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la pizza

Post n°71 pubblicato il 05 Giugno 2007 da guendalinarossa
Foto di guendalinarossa

La pizza
Sempre caro mi fu quest’osso collo
e questa pizza, che da tanta parte
dell’ottimo piatto lo sguardo invita.
Ma sedendo e mangiando, interminate
panche di là da quella, e sovrumani
rumori, e squisitissima birra
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito rumore a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’estate,
e le antiche mangiate, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
gran bevuta s’annega il pensier mio;
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
;-)

 
 
 

INVIDIA

Post n°70 pubblicato il 25 Aprile 2007 da guendalinarossa
Foto di guendalinarossa

PER QUELLO SGUARDO CHE HO DIMENTICATO DI AVER POSSEDUTO ANCH'IO,

PER QUELLA LUCE SALTELLANTE CHE CONTRADDISTINGUE I VOSTRI OCCHI,

PER QUELLA LUCE CHE ALLO SPECCHIO CERCO E NON RITROVO,

PER QUELLO STUPORE CHE SI DISCHIUDE DAVANTI AL NULLA....

PER QUEL NULLA CHE ORA MI PERVADE,

PER QUEL BUIO CHE SI ERGE MURO DI FRONTE A ME

PER  TUTTO L'INFINITO CHE AVETE ANCORA DENTRO

IO, BAMBINI MIEI, VI INVIDIO

 
 
 

QUEL CHE RESTA DEL MIO VOLDERMORT

Post n°68 pubblicato il 02 Febbraio 2007 da guendalinarossa
Foto di guendalinarossa

......e stava li, aveva percorso probabilmente l'ultimo tratto di strada che lo allontanava da ciò che fino ad allora conosceva. Non sapeva con chiarezza  quello che provava, sapeva soltanto che non riusciva a farne a meno.
Stava lì con le braccia che lo avvolgevano, stava così forse per non far scappare nulla di quello che nel nuovo viaggio stava trovando, sentiva che era un posto per pochi, a pochi era stato permesso di essere lì.
Ma dove stava? A volte credeva di aver trovato il rifugio; la pace. A volte una tempesta di emozioni lo portava a credere di essere in mare aperto,in mezzo ad una tempesta. A volte una foresta, dove solo, armato del solo istinto, ne doveva fiutare, respirare, l'infinita infinità.
Cosa avrebbe fatto? Ne avrebbe perlustrato ogni palmo di quella infinita terra? Avrebbe predato ogni suo dono? Già altri lo fecero.
Avrebbe anche lui recato dolore? Sembrava una terra ospitale,tenera, con chi avrebbe avuto il permesso di averla. Aveva però, in alcuni luoghi, tracce di uomini che passarono e senza coraggio l'abbandonarono; perchè? Ne avevano temuto la forza, il fascino?
Non avrebbe forse mai avuto risposte.
Ma adesso lui era lì, solo questo importava. Ne ieri ne domani avrebbero adesso avuto importanza.
Era lì pronto a dare quello che poteva, e pronto a prendere più di quello che poteva.
Si sdraiò, lì su quella terra, quasi a cercare di sentirne i battiti più profondi, ne respirava il profumo, stava lì in silenzio,
a suo modo la stava amando; la stava amando aspettando segni di vita; la stava amando aspettando che lei rispondesse si; la stava amando perdendosi in lei; la stava amando, il resto non esisteva. 
 
questo quello che mi rimane di te...splendide email, qualche foto nel pc,sensazioni perdute, lacrime che scendono quando mi soffermo a pensare un pò di più a tutto quello che non è stato ....sono quasi 5 anni da quando è iniziata la mia avventura nel virtuale, da quando ho conosciuto te..sperduto anche tu in questo nuovo mondo inesplorato...ci siamo tenuti la mano per un pò, poco avvezzi alla novità, lentamente abbiamo trovato un piccolo ritaglio  di spazio nel cuore dell'altro .....fa male sai ricordarti? parlare da sola? sapere che non ti imbatterai mai in questa mia modesta dichiarazione d'amore, è solo per me..piccolo sfogo patetico di chi ti ha amato tanto....sii felice piccolo maghetto mio!!! che le tue scelte  siano state quelle giuste e che ti abbiano portato la serenità.un bacio  sfiorato della buonanotte...era tanto che nn venivo a dartelo...perdonami
 

