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Creato da: comitsalutepubblica il 13/05/2008
FRONTE POPOLARE PER LO SVILUPPO DELLE CULTURE DEL DISSENSO

 

 

ANTOLOGIA DEL BUONUMORE...

Post n°94 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

MA CHI DEI DUE SARA' IL MINISTRO DEI BENI CULTURALI??

 
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FACEZIE

Post n°95 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

DOVE STA ZAZA’  ?


Fra i tanti parallelismi legati alla situazione generale odierna della nostra società che ultimamente ci fanno meditare, mi sia concesso rilevarne uno che, seppure di natura più leggera, parlando di canzonette, trovo illuminante.
L’Italietta viscida e crudele, un pochino carogna, di questi nostri tempi è molto simile a quella che venne definita “dei telefoni bianchi”, quella, per capirci, del ventennio fascista, quella delle commediole leggere dai toni sofisticati, così sofisticati come solo gli Italiani hanno.
L’Italietta  fatta di piccoli populismi da farsa,  fatta per gli italici spiriti pronti a commuoversi davanti ad un piatto di maccheroni fumanti (quando c’erano) e a guardare il maccherone cantando “…salve o popolo d’eroi…” con il cuore gonfio d’orgoglio e “Vincere…” oppure  “la saga di Giarabub” e molte altre canzoni accondiscendenti ed untuose verso il regime.
Eppure vi furono anche canzoni che pur non essendo gradite al regime riuscirono in qualche modo a scampare alla ferrea censura del Minculpop e lo fecero in modo brillante ed intelligente. Le cosiddette “canzoni della fronda”. Pensiamo alla celeberrima “Dove sta zazà?”, che sembrerebbe una storiellina da poco.
Nelle intenzioni segrete degli autori però, Zazà è la libertà ed Isaia è l’ Italia ecco allora che  “Nel momento culminante del finale travolgente, 'mmiez'a tutta chella gente, se fumarono a Zazá!...!”…ahi libertà perduta…
 E: “ Pare, pare, Zazá, che t'ho perduta, ahimé! Chi ha truvato a Zazá ca mm''a purtasse a me …”
Ed ancora “…dove sta Zazà?...Cosa fa Zazà senza Isaia”…e   così via.
Altro capolavoro del genere fu “Il tamburo della Banda d’Affori”. Stranamente questa canzone passò indisturbata senza finire nelle grinfie dei fascisti e fu un grande colpo visto che il testo descriveva, in modo ironico e vicino al vero, il loro capoccione.
Ecco cosa si cantava “E’ il tamburo principal della Banda d’Affori
che comanda cinquecento e cinquanta pifferi…” dove appunto il tamburo era il Benito nazionale ed i cinquecento e cinquanta pifferi i membri della Camera dei Fasci e delle Corporazioni.
“Che scompiglio! Ci sono anche le oche che gli fan "qua qua"…” continua la canzone .
A questi due bellissimi pezzi seguono a ruota “Maramao perché sei morto…”, “ Signora illusione”, “Pippo non lo sa” e così via.
Altri tempi.
Oggi, ahimè, è poca quella capacità di usare l’ironia e la scaltrezza per porre in luce quello che realmente ci troviamo davanti agli occhi, occhi che hanno da tempo perso una capacità critica poiché fissi su di uno schermo di televisore o coperti dalle famose fette di prosciutto.
Ci resta forse un’unica consolazione. Ad ogni piffero di oggi, ad ogni suonatore di piffero di oggi, a tutti quelli che adorano sentire suonare i pifferi, e magari anche ai tamburi principali di oggi, possiamo sempre cantare: tra le mie mani “un’ora sola ti vorrei, per dirti quello che non sai….”.

                                           
  
                                                               CLAUDIO MICHELAZZI

 
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FRONTE POPOLARE PER LO SVILUPPO DELLE CULTURE DEL DISSENSO

Post n°96 pubblicato il 02 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

CARI AMICI, COMPAGNI, CITTADINI,

COMUNICHIAMO CHE LA D N DEL COMITATO POPOLARE DI SALUTE PUBBLICA, IN SEDUTA COLLEGIALE HA DECISO DI APPORRE LA DICITURA " FRONTE POPOLARE PER LO SVILUPPO DELLE CULTURE DEL DISSENSO" SOTTO IL NOME DEL BLOG CO.SA.PUBBLICA.

                                                           LA DIREZIONE NAZIONALE

 
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SETTANTASEIESIMA DENUNCIA

Post n°97 pubblicato il 03 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Nella rubrica lettere del "Corriere delle Alpi" del 2 settembre un
signore, direttore di Belluno news, polemizza , a torto od a ragione(
non  lo so, ignorando i precedenti  scritti)  con il CAI, Club Alpino
Italiano,  circa la Giornata   Bianca,  ideata per  sensibilizzare 
sugli incidenti in montagna.Il  fine  sarebbe comunque  meritevole,
senonché  il direttore di News Belluno, ad un certo punto, accusa di
arroganza   il CAI  e , per rafforzare  la sua tesi, a chi  lo paragona,
come livello di arroganza?
Guarda  un pò, all'ANPI, proprio Associazione Nazionale Partigiani
Italiani, che  pretenderebbe  di esser l'unica a parlare di
"resistenza"( citata in minuscolo) così come il CAI, secondo l'autore
della lettera pretenderebbe di esser l'unico a parlare di montagna.
Difficile , ovviamente, trovare un nesso logico in questo paragone, se
non in un rigurgito "revisionista"  dell'autore stesso.  Pensavo che gli
venisse meglio citare a paragone  qualche ministro dell'attuale governo
che, periodicamente, ed a turno, ci ammannisce su  "tolleranza zero",  "
lotta  ai fannulloni" ,  " tagli alla Scuola"  per decreto, o , in clima
ancora vacanziero, qualche elevato esponente di governo  che fa il
subacqueo in aree marine protette  e, quindi, giustamente escluse alle
immersioni  dei subacquei non "protetti" dal lodo Alfano   La lettera 
in  questione  conclude  minacciosa, verso il CAI  e l'ANPI : " Solo
loro possono parlare di montagna e di resistenza.Gli altri, no.Ma prima
o poi qualcuno dovrà pur dirgli che le cose non stanno esattamente
così.Almeno non più"   Che limpide  certezze!   Alcune settimane fa, da
qualche esponente governativo  era uscita   la proposta di abolire il
CAI; vuoi  vedere che, adesso, cercheranno di abolire  anche l'ANPI?


Saluti  cordiali  Giovanni

 
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IL DISSENSO

Post n°98 pubblicato il 03 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Il dissenso è un sentimento o una filosofia attraverso cui si manifesta disaccordo oppure opposizione nei confronti di un'idea (ad esempio l'orientamento politico di un governo) o nei confronti di un'entità (ad esempio una personalità politica o un partito che propugna una determinata idea). Fra i termini che si contrappongono al concetto di dissenso si annoverano il consenso, che si manifesta quando tutte (o quasi) le "parti" sono d'accordo su qualcosa, oppure l'assenso, che si manifesta quando una certa parte concorda su una proposizione affermata da un'altra parte.

Il dissenso può essere manifestato in molti modi. In alcuni sistemi politici può essere espresso in forma ufficiale dalle forze dell'opposizione, mentre i regimi repressivi di solito proibiscono e reprimono qualsiasi forma di dissenso, provocando in questo modo l'insorgere di varie forme di attivismo. In questi contesti le persone che non si adeguano o non sostengono le politiche dello stato sono solitamente definite dissidenti, o, in casi estremi, nemici dello stato.

Molti storici e studiosi di politica sostengono che una società che ha raggiunto un alto livello di benessere ha interesse non solo a garantire la libera espressione del dissenso, ma addirittura ad incoraggiarla. In questo modo categorie e gruppi sociali che si sentono poco rappresentati dalla classe politica, o comunque poco partecipi dei processi decisionali, hanno la possibilità di esprimere, seppure in forma critica, il proprio parere, portando così le proprie istanze all'attenzione della pubblica opinione.

Il dissenso artistico infine si distingue da quello politico perché non è legato necessariamente a dei periodi di crisi e/o di aperta lotta, ed è caratterizzato da una prospettiva di permanente, sistematica revisione dei codici e dei segni affermatisi all'interno di una data cultura, da cui il carattere sostanzialmente dissidente di ogni forma artistica di ricerca autentica nel suo apporsi allo status quo.

