è scaduta lunedì anche l’ultima proroga concessa ai colleghi riottosi dai questori, tra i quali l’ulivista Gabriele Albonetti pare intenzionato ad andare fino in fondo: d’ora in avanti potrà entrare solo chi è in regola. E al Senato la commissione Lavoro, presieduta da Tiziano Treu, sta varando la famosa invocata «leggina». Dovrebbe passare, dicono, all’unanimità. Il prezzo pagato a questa unanimità, però, è alto. Tra le affermazioni di principio e le volonterose definizioni di come dovrà essere il contratto («si applica la disciplina privatistica in materia di rapporto di lavoro subordinato, di collaborazione coordinata e continuativa o di lavoro autonomo»), manca infatti il nodo: chi non assumerà regolarmente alcun collaboratore continuerà lo stesso ad avere in busta paga i soldi (4.678 euro al Senato e 4.190 alla Camera ) per i portaborse? Sì. Per ora. «Non si è ritenuto di inserire questo punto nella legge», spiega Treu, «sarà sufficiente precisarlo nel successivo regolamento».
In arrivo quando? Boh... I precedenti, in questi casi, lasciano scettici. Così come è difficile passi la proposta alternativa di Franca Rame. La quale, pur prevedendo la rottura del contratto per giusta causa anche nel caso venga meno il rapporto di fiducia (un senatore post-fascista non può ritrovarsi un collaboratore comunista o viceversa, ovvio) mette dei paletti assai più rigidi. Invisi a chi è ormai insofferente alle regole stabilite per quanti non appartengono al Palazzo.
L’aspetto più sconcertante della leggina, che così com’è rischia di lasciare tutto come prima in attesa che la gente si distragga e non ci pensi più, è in un dettaglio. Dove si scrive che quelle famose norme indispensabili per inquadrare i collaboratori, la cui assenza ostacolava il corretto agire dei bravi parlamentari, ci sono già. Testuale: «Già il decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale del 16 marzo 1987, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 89 del 16 aprile 1987, ha dato le opportune specificazioni » al punto che l’Inps adottò «un apposito codice contributivo, che rende possibile per i parlamentari instaurare un rapporto di lavoro subordinato con il proprio collaboratore».
Venti anni sono passati, da quando fu deciso come evitare i portaborse «in nero ». Venti anni. Con tutto il rispetto per Treu e la sua commissione: per l’aut aut «o il contratto o niente soldi per i collaboratori » dovremmo fidarci di un «regolamento » successivo? Ma dai..
Gian Antonio Stella

 
 
 

ANCORA UN MESE PER REGOLARIZZARE COLLABORATORI IN NERO

Post n°52 pubblicato il 17 Maggio 2007 da collaboratoricamera
 

CAMERA/ANCORA UN MESE PER REGOLARIZZARE COLLABORATORI IN NEROMini deroga da Ufficio presidenza a Deputati:ma non è rinnovabile

Roma, 16 mag. (Apcom) - I deputati avranno ancora trenta giorni per mettere in regola i propri collaboratori in nero, come previsto dalla normativa suio 'portaborse' che fissava ad oggi il termine di scadenza della regolarizzazione.

Nella riunione di oggi dell`Ufficio di Presidenza - informa una nota di Montecitorio - il Collegio dei Questori ha riferito sulla applicazione della nuova disciplina relativa all`accredito dei collaboratori dei deputati presso le sedi della camera.
La nuova disciplina è volta ad evitare che qualsiasi forma di lavoro nero possa svolgersi all`interno della camera, così salvaguardando l`immagine dell`istituzione parlamentare e tutelando al contempo la posizione dei collaboratori".

L`Ufficio di Presidenza, per parte sua, "ha preso in esame le richieste pervenute da più parti di disporre di un ulteriore limitato periodo di tempo per completare gli adempimenti previsti dalla citata deliberazione che prevede - tra l`altro - l`attestazione da parte di un consulente del lavoro della conformità del contratto alle norme vigenti". E "ha stabilito all`unanimità di consentire ai deputati che non lo abbiano ancora fatto di provvedere ai necessari adempimenti nel termine massimo di un mese dalla data odierna, termine che non potrà subire ulteriori deroghe".

Red/Pol

161716 mag 07

 
 
 

I 'PORTABORSE', SITUAZIONE ANCORA NON RISOLTA =

Post n°51 pubblicato il 16 Maggio 2007 da collaboratoricamera
 

CAMERA: I 'PORTABORSE', SITUAZIONE ANCORA NON RISOLTA =(AGI) - Roma, 15 mag. - Situazione ancora non risolta. I i collaboratori dei parlamentrai, i cosiddetti 'portaborse', sottolineano come "nonostante l'ultima delibera dell'Ufficio di presidenza della camera", la loro situazione "non trovi ancora una soluzione idonea, equa e soprattutto giusta. Tale decisione stabilisce che a partire da oggi, i collaboratori parlamentari, per i quali non sia stato ancora depositato un regolare contratto, non possano accedere ai Palazzi della camera. Su piu' di 600 collaboratori, precedentemente registrati a titolo 'non oneroso', ne sono stati regolarizzati (con 'co.co.pro.' con cifre le piu' disparate dai 500 ai 1200 euro lordi) soltanto 250. Alcuni sicuramente avranno perso il lavoro, altri sono in attesa delle decisioni dei loro parlamentari".
L'Associazione dei collaboratori parlamentari si rivolge al ministro del Lavoro Damiano e a quello per l'Attuazione del programma Santagata e sottolinea: "Non potete permettere una cosa del genere quando avete, giustamente, portato alla regolarizzazione di decine di miglia di unita' nei call-center.
Anche noi abbiamo diritto ad essere considerati lavoratori e come tali abbiamo una dignita' professionale da difendere.
Molti di noi sono laureati e si occupano di attivita' legislativa, di segreteria particolare di rapporti istituzionali e relazioni esterne. Svolgiamo un lavoro delicato e di responsabilita' e abbiamo sacrosanto diritto a un po' piu' di considerazione". (AGI) Red/Cav 151325 MAG 07

 
 
 

