Un blog creato da jinkhan il 04/12/2008

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Dopo alcune torture e morti, inizia lo scontento degli Anziani

Post n°24 pubblicato il 12 Marzo 2009 da jinkhan
 

processo delle stregheSembra che non tutti gli abitanti del paese fossero contenti del processo alle streghe, che sarebbe venuto a costare molti denari e a portare gravi pericoli. Serpeggiava dunque il malcontento, anche perché le accuse delle prime donne torturate si erano estese fino a toccare donne appartenenti alle famiglie aristocratiche o benestanti. E intanto si erano verificate delle morti: una delle prime arrestate, Isotta Stella, una povera donna ultrasessantenne, era morta in seguito alle torture inflittele. Un'altra, accusata di stregoneria, morì in seguito alle ferite riportate, per sfuggire alla tortura, nel gettarsi dalla finestra della stanza in cui era custodita. Viene poi considerata simbolo delle donne accusate di stregoneria Franchetta Borelli, di famiglia benestante, che, ostinata a negare ogni colpa, resistette ai tormenti del cavalletto per più di ventun ore, per cui, il giudice, visti inutili i tormenti inflitti, la fece slegare e ricondurre in prigione. Dopo qualche giorno, dopo esser stata esorcizzata da un sacerdote, fu nuovamente torturata, ma neppure questa volta confessò. Si presume che, dopo altre vicende, fosse poi stata liberata, perché morì alcuni anni dopo cristianamente sepolta.

Constatato che a questo punto la lista delle sospettate di stregoneria elencava ormai duecento donne, tra cui molte esponenti dell'aristocrazia locale, il Consiglio degli Anziani si trovò in grave imbarazzo e cominciò a pensare che presto sarebbe stata coinvolta tutta la popolazione. Per riparare al danno il Consiglio espose, in una lettera ufficiale al Doge di Genova, un aspro rimprovero all'operato del vicario del Vescovo. 
Il Doge incaricò il governatore di investigare; col proseguire della vicenda, il 16 gennaio 1588 il Doge informò il vescovo di Albenga, a causa della lettera ricevuta dal Consiglio degli Anziani, di chiarire i fatti ed eventualmente procedere. Di conseguenza,  il vescovo scrisse immediatamente al proprio vicario chiedendo spiegazioni. Il 25 gennaio il vescovo di Albenga fece giungere al Doge una lettera, ricevuta pochi giorni prima, in cui il vicario mandato da Genova si discolpava e difendeva il proprio operato. Egli nella sua lettera comunque prometteva di non mettere in atto nuovi processi e di limitarsi ai primi per i quali si era recato a Triora. A questo punto, gli Anziani accettarono il compromesso ed il 20 gennaio scrissero nuovamente a Genova dichiarandosi soddisfatti di questa nuova posizione.

 
 
 

L'atmosfera iniziale ed i primi fatti

Post n°23 pubblicato il 06 Marzo 2009 da jinkhan
 

Si era, nel 1587, in piena Controriforma. Meno di vent'anni prima il calvinista Bartolomeo Bartoccio aveva predicato nella zona la sua dottrina ed era stato ascoltato e seguito, prima di venire arrestato a Genova ed estradato e bruciato a Roma. A Triora, i maggiorenti erano sempre più preoccupati che le madri di famiglia più disperate per la carestia cominciassero a concepire il disegno di un assalto liberatorio ai ben forniti granai dei possidenti locali che, preoccupati per i loro sacchi di grano, tirarono in ballo le streghe. Intanto, ad Albenga (dalla cui curia dipendeva il paese),processo delle streghe a Sua Eminenza il Vescovo non pareva neanche vero di trovare un'occasione per mettere le mani addosso ad alcune streghe e magari arrostirle, il che magari gli avrebbe fruttato una promozione. A Triora, fino a quel momento, le autorità si erano limitate a tener d'occhio i convegni notturni alla Cabotina, ma visto che tutti i semi di grano stavano seccando e la povera gente accecata dalla fame era sul punto di organizzare una rivolta, era il momento giusto per tirar fuori qualche strega e riportare con fermezza l'ordine nel paese. Le donne un po' strane, le solitarie, le amanti del vivere appartato, quelle esperte di erbe ed unguenti, furono tutte giudicate potenziali streghe, mangiatrici di bambini, succhiatrici di sangue, scatenatrici di rovinose tempeste, causa di carestie, moria di bestiame, infertilità delle donne e delle campagne. Il Comune adunò quindi il Parlamento, formato da tutti i cittadini del luogo, ed il Podestà convocò ai primi di ottobre il vicario del vescovo di Albenga e quello dell'inquisitore di Genova. Tutto iniziò con una predica in chiesa, come era prescritto, tenuta dal vicario vescovile per eccitare lo zelo della popolazione affinché fossero denunciate le streghe; in essa fu fatta una descrizione particolareggiata di tutte le nefande azioni che si credeva potessero commettere quelle sciagurate femmine. I due vicari fecero adibire delle case private a carceri delle streghe, poi, ordinarono l'arresto di una ventina di queste e, istruendo la causa, dichiararono presto ree tredici donne, più quattro ragazze ed un fanciullo. Parecchie di quelle poverette, in mezzo ai tormenti della tortura, avevano denunciato delle complici e già nel gennaio del 1588 erano circa una trentina le donne trioresi di ogni condizione sociale che vennero additate come streghe da quelle già arrestate. E tutte, prive di qualsiasi difesa, furono sottoposte a tormenti.

