il cerchio popolare

la città e la foresta

Creato da ilcerchiopopolare il 19/10/2008

Parlamento Pulito

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Paesaggi interiori...

 Ti amerei…

Ti amerei nel vento

Sotto il cielo terso di primavera

Tra la dolcezza delle rose…

Ti amerei nel canto degli uccelli

All’ombra della vegetazione

Sulla pietra calda e nuda

Sotto il sole bruciante

Nella frescura dell’erba

E con il canto degli insetti…

Ti amerei il giorno e la notte,

Nella calma e nella tempesta

Sotto le stelle che brillano

Sotto la rugiada della notte

E la mattina all’alba

Con il sorriso e con le lacrima

Ti amerei ancora…

------------------------------------------------

Ti accompagno sulla spiaggia

Quando il sole è tramontato

E il tepore sulla sabbia

Scalda il nostro amore

Ti accompagno sulla cima

Quando il il sole la colora

E il freddo si allontana

Mentre stringo il tuo corpo

Poi, sulle distese verdi

Mosse dal vento

Sulle rive dei laghi

Calme e mitigate

Ti spoglio d’ogni abito

Per lasciare il silenzio al vento

Per ammirare il tuo sorriso

Mi inchino al tuo desiderio

E cercando la tua mano

Bacio il tuo ventre

Mentre l’altra

Cerca il tuo seno

Tutto corre veloce

Eppur il tempo cammina

Quando colgo il fiore

Che celi tra il cuore

Accarezzo ogni spasimo

Accolgo tutto l’ardore

Guardo con te il cielo

E piango con amore

Poi ti rivesto come sposa

E donandoti un fiore

Prendo la tua mano

E fra la gente camminiamo.

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Follie omicide di chi detiene il potere

Post n°8 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da ilcerchiopopolare

 

Tra le tante, tantissime notizie folli che i telegiornali presentano c’è la persistente presentazione della crisi attuale: fabbriche, industrie che chiudono; cassa integrazione; posti di lavoro persi; licenziamenti; famiglie alla deriva; ecc. …

Nessuna capacità innovativa per frenare questo disastro !

L’attuale governo offre un sacco di palliativi ridondanti (vedi tessere sociali, ecc.) e nulla più: non è in grado poiché troppo preso da altri impegni intrinseci ai loro personali interessi.

Non sono un economista, ma strade diverse per superare questa crisi ce ne sono…eccome! Certo sono soluzioni che non difendono gli interessi di coloro che ci hanno portato a questo disastro, per cui non vengono prese nemmeno in considerazione.

Innanzitutto se le fabbriche chiudono è perché chi le ha amministrate non è stato in grado di prevenire tali situazioni, non è stato capace ad amministrare il proprio dovere verso il generale diritto al posto di lavoro, ha presumibilmente pensato solo ai fatti propri e di pochi altri; per cui questi dirigenti dovrebbero essere sbattuti a calci nel sedere fuori da ogni carica del genere e pagare di tasca propria il loro fallimento davanti al popolo.

Inoltre le aziende dovrebbero essere confiscate e con il cambio gestionale rese di proprietà popolare: ogni operaio, impiegato o chi altro vi lavori dovrebbe diventare proprietario in piccola parte dell’azienda. I guadagni futuri dovrebbero essere impiegati per rinnovare la produzione e quel che resta essere diviso tra la collettività.

A ciò oserei dire che ogni fabbrica, azienda, industria in difficoltà dovrebbe pensare a riconvertire la propria produzione in un’altra più confacente al nostro periodo storico, invece che continuare ad insistere sul vecchio per interessi personali e collettivi delle multinazionali.

Se solo si investisse sull’energia rinnovabile si otterrebbe energia a basso costo, non inquinante e perenne; si potrebbero aumentare i posti di lavoro per migliaia di persone; si aiuterebbe l’ambiente a ritrovare il proprio corso ecologico senza più dover lottare con i mulini a vento dei grandi interessi mafiosi e internazionali del potere.

Inoltre in un a situazione avveniristica del genere un’azienda come la FIAT , ad esempio, potrebbe essere riconvertita nel costruire auto ecologiche a energia rinnovabile ; aumento dei posti di lavoro e produzione a mille per il rinnovo di tutto il parco auto della nazione, con un buon programma di salute per i cittadini e l’ambiente.

Dopo ogni guerra, c’è voglia di pace e ricostruzione e la storia ci insegna che la ricostruzione avviene attraverso la riconversione delle fabbriche che durante il periodo bellico producevano prodotti bellici; quindi dobbiamo, visto che c’è l’hanno servita sul piatto i nostri cari dirigenti, far finta che questa crisi sia il risultato di un periodo bellico e ricominciare…, ma ricominciare in modo nuovo …riconvertendo ciò che non ha più mercato, ciò che crea solo danni, ciò che distrugge il sociale.