Camera, restano fuori i portaborse senza contratto

Post n°50 pubblicato il 16 Maggio 2007 da collaboratoricamera
 

Camera, restano fuori i portaborse senza contrattoAssolutamente da non perdere Roma, 15 MAG (Velino) - Il giro di vite a Montecitorio e' scattato ieri. "Porte aperte ai soli collaboratori dei parlamentari dotati di regolare contratto di lavoro, ovvero - scrive LA REPUBBLICA - pagati per davvero dai loro datori di lavoro. Fino ad ora - come emerso in seguito al caso aperto dalle "Iene" - su 683 in servizio solo 54 venivano retribuiti in base a un accordo scritto. Il fatto e' che alla chiusura dei termini fissati da una circolare dell´Ufficio di presidenza della camera e scaduti appunto il 13 maggio, di contratti depositati e di nuovi badge di ingresso distribuiti sembra che se ne contino non piu' di 200-250. Si tratta per lo piu' di contratti a progetto, dunque di durata annuale e rinnovabile, in molti casi a firmarlo non e' il deputato ma il partito di appartenenza e la gran parte non riporta la cifra del corrispettivo pattuito, per 'ragioni di privacy', e' stato spiegato in calce. Le somme invece riportate in chiaro non superano mai i 1200-1500 euro. La forbice dei 200-250 regolarizzati e' al di sotto delle attese ma, va detto, non e' ancora ufficiale. Ne' i deputati questori ne' la segreteria generale hanno fatto ancora un consuntivo, anche perche' qualche parlamentare se la sta prendendo comoda. "Repubblica" tuttavia e' risalita a quella cifra incrociando i dati in possesso dell´ufficio per le Competenze dei parlamentari, che ha curato la registrazione dei contratti, con quelli dell´ufficio Sicurezza che gestisce il rilascio dei nuovi badge. Emerge che solo poco piu' di un terzo dei cosiddetti portaborse sarebbe stato confermato al suo posto per essere finalmente pagato a norma di legge. E gli oltre 400 rimasti fuori dal Palazzo? Dirottati sui collegi di origine dai quali provenivano, spiegavano ieri mattina in Transatlantico, o piu' probabilmente fatti entrare a Montecitorio nella veste di ospiti giornalieri, sussurravano i piu' maliziosi, se non liquidati con un benservito (à)". (red) 150908 MAG 07 NNNN

 
 
 

Portaborse, proroga in arrivo

Post n°49 pubblicato il 16 Maggio 2007 da collaboratoricamera
 

Assistenti parlamentari senza contrattoPortaborse, proroga in arrivoDA IERI, come denunciato dal «Tempo», i «portaborse» dei parlamentari senza un regolare contratto non possono più entrare alla Camera. Il governo però vorrebbe «allungare» i tempi a disposizione dei deputati per mettere in regola i propri collaboratori. «L'Ufficio di Presidenza — si legge in una nota — nella riunione già convocata per mercoledì prossimo, potrà valutare eventuali richieste di disporre di un ulteriore limitato periodo di tempo, se necessario, per completare gli adempimenti previsti dalla citata delibera». La presidenza della Camera è anche intervenuta per spiegare tutta la vicenda. «In relazione a notizie e commenti apparsi sui quotidiani in merito al rapporto di lavoro dei collaboratori dei parlamentari, la Presidenza della Camera ribadisce la validità della decisione assunta dall'Ufficio di Presidenza di consentire l'accredito presso le sedi della Camera ai soli collaboratori con i quali il deputato abbia instaurato un regolare rapporto di lavoro a titolo oneroso opportunamente certificato. Ciò al fine di assicurare, nel proprio ambito, la piena conformità alle norme vigenti in materia dei rapporti di lavoro dei collaboratori dei parlamentari e al fine di evitare che qualsiasi forma di lavoro nero possa penetrare anche nelle istituzioni. La decisione ha effetto dal 14 maggio 2007». Fausto Bertinotti aveva deciso di intervenire dopo una denuncia delle «Iene» in una puntata della loro trasmissione nella quale si dimostrava come solo una cinquantina di assistenti dei deputati erano in regola con il contratto. Il presidente della Camera aveva dato due mesi di tempo ai politici per intervenire e regolarizzare i portaborse. Ma alla fine su 683 solo un centinaio hanno avuto il contratto.

 
 
 

Da oggi oltre 500 collaboratori resteranno disoccupati

Post n°48 pubblicato il 16 Maggio 2007 da collaboratoricamera
 

Da oggi oltre 500 collaboratori resteranno disoccupati. Perché non hanno un contrattodi DARIO CASELLI PORTABORSE addio. Da oggi alla Camera dei Deputati scatta l'obbligo della regolarizzazione dei collaboratori parlamentari. In breve non potrà avere accesso alle strutture della Camera chi non sarà stato regolarmente inquadrato con un contratto di lavoro registrato dal proprio deputato/datore di lavoro. Si tratta di una misura presa dal presidente della Camera, Fausto Bertinotti, all'indomani dell'inchiesta condotta lo scorso marzo dalla trasmissione di Italia Uno le «Iene» sull'esistenza di collaborazioni parlamentari in «nero». E già qualcuno inizia a fare i conti con le disposizioni dell'ex segretario di Rifondazione Comunista ed a valutarne l'impatto. Dalle prime stime i numeri sarebbero terrificanti. Dei 683 collaboratori che lavoravano prima delle disposizioni bertinottiane, e di cui solo 54 erano regolarmente contrattualizzati, ora dovrebbero rimanerne in attività soltanto un centinaio. Un taglio di oltre 500 persone, 550 secondo alcuni, anche se tutti si affrettano a dire che nessuno è stato messo fuori e che tutti sono stati regolarizzati. Parole di circostanza che non fugano le perplessità che anzi rimangono. In particolare dai singoli deputati giungerebbero i tagli maggiori visto che per quanto riguarda i gruppi da tempo lì vige la regolarizzazione. Una valanga di licenziamenti, quindi. Dai piani alti di Montecitorio si fa sapere che si trattava di una misura necessaria ed obbligatoria, frutto di un'esigenza di regolarizzazione e tutela del lavoro indispensabile in un luogo quale la Camera dei Deputati. Ma l'amaro in bocca per questa vicenda resta. E soprattutto per gli oltre cinquecento collaboratori che ora dovranno inventarsi un lavoro. Persone che in alcuni casi nella prospettiva di un «posto al sole» promesso avevano abbandonato studi, lavoro ed attività. Un futuro nero. E dall'associazione che riunisce i collaboratori parlamentari si risponde con ironia e disappunto a questa vicenda: «Ringraziamo il presidente Bertinotti per aver salvato la faccia alle Istituzioni sbattendo, ancora una volta, la porta in faccia ai lavoratori». Accuse che però vanno dirette in particolare anche ai deputati, colpevoli, a dire della stessa associazione di non aver fatto mai nulla per regolarizzare i propri collaboratori. E dire che i mezzi ci sarebbero stati, visto che ogni deputato percepisce ben 4mila e cento euro mensili per pagare regolarmente i collaboratori. Ma fino ad oggi nulla. O meglio fino all'inchiesta delle «Iene» che lo scorso tre marzo denunciò questo stato di cose. Indagine che scosse il mondo della politica dalle fondamenta svelando a tutti l'esistenza di una fascia enorme di precariato tra i collaboratori parlamentari. In cifre 683 collaboratori di cui solo 54 messi in regola. Ben il 92 per cento "in nero" e con retribuzioni oscillanti tra le 700 e le 1000 euro senza ferie pagate e malattie. Un quadro, come detto, noto a tutti ma che molti facevano finta di non conoscere. Da qui l'intervento, estremo, della Camera lo scorso 13 marzo con una lettera dei deputati questori Albonetti, Colucci e Galante in cui si decise per far accedere ai «palazzi» solo a chi era regolarmente contrattualizzato. In tutto due mesi di tempo ai deputati per sistemare la faccenda. Due mesi che scadono appunto domani. Ora è arrivato lo stop. Forse. Infatti come spesso accade nel nostro Paese le scadenze hanno sempre un valore relativo. Non a caso da più parti corre voce che in effetti questa scadenza potrebbe subire flessioni o addirittura delle revisioni. Per ora non c'è nulla di ufficiale, ma la voce gira freneticamente nel Palazzo. Al centro della questione starebbe proprio il fatto che molti deputati non sarebbero riusciti a sistemare le proprie situazioni collaborative. A questo poi il peso degli oltre cinquecento disoccupati che si starebbe facendo sentire ed ai piani alti di Montecitorio non tutti hanno intenzione di rimanere sordi. Speranza o ipotesi vana? Questo è da vedere, resta il fatto però che da domani chi non avrà un contratto non potrà entrare nelle strutture della Camera dei Deputati.
lunedì 14 maggio 2007

