Il Giorno della Memoria

Post n°9 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da partigiano_johnny
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Auschwitz liberata, 27/1/1945:
Giorno della Memoria
per non dimenticare l'Olocausto


Il 27 gennaio del 1945 il campo di sterminio di Auschwitz fu liberato dalle truppe sovietiche: una data scelta come Giorno della Memoria dalla legge italiana per ricordare la Shoah ebraica, ma anche quella dei Rom e degli omosessuali. Via via che passa il tempo sono sempre di meno, per motivi anagrafici, i sopravvissuti, ma non per questo, negli ultimi tempi, è diminuita la memorialistica, così come l’indagine storica ed anche la narrazione.

 
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I nemici dello Stato

Post n°8 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da partigiano_johnny
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Una proposta di legge assegna lo status di combattente a chi aderì a Salò
Intervista a Giuliano Vassalli, presidente emerito della Corte Costituzionale
di MATTEO TONELLI

"Nessun riconoscimento ai repubblichini.
Erano e restano nemici dello Stato"

ROMA - "Che vuole che le dica, la situazione è difficile ma bisogna fare di tutto per far sapere come stanno realmente le cose. Chiarire a chi non l'ha vissuto cosa è stato quel periodo storico". Giuliano Vassalli, presidente emerito della Corte Costituzionale, classe 1915, è amareggiato ma non rassegnato. A lui, arrestato e torturato durante il fascismo, il nuovo tentativo di "equiparare" per legge partigiani, deportati e militari ai repubblichini di Salò, proprio non piace.

Per farlo il Pdl ha presentato una proposta che ha come primo firmatario Lucio Barani del Nuovo Psi (schierato con il centrodestra).
Un disegno di legge, il numero 1360, con il quale la maggioranza pretende di istituire l'Ordine del Tricolore, con tanto di assegno vitalizio. Assegnandolo indistintamente sia ai partigiani, sia "ai combattenti che ritennero onorevole la scelta a difesa del regime ferito e languente e aderirono a Salò". Un testo che l'Anpi bolla come "l'ennesimo tentativo della destra di sovvertire la Storia d'Italia e le radici stesse della Repubblica"

Presidente Vassalli un'operazione analoga fu tentata anche nelle precedenti legislature, ma venne respinta. Adesso il tentativo riprende vigore. Perché è contrario?
"Perché è assolutamente chiaro che c'è stata la continuità dello Stato anche dopo l'8 settembre e la caduta del fascismo. E non si può riconoscere a chi ha contrastato lo stato italiano sovrano schierandosi con la Repubblica sociale il titolo di combattente. La Cassazione è chiara in merito. Tutte quelle pronunce sono concordi nel definire i repubblichini come nemici".

Lo scorso 2 giugno il ministro della Difesa Ignazio Larussa chiese di accumunare i morti "di entrambe le parti". I firmatari parlano di "un progetto coerente con la cultura di pace della nuova Italia".

"Ma cosa vogliono ancora? Hanno avuto tutto, l'amnistia di Togliatti, la legittimazione democratica immediata, l'Msi in Parlamento, adesso sono al potere. Eppure vanno avanti, incuranti del fatto che non esiste paese in Europa dove i collaborazionisti del nazismo sono premiati".

La formulazione del testo apre la porta anche alla legittimazione a tutti coloro che "facevano parte delle formazioni che facevano riferimento alla Rsi". Non solo dunque agli appartenenti delle 4 divisioni dell'esercito ma anche a chi faceva parte delle "brigate nere".

"E' vero ma non c'è spazio per sottilizzare troppo. Lo status di combattente non va riconosciuto a nessuno di coloro che fecero parte della Rsi. Bisogna dire no e non solo per ragioni politiche ma anche dal punto di vista costituzionale".

Martedi 13 gennaio alle 16, Giuliano Vassalli interverrà all'iniziativa organizzata dall'Anpi dal titolo "Totalitarismo e democrazia, occorre rispettare la lezione della storia". Nell'incontro, che si terrà nella sala del Cenacolo della Camera dei Deputati (vicolo Valdina 3/a), si parlerà della proposta di legge 1360. Intervengono, tra gli altri, lo storico Claudio Pavone, il vicepresidente dell'Anpi Raimondi Ricci e la presidente della commissione difesa della Camera Marina Sereni.