 
 
 

Post N° 67

Post n°67 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da guendalinarossa

  STASERA MI ERO MESSA SERIAMENTE INTENZIONATA A RIPRENDERE A SCRIVERE SUL MIO BLOG, POI MI è ARRIVATO UNO DEI TANTI MESSAGGI DI UN EROTISMO MAI VISTO , MA SOPRATTUTTO ORIGINALISSIMO E ALLORA VOLEVO FAR PARTECIPI TUTTE QUELLE POVERE DONZELLE CHE NN HANNO LA FORTUNA DI IMBATTERSI IN SIFFATTA CREATIVITà E TUTTI QUEGLI UOMINI CHE MAGARI NN SANNO COME APPROCCIARE UNA DONNA...MA IMPARATE DA COSTUI...UN POETA...GRANDE...UN ESEMPIO....MEDITATE GENTE!!

MESSAGGIO DA  DONJUANQUALCOSA.......

immagine
passo le mie mani intorno alla tua testa.. e ti bendo delicatamente...
ti prendo le mani con le mie mani.. e iniziamo a giocare con le dite fra le dita.. a SENTIRCI... a sentire come si muovono le une sulle altre..
gioca con le mie..ci si conosce attraverso le mani..ora le allontano...
mi alzo da davanti a te e ritorno dietro il divano..nell'orecchio.... " alza le mani sopra la testa ora"
ora ti sfilo la maglietta..come stai là al buio?
ancora nell'orecchio... "chiedimi di slacciarti il reggiseno"
voglio che sia cosciente... è una lieve tortura psicologica...........
sposta la schiena così te lo slaccio.
ecco.. ora è slacciato... lo sfilo e rimani a seno nudo.. davanti a me

 immagineimmagine
     Ricevuto il 26/01/07 23:22:04
 
 
 

Post N° 65

Post n°65 pubblicato il 04 Novembre 2006 da guendalinarossa
 
Foto di guendalinarossa

NEI MIEI MOMENTI DI ANGOSCIA, LEI E' Lì, AL MIO

FIANCO,

QUANDO SONO DISPERATO, DEPRESSO, DELUSO, LEI E'

LI,' AL MIO FIANCO,

QUANDO STO MALE E PIANGO, LEI E' LI', AL MIO FIANCO....

CERTO CHE QUESTA QUI PORTA UNA SFIGA...

 
 
 

IL GIORNO DEL SUO COMPLEANNO

Post n°64 pubblicato il 01 Novembre 2006 da guendalinarossa
 
Foto di guendalinarossa

-«Ciao amore.» Un  tiepido calore sulle labbra, gli da un senso di fastidio. Cerca di voltarsi sull’altro fianco ma non ci riesce

-«sveglia pigrone.» Quella voce. Sembra che un martello gli stia picchiando nella testa.

-«ma sei proprio un dormiglione. Sveglia….» Cerca di aprire un occhio, ma vede tutto sfuocato.  Di nuovo quel calore sulle labbra. Finalmente apre gli occhi mentre due labbra dolcissime continuano a premere contro le sue  -«Auguri»

Finalmente sveglio sente il corpo di sua moglie premuto contro il suo

-«buon compleanno »

-«grazie» riesce a biascicare.

Mariella e Luciano sono una bella coppia. Lei Bionda, snella, piccoletta, con un corpo sinuoso, lui castano, occhi azzurri, slanciato e muscoloso. Sono sposati da quasi due anni, ma ancora non hanno bambini.

-« ti sei dimenticato che mi hai promesso di portarmi in gita?»

-«certo che non me lo sono dimenticato, ma se continui a starmi sopra, finisce che la gita la facciamo nel letto» dice scostandola di malavoglia.

-«hai avvisato che non saresti andato in ufficio?»

-«…no….caspita me ne sono dimenticato….dai telefona tu. Inventa una scusa, che so, di che sei la mia amante e che ho la febbre….»

