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Renzi e l'altro

Post n°47 pubblicato il 23 Luglio 2016 da mimmo.parisimp0
 

Primo caso:

Il leader di Sinistradem lo aveva accusato di vivere in un talent. E Matteo Renzi con voce commossa, ha replicato a Cuperlo dicendo: “Non potete sapere cosa significa vivere circondato da un apparato di sicurezza che non mi consente nemmeno di andare a vedere mio figlio giocare a calcio perchè si vergogna di me”. E’ seguito un grande applauso da tutti i partecipanti.

Secondo caso:

Discorso di un padre raccolto sul web: “Ma il mio è un altro punto di vista, quello del padre che non sa come dirlo ai figli, un maschietto di sette anni e una ragazzina di undici. Per fortuna mia moglie ha un lavoro ma i soldi sono pochi e l’ansia tanta. Sinora li accompagno a scuola, faccio la spesa e poi gironzolo per il Supermercato, tanto per tirare in lungo. Non ho il coraggio di dirgli la verità, anche perché temo di deluderli. Loro mi credono un grand’uomo. Poveretti! Marco V.”. Giudizio critico: due padri con lo stesso ‘identico’ destino! A dirla tutta, il secondo sta un pelino meglio: gironzola da solo per il supermercato, senza quegli scassa… dell’apparato di sicurezza. Vuoi mettere?

 
 
 

'Come cani selvaggi', Ian Rankin

Post n°46 pubblicato il 15 Maggio 2016 da mimmo.parisimp0
 

 

 

Cover del nuovo romanzo di Ian Rankin

Un titolo particolarmente aggressivo è quello di un libro che, a giugno, sarà in uscita, frutto della penna di un valido scrittore inglese. Più precisamente, il nuovo volume di Ian Rankin, “Come cani selvaggi” sarà pubblicato a giugno 2016.

Rebus – un nome che è già un programma – è un ispettore. Ovviamente e di là del nome, il fatto che sia un poliziotto non è una grande novità: la letteratura legata al giallo fa grande uso di questi personaggi. Tuttavia, in questo caso, l’ispettore in questione è un ex poliziotto in crisi. Per tutta la sua esistenza ha fatto solo quello. Non sa fare altro e, probabilmente, non gli importa di saper fare altro. Ma è in pensione.

I luoghi nei quali si muove l’ispettore Rebus appartengono a una città della costa orientale della Scozia, Edimburgo. È una città visitata da più di due milioni l’anno di turisti, con una popolazione di circa 463mila abitanti. Fra questi ultimi, alcuni e purtroppo, costituiscono la malavita edimburghese. Proprio l’attività di quest’ultima, sarà paradossalmente l’ancora di salvezza per l’anziano poliziotto che si avviava verso l’apatia.

Rebus non sa che farsene di hobby, viaggi o piccoli lavoretti di casa. La vita da poliziotto è l’unica che ha senso e che continuerebbe a fare per sempre. L’occasione per tornare alla sua amata professione, arriva dall’amico Siobhan Clarke. Quest’ultimo gli chiede aiuto per sbrogliare il bandolo della matassa di un delitto. Si tratta dell’omicidio di un anziano avvocato il cui corpo è stato trovato accompagnato da un biglietto minatorio. Rebus è andato in pensione, ma non il suo nemico storico, Big Ger Cafferty, il quale, in questo frangente e parallelamente all’avvocato ucciso, ha subito un ferimento accompagnato da un biglietto identico a quello del legale. Un bel rompicapo. Anche perché, per il vecchio ispettore, si tratta di aiutare a svelare l’architettura di un omicidio che, in un certo qual modo, salva il suo vecchio nemico. Paradossale. Insomma, Rebus e Cafferty, “Erano due vecchi, ormai, stessa corporatura, un passato molto simile. Seduti insieme in un pub, allo sguardo di uno spettatore casuale potevano sembrare due amici che si conoscevano dai tempi della scuola. Ma avevano una storia molto diversa da raccontare”. Il primo schierato con la legge, il secondo con la malavita. Comunque, se la storia era diversa per ognuno di loro, il mondo che per anni avevano frequentato era lo stesso: un universo dove le regole erano state abolite Tranne una: non importava il luogo, nella foresta o in una città, il risultato era cane mangia cane.

