Creato da galadriel_fairy il 26/12/2009

Galandriel_fairy

Pensieri e riflessioni dalla terra di mezzo

 

 

Morte bastarda

Post n°29 pubblicato il 11 Agosto 2023 da galadriel_fairy

La morte è una gran bastarda bendata dall'intuito e gusti raffinati: preferisce sempre ghermire i migliori 


 
 
 

Dolore e solitudine

Post n°28 pubblicato il 08 Agosto 2023 da galadriel_fairy
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Dopo tanti anni di felicità, di amore profondo, di tenerezza, di complicità assoluta mesi fa la mia metà mi ha lasciato per sempre... Ancora troppo giovane per morire... non se lo meritava... non ce lo meritavamo... Ma  tant'è... 

 
 
 

amore sul web

Post n°27 pubblicato il 27 Aprile 2012 da galadriel_fairy
 
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Trovare il vero amore della propria vita attraverso internet è possibile? Sicuramente si, ma non è certo facile come può sembrare: si hanno le stesse possibilità che nella vita cosiddetta reale, cioè piuttosto scarse, con l’aggravante che sulla rete, soprattutto nei social network dedicati agli incontri di coppia, si trova di tutto: donne depresse e spesso squilibrate, ma soprattutto uomini “arrapati” che vanno a caccia di incontri facili, magari al buio, per uscire dal tran tran di un rapporto matrimoniale finito o appassito.

Il problema è che nel mondo reale sono facili da identificare subito, nel mondo virtuale invece no: qui la gente si “trasfigura”,  crea, consciamente o inconsciamente, un avatar diverso dal vero “se”, sia fisicamente che psicologicamente e forse è proprio per questo che utilizzano il web: che delusione poi quando s’incontrano! La bonazza biondona, dalle labbra turgide che elargiscono ad ogni respiro puro erotismo e dal corpo perfetto e statuario, risulta magari poi essere un’informe massa di carne o una scheletrica di un metro e venti, con il viso butterato e con il fascino di una cocuzza, mentre il grande uomo nerboruto e  fascinoso, che ha fatto in modo che le sue interlocutrici del mondo cyber lo indentificassero come il simbolo assoluto del sex appeal maschile, potrebbe essere “dal vivo” un insignificante scricciolo mezzo “cecato” o un novello Obelix (ma privo di forza) che nemmeno ingurgitando una confezione intera di viagra riesce a condurre a termine un “incontro ravvicinato del quarto tipo”.

Ci sono poi i tipi che nemmeno cercano un contatto reale, ma un’intesa solo virtuale e per queste persone chattare o stare comunque sul web diventa una mania, quasi una droga: sono quelli/e che spesso si definiscono gli innamorati dell’Amore, perché così giustificano il fatto che stanno sul web ma non “quagliano” mai, pur andando alla continua ricerca di innamorasi o di far innamorare si sé: la cosa che, secondo me,  li soddisfa di più è il gusto del proibito. Generalmente costoro hanno un’età che oscilla tra i 40 e i 60 anni, sono “felicemente” sposati,  godono nel “conquistare” e si accontentano di affascinare i soggetti sui quali concentrano la loro attenzione. Se hanno un blog è sicuramente zeppo di segnali erotici, scritti e non, di ammiccanti e misteriose femmine coperte di veli in pose provocanti o sensuali e (nel caso siano uomini) di maschioni superpalestrati con sguardi decisi e promettenti.