-«dai sciocco, io sono tua moglie non l’amante»

-«E’  no . È qui che ti sbagli. Oggi sarai la mia amante!»

Mariella ha telefonato. Poi hanno fatto colazione, chiuso la porta di casa, avviato l’antifurto ed ora sono in macchina, allegri come due bambini che stanno per fare una marachella.

Ridendo e cantando sono arrivati in riva al mare ed  anche se non è ancora estate  la giornata è splendida e la, spiaggia per fortuna deserta, invita a passeggiare.

Si tengono abbracciati ed ogni tanto si fermano per baciarsi.

-«guarda quelle orme» dice lei, «chissà a chi apparterranno»

-«ad un assassino che si aggira furtivo in attesa di un coppietta da uccidere» risponde lui con una voce bassa e roca-«ma dai scemo, non farmi paura» dice mentre lui continua a baciarla.

Una barca  posata mollemente su di un fianco sembra un vecchio che sta riposando le gambe ormai stanche.

-«come saremo da vecchi?» dice Luciano facendosi improvvisamente pensieroso

-« e che ne so. Tu sarai sicuramente pelato e con la dentiera»

-« e tu con i seni molli e le rughe lungo tutto il corpo» risponde lui ridendo.

Fa piacere vederli così.  Innamorati, allegri e spensierati.  Sembrano il ritratto della felicità e quella vecchiaia ipotizzata dal ragazzo, una cosa talmente lontana, che non potrà mai riguardarli.

Tenendosi per mano continuano a passeggiare per un po’ e poi, stanchi, risalgono in macchina. Il viaggio è ancora lungo.

-«Buon giorno signori»

-«abbiamo prenotato una camera » dice Luciano indicando il proprio cognome

-« a si, Il Signor Luciano e signora» dice con complicità, convinto di avere davanti due amanti. « Mi date i documenti?»

-«certo e…. mi raccomando, faccia in modo che non ci disturbino» dice sottovoce per rafforzare l’idea del portiere.

Sono saliti  e come due amanti segreti si sono fatti servire il pranzo in camera dove si sono trattenuti fino a pomeriggio inoltrato. Poi hanno fatto all’amore fino a che è giunta l’ora della cena. Si sono vestiti in abito da sera e sono scesi nel ristorante dell’albergo dove li ha accolti un tavolo discretamente appartato, adatto per una cena  al lume di candela.

Hanno appena ordinato l’antipasto quando Mariella apre la borsetta e porge al marito un piccolo astuccio avvolto in una splendida carta da regalo

-«auguri» gli fa porgendoglielo. Luciano lo apre quasi emozionato, dentro l’astuccio c’è uno splendido ferma cravatte,  appoggiato su un piccolo biglietto. Lo apre e legge

-«auguri papà»

Non sa se ridere o piangere. È emozionato. Due lacrime gli scendono lungo le guance. Era tanto che aspettava quella notizia che quasi non ci sperava più. Si baciano incuranti degli sguardi della gente.

« Cameriere per favore champagne per tutti, paga il futuro papà». Un lungo applauso consacra la loro felicità. La cena è buona e il vino d’annata si accosta ai cibi in maniera perfetta.  Dopo cena il piano bar suona la loro canzone. Ballano teneramente abbracciati «che ne dici sarà maschio?», -«ma che ne so sciocco, ma lo spero tanto. Un maschietto che assomigli al padre brutto e antipatico»

Si è fatto tardi, sono stanchi ma  felici. Abbracciati salgono in macchina per tornare a casa. Domani si ricomincia con l’ufficio ed i problemi giornalieri, ma sarà tutto più bello.

La sera è fresca e dal finestrino aperto entra un venticello che da refrigerio. Il traffico è scorrevole. Mentre lui guida, lei si abbandona sulla sua spalla e piano, piano si addormenta. Luciano posa la mano sul suo ventre come ad accarezzare la nuova creatura.

 

L’uomo che apre la porta di casa ha i capelli bianchi e le spalle curve. I passi strascicati denotano il peso degli anni. Si chiude la porta alle spalle. L’appartamento è sporco, sul pavimento si vedono sparsi degli indumenti.