(8 gennaio 2009)

 
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Falcone o Carnevale?

Post n°7 pubblicato il 15 Ottobre 2008 da partigiano_johnny
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14 ottobre 2008 - 12:08
Il giudice di Cassazione che fece assolvere molti mafiosi e definì un cretino il giudice antimafia Falcone torna a far parlare di sè. Ora, a 77 anni, è stato reintegrato e potrebbe diventare presidente degli ermellini grazie all'emendamento di un senatore
di Daniele Passanante

Di Giovanni Falcone il giudice Corrado Carnevale, dopo l'attentato sanguinoso del 23 maggio 1992, disse che era "un cretino, indegno di essere rispettato anche da morto". Ora questo giudice, che passerà alla Storia per avere cancellato numerose sentenze di condanna di presunti mafiosi, forse diventerà presidente della Corte di Cassazione. Già, perché anche se a tutt'oggi non è possibile, un emendamento potrebbe garantirgli la poltrona o almeno il concorso alla presidenza. Corrado Carnevale è stato imputato per mafia nel 1993 e sospeso dal servizio ed è per questo che la legge al momento non gli consente di ricoprire incarichi di vertice. Fu anche condannato nel 2001 per concorso esterno in associazione mafiosa a 6 anni di carcere e infine assolto nel 2002 con formula piena dai colleghi giudici della stessa Cassazione per cui lavorava. Evidentemente Carnevale non si è stancato di favorire la mafia cancellando le sentenze di condanna per presunti "vizi di forma" nei processi. Ora il giudice "ammazza sentenze", 77 anni, potrebbe non solo restare in carica fino all'età di 83 anni, ma anche diventarne il primo Presidente. I colleghi giudici di Carnevale che non sono mai stati sospesi dal servizio e condannati per mafia devono invece andare in pensione a 75 anni.

Dal 2004, grazie al centrodestra è in vigore una riforma grazie alla quale fu previsto il reintegro per i pubblici dipendenti sospesi dal servizio a seguito di un procedimento penale concluso con l'assoluzione. In questo modo Carnevale ora può ritardare il suo pensionamento e recuperare gli anni persi con la sospensione. La stessa norma esclude però che possa ricoprire incarichi di vertice. Ma ecco che viene in suo aiuto un senatore della Pdl, Luigi Compagna, che ha promosso un emendamento per eliminare questa preclusione all'accesso alle più alte cariche per chi in passato sia stato imputato per reati di mafia.

Carnevale potrebbe così trovarsi la strada spianata per l'accesso ai vertici della Corte di Cassazione e continuare a fare il giudice fino a 83 anni. Il senatore Luigi Compagna si difende da chi lo accusa di avere fatto una legge ad personam: «Mi sembra un po' incredibile di essere accusato di provvedimento ad personam mentre invece viene ritenuto un intervento erga omnes».


Tu che ne pensi? Dì la tua.

 
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S. Anna di Stazzema

Post n°6 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da partigiano_johnny
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Molte le polemiche suscitate dal film del regista Spike Lee sulla strage di Sant'Anna di Stazzema e le sue dichiarazioni in cui, secondo lui, non deve chiedere scusa ai partigiani sia per come ha raccontato la vicenda, che per alcune dichiarazioni rilasciate in conferenza

La partigiana DIDALA GHILARDUCCI  ( segretaria Anpi di Viareggio ) scrive a Spike Lee 
 
Gentile regista,
mi chiamo Didala Ghilarducci. Sono una vecchia partigiana. Mio marito, Chittò, fu ucciso dai nazisti sui monti versiliesi alcune settimane dopo la strage di Sant’Anna di Stazzema, in quel terribile agosto del 1944. Mi sono risolta a scriverle perché quello che leggo sui giornali a proposito del film che lei sta girando mi fa sentire il cuore pesante come un macigno. Pare infatti che nel film si avvalori la falsa tesi che la strage venga compiuta a causa della ricerca di partigiani presenti in paese. È una falsa tesi, che i detrattori della Resistenza hanno sempre sostenuto per dare ai partigiani la colpa di quella strage.