 
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SETTANTASETTESIMA  DENUNCIA

Post n°99 pubblicato il 07 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Vicenza, carica a freddo ai No Dal Molin
Salvati dai vicini. Le forze dell'ordine armate di manganelli (esagonali) e caschi hanno caricato a freddo il centinaio di manifestanti pacifici del Presidio permenente Dal Molin che, come pattuito con la questura il giorno prima, stavano installando una simbolica torretta di avvistamento fuori dell'aeroporto a Caldognio. Due signori che abitano lì vicino hanno visto la ferocia ingiustificata di carabinieri, polizia e guardia di finanza e hanno aperto le porte della loro casa per salvare le persone, uomini e donne, che venivano aggredite senza motivo.
«Non riesco a capire che cosa abbia scatenato il macello - racconta Cinzia Bottene, consigliere comunale a Vicenza e membro del Presidio - venerdì avevamo passato tre ore in questura per concordare fin nei minimi dettagli la nostra azione, ossia l'erezione di una torretta di avvistamento simbolica per poter monitorare che cosa sta accadendo dentro l'area dell'aereoporto. Abbiamo cominciato a tirare su questi quattro tubi incrociati, una struttura veramente poco invasiva, quasi inconsistente, quando di colpo è partita una carica delle forze dell'ordine. Una brutalità incredibile, botte vere, con i manganelli esagonali, quelli che possono aprirti la testa. Subito sono arrivate le ambulanze per portare via cinque di noi, feriti. A quel punto ci siamo atterriti e ci siamo seduti per terra immobili. La polizia si è messa a contatto con noi, stringendoci provocatoriamente. Per una lunga ora». E' stata proprio Bottene a prendere in pungno la situazione: «Ho chiesto a uno dei vicequestori che cosa stava succedendo e perchè quella carica, visto che avevamo rispettato tutti gli accordi del giorno prima, fin nel dettaglio, addirittura calcolando il metro esatto dove ci era stata data la possibilità di installare la torretta. Lui era imbarazzato. Gli ho proposto di spostare gli uomini di cinque metri e in cambio noi non saremmo avanzati di un centimetro. Mentre stavo aspettando la risposta, una seconda carica, questa volta ancora più violenta della prima, che ci ha imbottigliati, chiusi a panino: davanti la polizia e la guardia di finanza e dietro i carabinieri». I colpi sono stati tanti e molto violenti: «C'erano donne trascinate dai capelli sull'asfalto per metri e metri - raccontano altri - mentre stavano semplicemente sedute, c'erano poliziotti che gridavano "ora ti apro la testa" , persone bastonate da tre, quattro guardie contemporaneamente». Alcuni signori che abitano lì hanno visto quanto stava accadendo da dietro la siepe del loro giardino e hanno deciso di aprire le porte di casa per salvare almeno qualcuno da quella violenza brutale: «Se non ci fossero stati loro - dice Bottene - credo si sarebbe trasformato in un massacro. La polizia non poteva più raggiungerci perchè eravamo in territorio privato ma cercava di colpirci attraverso le siepi». Solo dopo un'ora le forze dell'ordine hanno acconsentito di allontanarsi e di lasciare andare via i rifugiati». Una quindicina di manifestanti sono finiti all'ospedale, fra loro anche una ragazza disabile. Alcuni manifestanti sono stati fermati, altri sono davanti alla questura per solidarietà, altri ancora sono scappati.
E' dal 16 gennaio 2007, giorno in cui Prodi da Bucarest dette il via alla base dove gli americani stanno facendo una serie di misteriosi interventi (ufficialmente la bonifica di ordigni inesplosi), che il Presidio permanente ha messo le tende. «Hanno fermato sei persone - racconta Ezio Lovato, segretario provinciale di Rifondazione Comunista - sono stato in questura per capire che cosa è successo». Alla fine i sei sono stati rilasciati, ma è stato difficile anche farli parlare con gli avvocati. In questi giorni c'era una festa con bancarelle, bazar, gastronomia, concerti, e conferenze proprio tra le tende del presidio: «Anche se il presidio comprende tante variazioni - continua Lovato - tra militanti cattolici, di sinistra, del sindacato, i disobbedienti del nord etc, etc non credo che questo casino sia successo per le provocazioni di alcuni gruppi più estremi».
Sembrerebbe una strategia del massacro pensata a tavolino: «Sembra un ordine venuto da Roma - dice Bottene - i vicequestori avevano difficoltà a eseguire quegli ordini...».
BRIGANTE ROSSO
 

 
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SETTANTOTTESIMA DENUNCIA

Post n°100 pubblicato il 09 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Senza pudore

GIORNALI e televisioni si occupano di una questione storica inventata, forse a scopi elettorali, dal sindaco di Roma Alemanno: se il fascismo sia condannabile in toto o da dividere in due tempi. Quello del regime modernizzatore del paese, entrato nel novero delle potenze coloniali con il consenso della maggioranza degli italiani. E quello del crepuscolo che per allinearsi con il nazismo hitleriano promulga le leggi razziali e resta fedele all'alleanza con Hitler fino alla disfatta.

Diciamo una distinzione incomprensibile da parte del suo autore, il sindaco di Roma Alemanno, e del suo stretto parente Rauti, che hanno militato proprio in quel neofascismo che raccoglieva l'eredità del Mussolini filonazista, del Mussolini del male assoluto.

È vero, come dice Alemanno, che il fascismo nel corso della sua storia breve ma intensa è stato anche altro dalla politica razziale, anzi, spesso il suo contrario, dallo schieramento militare contro l'occupazione nazista dell'Austria, alla protezione che l'esercito italiano assicurò ai perseguitati ebrei in tutti i territori occupati, come ben sanno i piemontesi che dopo l'armistizio videro arrivare dalla Francia migliaia di ebrei al seguito della IV armata. La storia è già di per sé un via vai confuso che si presta alle più varie revisioni e confutazioni, ma non rendiamola più complicata di quanto già sia.

Dividere il fascismo tra imperialismo normale, accettabile storicamente, e regime del male assoluto da rifiutare in toto, andando in visita con lo zucchetto ebraico in testa al sacrario di Gerusalemme, è un'operazione politica anguillesca, che solo dei politici di normale cinismo possono praticare. Non sappiamo che cosa si riprometta di ricavarne il sindaco neofascista di Roma.

Forse di far credere ai suoi elettori l'impossibile, cioè di separare il fascismo dal suo Duce. Ma si tratta di un'operazione, non solo storicamente infondata, ma politicamente rischiosa, si tratta di far passare a un tempo la tesi di un Mussolini antisemita favorevole alla Soluzione Finale, ma di mascherare la cosa certamente peggiore del suo opportunismo, del fatto cioè che era disposto ad avallare la strage degli innocenti per stare dalla parte del più forte. Un opportunismo confermato dai documenti storici che non giova certo al neofascismo.

La testimonianza del ministro degli esteri e parente di Mussolini Galeazzo Ciano è chiarissima: "Egli (Mussolini) ritiene ormai stabilita l'egemonia prussiana in Europa. È di avviso che una coalizione di tutte le altre potenze, noi compresi, potrebbe frenare l'espansione germanica, ma non respingerla, non fermarla".


E aggiunge: "La sua non è una valutazione scientifica delle forze in campo, non considera un intervento anglo-francese-sovietico, che potrebbe in poche ore schiacciare la Germania rinata dalle ceneri di Compiègne. La sua è una convinzione politica e mitica, che affascina anche coloro che per scienza e professione dovrebbero conoscere i veri rapporti di forze".

Siamo all'irruzione dell'irrazionale nella storia. Ma è proprio questo modo irrazionale, contradditorio di fare la storia il lato oscuro dei movimenti autoritari, del neofascismo come del neocomunismo, questo mettere d'accordo i contrari che fu tipico di Mussolini e per cui gli Alemanno e i Fini possono fare gli elogi dei caduti della Resistenza come dei "ragazzi di Salò", che impiccavano e fucilavano i partigiani, dei soldati che difesero Roma dalle truppe naziste, come di quelli della Repubblica Sociale di cui il ministro della difesa La Russa ha detto: "Dal loro punto di vista combatterono credendo nella difesa della patria".