Anche quest’anno ha compiuto il rituale ed ora siede sul quel letto che li ha visti felici per troppo poco tempo. Con la testa fra le mani piange. Rivede la scena di quel film. Lo ha rivisto continuamente quel film, ed ora si sente troppo stanco per continuare a vedere un ragazzo che guida troppo forte. Quel ragazzo ha appena ricevuto la più bella notizia che un uomo possa ricevere e per la  felicità  ha bevuto un bicchiere di troppo. Dal finestrino dell’auto  entra il vento che scompiglia i capelli della moglie. Il ragazzo si volta a guardarla; è bella la madre di suo figlio. «dovremo pensare alla culla ed  ai vestitini» pensa. In quell’attimo passa quel maledetto camion. Rivede quella scena al rallentatore.

Il vecchio si alza dal letto è stanco, piange. Fa il giro della piccola casa e chiude tutte le finestre. Poi va in cucina e apre il rubinetto del gas. Si siede vicino al rubinetto.

Quel maledetto camion gli ha portato via la vita. E’ inutile continuare, non ha più senso. Rivede i capelli di Mariella macchiati di sangue, rivede il suo ventre squarciato, il funerale.

Da troppi anni  ripete quel rituale il giorno del suo compleanno. E’ giunta l’ora di sospendere le rappresentazioni. E’ stanco, troppo stanco per continuare. Il sonno lo avvince. Fra poco la famiglia sarà di nuovo unita..

 

 

 
 
 

l'amico americano

Post n°63 pubblicato il 01 Novembre 2006 da guendalinarossa
 

L’amico americano

 

La nuova Via Appia, nel tratto che attraversa per circa due chilometri il paese, coincide perfettamente con il tracciato dell’antica consolare che il censore Appio Claudio iniziò a costruire nel 312 a.C. per collegare Roma a Capua e, successivamente, a Brindisi. Si sovrappone alla millenaria Regina Viarum, il cui basolato giace perfettamente conservato sotto una coltre di circa due metri di terreno, con un nastro di asfalto nerissimo che corre, in direzione  del capoluogo partenopeo, in linea retta ed in modo perfettamente perpendicolare al Verde Fiume, di dantesca memoria, che segna il confine tra il Lazio e la Campania.

Dalla sua destra, per il viaggiatore che procede in direzione sud, si dirama una serie di traverse che vanno verso il Tirreno e che muoiono alle spalle della duna costiera. D’estate poi, quando il sole picchia di brutto e si genera l’effetto fata morgana, sembrano i brevi rami di un immenso delta che, come accade a quei corsi d’acqua temporanei che si generano nei deserti australiani, si perdono nel nulla.

In una di queste strade, dedicata ad una santa che la tradizione popolare vuole essere stata martirizzata proprio da queste parti, in un appartamentino al secondo piano di una palazzina costruita in originalissimo  stile liberty abita la mia famiglia composta da sei persone. Nei locali di fronte  a quelli occupati da noi quella di un impiegato comunale. I due genitori e quattro figli.

Silvano ha venti anni ed è il maggiore dei due figli maschi del mio dirimpettaio di pianerottolo. Io ne ho solo sette .

E’ una fresca e limpida mattina di primavera quando, inaspettatamente, Silvano chiede a mia madre il permesso di condurmi con sé a fare compere. Ha sempre mostrato una spiccata simpatia per me, mi ha sempre riempito di dolciumi ed attenzioni e  gode della completa fiducia dei miei. Non ha difficoltà nell’ottenere l’assenso. Scendiamo in strada ma non ci dirigiamo verso il centro del paese.