Come si spiega tutto ciò? Il Dott. Paolo Migone (Psichiatra, Psicoterapeuta, Condirettore della rivista "Psicoterapia e Scienze Umane") scrive a questo proposito: “La psicologia ha proposto tante teorie al riguardo. La psicoanalisi ad esempio, fin dai tempi di Freud, affrontò questo problema di petto, e fece l'ipotesi che vi fosse una paura inconscia verso la condizione monogamica, ufficiale, "normale", paura che inevitabilmente porta alla frigidità e alla depressione (pensa a quelle tante coppie di coniugi che, totalmente ignari delle proprie dinamiche inconsce, razionalizzano la loro difficoltà a stare bene insieme dicendo che alla sera "si annoiano a guardare sempre la televisione", oppure a quelli che dicono che "è la convivenza che toglie vitalità al matrimonio" -- quando ben sappiamo che per altre coppie è proprio la convivenza che fa crescere i sentimenti e il piacere di stare insieme). Il bisogno profondo di vivere qualcosa di bello con la propria fantasia, di "evadere", di provare sentimenti intensi -- bisogno perfettamente legittimo -- potrebbe insomma essere concepito non "in positivo", ma "in negativo", cioè come il tentativo disperato di provare determinati sentimenti dato che il soggetto non riesce a provarli nel modo "normale" perché ne ha paura. L'unica possibilità per lui è appunto di viverli in un situazione non vera, parziale, non ufficiale, in cui si sente meno responsabile di quello che fa, forse meno "in colpa" (infatti è proprio il senso di colpa -- di natura incestuosa, derivante dalla identificazione nella coppia dei genitori -- una delle ipotesi avanzate dalla psicoanalisi per questi fenomeni, riconducibili per brevità al paradigma classico dell'isteria). Chi quindi gode tanto in questi bei rapporti di fantasia (e, appunto, non di realtà!) non sarebbe più virile o interiormente più ricco, non avrebbe una vita affettiva più intensa, ma sarebbe semplicemente un impotente, una persona che ha paura della intimità affettiva e sessuale, forse anche della amicizia vera”.

 
 
 

Allegria, divertimento ed erotismo

Post n°26 pubblicato il 25 Aprile 2012 da galadriel_fairy
 
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L’erotismo appartiene alla sfera del gioco, del divertimento, dello scherzo, della gioia. Due persone che vivono insieme, dormono insieme, lavorano insieme ma sono sempre assorbite da problemi, impegni, doveri, e non trovano il tempo di andare a ballare, di far festa, di giocare e scherzare, a poco a poco vedranno diminuire il loro desiderio erotico. E lo stesso succederà a tutti coloro che hanno una visione pessimista, seria o tragica della vita, e non sanno, perlomeno di tanto in tanto, ritornare freschi, allegri, spensierati, scatenati come bambini (Francesco Alberoni)

 

 

 
 
 

Elogio dell'imperfezione

Post n°25 pubblicato il 22 Gennaio 2012 da galadriel_fairy
 

 

«L’imperfezione», dice la Montalcini, «ha da sempre consentito continue mutazioni di quel meraviglioso quanto mai imperfetto meccanismo che è il cervello dell’uomo. Ritengo che l’imperfezione sia più consona alla natura umana che non la perfezione.» L’imperfezione è dunque una componente fondamentale dell’evoluzione. Dagli anfibi all’Homo Sapiens, il cervello dei vertebrati si è sempre prestato a un miglioramento, a un cambiamento, mentre negli invertebrati è nato così perfetto da non entrare nel gioco delle mutazioni, tanto è vero che i trilobiti vissuti centinaia di milioni di anni fa non sono essenzialmente diversi dagli insetti, dagli artropodi di oggi. Ecco perché l’imperfezione «merita un elogio» e Rita Levi Montalcini ne fa il titolo della sua autobiografia, appunto “L’elogio dell’imperfezione”.

Coloro che ritengono di essere “perfetti” non potranno mai progredire, così come la scienza non può progredire e fare nuove scoperte se non vi è la tensione verso il miglioramento, la consapevolezza che i risultati fino a quel momento ottenuti possono essere migliorati. Chi ha la coscienza della propria “imperfezione” è costantemente affetto da un’incurabile curiosità, perché non si sente depositario della “conoscenza infusa”.

Michelangelo Buonarroti sarebbe stato l’artista sublime che era se non fosse andato alla ricerca della perfezione? Io ritengo di no. Era teso costantemente alla ricerca della perfezione, consapevole, nel contempo, che mai l’avrebbe raggiunta e in tale contesto si comprende l’essenza della sua famosissima frase esclamata mentre percuoteva con un martello il ginocchio della sua statua del Mosè appena ultimata: “ Perché mi guardi e non favelli?!”.

Ciò accade anche nel rapporto di coppia, quando si ritiene di aver “acquisito” il proprio partner “per sempre”: ci si adagia e non ci si corteggia più, si pensa che il rapporto sia “perfetto” e non abbia bisogno di nuova linfa e di ulteriori sforzi per migliorarlo… e così il rapporto pian piano rischia di spegnersi e si cade nell’abitudine… Adagiarsi sui risultati raggiunti in qualunque settore della vita è come se si morisse spiritualmente e mentalmente per asfissia

 
 
 
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