La classe sociale non è e mai è stata in paradiso ; ora è tempo di cambiare. Non per andare in paradiso, ma per non dover piangere all’inferno per colpa di persone senza scrupoli e senza dignità umana.

 
 
 

La canzone dell'amore perduto Fabrizio De Andrè

Post n°4 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da ilcerchiopopolare

 
 
 

Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da ilcerchiopopolare

 
 
 

FERMIAMO IL CONSUMO DI TERRITORIO

Post n°2 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da ilcerchiopopolare

L'ideologia della crescita ha esercitato una tale devastazione nella cultura e nei valori per cui il criterio di giudizio che unicamente viene preso in considerazione è quello economico.

Peggio è quello economico a breve termine.

Non importano considerazioni di ordine estetico, etico o culturale, basta che una cosa sia presentata come economicamente conveniente che ogni altra considerazione è spazzata via.

Questa semplificazione del giudizio, vera e propria automutilazione spirituale, porta in se dei disastri, il primo dei quali è la "cecità" che impedisce di vedere gli effetti anche quando sono sotto gli occhi di tutti.

E' di evidenza solare che le risorse finite della terra (che per quanto grande non è infinita) non possono sostenere il loro uso dissennato senza collassare.

E' ciò che sta avvenendo per il petrolio, per il cui controllo si sono già scatenate guerre preventive; sta per avvenire per l'acqua; è avvenuto e avverrà per le risorse minerarie.

In ogni territorio del nostro paese il consumo insostenibile di risorsa è particolarmente visibile a proposito dell'invasione di cemento e asfalto.

Si costriuscono capannoni anche al di fuori di ogni necessità per investire soldi, per affittarli nell'illusione che lo "sviluppo" continuerà indefinitamente, mentre sono già evidenti le crepe.

Nel momento della crisi assumerà valore il terreno che può dare buoni alimenti. Dal cemento chi può trarre di che sfamarsi?

Chi pensa di mettere al sicuro i propri risparmi investendo nel cemento dunque non solo non tutela interessi collettivi, ma neppure quelli personali. E' un fallito anche solo dal punto di vista più egoistico.

Ma non è necessario rivolgersi al futuro, basta e avanza guardare il presente.

I corsi d'acqua tendono ad essere sempre più poveri e soprattutto a cambiare il regime che sta diventando non più di tipo fluviale ma di tipo torrentizio. A questa trasformazione-degrado concorre anche l'asfaltatura e la cementificazione del territorio. La pioggia che cade su superfici impermeabili (asfalto e cemento appunto) non percola in profondità ma scorre via immediatamente. Questo da un lato alimenta l'onda di piena e i suoi effetti a volte devastanti, dall'altra riduce l'alimentazione della falda freatica che, anche per altre ragioni, diventa sempre più profonda. Anche l'approfondimento della falda, oltre agli evidenti danni all'agricoltura, determina la riduzione o il disseccamento delle fonti originando periodi di magra dei corsi d'acqua alternati a rischi di esondazione: appunto il regime torrentizio al posto del regime fluviale.

L'edilizia residenziale, e soprattutto quella industriale, essendo per ragioni economiche fatte su modelli standarizzati, frequentemente con cemento precompresso, perde caratteri locali e diventa causa di impoverimento del paesaggio che è anche estraniazione dalla nostra identità, cioè impoverimento storico e culturale.

Anche da questo punto di vista l'avidità è cattiva consigliera.

Certamente i flussi di turismo che sarebbero auspicabili non si realizzeranno per venire a vedere dei capannoni: di costruzioni anonime, siano americane o tedesche o giapponesi o svizzere, ne hanno già fin troppe a casa loro, non hanno bisogno di venire da noi. A forza di capannoni ci troveremo dunque più poveri culturalmente, ma anche, maggior beffa degli "adoratori dell'affare", economicamente.

La nostra mente è stata colonizzata.

Come nel secolo scorso in Asia, America e Africa si operarono grandi movimenti di liberazione dal dominio politico, è ora necessario un movimento di liberazione culturale.