Con questo relativismo senza limiti e senza pudori si può discutere a non finire di potere, ma lasciando in pace la comune ragione e la sua evidenza. Quella ricordata per l'occasione da alcuni familiari delle vittime dell'Olocausto:

"Non sappiamo se il fascismo fu il male assoluto.

Ci basta sapere che con il fascismo alleato di Hitler i nostri parenti finirono nelle camere a gas".

GIORGIO BOCCA

 
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ANTOLOGIA DEL BUONUMORE....

Post n°101 pubblicato il 09 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

IL CANE BARRACU ED IL SUO MINISTRO....

 
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SETTANTANOVESIMA DENUNCIA

Post n°102 pubblicato il 10 Settembre 2008 da comitsalutepubblica


E' significativo che il messaggio n.100 coincida
con l'articolo di un

vecchio partigiano,Giorgio Bocca, che difende la Resistenza a fronte

di ulteriori rigurgiti fascisti (Alemanno, La Russa), coincidenti

proprio con l'anniversario dell'8 settembre 1943. Come diceva oggi una

sintetica lettera su "La
Repubblica" il ministro La Russa non merita il

posto che occupa; mi auguro che partiti di opposizione, Associazioni(

ANPI in primis, Articolo 21, Libera, Libertà e Giustizia, Micromega

ecc.) prendano concrete iniziative per far dimettere il ministro La

Russa

Saluti cordiali Giovanni



 
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OTTANTESIMA DENUNCIA

Post n°103 pubblicato il 14 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

I DISTINGUO DI ALEMANNO

 

Nel 1938 furono promulgate dal Governo fascista (e passivamente firmate da una imbelle Monarchia) le famigerate leggi razziali. Non furono espressioni giuridiche puramente simboliche, tanto per compiacere l’alleato nazista: furono lo strumento legale che diede inizio alla persecuzione degli ebrei italiani. Furono infatti vietati i “matrimoni misti”, espulsi dalle scuole e dalle università gli studenti di “razza” ebraica, licenziati i dipendenti ebrei degli enti statali, delle banche e delle assicurazioni; agli ebrei fu proibito di avere dipendenti di razza ariana, di possedere terreni o aziende, di prestare servizio militare.

Si procedette inoltre al censimento della popolazione ebraica, uno strumento che fu poi proficuamente utilizzato dalle SS tedesche nei rastrellamenti del 1943. Le leggi razziali segnarono l’inizio della persecuzione che portò alla deportazione nei lager germanici e nei forni crematori di migliaia di ebrei italiani; furono il contributo del Fascismo alla “soluzione finale” del problema ebraico.

Perseguire oggi un clima di riappacificazione politica è cosa giusta e opportuna, ma riabilitare o giustificare il Fascismo, come ha fatto di recente il Sindaco di Roma Alemanno al Museo dell’Olocausto, no. Non è accettabile. Negare l’evidenza storica dei fatti e la piena responsabilità del Fascismo ponendo una assurda distinzione fra Mussolini e il Governo fascista, giustificandone l’operato con ragioni contingenti e di opportunità politica, è un tentativo cinico e maldestro di riabilitazione di una ideologia razzista e dogmatica e di un regime totalitario che la Storia ha già giudicato. Le colpe del regime fascista sono scritte nella Storia del nostro Paese e non le possono cancellare o mitigare sofismi politici o riabilitazioni di comodo.

 

Romano Cavagna, Presidente Ass. Mazziniana di Belluno.

 
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ANTOLOGIA DEL BUONUMORE...

Post n°104 pubblicato il 14 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Prostituta sul viale -2008

Mara Carfagna sul calendario - 2007

PARI OPPORTUNITA'?

 
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OTTANTUNESIMA DENUNCIA

Post n°105 pubblicato il 14 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454

e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it

Direzione Nazionale

 

Comunicato DN del 11.09.2008

Solidarietà e sostegno senza condizioni agli attivisti NO Dal Molin caricati dalla polizia!

Quando le masse popolari irrompono a testa alta e a gamba tesa nel teatrino della politica, la democrazia borghese diventa “gravemente inopportuna”!

Avanziamo sulla strada di unire in un Blocco Popolare quanti sono senza se e senza ma contro il programma di miseria, devastazione e guerra della borghesia e per un altro mondo possibile di pace, libertà, uguaglianza e democrazia: il socialismo!

 

A Vicenza abbiamo visto di che pasta è fatto il “grande consenso popolare” su cui  Berlusconi e la sua banda  esultano e i rottami della sinistra borghese invece piangono! A Vicenza “gli italiani sono con me” di Berlusconi non funziona, non riesce a indurre le masse popolari a subire la costruzione della nuova base USA e allora il governo ha ordinato al questore Sarlo di caricare i manifestanti riuniti in presidio: cerca di imporre il “consenso” alla costruzione della base a suon di botte e manganellate, come in Afghanistan e in Iraq gli imperialisti USA (di cui la banda Berlusconi è al rimorchio) stanno esportando la loro “democrazia” con bombardamenti, stragi e torture.

Il movimento No Dal Molin è un “pericolo pubblico” per la banda Berlusconi. Perché la determinazione con cui lotta infonde fiducia a tutte le masse popolari, contrasta la rassegnazione e il disfattismo, insegna a “osare lottare, osare vincere”. Perché rappresenta un punto di forza per tutte le masse popolari del nostro paese. Perché è un esempio per tutti coloro che vogliono farla finita con il programma di miseria, precarietà, sfruttamento, devastazione, guerra e degrado dei padroni, degli speculatori, del Vaticano, degli imperialisti USA e dei loro governi. Perché indica la strada per farlo. In questi due anni il Comitato No Dal Molin

1. ha diretto la lotta contro la base USA in modo autonomo dalle forze borghesi di destra e di sinistra e con l’obiettivo di impedire concretamente la sua costruzione: non si è limitato a contestare, a dissentire e a contrattare “il meno peggio”, ma ha promosso la lotta deciso a vincere;

2. ha organizzato numerose forme di mobilitazione e di protesta popolare (presidio permanente, raccolte firme, blocco dei lavori, manifestazioni, ecc.) che hanno unito diversi settori e classi delle masse intorno all’obiettivo di impedire la costruzione della nuova base e nello stesso tempo ha fatto leva nel modo più ampio possibile sulle contraddizioni delle forze borghesi, in particolare non ha dato credito alle promesse e agli imbrogli della sinistra borghese ma l’ha obbligata a rendere conto degli impegni che aveva preso: ha condotto una “lotta su due gambe” che ha rafforzato l’organizzazione delle masse popolari autonoma dalla borghesia e dai suoi partiti, dal Vaticano, dai sindacati di regime;

3. ha tenuto tenacemente testa ai ricatti e agli imbrogli con cui il governo del circo Prodi e l’amministrazione locale di centro-destra ha cercato di dividere il fronte di lotta e di mettere masse contro masse, dall’ “allarme terrorismo” al ricatto del lavoro: contro il “divide et impera” della borghesia ha lavorato per accrescere l’unità delle masse popolari mettendo avanti sempre e comunque i loro interessi, aspirazioni ed esigenze e su questa base ha affrontato anche le contraddizioni tra gruppi e settori delle masse stesse;

4. non si è fatto legare le mani dalle regole stabilite dagli avversari: ha applicato il principio che “è legittimo tutto quello che è conforme agli interessi e alle aspirazioni delle masse popolari anche se non è legale, cioè è vietato dalle leggi borghesi”.

In questo modo la lotta contro la base di Vicenza è diventata la lotta di tutti quelli che si oppongono all’arroganza degli imperialisti USA e dei loro servi italiani, alla prostituzione del nostro paese agli imperialisti USA, alla pretesa di usare il nostro paese come retrovia della loro “guerra infinita”, di devastare il nostro territorio e mettere a rischio la nostra sicurezza per fare i loro porci comodi, all’arroganza e ai soprusi  dei loro mercenari.