Tutte queste voci che si rincorrono sul contenuto delle scene girate a Sant’Anna, se possono poco turbare lei, danno agli uomini ed alle donne della Resistenza italiana una dolorosa inquietudine. So che lei è un grande regista, so che nei sui film è riuscito sempre a raccontare drammi, dolori ed oppressioni che ci hanno emozionato ed hanno fatto crescere la coscienza civile anche qui in Europa. Di questo soprattutto le sono grata. Ho lottato una vita per la democrazia, i diritti civili e la libertà che non posso non trovarmi accanto a chi combatte e denuncia ingiustizie e sopraffazioni.

Proprio per questo vorrei essere altrettanto brava da poterle non solo spiegare, ma farle sentire in qualche modo, perché ogni finzione, ogni aggiustamento di quanto avvenuto a Sant’Anna di Stazzema mi pare, ci pare, inaccettabile. Quando le persone, una comunità, hanno vissuto un lutto così profondo e traumatico, comprenderà che conservino sul tema una sensibilità esasperata dal dolore che brucia ancora la carne a distanza di sessant’anni.

Nel raccontare la sua storia, una storia importante non solo per il suo Paese, lei ha scelto di fermarsi su quella piccola piazza davanti alla chiesa, a Sant’Anna. Una piazza che io, come altri, ho visto nel suo orrore reale ed inenarrabile nel ‘44. Il vento può aver portato tra i boschi e verso il mare la cenere di quel rogo, ma l’angoscia, il pianto e il sangue restano aggrumati là e resteranno là nel tempo e nelle nostre coscienze di uomini e donne. Se lei, gentile regista, si soffermerà in questo pensiero allora capirà come non sia possibile in quella piazza raccontare un’altra morte. Non lo possiamo fare per le vittime, non lo possiamo fare per quei ragazzi e quelle ragazze della Resistenza rimasti sui monti insieme con loro a ricordarci per sempre l’orrore della guerra e il prezzo altissimo della libertà. Se togliamo loro la storia, allora li priviamo del senso della loro morte. E questo non è possibile in quella piazza. In un’altra ricostruita altrove, ma non lì.

Non riesco ad immaginare che per raccontare una storia di diritti e di persone si finisca per sottrarre la propria storia ad altre vittime. Ecco, gentile regista, le ho aperto il cuore nella speranza che in qualche modo da lei possa giungere una risposta che ci faccia comprendere che il senso del faticoso cammino di impegno civile, di riconciliazione che come comunità e persone abbiamo ricercato e percorso in questi sessant’anni, non sarà disperso.
 

 
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Paolo BORSELLINO

Post n°5 pubblicato il 19 Luglio 2008 da partigiano_johnny
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Commemorato oggi a Palermo l'anniversario della strage di via D'Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Dispiace solo vedere a queste cerimonie tutta una serie di persone che sono probabilmente più vicine alla mafia che non al lavoro svolto da Borsellino.

 
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Riposa in pace, Mario

Post n°4 pubblicato il 18 Giugno 2008 da partigiano_johnny
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E' di ieri la notizia che Mario Rigoni Stern è "andato avanti", come si dice tra noi alpini.
E' stato volontario negli Alpini durante la II Guerra Mondiale; partecipò alle campagne di Albania e Grecia e fu spedito in URSS a combattere nel corpo di spedizione italiano (ARMIR), dove riuscì a sfuggire all’accerchiamento sovietico (meritandosi, per le proprie azioni, la medaglia d’argento al valore).
Dopo l’8 Settembre, era stato prigioniero nei Lager tedeschi in Prussia e in Stiria e riuscì a rientrare in Italia dopo la fine della guerra. Autore di numerose opere letterarie, il suo più grande successo è “Il sergente nella neve“, opera autobiografica in cui racconta le sue vicende in URSS.
E' tra gli autori contemporanei che mi hanno sicuramente dato una grossa mano a formare la mia cultura antifascista.
I suoi scritti sono testimonianza di vita, carichi di valore, da far conoscere alle nuove generazioni. Per non dimenticare.

Riposa in pace, Mario

 
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diventare grandi...