 
 
 

disonesti di Montecitorio

Post n°47 pubblicato il 16 Maggio 2007 da collaboratoricamera
 
Foto di collaboratoricamera

disonesti di Montecitorio

 

Ricordate la faccenda dei portaborse "in nero" dei parlamentari? Giro di vite della Camera: accesso consentito solo a chi è regolarmente assunto. Risultato? Molti sono stati spediti a casa con un calcio nel sedere

 

 di vorrei essere migliore

Giro di vite a Montecitorio!
Apprendo dalla Repubblica che da ieri è consentito l'ingresso ai locali della camera solo ai portaborse regolarmente assunti dai propri datori di lavoro. In verità sembra che parte di quelli non ancora a norma siano stati fatti entrare con altri sotterfugi, ma comunque la notizia è lieta. Non fosse che a parecchi sia stato dato il benservito piuttosto che regolarizzarne la posizione.
Che un soffio di coscenza abbia liberato dalla nebbia dell'opportunismo e della DISONESTA' i cuori dei nostri parlamentari? Che la consapevolezza di non poter seriamente parlare della lotta all'evasione fiscale essendo i primi evasori e di sfruttamento del lavoro essendo i primi sfruttatori abbia scosso gli animi dei nostri sottopagati amici?
Macchè!
Tutto questo solo a seguito della denuncia di una trasmissione televisiva.
Perchè prima non si sapeva niente, vero? La presidenza della Camera era all'oscuro di tutto, vero?
Ma per favore ! Non era certo la prima volta che sentivo io parlare di questa storia, figuriamoci loro, i primi attori.
Effetto coccodrillo: prima ti mangio e poi piango. Ma i coccodrilli piangono per i fatti loro, non stimolati. I nostri parlamentari solo se scoperti.
Giro di vite! O presa in giro?

tratto da: vorrei essere migliore

 
 
 

Post N° 46

Post n°46 pubblicato il 15 Maggio 2007 da collaboratoricamera
 

Da ieri i collaboratori dei deputati privi di contratto non possono accedere a Montecitorio
Galante: "Deputati irresponsabili, l'ufficio dei questori dovrà intervenire"

Camera, i portaborse restano fuori
solo 250 sono stati regolarizzati

di CARMELO LOPAPA

ROMA - Il giro di vite a Montecitorio è scattato ieri. Porte aperte ai soli collaboratori dei parlamentari dotati di regolare contratto di lavoro, ovvero pagati per davvero dai loro datori di lavoro. Fino ad ora - come emerso in seguito al caso aperto dalle "Iene" - su 683 in servizio solo 54 venivano retribuiti in base a un accordo scritto. Il fatto è che alla chiusura dei termini fissati da una circolare dell'Ufficio di presidenza della Camera e scaduti appunto il 13 maggio, di contratti depositati e di nuovi badge di ingresso distribuiti sembra che se ne contino non più di 200-250. Si tratta per lo più di contratti a progetto, dunque di durata annuale e rinnovabile, in molti casi a firmarlo non è il deputato ma il partito di appartenenza e la gran parte non riporta la cifra del corrispettivo pattuito, per "ragioni di privacy", è stato spiegato in calce. Le somme invece riportate in chiaro non superano mai i 1200-1500 euro.

La forbice dei 200-250 regolarizzati è al di sotto delle attese ma, va detto, non è ancora ufficiale. Né i deputati questori né la segreteria generale hanno fatto ancora un consuntivo, anche perché qualche parlamentare se la sta prendendo comoda. "Repubblica" tuttavia è risalita a quella cifra incrociando i dati in possesso dell'ufficio per le Competenze dei parlamentari, che ha curato la registrazione dei contratti, con quelli dell'ufficio Sicurezza che gestisce il rilascio dei nuovi badge.

Emerge che solo poco più di un terzo dei cosiddetti portaborse sarebbe stato confermato al suo posto per essere finalmente pagato a norma di legge. E gli oltre 400 rimasti fuori dal Palazzo? Dirottati sui collegi di origine dai quali provenivano, spiegavano ieri mattina in Transatlantico, o più probabilmente fatti entrare a Montecitorio nella veste di ospiti giornalieri, sussurravano i più maliziosi, se non liquidati con un benservito. Il caso insomma resta aperto e si pensa già alle contromisure. "Sarebbe assai grave - commenta Severino Galante, deputato questore in quota Pdci - Se quelle cifre fossero vere testimonierebbero il senso di irresponsabilità dei deputati che avrebbero dovuto regolarizzare le posizioni dei collaboratori. Il nostro provvedimento nasce in tutela dei lavoratori, non può tradursi in un escamotage per farli fuori. Ci sarà da parte dei questori, certamente da parte mia, una reazione adeguata".