A tutto questo il Comitato No Dal Molin ha unito l’irruzione nel teatrino della politica borghese. Ha partecipato infatti con la lista Vicenza libera-No dal Molin alle elezioni amministrative facendo irruzione in un campo, quello elettorale, in cui la borghesia ha il completo monopolio e la conseguente “tranquillità” di poter amministrare i propri affari secondo i suoi usi, costumi e interessi. La presentazione della lista Vicenza libera – NO Dal Molin ha rotto questo monopolio e questa tranquillità, ha rafforzato il campo delle masse popolari (che ha ottenuto anche due eletti), ha acuito le contraddizioni nel campo nemico: i politicanti borghesi sono stati costretti a spostarsi “a sinistra” (su 8 candidati  sindaco 6 hanno firmato una carta di intenti contro la costruzione della nuova base USA), il sindaco Variati (del PD) ha dovuto impegnarsi a indire un referendum sulla base, il TAR del Veneto ha accolto un ricorso del CODACONS e ha emesso una sentenza che ha bloccato i lavori per la base.

A questo punto il Comitato No Dal Molin ha orientato la mobilitazione popolare attorno al controllo delle istituzioni e delle autorità borghesi, alla denuncia dei loro misfatti e alla lotta contro i loro arbitri: le cariche poliziesche contro il presidio NO Dal Molin sono avvenute, come ammette lo stesso questore, non perchè vi fossero problemi di ordine pubblico o perchè mancassero le autorizzazioni, ma perchè i manifestanti stavano erigendo una “torretta di guardia” ai margini del terreno su cui dovrebbe essere costruita la base per controllare che i lavori non inizino prima del referendum del 5 ottobre.

Il giorno prima di ordinare le cariche Berlusconi ha scritto al sindaco di Vicenza (Variati, PD) per intimargli di non fare il referendum sulla nuova base USA previsto per il 5 ottobre definendolo “gravemente inopportuno”. Berlusconi e la sua banda non vogliono il referendum perché rischiano seriamente di perderlo e questo rafforzerebbe la resistenza non solo degli abitanti di Vicenza, ma di tutte le masse popolari, dai lavoratori dell’Alitalia agli insegnanti, dai precari ai ferrovieri, indebolirebbe tutta l’azione del nuovo governo, lo metterebbe in un grave impiccio con i suoi padroni americani, acuirebbe le contraddizioni tra le forze di governo e le metterebbe in difficoltà, in particolare la Lega che si spaccia per il partito delle autonomie locali: già adesso di fatto a Vicenza (come in Val di Susa) difende gli accordi internazionali stretti dal governo di Roma contro la volontà delle comunità locali nascondendosi dietro la foglia di fico che sarebbe una “minoranza di facinorosi” a non volere la nuova base USA: come la metterebbe in caso di vittoria del referendum? Questo referendum è “gravemente inopportuno” perché Berlusconi e i suoi sanno che il loro teatrino funziona solo quando le masse popolari vi partecipano per fare da claque e per votare una o l’altra delle forze borghesi e non da protagoniste e decise a prendere in mano il proprio destino, sanno che le loro menzogne, i loro imbrogli, le loro minacce, le loro promesse attecchiscono quando le masse sono dirette da una “opposizione” compiacente e ligia alle regole e quindi sono divise, disorientate, rassegnate, impotenti e non quando le masse sono organizzate e mobilitate da una direzione che mette davanti a ogni cosa la volontà e gli interessi delle masse e decisa a vincere.

Nella sua lettera Berlusconi ricorda a Variati che non è previsto che un referendum popolare abbia come oggetto la politica estera o una precisa scelta del governo. Come dire: abbiamo deciso che la nuova base militare USA sarà costruita e le masse popolari su questa decisione non possono pronunciarsi. Ma questo discorso vale anche per la TAV, per la guerra, per il CCNL, per i finanziamenti alle scuole private, per lo smantellamento della sanità e dei servizi pubblici, ecc. Quindi le masse popolari non dovrebbero avere voce in capitolo su nulla che le riguardi! Grazie all’irruzione nel teatrino della politica borghese la lotta di Vicenza ha messo a nudo che ci sono due democrazie: quella dei lavoratori e delle masse popolari e quella dei borghesi. Per i borghesi e le persone imbevute della cultura borghese un paese è democratico se è permesso organizzarsi in partiti e sostenere nella stampa e alla TV opinioni contrastanti, se periodicamente gli adulti sono chiamati a eleggere parlamenti e consigli locali che approvano le leggi e i governi che dirigono la Pubblica amministrazione, se è consentito parlare e sparlare di chiunque.

Per noi comunisti democrazia significa che le masse popolari partecipano e decidono di tutti gli aspetti della loro vita attraverso propri organismi composti da delegati liberamente eletti, revocabili in qualsiasi momento e senza eccezione dai propri elettori, che ricevono uno stipendio non superiore a quello di un qualunque lavoratore specializzato e che non godono di alcuna immunità: ogni cittadino può porli sotto accusa di fronte ai loro elettori; significa autogoverno ad ogni livello (centrale, regionale, provinciale, comunale, di zona, di unità produttiva, di azienda, di scuola, di istituzione, ecc.) ed eliminazione di ogni autorità locale nominata dall’alto; significa libertà di pensiero, di riunione, di organizzazione, di propaganda per le masse popolari e uso gratuito dei mezzi pratici necessari per farlo (edifici, mezzi di comunicazione, di informazione e di trasporto, ecc.).

Questa democrazia non cade dal cielo, non ce la regalerà nessuno né la conquisteremo con le elezioni e la lotta politica borghese. Questa democrazia presuppone che i lavoratori e le masse popolari strappino il potere al pugno di parassiti e padroni che governa il nostro paese, le nostre regioni e le nostre città  e prendano nelle loro mani la direzione della società: la conquisteremo solo nell’ambito della lotta contro l’attuale sistema economico, politico e sociale (il sistema capitalista) e per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, quindi nell’ambito della rinascita del movimento comunista!

Quello che possiamo e dobbiamo fare qui ed ora è usare anche le elezioni e la lotta politica borghese per far avanzare la lotta per questa democrazia, per unire tutti quelli che aspirano a questa democrazia, per tendere al massimo le istituzioni della democrazia borghese fino a spezzarle, per far emergere l’incompatibilità tra la democrazia delle masse popolari e l’ordinamento sociale borghese, per fare di questa incompatibilità la leva per il cambiamento dell’ordinamento sociale.

 

Partecipiamo alla manifestazione indetta dal movimento No Dal Molin il 13 settembre a Vicenza!

Impariamo dalla lotta di Vicenza!

Uniamo le lotte nelle piazze all'irruzione nel teatrino della politica borghese!

Iniziamo qui ed ora a costruire la democrazia dei lavoratori e delle masse popolari!

Costruiamo un Blocco Popolare che irrompa con proprie liste e con comitati popolari di controllo nella lotta politica borghese e spinga avanti la lotta per la democrazia delle masse popolari!

Avanziamo nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

Lavoriamo alla rinascita del movimento comunista nel nostro paese!

 

 

 

 

 
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ANTOLOGIA DEL BUONUMORE...

Post n°106 pubblicato il 14 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

PER CHI SUONA LA CARFAGNA

 
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OTTANTADUESIMA DENUNCIA

Post n°107 pubblicato il 17 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

IL NUOVO PARTITO D'AZIONE AL 'TAVOLO PER LA DEMOCRAZIA' 

 

 

Il Segretario Nazionale dell’NPA, Pino A. Quartana, ha partecipato in rappresentanza del nostro Partito ad una riunione tra tutti i partiti nazionali non rappresentati in Parlamento, che si è svolta a Roma nella sede nazionale del Partito Socialista lo scorso 10 settembre. 

Erano presenti i vertici nazionali dei seguenti partiti; Partito Socialista con il Segretario Nazionale Riccardo Nencini ed il Coordinatore della Segreteria Nazionale Marco Di Lello, Verdi con il Segretario Nazionale Grazia Francescato e con Loredana De Petris, Sinistra Democratica con Carlo Leoni, Partito della Rifondazione Comunista con Franco Russo, Partito Liberale Italiano con il Segretario Nazionale Stefano De Luca e Partito Socialista Democratico Italiano con il Segretario Nazionale Domenico Magistro, oltre ovviamente all'NPA. 