Ci avviamo verso il mare  e di lì a poco guadagniamo le dune. Lui mi tiene per mano, mi conduce per un viottolo tracciato nella sabbia e che dovrebbe sfociare sulla spiaggia dove, mi sussurra, mi aiuterà a raccogliere le conchiglie che la mareggiata notturna ha depositato sulla battigia. Poi, d’un tratto, deviamo verso sinistra e raggiungiamo un gruppo di grosse agavi poste alla base di una  duna. Silvano dice di essere stanco, di voler riposare un po’ e fumare una sigaretta. E si sdraia sulla sabbia soffice ed asciutta. Mi invita a fare altrettanto. Le agavi ci proteggono da sguardi indiscreti. Non accende alcuna sigaretta, si sbottona i pantaloni e tira fuori il suo sesso grosso e turgido mettendosi a carezzarlo. Io credo che abbia voglia di orinare e faccio per allontanarmi quando afferra la mia mano e mi costringe a giocare, così afferma, con il suo pene che di lì a poco erutta uno strano liquido cremoso e biancastro. Resta con gli occhi chiusi per qualche minuto. E’ visibilmente rilassato. Con un fazzoletto pulisce  la mia mano ed il suo sesso, si ricompone e mi riporta a casa. Ha fretta e si vede. Non si cura di farmi raccomandazioni di alcun genere. Non so perché ma è sicuro del fatto suo. E’ certo che non farò parola dell’accaduto. E così accade.

Nei due anni successivi e fino al giorno in cui Silvano emigra negli Stati Uniti non si verificano altri episodi simili.

Sono trascorsi venti anni, abbiamo cambiato casa e l’amico di famiglia non fa più parte dei miei ricordi . Vivo una vita serena e sto per laurearmi. Ho una ragazza e penso che diventerà mia moglie.

In un piccolo paese, dove tutti si conoscono, le notizie volano di bocca in bocca in un battibaleno. Silvano F. ha fatto fortuna. Silvano F. sta per rientrare al paesello carico di gloria e dollari. Silvano F. è uno stilista di grido la cui fama va ben oltre i confini della cittadina a nord ovest di N.Y. in cui si è trasferito venti anni or sono. Silvano F. sarà accolto con tutti gli onori dal nostro primo cittadino. Anche i cronisti locali che di solito hanno ben poco da raccontare allo sparuto drappello di lettori che li seguono, si impadroniscono della buona nuova gonfiandola oltre ogni dire nella speranza di guadagnare un titolo a più di una colonna sulla pagina provinciale dei quotidiani ai quali collaborano.

L’episodio da me vissuto riemerge imperiosamente e fastidiosamente dal dimenticatoio nel quale era stato accantonato ma non, evidentemente, definitivamente sepolto. Un brivido attraversa le mie membra. Avverto una strana sensazione, sento che la “cosa” non è finita là su quella duna che, ormai, non esiste più in quanto vittima di ruspe ed escavatori che l’hanno spianata per far posto ad uno dei tanti condomini abusivi che ormai devastano la costa..

I computer sono la mia passione, Internet il mio pane quotidiano. Navigo spesso e so destreggiarmi nella rete con estrema facilità. Non ho difficoltà a collegarmi con il sito della cittadina statunitense dalla quale il mio amico, si fa per dire, dovrebbe rientrare. E’ ben strutturato, molto intuitivo e dotato di un motore di navigazione interno. Risalgo senza problemi al sito della polizia locale ed ho immediata conferma di ciò che “sentivo”: negli ultimi venti anni ben quattro bambini sono morti ammazzati, presumibilmente, da un pedofilo. E la polizia, come si suol dire, brancola nel buio. Due di essi poi, abitavano nello stesso quartiere.

Mi avvalgo del motore interno del sito. Digito il nome ed il cognome di Silvano ed ottengo il risultato che mi attendevo: anche lui abita nel quartiere delle sue due, ne sono ormai convinto, vittime.

E’ notte fonda quando ho terminato le mie ricerche, gli occhi bruciano come se li avessi stropicciati con dita che hanno maneggiato un peperoncino ma evito di cedere alle lusinghe di Morfeo e mi sforzo di pensare al da farsi. L’idea di rivolgermi alla locale stazione dei carabinieri viene subito messa da parte ché, non ho dubbi, sarei giudicato un visionario da chi, ove le mie congetture si dimostrassero inesatte, collezionerebbe una figura barbina. Decido di imboccare la strada più ovvia: contattare, on line, la polizia della cittadina statunitense.