 

 

 

 
 
 

Letteratura, a breve esordio di Parisi

Post n°45 pubblicato il 15 Maggio 2016 da mimmo.parisimp0
 

Articolo di giorgiaconti

Mimmo Parisi, cantautore hard rock e guitar player, ha annunciato di essere alle prese con la stesura del suo primo libro. Il titolo dell’opera è “Racconti di periferia” ed è costituito da diverse storie eterogenee. “Racconti di periferia” è, quindi, una raccolta alla quale, il cantautore, sta lavorando da alcuni mesi, e che vedono il suo impegno proiettato in territori narrativi inconsueti. Quella di Mimmo Parisi scrittore, è a tutti gli effetti, un esordio letterario. L’autore ha dichiarato: “Mi sono messo a scrivere racconti e mi sono preso una vacanza dalle canzoni, perché quest’ultime, va da se, non hanno lo spazio semantico necessario per realizzare a tutto tondo un tema”. Il volume, che uscirà a breve, ha come leitmotiv la quotidianità nella quale i personaggi esprimono le loro emozioni, i loro sogni, le loro aspettative. Per questo suo primo libro, “Racconti di periferia”, Parisi ha scelto la forma del racconto perché, come osservava l’americano Edgar Allan Poe, è la forma che più si adatta a una scrittura che possa essere fruita mentre si viaggia o mentre si aspetta. Con l’augurio di vedere viaggiatrici e viaggiatori incuriositi dalle storie del libro, si rinvia questa nota informativa, ai prossimi aggiornamenti.
Del cantautore emiliano si ricordano qui, le ultime pubblicazioni discografiche. Il 20 ottobre 2015 ha rilasciato l’album “I tipi duri non scendono dal treno”, pubblicato con Videoradio, Edizioni musicali impegnate con grandi nomi della chitarra come, Ricky Portera (Stadio), Andrea Braido (Vasco Rossi), Alberto Radius (Formula Tre), etc. Il 13 dicembre 2015, invece, Parisi ha pubblicato il singolo “Génération Bataclan”, dedicato, va da se, all’eccidio parigino di un mese prima.

 
 
 

Grande Zalone!

Post n°44 pubblicato il 10 Gennaio 2016 da mimmo.parisimp0
 

 

Contrariamente alla linea sobria di questo blog, questa volta si ospita un articolo, che ha una sua logica e critica formativa, che presenta qualche asperità verbale. Qui il link allo scritto originale.
La Redazione 
Il film inizia con due tizi, un bianco – Checco Zalone – e un autista porta sfiga di colore. Ad un tratto i due si devono confrontare con una tribù di selvaggi, meglio, di autoctoni. A questo punto, visto che la situazione si fa preoccupante per il culo dei due, Checco Zalone, accomoda il suo su un provvidenziale ceppo ligneo e inizia a narrare. Narra narra, il film porta verso un finale filantropicamente corretto, giusto per parafrasare l’onnipresente ‘politically correct’. Cosa c’è tra l’inizio del racconto di Zalone e il prefinale strappalacrime con finale (tutto può essere) a rischio di denuncia da parte degli animalisti? È presto detto: in mezzo c’è la disavventura di un impiegato.
Ovviamente se qualcuno vuole sapere per filo e per segno la trama ha altre occasioni webbacee per informarsi. In questo frangente interessa fare qualche riflessione sui personaggi e i temi che albergano in questa pellicola. Intanto, Checco Zalone, al secolo Luca Pasquale Medici. Se siete adusi a frequentare la Puglia, saprete che in ogni micro paese di questa bella regione dell’ex Magna Grecia, c’è un Checco Zalone. Ovviamente, questo non toglie niente all’attore: la fortuna, nel mucchio dei vari ‘similcheccozalone’, ha scelto lui e l’ha tirato fuori dall’anonimato. Buon per lui. Il problema si pone, invece, per il successo che il popolo sta decretando a “Quo vado?”.
Insomma, che c’è da ridere sul tema del ‘posto fisso’?
Io non ho il posto fisso e non potrei convivere con gente che conta gli anni che mancano per la pensione, Tfr o il capoufficio rompicoglioni. Detto questo, se il posto fisso fosse una soluzione che lo Stato potesse maneggiare, perché no? Visto che – vergogna, ipocriti! – chi sta ventilando da tempo di eliminarlo, sono proprio coloro che ce l’hanno fississimo quel cazzo di posto! Politici e affini. Va bene, esistono degli impiegati che non hanno voglia di fare niente: la legge dei grandi numeri prevede sempre delle mele bacate. E allora? Meglio il ‘caporalato’ pugliese che tratta il lavoratore da bestia? Meglio i commercialisti che pagano 300 euro al mese, nella civile Puglia, i ragionieri? Meglio considerarli, quelli non dotati di voglia lavorativa, nell’ambito degli eventi fisiologici, dico io. O qualcuno li vuol fucilare? Se sì, si faccia avanti e lo faccia lui. O magari, rieduchiamoli, che è meglio per tutti. Chi li vuol fucilare e gli allergici al lavoro.
Gli italiani ridentes, nascosti dal buio delle sale cinematografiche – al nord e al sud –mi ricordano quegli imbecilli che, parola autorevole di Umberto Eco, infestano il web nascosti sotto un nickname: da sotto quell’ombrello scrivono giudizi superficiali e cretinate su tutto, libri, film, musica. Quella gente che ride nei cinema non capisce di essere se stessa la protagonista che fa ridere: bisognerebbe uscire dalla sala afflitti da come si viene trattati dal Potere che – è lui che permette che pensiate siano gli ‘altri’ i protagonisti da sfottere nei film – vince ancora una volta.
Va be', andiamo a chiudere. Ieri, a Virus condotta da Porro, Giulio Base, Lino Banfi e un Vanzina brother hanno coralmente sollevato Checco Zalone nell’empireo dei grandi del cinema di tutti i tempi. Imbarazzante, porca miseria! E non sono i soli. Mica per Checco Zalone che è simpaticissimo, ma per il gotha di chi predica da sempre la Cultura alta. Comunque “Quo vado?” è un film comicamente triste.
 