Intanto, non viene escluso che il termine del 13 maggio venga prorogato quando domani tornerà a riunirsi l'organo che sovrintende all'organizzazione interna del Palazzo, l'Ufficio di presidenza guidato dallo stesso Bertinotti. E questo dovrebbe avvenire sia per permettere agli ultimi ritardatari di mettere in regola i propri collaboratori, sia per effettuare le verifiche piuttosto complesse, dato che i contratti dovranno risultare anche vistati da consulenti del lavoro. Non a caso per l'intera giornata di ieri, e così avverrà per i prossimi giorni, i commessi hanno consentito l'ingresso anche coi vecchi badge.

Il termine perentorio comunque non cambia, "la decisione ha effetto dal 14 maggio 2007 - spiega una nota diffusa dalla presidenza della Camera - fermo restando che nella riunione già convocata per mercoledì l'Ufficio di presidenza potrà valutare eventuali richieste di disporre di un ulteriore limitato periodo di tempo per completare gli adempimenti previsti". Fuori dal burocratese, vuol dire che Montecitorio potrebbe concedere un altro mese di tempo perché tutto sia messo in regola. Perché, come sottolinea l'ufficio di Bertinotti, l'obiettivo primario resta "assicurare la piena conformità dei rapporti di lavoro alle norme vigenti in materia, al fine di evitare che qualsiasi forma di lavoro nero possa penetrare anche nelle istituzioni".

 
 
 

PDL IDV, D'ULIZIA: AUMENTO COSTI SARA' RETTIFICATO

Post n°45 pubblicato il 19 Aprile 2007 da collaboratoricamera

PORTABORSE. PDL IDV, D'ULIZIA: AUMENTO COSTI SARA' RETTIFICATO'IL 50% IN PIU' RESTA SOLO SE COPERTO DA TAGLI SPESE SUPERFLUE'

(DIRE) Roma, 19 apr. - Italia dei Valori "e' sempre stata sulla linea del taglio dei costi della politica. Non vogliamo certo discostarcene ora. La proposta di legge sulla regolamentazione dei collaboratori parlamentari prevede si' nuove spese, ma stiamo gia' studiando il modo di tagliare quelle percentuali dal bilancio complessivo". E' quanto puntualizza il dipietrista Luciano D'Ulizia (IdV) rispondendo alle polemiche sollevate dalla sua pdl sulla contrattualizzazione dei collaboratori parlamentari. "Come ha giustamente sottolineato il ministro Di Pietro- sottolinea il deputato dell'Idv- e' legittimo che i collaboratori siano assunti regolarmente per evitare che lavorino in nero o siano sottopagati. E' una questione troppo grave per lasciare che rimanga inalterata. Altrettanto vero- aggiunge- e' che non e' accettabile che cio' vada a gravare sul bilancio complessivo".
Dunque, nella pdl (in base alla quale alle cooperative costituite dai parlamentari per mettere in regola i portaborse va in piu' il 50% della quota prevista per le spese di collegio) sara' probabilmente inserita una norma- annuncia D'Ulizia- per far si' che, "nel momento in cui si discute l'approvazione di una legge che comporti spese correnti nuove, si deve trovare il modo per tagliare la stessa cifra da un'altra parte". Insomma, "speriamo di trovare il modo di ricavare quell'1,5% da tagli a spese che riteniamo superflue". Se cosi' non sara', "lo ha giustamente sottolineato il ministro Di Pietro", l'articolo 'incriminato'- assicura D'Ulizia- "sara' rettificato".

 
 
 

D'ULIZIA (IDV), PRESENTA PDL PER COLLABORATORI PARLAMENTARI

Post n°44 pubblicato il 19 Aprile 2007 da collaboratoricamera

LAVORO: D'ULIZIA (IDV), PRESENTA PDL PER COLLABORATORI PARLAMENTARI =Roma, 18 apr. - (Adnkronos/Labitalia) - Solo alla camera dei Deputati, stando agli accrediti, sarebbero ben 629. Sono i collaboratori parlamentari, una volta chiamati non molto onorevolmente 'portaborse', ma piu' spesso giovani con laurea e esperienze lavorative in settori pubblici o privati, quasi sempre precari. Per poter regolamentare questa figura, Italia dei Valori, tramite l'onorevole Luciano D'Ulizia ha presentato oggi un progetto di legge che prevede il superamento del meccanismo per cui attualmente, il singolo deputato, non potendo essere datore di lavoro, deve ricorrere, per l'assunzione, ad un soggetto terzo. La proposta di legge di Italia dei Valori, prevede, invece, la possibilita', per il deputato, di costituirsi in cooperativa a mutualita' prevalente, insieme con un minimo di due colleghi, in modo da assumere direttamente il collaboratore

'Le collaborazioni parlamentari -dice D'Ulizia- rivestono carattere di atipicita' e cio' e' dovuto non tanto ad una negligenza del singolo deputato, bensi' all'oggettiva impossibilita' del deputato medesimo di assumere con contratto regolare persona di sua fiducia. La mia proposta di legge intende andare oltre e superare l'attuale limite per il singolo parlamentare di non poter essere datore di lavoro'.

La proposta di legge, che vede cofirmatari i deputati di IdV Astore, Belisario, Palomba, Raiti, di Forza Italia, Galli, della Verde Zanella, del Dc Catone e Lomaglio dell'Ulivo, 'e' finalizzata -conclude D'Ulizia- a regolamentare con chiarezza, serieta' e trasparenza, i rapporti di lavoro tra i parlamentari e i propri assistenti, puntando anche sulla formazione di questi ultimi, perche' il personale sia sempre piu' qualificato'.

(Lab/Ct/Adnkronos) 18-APR-07 18:25

 
 
 

DI PIETRO: PDL IDV? SE PREVEDE AUMENTI, LA CAMBIO

Post n°43 pubblicato il 19 Aprile 2007 da collaboratoricamera

PORTABORSE. DI PIETRO: PDL IDV? SE PREVEDE AUMENTI, LA CAMBIO'NON ERA QUESTO IL MANDATO AI MIEI, ERRORE SARA' RETTIFICATO'

(DIRE) Roma, 18 apr. - Retromarcia sui portaborse in regola a patto che si diano piu' soldi ai parlamentari. Antonio Di Pietro, quasi sorpreso quando i cronisti gli chiedono se sia d'accordo con la pdl presentata stamattina dal suo gruppo, assicura che il "mandato politico" ai suoi deputati non era decisamente questo.
Dunque, se un "errore tecnico" c'e' stato "sara' rettificato ad horas".
I collaboratori dei parlamentari, taglia corto il leader dell'Idv, vanno messi in regola, ma cio' non dovra' comportare alcun aumento del costo della politica.