 
 
 

Credenze sulle streghe nella Liguria di Ponente

Post n°22 pubblicato il 04 Marzo 2009 da jinkhan
 
Foto di jinkhan

ingresso alla cabotina 

La Cabotina

Tradizioni e leggende fantasiose sulle streghe si rinvengono in diverse  località del Ponente ligure. A Costarainera, presso Imperia, si diceva che le baggiure (streghe) di Triora, si trasformassero in uccellacci e volassero all'isola Gallinara, presso Albenga, dove convenivano pure altre streghe. A Ventimiglia si pensava che le streghe avessero costruito la Pria Margunaira. A Molini di Triora si mostra ancora la fonte dove le maghe convenivano a danzare, in processione notturna, con moccolotti accesi. Presso il paese di Andagna esiste la Rocca d'e Baggiure, dove si dice che esse si radunassero accedendovi con un parola d'ordine. Sotto Carlo Grimaldi, eletto vescovo di Albenga nel 1572, si rinnovarono in questa città gli stessi processi contro gli eretici e le streghe che, ad istigazione di alcuni Domenicani del convento di Taggia, egli aveva già fatti nella diocesi di Ventimiglia, in seguito ai quali la terra di Pigna aveva visto non pochi esiliati e consumati dalle fiamme. Nel 1588, vi fu pure a Bajardo un processo contro le streghe e, a Castellar, presso Mentone (oggi in Francia), vi fu nel 1622 un processo contro cinque donne incriminate di delitti di stregoneria, in particolare per aver causato la morte di bambini. Una di queste era pure accusata di esser intervenuta ad una festa sotto forma di gatta e di aver avuto commercio col diavolo vestito di rosso. Sottoposta a tortura, confessò di aver fatto unguenti con polvere di rospi, sangue di dragoni ed ossa di morti, e di essersene poi servita a danno altrui. Finì strangolata ad un palo e poi bruciata. In Liguria le streghe erano anche incolpate di succhiare, come i vampiri, il sangue dei fanciulli da una ferita provocata con uno spillo nel calcagno. Si pensava anche che esse potessero entrare nel corpo di una persona che rimaneva quindi stregata o, come si diceva con un termine locale "imbaggiurita". Vi era inoltre la credenza diffusa che certe persone rimaste stregate potessero a loro volta esercitare influssi maligni sulle persone che incontravano, specialmente sui bambini. Infatti, fu molto osservata la precauzione di non lasciar uscire di casa, dopo l'Ave Maria, i bambini per timore che potessero fare qualche incontro inquietante, dato che si riteneva che le streghe preferissero scegliere le loro vittime tra essi e che portassero via i neonati non ancora battezzati per consacrarli al demonio. Si cercava anche di non lasciare, dopo questo momento della sera, abitini o fasce o pannelli di bambini, poiché le streghe se ne servivano per avvolgerli e giocare a palla con loro..

i raduni delle streghe

A Triora, in particolare, si credeva che le streghe giocassero a palla con quelle della vicina Molini stando su alberi di noce e di castagno situati nella zona sottostante della località Cabotina con teneri bambini avvolti nelle fasce, rubati di notte alle madri che dormivano. Quello era infatti il luogo dei convegni notturni delle streghe, che rendeva la Cabotina un luogo malfamato di cui si parlava con sgomento, ma altri due luoghi vicini erano indicati come quelli dove le baggiure celebravano i loro misteri e compivano le loro orge: la fontana di Campomavùe e la fontana campestre detta La Noce, dov'era il lavatoio pubblico. Si credeva pure che esse si ubriacassero e che, dentro il paese, tenessero convegni notturni in una via oscura e disabitata chiamata Dietro la Chiesa, presso la parrocchia. Secondo la tradizione locale, tuttavia, le streghe se volevano erano anche capaci di compiere qualche buona azione, come dare consigli utili a qualcuno che, seguendoli, poteva anche arricchirsi.