Nel corso dell’incontro è stato deciso di dar vita ad un Tavolo Permanente per la Democrazia che si riunirà cinque o sei volte l’anno in una località da stabilire. Questo sarà il momento in cui i partiti non rappresentati in Parlamento discuteranno delle riforme costituzionali, del federalismo e delle leggi elettorali. Su questi tre argomenti Quartana nel corso del summit si è espresso negativamente:

"Non possiamo scendere a patti con questo governo che sicuramente ha intenzione di stravolgere la Costituzione la quale più che cambiata andrebbe finalmente applicata in tutte le sue parti. Il Federalismo non è che una trappola per cancellare per sempre le regioni povere e del centrosud dalla civiltà europea ed occidentale e per infrangere senza possibilità di ritorno l’unità nazionale ed in quanto alla legge elettorale per le europee qui siamo in presenza di una ulteriore tappa per imporre un golpismo soft e per cancellare  i diritti civili e politici degli elettori dei partiti piccoli e della sinistra. Detto ciò, i partiti piccoli non devono pensare solo alla cura del proprio orticello, ma rilanciare una grande battaglia di democrazia che possa coinvolgere anche quella marea silente composta da milioni di astensionisti per la quale va pensata un codice del cittadino volontariamente non votante. Si tratta di nostri connazionali che pagano regolarmente le tasse e che non sono certo dei devianti. Bisogna finirla di farsi imporre i temi dalla destra e di giocare di debole rimessa; bisogna capovolgere l’agenda imposta dalle destre e ritornare nelle piazze tutti insieme".

Quartana ha altresì auspicato che parallelamente al Tavolo “trasversale” per la democrazia, aperto anche ai partiti centristi come il PLI, il PSDI e eventualmente l’UDC,  i partiti della sinistra istituiscano un secondo Tavolo permanente in cui confrontarsi per ricostruire, nelle forme in cui sarà possibile, una nuova unità delle sinistre.

 

NUOVO PARTITO D'AZIONE  Ufficio Stampa

 

Roma 11 settembre 2008

 
         
 
 

 
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OTTANTATREESIMA DENUNCIA

Post n°108 pubblicato il 17 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

  COMUNICATO STAMPA 

  

               La strage alla stazione di Bologna,
                       una ferita ancora aperta 



A quasi 30 anni dal giorno delle strage alla stazione di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980, constatiamo ancora con rammarico che molti dei punti oscuri di questo triste episodio della storia italiana sono lontani dall'essere chiariti.
I palesi depistaggi delle indagini, l'incapacità di individuarne mandanti e motivazioni sono, assieme alle altre innumerevoli “Stragi di stato”, macchie indelebili sulla coscienza di questo paese e in quella di quanti, in quegli anni, avevano il compito ed il dovere di fare piena luce su cause e responsabilità.
Il Nuovo Partito d'Azione continuerà a chiedere con forza, l'abolizione del segreto di stato per i reati di strage e terrorismo (punto 20 del programma N.P.A.), considerandola come una premessa indispensabile all'accertamento della verità ed al trionfo della giustizia, ed esprime la solidarietà di tutti i suoi dirigenti, iscritti e simpatizzanti, all'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.


Gabriele Oliviero

Coordinatore Unico della Segreteria Nazionale N.P.A.

 

Ufficio Stampa NPA

Roma 1° agosto 2008 

 

 

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   Strage di Bologna: vergognoso comportamento di stampa e politici

 

E' semplicemente vergognoso che i mezzi di informazione abbiano fatto riferimento alla strage di Bologna, solo per occuparsi dei pruriti di Alfano, Rotondi & C. che hanno anteposto le loro stupide beghe personali, al rispetto per il dolore dei familiari delle vittime.
Non trovo aggettivi abbastanza negativi per giudicare questi comportamenti e deplorare la condotta di certi personaggi.
Costoro abbiano almeno lo scrupolo di coscienza di chiedere scusa agli italiani e ai parenti delle vittime occupando le energie (visto che sono i responsabili della giustizia) per chiarire questa vergogna tutta italiana, piuttosto che seppellire i fatti sotto una coltre di polemiche ridicole.

Gabriele Oliviero

Coordinatore Unico della Segreteria Nazionale N.P.A.

 
Ufficio Stampa NPA
 
Roma 2 agosto 2008
 
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OTTANTAQUATTRESIMA DENUNCIA

Post n°109 pubblicato il 21 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Viva il XX settembre!

A 138 anni dalla breccia di Porta Pia, che il 20 settembre 1870 permise allo stato di liberare Roma dal potere assoluto e oscurantista del papa per farne la logica capitale d’Italia, ci piace ricordare il monito di un grande radicale, Ernesto Rossi: «I dirigenti dei partiti progressisti devono smetterla di parlare con sufficienza del “vieto anticlericalismo”; devono convincersi che la lotta anticlericale oggi è di nuovo lotta contro la reazione, è il proseguimento della lotta antifascista, e che gli operai sono ad essa interessati non meno degli intellettuali. Occorre che rinuncino alle meschine furberie tattiche che ci hanno regalato l’art. 7 della Costituzione. Occorre che tutti coloro a cui puzza il dominio dei preti siano fermamente decisi a riprendere il cammino sulla strada che, nel 1870, ci condusse al trionfo di Porta Pia».

 
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OTTANTACINQUESIMA DENUNCIA

Post n°110 pubblicato il 21 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

8        settembre  2008

 

    Sul “Giornale di Vicenza” di ieri  7 settembre, a pag. 18, ci ha informato  che il Presidente del Consiglio ha scritto una lettera al Sindaco di Vicenza  per indurlo  a  recedere  dalla effettuazione del Referendum popolare, già fissato per il 5 ottobre, relativo all’utilizzo, o meno, dell’ex aeroporto “Dal Molin”  per l’ampliamento della Base americana a Vicenza. Il Premier correda la sua lettera con argomentazioni giuridiche su cui altri, esperti in materia, eventualmente  discuteranno.

Ciò che mi ha stupito, come cittadino, sono alcune frasi contenute  in tale lettera, che riporto dal virgolettato: “ Le ricordo ancora una volta che  la consultazione popolare da lei indetta si manifesta ancora più gravemente inopportuna” e, soprattutto: “ la consultazione popolare…..( seguono valutazioni giuridiche) …rischierebbe,infine, di fomentare ulteriori tensioni interne ed esterne non facilmente prevedibili.”  Di fronte a tali affermazioni  sono, da un lato, disorientato  perché  ritengo che in uno stato democratico, la consultazione popolare, tra l’altro in un contesto politico che nomina continuamente federalismo ed  autonomia, debba esser garantita. D’altro  canto sono preoccupato, sul versante della sicurezza, perché non mi sarei mai aspettato che  si   assegnasse ad un referendum popolare la potenzialità di “fomentare”  tensioni “non facilmente prevedibili” Ora, il significato del verbo “fomentare” è inequivocabile: i vocabolari lo traducono con “istigare”, “alimentare”;  mi sembra “gravemente inopportuna”    quindi tale attribuzione  scaricata  dal presidente del Consiglio  su un mezzo della democrazia, quale il Referendum vicentino, per lo più giunto alla fase finale del suo iter organizzativo. A mio avviso, invece, il Referendum  è un  mezzo  corretto  per  incanalare  le  tensioni, che preesistevano ad esso  e, ( dirò una cosa ovvia) lo Stato, con le Istituzioni che ne discendono, dovrebbe farsi garante di una  regolare marcia di avvicinamento   al Referendum e di un suo tranquillo svolgimento       

     

Cordiali  saluti Giovanni Cappellari   Pedavena(Bl)   

 
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OTTANTASEIESIMA DENUNCIA

Post n°111 pubblicato il 21 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

IL NUOVO PARTITO D'AZIONE LOTTA AL FIANCO DEGLI OPERAI DELLA  IAR-SILTAL!!


SILTAL .... storia di un buco


La IAR nasce negli anni settanta a Ticineto con la vocazione, comune nella zona, di realizzare apparecchi che producano freddo. Si specializza in apparecchi per la conservazione di prodotti surgelati e di gelateria, diventandone leader europeo in poco tempo. Vetrine e conservatori variopinti entrano nei pubblici esercizi di tutta Europa a sostegno delle marche più importanti del settore.