 
 
 

PDL IDV PER ASSUNZIONE PORTABORSE,SERVONO 22MLN

Post n°42 pubblicato il 19 Aprile 2007 da collaboratoricamera

PARLAMENTO:PDL IDV PER ASSUNZIONE PORTABORSE,SERVONO 22MLN(ANSA) - ROMA, 18 APR - Italia dei Valori una proposta di legge per consentire l'assunzione dei portaborse l'ha messa a punto, ma per realizzarla, tra camera e senato, occorrerebbero almeno 22 milioni di euro in piu' per i parlamentari.
Secondo il testo di sei articoli presentati dal deputato dell'Idv Luciano D'Ulizia, infatti, i parlamentari si dovrebbero costituire in enti o cooperative per procedere all'assunzione degli assistenti. E per questo dovrebbe venire riconosciuta 'una maggiorazione del 50% sulla quota mensile del rimborso forfettario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori'. Il che, spiega D'Ulizia nel corso di una conferenza stampa, equivarrebbe a circa 15 milioni di euro e inciderebbe 'sui costi della camera per l'1,56%'. Se a questa cifra si aggiunge quella che dovrebbe sborsare Palazzo Madama per consentire anche ai senatori di assumere i propri portaborse, la cifra arriverebbe a circa 22 milioni di euro. Con buona pace della riduzione dei costi della politica.
Ma i 'costi - spiega D'Ulizia - potrebbero comunque abbassarsi riducendo quelli improduttivi, quelli inutili'. A vantaggio di 'quelli necessari' per consentire l'assunzione di 'almeno 1000 persone che attualmente lavorano gratis ogni giorno'. In piu' la proposta targata Italia dei Valori prevede anche che si dia vita ad una sorta di contratto collettivo per i portaborse e che il rapporto tra il parlamentare e il suo assistente si potra' interrompere in qualsiasi momento 'in considerazione del suo carattere fiduciario'. E che comunque non potra' andare oltre alla durata della legislatura.
(ANSA).

 
 
 

IDV PROPONE PDL PER METTERLI IN REGOLA =

Post n°41 pubblicato il 19 Aprile 2007 da collaboratoricamera
 

(AGI) - Roma, 12 apr. - Consentire a ogni singolo deputato di assumere direttamente il proprio collaboratore e dare la possibilita' agli assunti di acquisire, mediante costante formazione e aggiornamento, maggiore professionalita': sono gli obiettivi di una proposta di legge presentata da Italia dei valori, per iniziativa di Luciano D'Ulizia.
Il pdl - informa una nota - "mira a regolamentare la figura del collaboratore parlamentare, mediante uno snellimento delle procedure, secondo le quali, attualmente, il singolo deputato, non potendo essere datore di lavoro, deve ricorrere, per l'assunzione, ad un soggetto terzo". La pdl di Idv prevede, invece, "la possibilita', per il deputato, di costituirsi in cooperativa e mutualita' prevalente, insieme con un minimo di due colleghi, in modo da assumere direttamente il collaboratore. La proposta e' finalizzata a regolamentare con chiarezza, serieta' e trasparenza, i rapporti di lavoro tra i parlamentari e i propri assistenti, puntando anche sulla formazione di questi ultimi, perche' il personale sia sempre piu' qualificato". (AGI) Cav 121646 APR 07

 
 
 

CHITI: A BREVE 7MILA PRECARI ASSUNTI, MA PORTABORSE ESCLUSI

Post n°40 pubblicato il 11 Aprile 2007 da collaboratoricamera

PA. CHITI: A BREVE 7MILA PRECARI ASSUNTI, MA

PORTABORSE ESCLUSI

A COCOCO RISERVA 60% POSTI- ATTENDIAMO OK CORTE DEI CONTI

(DIRE) Roma, 4 apr. - A breve nella pubblica amministrazione

saranno assunti quasi 7mila precari su un totale di circa 8mila

lavoratori in attesa. Lo dichiara Vannino Chiti, rispondendo nel

corso del 'question time' alla Camera a un'interrogazione di Fi:

"Un decreto del presidente del consiglio attualmente in corso di

registrazione alla Corte dei conti- dice il ministro per i

Rapporti con il Parlamento- autorizza la stabilizzazione di 6.962

lavoratori su un totale di circa 8.000 unita' di personale

precario nelle amministrazioni pubbliche".

Chiti, citando la recente circolare che indica le 'linee

guida' da seguire, assicura che tra gli assunti non ci sara' chi

ha incarichi politici o e' il portaborse di amministratori

locali: "Sono esclusi dal processo di stabilizzazione del

personale- puntualizza infatti il ministro- i contratti a tempo

determinato negli uffici di diretta collaborazione perche' per

loro stessa natura caratterizzati da temporaneita' dal momento

che sono legati a un rapporto fiduciario con il vertice

politico". Al contrario, stando ai requisiti chiariti dalla

circolare, avranno titolo i "non dirigenti con almeno 3 anni di

servizio" che abbiano "superato le selezioni per la qualifica".

Quanto ai cococo, a loro favore gioca la "riserva del 60% del

totale dei posti programmati".

In conclusione, tira le somme Chiti, "il governo sta

procedendo a una progressiva normalizzazione dei rapporti di

lavoro alle dipendenze della Pa, vuole superare l'uso distorto

della flessibilita' e in questa legislatura puo' scomparire

definitivamente il fenomeno del precariato nel pubblico".

 
 
 

SENATO: NASCE COMITATO SU CONTRATTI, LO PRESIEDE TREU

Post n°39 pubblicato il 11 Aprile 2007 da collaboratoricamera

PORTABORSE

. SENATO: NASCE COMITATO SU CONTRATTI, LO PRESIEDE TREU

NON ESCLUSO IL VARO DI UN DDL PER COLMARE VUOTO LEGISLATIVO

(DIRE) Roma, 3 apr. - La questione dei collaboratori parlamentari

senza contratto e' stata affidata a un comitato presieduto

dall'ex ministro del Lavoro e senatore dell'Ulivo Tiziano Treu.

Lo ha deciso l'ufficio di presidenza del Senato che ha affrontato

questa mattina la questione.