Pensato e fatto. Invio una dettagliata e-mail a chi di dovere esponendo i miei dubbi, raccontando la violenza di cui anni fa sono stato vittima ed allegando anche i  miei dati personali. Sarebbe inutile aprire un nuovo indirizzo di posta elettronica fornendo dati fasulli poiché la qual cosa, oltre a dare minor forza alle mie supposizioni, non mi garantirebbe l’anonimato. Un buon tecnico informatico risalirebbe in poco tempo al mio numero di telefono e quindi a me. Soddisfatto ed a posto con la mia coscienza precipito in un sonno profondo e ristoratore.

Sono trascorsi  quattro mesi dall’invio della missiva elettronica quando un giovane carabiniere mi contatta e mi invita a seguirlo in caserma. E’ gentilissimo, mi tranquillizza dicendomi che il maresciallo comandante la stazione vuole solo parlarmi e passarmi comunicazioni che mi riguardano. Non ho nulla da temere e non ho bisogno di essere tranquillizzato. Non collego la convocazione alla e-mail spedita ai poliziotti della cittadina statunitense e nella quale avanzavo l’ipotesi che il tale noto stilista poteva essere colpevole di pedofilia ed omicidio. Ormai non ci penso più da tempo anche perché alla lettera ha fatto seguito solo e solamente una risposta di ricezione. In automatico. E ciò non mi garantisce affatto che ne sia stata presa visione. Comunque, mentre seguo il milite chiacchierando con lui del più e del meno, non posso esimermi dal pensare al fatto che del rientro in patria del mio illustre compaesano non si parli ormai più. Mi sfugge un sorriso di soddisfazione.

Il maresciallo mi accoglie con estrema cortesia. Lo conosco solo di vista, lui, ovviamente, sa tutto di me. Mi invita nel suo ufficio e mi porge una sedia. Apre una cartellina di colore blu, ne estrae un fax appena ricevuto e me lo porge. Il contenuto del documento, inviato dal comando generale dell’arma con preghiera di darmene immediata visione, conferma che le indagini avviate, a seguito della mia denuncia, dalla polizia della cittadina americana hanno avuto esito positivo: Silvano F. è stato incastrato ed arrestato. E’ lui il pedofilo omicida. Mi spetta addirittura anche un premio in denaro.

Il maresciallo si complimenta per il mio alto senso civico e, tra le righe, mi rimprovera per averlo scavalcato. Non lo avessi fatto avrebbe avuto anche lui la sua fetta di gloria. Non lo avessi fatto, penso tra me e me mentre allungo il braccio e gli porgo la mano per salutarlo e congedarmi, non saremmo a questo punto.

La giornata è splendida, la soddisfazione tanta ed il pensiero che il mio primo concittadino, uomo estremamente antipatico, abbia perso un’ottima occasione per pavoneggiarsi mi rende ancora più felice.

Accendo una sigaretta  e, mentre mi allontano dalla caserma, aspiro una lunga boccata di fumo.

E’ finita, ora sì.

 
 
 

Post N° 62

Post n°62 pubblicato il 22 Ottobre 2006 da guendalinarossa

immagineimmagineimmagine

 
 
 

Post N° 61

Post n°61 pubblicato il 22 Ottobre 2006 da guendalinarossa
 

immagineCOME BEATRICE PER DANTE,

COME LAURA PER PETRARCA,

COME SILVIA PER LEOPARDI,

COSI' SEI PER ME AMORE...

UNA STRONZA CHE SI RIFIUTA DI DARMELA!!

 
 
 

Post N° 60

Post n°60 pubblicato il 22 Ottobre 2006 da guendalinarossa

immagineVISITANDO GLI ALTRI BLOG  SONO RIMASTA IMPRESSIONATA DA TUTTI GLI EFFETTI SPECIALI  TIPO I GLITTER, LE ANIMAZIONI E MI CI SONO PERSA ANCH'IO....INFATTI GLI ULTIMI MESSAGGI SI DISCOSTANO UN Pò DAL MIO STILE...MA CHE IMPORTA...BISOGNA ESSERE SEMPRE COERENTI A QUESTO MONDO? CMQ SE QUALCUNO MI SPIEGASSE COME SI FA PER AVERE L'EFFETTO STELLINE GLITTERIZZATE  NE SAREI GRATA ASSAI !! :-)

 
 
 
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Un blog di: guendalinarossa
Data di creazione: 28/09/2006
 

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