Si fa così conoscere ed apprezzare. Può tentare una nuova linea di prodotti, più domestica. Si diffondono presto per le cantine, italiane e non, congelatori a pozzetto ad uso domestico di sua produzione. Quasi in sordina, perché escono dalle linee con i marchi più disparati.
Ciò che conta è produrre a prezzi competitivi e remunerativi . Si lasciano ai clienti le politiche di marketing e di distribuzione.

La produzione dai livelli artigianali dei primi tempi cresce a tal punto da richiedere lo scorporo della parte più professionale dell'attività ed il potenziamento della parte più domestica. Costituisce una nuova società, la Iarp, avvia un nuovo stabilimento più specializzato a Casale Monferrato, ed acquisisce la società Carma che opera in zona ad Occimiano.

E' il boom per l'azienda in un periodo di crisi per tutto il proprio settore. Sfruttando il momento, con scelte controcorrente e piene di coraggio, mentre le concorrenti dismettono perseguendo fini più speculativi e poco industriali con operazioni finanziarie ad ampio raggio, decide di lanciarsi pienamente nel settore domestico acquisendo dalla Zanussi il nuovo stabilimento di Bassano del Grappa. La gamma si estende ai frigoriferi e ai congelatori verticali.

Non cambia la politica. Nascono le prime Filiali commerciali estere in Spagna, in Francia e in Danimarca. Le vendite crescono a dismisura, con una progressione vertiginosa. La liquidità che si viene a creare consente altri passi nella direzione di espandersi ancora. Inizia il periodo di acquisizioni quasi costante.

Dalla Siltal Casa rileva lo stabilimento di Abbiategrasso. Ne elimina la linea di frigoriferi, ma ne potenzia quella per le lavabiancheria, quadruplicandone la produzione. Allarga in misura consistente la sua presenza internazionale grazie all'impiantistica e alla componentistica. Russia, Cina e i più diversi paesi del terzo mondo diventano partner costanti, nella fornitura di Know-how, di fabbriche, di impianti o di soli componenti per realizzare elettrodomestici localmente. Dalla Whirlpool rileva lo stabilimento di Montcada nei pressi di Barcellona. E' la risposta alla crescita della domanda che Bassano fatica a soddisfare. Dalla Elettrolux rileva lo stabilimento di Castellbisbal sempre nei pressi di Barcellona. Si aggiunge la cottura. Dalla Mea di Torino acquisisce l'attività produttiva di None. Entrano le asciugabiancheria, destinate al mercato nordeuropeo che si va sempre più allargando. Dalla LG coreana rileva lo stabilimento di Pignataro Maggiore. E' il no-frost a inte
 ressare, ma non solo.
Il piano di crescita concordato con lo stato italiano che vi partecipa inizialmente in minima misura prevede il potenziamento.
Costituisce la Silia spa di Pignataro Maggiore. Lo stabilimento raddoppia; raddoppia la produzione. Ai frigoriferi si aggiungono le lavabiancheria che hanno abbandonato Abbiategrasso per far posto alle asciugabiancheria di None che non è più sufficiente a soddisfare la richiesta triplicata. Avvia la produzione delle lavabiancheria con carica dall'alto. Apre nuove Filiali in Grecia, in Germania, in Polonia. Si apre il mercato dell'est europeo. Il marchio Siltal primeggia in Bulgaria; una lavatrice Siltal raggiunge Vladivostok. Apre una Filiale a Chieri per seguire meglio il mercato africano e mediorientale. Dalla Areilos rileva il pacchetto azionario e l'intera attività di Soliera. Interrompe la produzione di Castellbisbal e potenzia la fabbrica italiana triplicandone la produzione. E' la volta ora di nuove Filiali in Olanda e in Inghilterra a preludere nuovi orizzonti.

Storia di un buco ... puo sembrare una cosa insignificante e rimediabile, non è così quando si verifica nella gestione di un azienda ma soprattutto nella vita delle famiglie che lavorano per essa. Nel 2004 la IAR-SILTAL scopre un buco di svariati milioni di euro, in più la perdita di alcune commesse importanti che l'azienda aveva, da quel momento inizia la travagliata storia dei lavoratori e delle lavoratrici.

Perdita delle commesse Il tutto sembra partire dallo stabilimento di Pignataro Maggiore, la proprietà ci avverte con svariati comunicati che la qualità del nostro prodotto è in calo, e stranamente, cosa mai verificatasi prima, all'interno di alcune lavatrici e frigoriferi sono stati trovati oggetti di vario genere.

Considerazioni ... Inziamo col dire, che gli operai di Pignataro Maggiore provengono dalla LG coreana, è gente formata ma soprattutto è gente che ha saputo dare a Terensio Lupano patron della Iar-Siltal uno stabilimento a scarto zero o per lo meno vicino ad esso, è gente che fino a poco tempo prima dell'acquisto da parte di Iar-Siltal produceva tecnolagia innovativa " NON FROST " e di indubbia classe A sia estetica che funzionale. Ma cosa molto importante a mio avviso è che tutto il processo produttivo era racchiuso in un unico stabilimento, all'arrivo di Iar-Siltal le cose cambiano, gli impiegati vengono spostati alle linee di montaggio, l'ufficio progettazione resta con una sola persona che deve seguire sia i frigoriferi che le lavatrici inoltre la sua funzione è quella di portavoce perchè gli uffici progettazione sono nella sede legale della società, il quadro si completa con l'apparizione di due figuri IL DIRETTORE ed il CAPO DELLA PRODUZIONE, il primo una figura apparent
 emente insignificante, con una grandissima capacità persuasiva dialogando con lui si ha l'impressione che sappia le risposte ancor prima di porre le domande. Lui è il perno principale, comanda su tutti e su tutto fa il bello ed il cattivo tempo, riesce a portare lo stabilimento a reggime produttivo in nemmeno un anno, condiziona gli operai con la sua continua presenza fisica in tutti i reparti produttivi ma cosa molto importante in pochi mesi riesce a far uscire dalla testa degli operi la mentalità LG. IL CAPO DELLA PRODUZIONE molto elegante e distinto, a prima vista sembra sappia il fatto suo ma poi ... " sei solo chiacchiere e distintivo " questo per dirla in breve, urla e sbraita tantè che in poco tempo aquisice il nomignolo di " tigerman " anch' egli contribuisce allo sfascio ed in maniera molto attiva, visto la sua posizione. la politica del " vai avanti " la fa da padrone c'è un grande interesse per la quantità e non per la qualità indubbiamente in entrambe i campi que
 llo del freddo ed il lavaggio si lavora su un prodotto vecchio ed obsoleto che però per i primi tempi sembra tirare ma poi si sa la concorrenza fa il resto.

... Mea culpa questo è quello che dovremmo fare un pò tutti noi operai, anche noi abbiamo le nostre colpe, avremmo potuto avere più contatti con i cugini e fratelli degli altri stabilimenti ma soprattutto combattere il menefreghismo di alcuni sulle scelte produttive di altri, alcuni avrebbero potuto vendersi di meno ed altri un pò di più invece da parte nostra c'è stato solo il pensare a noi stessi come singolo individuo e non come un solo corpo che vive e produce.
E' l'unione che fa la forza ed è sempre stata la nostra pecca siamo sempre stati deboli e soli anche ora che siamo in seria difficolta continuiamo con questo atteggiamento e quello che è più grave stiamo inziando a farci la guerra tra noi ed alla fine abbiamo pagato e continuiamo a farlo ed insieme a noi le nostre famiglie. Il fatto è che tra chi riesce a tirare avanti perchè ha una attività oppure il doppio lavoro e chi invece vive di sola cassa non c'è differenza tranne che economica la vera differenza tra gli operai è una, ed è una terribile verità c'è chi sa di essere solo un numero all'interno ad all'esterno della fabbrica e chi invece crede di essere il numero sia all'interno che all'esterno, questa è la vera differenza perchè ci sono numeri che contano ed altri che si lasciano contare noi tutti apparteniamo alla seconda categoria non importa quanto si possa essere ricchi o poveri e quanto stupidi o intelligenti alla fine c'è sempre uno che conta per e più di noi sia al
 l'interno che all'esterno della fabbrica.