I tempi di lavoro del comitato dovrebbero essere relativamente

brevi e non e' escluso che si possa arrivare alla definizione di

un provvedimento legislativo che vada a tappare il vuoto

giuridico attualmente esistente.

Fino a ora solo il gruppo dei Verdi del Senato, dalla scorsa

legislatura (a cui si e' aggiunto il Pdci in questa, visto che i

due partiti formano gruppo unico) ha affrontato la materia e ha

stipulato un contratto collettivo con la Cgil firmato

successivamente anche dalla Uil. Resta pero' il problema dei

collaboratori personali per cui la legge non prevede alcuna forma

di inquadramento professionale.

(Sam/ Dire)

 
 
 

AL SENATO UN DDL PER REGOLARE I PORTABORSE

Post n°38 pubblicato il 11 Aprile 2007 da collaboratoricamera

AL SENATO UN DDL PER REGOLARE I

PORTABORSE =

Roma, 3 apr. - (Adnkronos) - E' stato affrontata durante

l'ufficio di Presidenza del Senato, che si e' svolto questa mattina,

la questione dei collaboratori parlamentari, alla ribalta delle

cronache dopo che le 'Jene' avevano denunciato il 'lavoro nero' dei

'portaborse'. L'orientamento dell'ufficio di Presidenza di Palazzo

Madama sarebbe quello di preparare un disegno di legge ad hoc per

regolamentare la spinosa questione.

A Montecitorio la questione e' stata definita con la

possibilita' di accredito per i collaboratori solo dopo regolare

contratto di lavoro stipulato con il parlamentare. L'ufficio di

Presidenza di Palazzo Madama si riunira' dopo le festivita' di Pasqua

per definire i contenuti del disegno di legge.

(Epa/Pn/Adnkronos)

03-APR-07 15:49

 
 
 

La “Via Crucis” dei portaborse

Post n°37 pubblicato il 05 Aprile 2007 da collaboratoricamera
 

05.04.2007 ore 08:45:00.


La “Via Crucis” dei portaborse


Provate a pagare un collaboratore in nero e magari a retribuirlo con uno stipendio inferiore a quello che prevedono i contratti di lavoro. Vi si prepara un grosso guaio. Molto grosso, sia che siate degli imprenditori, sia che siate una casalinga che si fa aiutare nei lavori domestici da una collaboratrice. Ne sanno qualcosa pensionati che, per aver retribuito “male” una badante, si sono visti fare causa dalla lavoratrice con la conseguenza che per pagare multe, contributi evasi e danni vari, hanno dovuto, purtroppo, vendere l’unico bene immobile posseduto: una piccola casa. Cosa volete, cari lettori, la Legge è Legge. Non è ammessa ignoranza e, in linea di principio, la Legge dovrebbe essere uguale per tutti. Questo in teoria, perché invece, in pratica, ed almeno per quanto attiene al diritto del lavoro, c’è qualcuno che non sembra tenuto a rispettare in maniera assoluta le regole. Indovinate un po’ chi? Ma i parlamentari naturalmente. Questi, similmente a 007 che ha, nella finzione letteraria, la licenza di non rispettare la legge penale che impone il divieto di uccidere, sembrano avere la licenza di derogare al diritto civile che impone a tutti gli altri di pagare contributi e giuste retribuzioni ai loro dipendenti. In particolare, come raccontato già diverso tempo fa,  i parlamentari ricevono da Senato e Camera alcune migliaia di euro al mese da destinarsi alla retribuzione di un paio di collaboratori. Molti, moltissimi tra i parlamentari, siccome non devono rendere conto di come spendono questi soldi, danno una manciata di euro a uno o più collaboratori (senza versare contributi e senza stipulare un regolare contratto) e la cifra rimanente se la inguattano nelle loro voraci tasche. La situazione è divenuta drammatica per i collaboratori dei parlamentari, e i Presidenti di Camera e Senato, ancorchè ex sindacalisti, se ne sono “impipati” del disagio di questi lavoratori. Tutto vero sino a pochi giorni fa, quando Fausto Bertinotti, attraverso i deputati questori, ha fatto sapere che i collaboratori dei deputati che non abbiano un regolare contratto non potranno accedere ai palazzi di Montecitorio. Bella notizia per i collaboratori, direte? Manco per sogno perché Bertinotti, invece di vincolare l’erogazione del contributo per i collaboratori all’effettiva stipula di contratti di lavoro, continuerà a far dare i soldi ai deputati anche se non regolarizzeranno i rapporti di lavoro, con l’unica differenza che i “portaborse” irregolari non potranno più frequentare la Camera. Alcuni deputati, intanto, presa la palla al balzo, visto che non vogliono regolarizzare i loro aiutanti e considerato che non potranno più usufruire dei servigi di costoro perché pagati in “nero”, hanno pensato di liberarsi dei portaborse dando loro, alla vigilia della Santa Pasqua, il benservito. Bell’operazione. Degna di veri galantuomini!

Antonio Parisi

 
 
 

INIZIATIVA ONOREVOLE D'ULIZIA LUCIANO

Post n°36 pubblicato il 29 Marzo 2007 da collaboratoricamera

Roma, 29 marzo 2007

 

 

 

Cara Collega, caro Collega,

           

Ti invio, in allegato, copia della proposta di legge recante "Norme per l’ordinamento della professione di collaboratore parlamentare".

 

L’obiettivo di tale proposta è quello, innanzitutto di superare l’attuale limite per il singolo deputato di non poter essere datore di lavoro, dovendo ricorrere, per forza di legge, ad un soggetto terzo; rendere, di conseguenza, più lineare, corretto e trasparente il rapporto tra l’eletto, il suo collaboratore e la Camera di appartenenza, in quanto ritengo che solo una seria regolamentazione contrattuale di questi rapporti, così come avvenuto con altre autorevoli Istituzioni e così come avviene già in altri Paesi europei, sia in grado di definire modalità comuni e di regolare con serietà, certezza e trasparenza queste modalità contrattuali, a partire dalla condivisione della effettiva natura del rapporto, dalla valorizzazione e riconoscimento della professione acquisita, per arrivare alle forme di tutela sociale e della dignità della persona che, ne sono certo, ci stanno sicuramente a cuore.

 

Qualora condividessi il contenuto e le finalità della proposta, Ti chiedo cortesemente di restituire la presente lettera, con le indicazioni e la Tua firma, alla mia e-mail.

 

Ti ringrazio dell'attenzione, un saluto cordiale.