 Liberati dalla prigione mentale che l'ideologia delle merci ci ha imposto, potremo ritrovare la strada dell'amore per la terra e per l'acqua, per le piante e i fiori e per ogni forma di vita animale e vegetale; amore e riconoscenza per i nostri antenati che questi territori ci hanno consegnato intatti dal punto di vista del paesaggio e più fertili da quello agronomico, in definitiva amore e rispetto per noi, condizione per amare e rispettare gli altri.

di Beppe Marasso  dal "Obiettivo Ambiente" n.°9 settembre 2009 . Pro Natura Notiziario

 
 
 

PRESENTAZIONE del BLOG

Post n°1 pubblicato il 24 Ottobre 2008 da ilcerchiopopolare

Cari lettori, non so perchè mi sia avventurato nella creazione di questo blog e non so nemmeno se riuscirò a tenerlo in vita come mi sono prefissato...; una cosa è certa...da molto tempo ho il desiderio persistente di parlare con la gente su questioni politico/sociali ed ambientali riguardanti il nostro paese e il mondo intero.

Non so nemmeno se ciò possa servire in modo pratico a cambiare le previsioni del nostro futuro, ma forse e spero mi permetterà di conoscere altra gente, altre opinioni e eventualmente di capire se è possibile invertire la rotta del nostro vivere politico, sociale ed ambientale.

Il titolo del blog "il cerchio popolare" vuole definire un campo d'azione e di sviluppo contenente le "voci" della gente in generale, se necessario anche le "urla" di rabbia nei confronti della società in cui viviamo.

Uno spazio, quindi, popolare e apartitico, dove ognuno può scrivere e commentare questioni attuali e non. Uno spazio aperto a tutti coloro che piano piano sentono il bisogno come me di uscire dallo staticismo in cui viviamo e subiamo.

Ciò per capire insieme cosa possiamo fare per cambiare le cose nel mondo in cui viviamo e  in che modo possiamo farlo; senza destabilizzare il paese, ma attraverso una generale e completa rivoluzione riformista e non violenta.

Il popolo deve prendere in mano le redini del paese attraverso un radicale cambiameto politico e sociale; l'attuale classe politica, amministrativa e dirigenziale deve essere sostituita in blocco sia a livello nazionale che a livello locale.

Dobbiamo liberare  il paese dalla " peste bubbonica" dei nostri ciechi ed impreparati o biechi ed opportnisti dirigenti; dobbiamo difendere il nostro futuro e quello dei nostri figli;  dobbiamo proteggere l'ambiente in cui viviamo e che ci ospita; dobbiamo distibuire in modo equo le ricchezze e le miserie del nostro mondo; dobbiamo formare una classe dirigente nuova e popolare; dobbiamo cambiare il concetto di progresso attuale per ritornare alla dimensione umana che ci è propria; dobbiamo sviluppare concezioni energetiche alternative e rinnovabili lasciando piano piano l'attuale; dobbiamo...insomma, renderci conto che cosi come stanno andando avanti le cose tra breve entreremo in un vicolo cieco tenebroso e vincolato al potere del danaro; dobbiamo renderci conto...insomma, che è venuto il momento che il popolo alzi la testa e riprenda ciò che gli appartiene come dopo l'ultima grande guerra.

Dobbiamo quindi dire basta e cambiare pagina! Certamente la pagina è ancora da scrivere e costerà sacrificio per tutti ; ma mentre verrà scritta avremo tutti la sensazione che sarà la via più giusta e conveniente per impostare un nuovo mondo.

Dalle macerie attuali non si può ricavare più nulla se non desolazione e morte; piantiamo un nuovo germoglio e coltiviamolo con mille accortezze...quando sarà una pianta potremo raccogliere i primi frutti, ma già al suo fiorire respireremo aria pura e pulita e vedremo colori che non speravamo più di ammirare.

Sarà dura, ma in capo a una decina di anni saremo in grado di presentare un paese nuovo e da prendere come  esempio per il pianeta intero.

Sconvolgiamo (tanto se non lo facciamo noi, ci pensa la classe dirigente , ma in negativo) il nostro modo di vivere e ridimensioniamo il nostro privato egoismo per raggiungere la metà della vera giustizia, libertà e purezza.

L'ambiente e la natura ci aiuteranno in questo progetto attualmente utopistico, basta rispettarli e fermare lo scempio che stiamo perpretando nei loro confronti; sono certo che ci riusciremo con la  buona volontà.

Quindi se qualcuno vuole parlarne scriva pure nel blog, ne discuteremo e se saremo in tanti potremo vedere come iniziare a muoverci e come impostare questa rivoluzione riformista pacifica e non violenta.

Ricordiamoci però: dobbiamo muoverci in fretta e con costanza per sperare in un cambiamento radicale e in un nuovo modo di vivere più congeniale all'uomo ed alla sua vita nonchè in primis a quella del pianeta che ci ospita.

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