 

 
 
 

Tortura ed ordalia

Post n°21 pubblicato il 04 Marzo 2009 da jinkhan
 

tortura con l'acquaDurante i processi di stregoneria, le streghe che non confessavano subito erano sottoposte alla tortura perché, quando vi era incertezza nel giudizio, questa era prescritta dalla legge. Le ragioni per giustificare questa pratica disumana derivavano da una credenza medievale, l'ordalìa, ossia il Giudizio di Dio di origine germanica. Secondo esso, l'imputato che non aveva sufficienti testimoni a suo favore doveva sottoporsi ad ardue prove quali ad esempio passare sui carboni ardenti, battersi in un duello all'ultimo sangue, stringere in mano un pezzo di ferro incandescente, ecc. Questo avveniva perché si era convinti che Dio, essendo il giudice supremo delle azioni degli uomini, presenziasse a tutti i processi e salvasse l'innocente, facendogli superare la prova, o smascherasse chi era effettivamente colpevole lasciandolo morire. La tortura praticata nell'epoca dei fatti di Triora proveniva dallo stesso principio, per cui si riteneva che chi non confessava nonostante i tormenti fosse protetto da Dio. Essa era però molto più pericolosa della vecchia ordalìa, perché, chi non la sopportava, alla fine, oltre a se stesso, incalzato dalle domande dei giudici, accusava anche altri innocenti.

 

 
 
 

Le streghe in Europa

Post n°20 pubblicato il 06 Gennaio 2009 da jinkhan

Sappiamo da tanti fatti del passato che, quando la pazzia collettiva agita la folla, chiunque può diventare una vittima e, nell’epoca a cui facciamo riferimento, più volte il delirio di un’intera comunità si gettò su streghe e stregoni, uomini e donne che, secondo la cristianità, facevano un patto con Satana e lo adoravano in orge terrificanti chiamate sabba, in cui si parodiava la liturgia. Molto spesso, in linea generale, furono prese di mira dalle accuse le guaritrici o levatrici, appartenenti alle classi popolari, che utilizzavano decotti ed infusi a base di erbe; le loro cure e i loro rimedi  spesso, a quei tempi risultavano non meno efficaci e sicuri di quelli dei medici, troppo costosi in piccole comunità in cui la popolazione, essenzialmente rurale, non aveva molte possibilità economiche, tuttavia, in Europa, ciascun Paese o regione ebbe le sue preferenze nel colpire le vittime.

In Germania, le accuse di stregoneria furono rivolte preferibilmente a donne anziane e sole, brutte, povere ed emarginate.

In Lorena, la regione francese confinante con la Germania, le donne maggiormente sospette furono quelle belle, intelligenti e gentili. Infatti, da quelle parti, la gente aveva la convinzione che l’intelligenza non fosse altro che astuzia e che la gentilezza fosse ipocrisia.

In Svezia, l’accusa di stregoneria derivava molto spesso dall’adulterio. Accadeva che uomini anziani al termine di una carriera prestigiosa in magistratura o nell’esercito, sposassero donne povere e giovanissime. Se poi una giovane moglie veniva sorpresa da sola con un giovanotto, finiva sotto processo e accusata di aver catturato l’amante con incantesimi.

L’Italia fu il Paese in cui nacque la base religiosa, filosofica e teologica della caccia alle streghe, attraverso bolle e manuali, ma non è qui (tranne che nel nord del Piemonte, situato sulla linea  di confine fra protestantesimo e cattolicesimo) che si scatenarono più violentemente le persecuzioni né che si fecero più vittime, come già accennato in precedenza, anche se i dati sono meno verificabili che in altre nazioni. Infatti, in Italia vennero distrutti archivi interi riguardanti i processi, poiché spesso i parenti delle persone condannate per stregoneria compravano i verbali, in modo che non rimanesse sulla famiglia il marchio di quella tremenda infamia che aveva colpito un congiunto.

 
 
 
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