GEPA-famm e così che il Sig. Garaffini Gabrio dovrebbe chiamare il suo gruppo ( per tè che non sei di Napoli e dintori famm sta per fame tnimm famm = abbiamo fame ) nel 2006 si affaccia alle porte della IAR - SILTAL un gruppo che sembra uscito da un film di fantascenza si parla di milioni di euro come fossero bruscolini si parla di refrigerazione passiva e di ingegnieri che avrebbero progettato una macchina avveneristica dal design innovativo si scissero gli operai di Pignataro tra qualificati, tecnici, quasi scenziati, un poco scienziati e chi più ne ha più ne metta si cominciarono a montare macchinari e trasformare e spostare interi reparti produttivi da una parte all'altra dello stabilimento e dell' Italia chi stava a destra è andato a sinistra e viceversa e giorno dopo giorno lettera dopo lettera si faceva avanti il nome di BEATRICE la lavatrice una macchina nata già vecchia per niente concorrenziale insomma BEATRICE ... un cesso di lavatrice in tutto questo trambusto la
 GEPA-famm riesce ad acquistare tra mille promesse e milioni di euro ( mai visti ) gli stabilimenti del gruppo IAR - SILTAL.

Dal sito GEPAFIM La Siltal S.p.A. è stata costituita l'8 novembre 2006 dalle società: Gepafim Holding S.p.A. (95%) e dalla C.& P. TECHNOLOGY S.p.A. (5%). La Siltal é deputata all'attività di produzione di apparecchiature refrigeranti per la conservazione di beni e di prodotti, in regime di freddo, e piccoli e grandi elettrodomestici. La Siltal S.p.A., attraverso apposita nomina da parte della Gepafim Holding SpA, ha rilevato tutta l'attività industriale della ex-Iar-Siltal S.p.a. La Iar-Siltal S.p.A. nasce negli anni 70 nello stabilimento di Ticineto (Al) per la produzione di apparecchi che producano freddo (apparecchi per la conservazione di prodotti surgelati, vetrine e conservatori). Successivamente acquisisce dalla Zanussi lo stabilimento di Bassano, entrando nel segmento dei frigoriferi e congelatori verticali. Viene rilevato anche uno stabilimento ad Abbiategrasso, per la produzione di lavabiancheria. L"invasione" dei mercati europei ad opera di produttori, soprattutto
 turchi e cinesi, ha creato grossi problemi sui prodotti di fascia bassa. Il management di allora non è stato pronto a reagire a questo cambiamento e, pur di mantenere le quote di mercato acquisite, ha iniziato una politica commerciale "suicida" di vendita sottocosto. Nell'ultimo biennio la società si è concentrata sulla ricerca di prodotti innovativi, che possano permettere di presentarsi sul mercato con una riposizionamento strategico sostanziale. Il prodotto allo stadio più avanzato è " Beatrice ", una nuova lavatrice con carica da 8,5 Kg, cestello molto più grande e altre interessanti funzionalità. Sono in fase progettuale: un nuovo modello di frigorifero, un nuovo frigo combinato, una lavatrice top-loader e un nuovo congelatore verticale. Inoltre, il Gruppo Gepafim ha apportato in Siltal S.p.A., mediante la propria controllata C. & P. TECHNOLOGY, il brevetto della Refrigerazione Passiva. Quest'ultima è una nuova tecnologia che permette la conservazione di prodotti deperi
 bili quali ortofrutta, carni, prodotti lattiero-caseari, florealicoli etc . .in condizioni di temperature e umidità ottimali senza consumo di energia durante il funzionamento. Tale tecnologia, a seguito delle varie certificazioni e prove, è in corso di applicazione sulle linee di produzione della Siltal. Ma ... chi ha fatto i soldi ? certamente non noi, che tra anticipi di cassa non versati, incongruenze sul FONDO COMETA e INPS fino ad ora ci abbiamo rimesso, quelli che però hanno fatto i soldi e questo è per certo sono i commissari che gestiscono la cosa. Quelli che presentano le carte in ritardo e aspettano fino all'ultimo secondo per fare un accredito di stipendi e che proprio per questi motivi dimostrano il loro non rispetto nei nostri confronti.

Conclusioni!!! Combattiamo, lottiamo, Uniamoci ma soprattutto riprendiamoci quello che è nostro il salario, il futuro, la nostra dignità di uomini e di donne che lavorano.



PS: SONO 9 MESI CHE NON PRENDIAMO LO STIPENDIO


Questo è il link al blog degli operai IAR-SILTAL


http://siltal.blogspot.com/

 
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OTTANTASETTESIMA DENUNCIA

Post n°112 pubblicato il 22 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454

e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it

Direzione Nazionale

 

 

Milano, 22 settembre 2008

 

Il Partito dei CARC aderisce alla manifestazione nazionale dell’11 ottobre a Roma perché ritiene importante sviluppare la più ampia e partecipata mobilitazione.

 

Contro la banda di razzisti, fascisti, mafiosi, clericali, criminali, avventurieri e speculatori che governa il nostro paese!

Eliminare le conquiste e i diritti dei lavoratori, strappare per i padroni e i ricchi del nostro paese un ruolo di primo piano negli affari mondiali, reprimere quanti si organizzano e lottano: è questo il programma del governo Berlusconi, è questo il compito  affidatogli dalla borghesia imperialista, dal Vaticano, dagli imperialisti USA e dai sionisti.

 

Il programma del governo Berlusconi (sostenuto in modo diverso anche dai partiti dell’“opposizione”) per i lavoratori e le masse popolari vuol dire: miseria, guerra tra poveri, carovita, precarietà, rapina dei salari e delle pensioni, smantellamento della scuola, della sanità e dei servizi pubblici, degrado e sopraffazione, devastazione dell’ambiente, guerre contro i popoli oppressi.

 

E’ possibile resistere, è possibile mettere fine a tutto questo: la rinascita del movimento comunista e la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista è la strada per togliere ai padroni e ai ricchi la libertà di sfruttare, rapinare e devastare, è la strada per la riscossa dei lavoratori, è la strada per difendere ed estendere le nostre conquiste e i nostri diritti. Questa è l’unica strada realistica per costruire un’altra Italia! Questa è la sostanza dell’altra politica che serve alle masse popolari del nostro paese!

 

Per avanzare su questa strada dobbiamo unire in un Blocco Popolare quanti sono senza se e senza ma contro il programma di miseria, devastazione e guerra della borghesia e per un altro mondo possibile di pace, libertà, uguaglianza e democrazia: il socialismo!

Oggi le masse popolari sono per i padroni bestie da soma nelle loro aziende, carne da cannone per le loro guerre, massa di manovra nelle loro elezioni. Oggi l’unica via di emancipazione che i padroni indicano al singolo lavoratore è quella di  diventare anche lui un padrone, a patto che metta l’avidità di denaro e la carriera personale al di sopra di tutto, a patto che sia privo di scrupoli nell’approfittare di ogni situazione, nello speculare, nello sfruttare l’ignoranza e il bisogno degli altri lavoratori. Il socialismo invece apre la strada perché ogni lavoratore emancipi se stesso emancipando tutti i lavoratori, perché ogni lavoratore persegua il proprio successo e la propria felicità lottando per il successo e la felicità di tutte le masse popolari.

 

Non è la borghesia che è forte, siamo noi lavoratori che dobbiamo ancora far valere la nostra forza!

I padroni senza i lavoratori non possono niente, i lavoratori senza i padroni possono tutto!

Osare lottare, osare vincere!

 

 
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OTTANTOTTESIMA DENUNCIA

Post n°113 pubblicato il 22 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

70° Consiglio dei Delegati della Federazione dei Comunisti Anarchici

Cremona, 27 settembre 2008

Documento finale (bozza)

 

Ricostruire e radicare nel tessuto sociale e territoriale idee e percorsi di critica e lotta anticapitalisti

Come sempre, l’azione combinata degli Stati e del capitalismo internazionale diffonde insicurezza e miseria tra le classi lavoratrici, instabilità e terrore tra i popoli, colpendo in maniera tale da indurre uno stato perenne di crisi che ha il solo scopo di impedire qualsiasi riorganizzazione di una opposizione anticapitalista ed antimperialista e qualsiasi progettualità di liberazione e di solidarietà  a livello dei singoli paesi ed a livello internazionale.