_______________________________________________________

Roma, 29 marzo 2007

 

 

BOZZA

 

 

XV LEGISLATURA

 

CAMERA DEI DEPUTATI

 


 

PROPOSTA DI LEGGE

 

d'iniziativa del deputato D’ULIZIA

 

Norme per l’ordinamento della professione di collaboratore parlamentare

 

 


Onorevoli Colleghi! - L’attività parlamentare, nella sua peculiarità, richiede la collaborazione di personale qualificato, dotato di grande professionalità e, al contempo, della necessaria “elasticità” temporale e territoriale che tuttavia non deve equivalere a condizioni di precarietà ed assenza di regole e tutele specifiche. Proprio perché riteniamo meritorio l’intento di rendere trasparenti i rapporti di lavoro ed il loro accreditamento presso le Camere, crediamo non sia sufficiente, né per il contraente diretto né per l’Istituzione “sovventrice”, acquisire atti che non contengano elementi di chiarezza nella regolamentazione dei rapporti o, nel peggiore dei casi, disattendano nella pratica ciò che sanciscono formalmente. Inoltre la non chiarezza nella regolamentazione dei rapporti può prestarsi a facili strumentalizzazioni.

Colleghi deputati! Il servizio giornalistico trasmesso poco tempo fa su una rete televisiva commerciale ha aperto, ancora una volta, il Vaso di Pandora nel quale scopriamo - ma già molti media nel tempo ne avevano dato contezza - quelle che devono essere considerate le vere incongruenze del nostro sistema e come tali andrebbero subito trattate affinché non incancreniscano. Il problema evidenziato ci obbliga a fare delle amare ma doverose riflessioni sulla credibilità ed efficacia delle norme che il nostro Parlamento produce, con costi tutt’altro che risibili, e a cui tutti i cittadini - nessuno escluso - sono chiamati a conformarsi, rispettare e far rispettare.

Il fatto inconfutabile è che al giorno d’oggi, benché le onlus proliferano in Italia, risulta dagli accrediti ai palazzi della Camera dei Deputati che ben 629 “volontari” giovani e meno giovani “regalano” ai deputati anche 9-10 ore di lavoro al giorno, tutti i giorni. Il che appare poco credibile, perché non credo trattasi di 629 uomini o donne che hanno fatto del volontariato la loro vocazione di vita. Siamo consapevoli, cari colleghi, della delicatezza dell’argomento, a partire dal rapporto fiduciario instaurato tra collaboratori e deputati o gruppi parlamentari, così come siamo consci della mancanza di riferimenti che consentano di regolare al meglio e di dare certezza a questi rapporti di lavoro. E’ vero, infatti che se la maggior parte delle collaborazioni parlamentari rivestono carattere di atipicità, ciò è dovuto non tanto ad una negligenza del singolo deputato, bensì all’oggettiva impossibilità del deputato medesimo di assumere con contratto regolare persona di sua fiducia. Stante la vigente normativa, infatti, la singola persona fisica, in quanto appunto non persona giuridica, né sostituto d’imposta, non può essere datore di lavoro, eccezion fatta per le assunzioni di colf e badanti. Ad oggi, dunque, la sola via per un deputato di assumere regolarmente il proprio collaboratore è per il tramite di un ente terzo con personalità giuridica.

È pur vero, tuttavia, che per rispondere all’esigenza di una maggiore trasparenza nei rapporti giuridici tra deputati e collaboratori, l’ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati, in data 3 giugno 2003, approvò una nuova disciplina del procedimento di accreditamento dei collaboratori presso la Camera ed in particolare, secondo quelle nuove disposizioni non più vigenti, al deputato che presentava richiesta di accredito per il proprio collaboratore si domandava di chiarire al momento della compilazione degli appositi moduli se si trattasse di rapporto di collaborazione a carattere oneroso ovvero a titolo non oneroso, quindi “gratuito”. La recentissima delibera approvata dall’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati lo scorso 13 marzo 2007, e quella altrettanto recente del Senato della Repubblica, hanno modificato sostanzialmente le disposizioni di accredito dei collaboratori, consentendone la possibilità solo ed esclusivamente ai collaboratori con i quali i deputati abbiano instaurato un regolare rapporto di lavoro a titolo oneroso e a tal fine il parlamentare dovrà consegnare copia del suddetto contratto stipulato con il collaboratore, recante l’attestazione di un consulente del lavoro o di altro qualificato professionista, per quanto attiene alla conformità del contratto stesso alla normativa vigente. La vera novità contenuta nella citata recente delibera consiste nell’accordare l’accredito ai collaboratori che abbiano un rapporto di lavoro con un soggetto terzo il quale, a sua volta, sia legato allo stesso deputato, ovvero al partito politico o al gruppo parlamentare di riferimento, con un contratto finalizzato alla prestazione di servizi.

La seguente proposta di legge, cari colleghi, intende andare oltre e superare l’attuale limite per il singolo parlamentare di non poter essere datore di lavoro, dovendo ricorrere per forza di legge ad un soggetto terzo.

L’articolo 1 indica le finalità della legge, mentre l’articolo 2 intende dare una definizione giuridica della figura di collaboratore parlamentare attraverso l’elencazione delle mansioni.

L’articolo 3 sottolinea il carattere temporaneo del rapporto di collaborazione, legato alla durata del mandato parlamentare e comunque sempre alla natura fiduciaria del rapporto stesso, mentre l’articolo 5 rinvia per il trattamento economico dei collaboratori ad un CCNL stipulato dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori presenti nel CNEL.

Ma è l’articolo 4 a rappresentare la res nova, ovvero consentire al singolo deputato di poter assumere direttamente il proprio collaboratore di fiducia, costituendosi in cooperativa, a mutualità prevalente, con minimo altri due colleghi. E proprio per incentivare il ricorso al canale cooperativistico, si prevede, con l’articolo 6, per i parlamentari che si associano un incremento del 50% della quota mensile spettante a titolo di rimorso forfetario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori.

Colleghi deputati! Per i motivi fin qui esposti auspichiamo una rapida approvazione della presente proposta di legge, finalizzata, lo ribadiamo, a rendere più lineare, corretto e trasparente il rapporto tra l’eletto, il suo collaboratore e la Camera di appartenenza, perché riteniamo che solo una seria regolamentazione contrattuale di questi rapporti, così come avvenuto con altre autorevoli Istituzioni e così come avviene già in altri Paesi europei, sia in grado di definire modalità comuni e di regolare con serietà, certezza e trasparenza queste modalità contrattuali, a partire dalla condivisione della effettiva natura del rapporto, dalla valorizzazione e riconoscimento della professionalità acquisita, specialmente sotto il profilo economico e giuridico, per arrivare alle forme di tutela sociale e della dignità della persona che, siamo certi, ci stanno sicuramente a cuore. 