 
 

Singolo per i Bastard Sons of Dioniso

Post n°43 pubblicato il 30 Dicembre 2015 da mimmo.parisimp0
 


Bastard Sons of Dioniso, singolo pubblicato

I Bastard Sons of Dioniso sono e al secolo, Federico Sassudelli, Jacopo Broseghini e Michele Vicentini. In un momento storico che vede la musica rallentata nelle sue manifestazioni, il trio originario della Valsugana cerca di portare avanti i suoi programmi. In molti ricorderanno che i figli del dio greco – che corrisponde al Bacco latino – hanno partecipato alla seconda edizione del talent show X Factor. Fu in quell’occasione che, sotto l’egida di Mara Maionchi, hanno potuto guardare con più sicurezza al loro futuro di artisti. A X Factor ottennero un meritato secondo posto e il premio della critica del programma.

La band ha da poco messo in circolazione un brano. Più precisamente, si tratta di “Sulla cresta dell’ombra”, singolo pubblicato venerdì 11 dicembre. Tuttavia, già dal 4 dicembre, è stato lanciato un video con il remake di “Suite Judy Blue Eyes”. Questo brano, l’unica cover presente nella tracklist del Cd di gennaio, è stato inciso in passato da Crosby, Stills & Nash, uno dei gruppi più leggendari all’interno dell’universo rock mondiale.

Indovinare la logica che ha portato il trio dei The Bastard Sons of Dioniso (noti anche con la sigla TBSOD) a fare omaggio alla band americana è abbastanza semplice. Intanto i musicisti italiani sono tre come gli straordinari Crosby, Stills & Nash; poi, come questi ultimi, hanno in grande considerazione gli impasti vocali. Comunque, sono loro stessi a spiegare il motivo che li ha portati alla realizzazione della cover: “Molti anni fa, scoprendo questo mitico gruppo, abbiamo capito che le armonizzazioni vocali sarebbero diventate ben presto la nostra passione ed elemento caratterizzante. Il nostro modo di giocare con la musica. In particolare la Suite di Stephen Stills ci ha accompagnato per innumerevoli concerti: una montagna da scalare ogni volta, tra sudore e birre che volavano, ma che ci ha regalato molte soddisfazioni, dalla cima, lassù in alto. Ora, dodici anni più tardi, abbiamo deciso di farci un regalo: la registrazione in studio, da sobri, della nostra versione”.

 
 
 
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