Lo stato di guerra, che muove ormai eserciti ovunque gli interessi imperialisti confliggono, (come di recente nel Caucaso), porta morte e distruzione tra popoli resi nemici da materie prime e corridoi energetici su cui non hanno alcun potere decisionale e da cui non riceveranno alcun beneficio, salvo l’appello nazionalista del presidente e delle élites di Stato che sono stati chiamati a votare ed a cui hanno delegato la loro vana speranza di benessere.  

Il sisma finanziario che sta facendo crollare storiche cittadelle del capitalismo, ramificandosi tra gli istituti bancari e finanziari mondiali, porta impoverimento e miseria tra decine di milioni di lavoratori messi sul lastrico da banche ed agenzie di credito, su cui non hanno alcun potere decisionale e da cui non riceveranno alcuna restituzione dei loro risparmi o piccoli investimenti, salvo l’intervento degli Stati teso a salvare non il risparmio popolare ma quello stesso sistema che essi hanno alimentato (vedi la Federal Reserve , la quale  mentre si distribuivano mutui a pioggia ed il prezzo degli immobili raggiungeva quotazioni fuori dalla realtà, anziché frenare procedeva ad una riduzione continua dei tassi d'interesse portandoli sino all'1%, per paura che il mercato dei mutui e degli immobili subissero una contrazione ed il gioco venisse scoperto).

 Lo Stato, quindi, non è affatto il salvatore che ci protegge dal capitalismo malato, dopo averne garantito la rapacità e la voracità, bensì garantirà liquidità monetaria alle istituzioni capitalistiche, prendendola dalle sue casse (cioè i soldi dei contribuenti, almeno di quelli che pagano le tasse). Il neoliberismo –come si sa- ha sempre contato sull’intervento dello Stato…, sulle privatizzazioni dei gioielli pubblici o sulla loro quotazione in borsa, come sul prestito  per sostenere la metamorfosi necessaria alle banche di investimento per diventare banche commerciali, quindi abilitate a mettere le mani nei depositi dei clienti!

E lo stesso Stato italiano -dalla privatizzazione con spezzatino di Telecom  allo scippo del tfr nei fondi pensione (il Fonchim dei chimici e il Cometa dei metalmeccanici hanno in portafoglio obbligazioni Lehman Brothers per importi pari rispettivamente a 3.650.000 euro e 3.850.000, ed anche se l'incidenza sul patrimonio è dello 0,2%-0,1%, è evidente che di fronte ad ulteriori fallimenti tale percentuale aumenterà), alla svendita di Alitalia e lavoratori compresi- ha dimostrato invariabilmente la sua alleanza col grande capitale finanziario, con scelte sottratte a qualsiasi controllo da basso, senza che i lavoratori avessero potuto esercitare il controllo ed il potere decisionale sul loro posto di lavoro, sul salario e sulla pensione.

L’azione combinata del governo di destra e del padronato sta irrigidendo le relazioni industriali, sta sigillando in una dimensione repressiva ogni istanza di opposizione sociale alle scelte di politica economica e sociale. 

In Italia, infatti, siamo di fronte ad un evidente

Deperimento dei livelli di democrazia nel paese, le cui espressioni sono rinvenibili a livello istituzionale e sociale:
- nella concentrazione di potere nell’esecutivo, con conseguente tendenza autoritaria tramite il ricorso usuale ai decreti legge ed alla delegificazione
- nel declino del potere legislativo del parlamento a semplice esercizio di ratifica dell’operato del governo
- nell’attuale uso del parlamento contro il potere giudiziario
- nella distruzione della rappresentanza delle minoranze a favore dell’omologazione degli interessi borghesi.
Questa situazione ha di fatto reso marginale la strategia parlamentare come strumento di emancipazione delle classi popolari e reso evidentemente inutile la rincorsa alla rappresentanza degli interessi dei lavoratori per via elettorale e/o governativa.
La dualità di poteri sul territorio determinata dall’espansione del potere amministrativo e del ricorso alla sussidiarietà verticale (UE) e orizzontale su regioni e macroregioni che indirizzano gli assetti economico-finanziari-occupazionali- dei servizi, laddove allo Stato restano da gestire le compatibilità di Maastricht e le contraddizioni sociali che ne derivano, conduce di fatto ad impedire la possibilità di organizzazione e partecipazione dal basso, sia in fase propositiva che vertenziale.
Il deperimento della democrazia e della partecipazione colpisce anche il mondo sindacale attraverso
- la modifica degli assetti contrattuali senza consultazione preventiva dei lavoratori
- l’emarginazione delle minoranze interne alla CGIL
- l’emarginazione dell’opposizione sindacale di base

Le riforma della contrattazione proposta da Confindustria punta ad accelerare questi processi spingendo per il pieno coinvolgimento del sindacato nella logica d’impresa (dai minimi tabellari nel CCNL all’indice di inflazione previsionale depurato, dalla durata di 3 anni dei contratti al congelamento del diritto di sciopero per 7 mesi durante le vertenze, dagli enti bilaterali alla contrattazione decentrata al ribasso) e per la decontrattualizzazione di fatto di  migliaia di lavoratori delle pmi, dove il sindacato non è presente.
Ma il deperimento della democrazia si manifesta anche attraverso la riduzione degli spazi di partecipazione grazie all’implementazione di:
- politiche razziste che puntano alla persecuzione e criminalizzazione degli immigrati
- politiche autoritarie che pretendono di risolvere con la forza le contraddizioni ambientali nel territorio, sia a scala locale (rifiuti, cave ecc) che a larga scala (nucleare e energia in genere)
- politiche di riduzione del reddito e induzione all’indebitamento che aumentano la ricattabilità della classe lavoratrice, spingendo alla ricerca di soluzioni individuali (aumento della produttività, doppio lavoro, straordinari, lavoro dopo la pensione) di fronte
all’indebolimento e allo svuotamento delle contrattazioni collettive e delle lotte sindacali

- politiche di distruzione della sfera pubblica  e sociale, dalla scuola ai trasporti, dalla sanità alla previdenza.
Anche il rigurgito del fascismo contribuisce alla riduzione degli spazi di democrazia colpendo e criminalizzando ogni minoranza etnica, di genere, politica.
Infine l’attacco alle libertà etiche colpisce il diritto all’autodeterminazione riproduttiva, relazionale, di cura e di comportamenti individuali.
Di fronte alla finzione della democrazia istituzionale, alla recinzione della democrazia sindacale, alla democrazia passiva nella società, occorre rilanciare la democrazia di base e dal basso, la democrazia diretta nel paese attraverso:
- la difesa e la creazione di spazi collettivi di base, autogestiti, di confronto e di decisionalità nel territorio e nei posti di lavoro.
- a livello politico si tratta di costruire relazioni tra organizzazioni, militanti ed attivisti, sulla base dell’auto-organizzazione, della reciproca legittimazione e della parità di rapporti, al fine di contribuire allo sviluppo dell’opposizione politica e sociale nei territori contro le scelte legislative, amministrative ed economiche che sostengono il neoliberismo. A tal fine è opportuno individuare filoni di lotta unificanti; è utile costruire reti antifasciste, antirazziste, antisessiste; coordinamenti ed associazioni di base che favoriscano la partecipazione popolare e di attivisti della lotta di classe, lo sviluppo di vertenze e di rapporti di forza alla base nel territorio;
- a livello sindacale si tratta di sostenere un processo di aggregazione dell’opposizione interna alla CGIL, che parta dai luoghi di lavoro, dai delegati e dalle RSU;

-        di sostenere i processi di aggregazione sindacale, i più ampi possibili, del sindacalismo di base a partire dai luoghi di lavoro e dal territorio;

-        di costruire strutture autogestite sul territorio di confronto e di elaborazione, di controinformazione e di mobilitazione sindacale, trasversale alle singole appartenenze sindacali.

Per il protagonismo degli sfruttati e degli oppressi, per l’autonomia degli interessi immediati delle classi lavoratrici:

ricostruire e radicare nel tessuto sociale e territoriale idee e percorsi di critica e lotta

anticapitalisti;

accumulare, formare e federare istanze ed esperienze potenzialmente rivoluzionarie per un progetto di società solidale e comunista, autogestita e libertaria.

 

SN



 
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