 

 

PROPOSTA DI LEGGE

 

Art. 1

(Finalità)

 

1. La presente legge ha lo scopo di disciplinare, promuovere e valorizzare la figura del collaboratore parlamentare, attraverso il suo riconoscimento sotto il profilo giuridico ed economico e di consentire ai parlamentari di esercitare il loro mandato nella forma migliore e più efficace.

 

 

Art. 2

(Definizione)

 

1. Ai fini della presente legge si definisce collaboratore parlamentare colui il quale svolge una o più delle seguenti attività in favore di uno o più parlamentari:

a)      organizzazione e coordinamento della segreteria politica del parlamentare presso la Camera dei Deputati, ovvero il Senato della Repubblica;

b)      organizzazione e coordinamento dell’ufficio legislativo;

c)      analisi delle proposte di legge e disegni di legge all’esame del parlamento ed elaborazione di testi legislativi;

d)      redazione di ricerche, rapporti, relazioni, emendamenti, ordini del giorno ed atti di sindacato ispettivo;

e)      gestione delle relazioni esterne e dei rapporti con la stampa e i mass-media,

f)        svolgimento di compiti, funzioni iniziative inerenti il mandato parlamentare.

 

 

Art. 3

(Durata dell’incarico)

 

1. All’inizio di ogni legislatura, o nel corso di essa, il parlamentare conferisce, secondo le modalità di cui al successivo articolo 4, a persona di sua fiducia l’incarico di collaboratore parlamentare per l’espletamento di una o più delle mansioni indicate al precedente articolo 2.

2. Le mansioni riferite all’incarico conferito sono espletate sulla base delle direttive e delle disposizioni impartite dal parlamentare che potrà far cessare l’incarico in ogni momento in considerazione del suo carattere fiduciario

3. L’incarico di collaborazione, fatta salva l’ipotesi di recesso anticipato per giusta causa dovuta al venire meno del rapporto fiduciario di cui al precedente comma ovvero ad inadempimento ai sensi dell’articolo 1453 del codice civile, è conferito sino al termine della legislatura.

 

 

Art. 4

(Natura del rapporto)

 

1. Il collaboratore parlamentare intrattiene con il parlamentare che gli ha conferito l’incarico, un rapporto di lavoro di natura subordinata, autonoma, ovvero nella modalità a progetto, attraverso un ente o associazione con personalità giuridica e senza finalità di lucro, ovvero una cooperativa, costituiti dagli stessi parlamentari.

2. In deroga alla normativa vigente e ai fini della presente legge, possono essere costituiti, da un minimo di tre parlamentari in carica, enti o associazioni con personalità giuridica e senza finalità di lucro, ovvero società cooperative, a mutualità prevalente, depositando i rispettivi atti costitutivi e i relativi regolamenti presso gli Uffici di presidenza delle Camere di appartenenza.

 

 

Art. 5

(Trattamento economico)

 

1. Per il trattamento economico dei collaboratori parlamentari, gli enti e le associazioni con personalità giuridica e le imprese cooperative dovranno far riferimento ad un contratto collettivo nazionale di lavoro dei collaboratori parlamentari stipulato e depositato secondo le norme di legge dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori presenti nel CNEL.

 

 

Art. 6

(Incentivi)

 

1. Ai parlamentari che si costituiscono in enti o associazioni con personalità giuridica, ovvero in imprese cooperative, di cui all’articolo 4 - comma 2 - della presente legge, è riconosciuta una maggiorazione del 50 per cento sulla quota mensile di rimborso forfetario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori.

2. La maggiorazione, di cui al comma 1, è corrisposta dagli Uffici di Presidenza della Camera dei Deputati o del Senato della Repubblica, su delega del parlamentare socio, all’ente o associazione con personalità giuridica o all’impresa cooperativa di appartenenza, previa esibizione e deposito di copia del contratto di lavoro afferente il collaboratore parlamentare incaricato.

 

 

 

 
 
 

Boato (Verdi): Non vedo soluzioni nel breve periodo

Post n°35 pubblicato il 21 Marzo 2007 da collaboratoricamera
 

Si ripropone questione collaboratori parlamentari
Boato (Verdi): Non vedo soluzioni nel breve periodo

21/03/2007 14:24

“Il presidente del Senato Marini mi ha assicurato che gia’ al prossimo Consiglio di Presidenza si affrontera’ il problema dei collaboratori parlamentari e si istituirà una commissione di studio”.

Lo ha annunciato oggi a RaiUtile il senatore di Alleanza Nazionale, Antonio Paravia, a seguito del colloquio avuto ieri con il presidente del Senato, per risollevare il problema dei cosiddetti 'portaborse' dei parlamentari che lavorano in nero.

Paravia, infatti, definisce “risibile” la soluzione di consentire l’accesso alle Camere soltanto a quei collaboratori per i quali sia stato depositato un contratto di lavoro.

Anche per il deputato dei Verdi Marco Boato, ospite oggi della trasmissione di RaiUtile: “Questa soluzione e’ parziale e si tratta solo di una prima misura”. Ma sull’iniziativa annunciata da Paravia: “Sono cauto perche’ in Italia quando non si vuole risolvere un problema si istituisce una commissione per studiarlo. Non credo che questa questione sia facilmente risolvibile nel breve periodo con delle commissioni di studio”.

 
 
 

E SE VENISTE ANCHE VOI IL 30 MARZO IN PIAZZA?

Post n°34 pubblicato il 18 Marzo 2007 da NeoAtu
 

Cari "portaborse" (termine che in effetti è riduttivo), il 30 Marzo a Roma (ore 9.30 Piazza della Repubblica) sciopereranno il pubblico impiego, i precari P. A. e gli esternalizzati dei servizi pubblici.
http://www.rdbcub.it/20070330_sciopero_index.htm
Dopo aver appreso dai media della vostra storia (incredibile come la nostra), ci complimentiamo per i primi successi che state ottenendo, noi siamo ancora a rischio licenziamento.
Riteniamo che anche voi siate "precari della P.A." e quindi il Comitato degli Informatici ATU sarebbe lieto di avere anche la vostra presenza alla manifestazione. Per contatti
comitatoatu@yahoo.it
http://blog.libero.it/comitatoatu
www.comitatoatu.it

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