Post n°3 pubblicato il 16 Giugno 2008 da partigiano_johnny
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Ma anch’io ero cosi ?
Non riesco a ricordare tutto, sono passati più di 30 anni e la memoria mi aiuta poco.
Ho finito poco fa di litigare con mio figlio di 14 anni. Siamo partiti da una motivazione stupida, ma poi la cosa è degenerata. Probabilmente degenerata perchè da tempo c’è una situazione di incomprensione latente che prima o poi avrebbe dovuto saltare fuori e magari salterà fuori ancora tante altre volte.
Io del resto sono solo suo padre, sono anche il solo che le segue, da quando la mamma non c’è più.
Qualsiasi discorso da parte sua parla di cose dovute, di premi per cose ordinarie che sono quelle che competono a quelli della sua età tipo studiare e andare a scuola. Qualsiasi cosa non fatta è perchè “me ne sono dimenticato”, “se non ti va bene così, fattela”, “ma io vado già a scuola tutti i giorni” e soprattutto “ma gli altri non lo fanno...”.
Però poi quando serve qualcosa al pargolo cresciuto, questa cosa  “DEVE esserci”, “deve poterla fare”,  “bisogna assolutamente comprarla”, “ma tutti gli altri ce l’hanno”, “ma tutti gli altri lo fanno”, “voglio questo o quello”.
Ma, prima di tutto, cosa c’entrano sempre “gli altri” ? Per me mio figlio è unico e gli voglio un mondo di bene perchè è lui. Non mi interessa se altre persone usano altri argomenti e situazioni per mantenere e consolidare i rapporti con i loro figli, io cerco di avere una coerenza di giudizi e comportamenti per poter essere un buon esempio, non solo un buon predicatore, poi magari sbaglio; gli altri non so.
Possibile che lui non riesca a capire che non mi diverto a dirgli sempre le stesse cose, che non mi diverto ad essere sempre di corsa anche per seguirlo in tutte le sue (tante) attività, nelle quali dopo l’entusiasmo iniziale ci mette solo l’impegno minimo, che non mi diverto a mettere a posto tutto quello che lui butta in aria (sembro una moglie incazzata). Sono stanco. Mi viene da piangere. Sarà normale il gap generazionale, ma mi piacerebbe  qualche volta sentirmi chiedere “cosa posso fare per aiutarti”, naturalmente senza che dietro ci sia già pronta la frase “sai, pà, poi mi servirebbe quella cosa lì”.
E, nonostante tutto, io penso che mio figlio sia tra quelli bravi.

 
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Festa della Repubblica

Post n°2 pubblicato il 02 Giugno 2008 da partigiano_johnny
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2 Giugno - Festa della Repubblica italiana

Da inchiesta di qualche giorno fa del Corriere della Sera sembra che almeno un terzo degli Italiani non sappiano perchè si fa festa il 2 Giugno.

Per quelli che non se lo ricordano bene, in questa data si ricorda il referendum istituzionale indetto a suffragio universale il 2 e il 3 giugno 1946 con il quale gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno, l'Italia diventava repubblica e i monarchi di casa Savoia venivano esiliati.
Il 2 giugno si celebra la nascita della nazione Italiana.

Una nazione che è in mano a politici sovente di basso livello, è in mano a caste e lobbyes, a persone che privilegiano gli interessi personali e di partito a quelli dei cittadini.
Siamo molto indietro anche nelle classifica delle nazioni per la libertà di informazione. Le informazioni che ci giungono sono per lo più distorte o accomodate per non farci vedere il reale stato delle cose (pessimo).
La televisione rincoglionisce più che informare, le trasmissioni con culi, tette, drammi personali e facili prospettive di poter fare lavori redditizi basati sul non saper fare nulla (tronisti, veline, opinionisti, etc...). La televisione del voyerismo, del Grandi Fratelli, Sorelle e Cugini, degli stereotipi di pupe oche e di imbranati intelligentissimi da redimere e rendere simili ai modelli correnti dei tipi più in voga.
Ci va proprio l'antico "lanternino" per scovare trasmissioni che parlino in maniera neutrale di chi fa qualcosa per glia altri, degli errori della storia, delle false illusioni create ad arte negli anni del boom economico.

Bisogna cercare di essere noi stessi esempi di quei valori che esistevano. Non accontentarsi di parole  ai quattro venti. Anche se è faticoso dobbiamo metterci in gioco in prima persona, non basta sperare che qualcun altro faccia le cose al posto nostro.

 
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Ricordando Giovanni FALCONE

Post n°1 pubblicato il 23 Maggio 2008 da partigiano_johnny
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Anniversario/ L'Italia ricorda Falcone

Palermo celebra il 16° anniversario della strage di Capaci, nella quale per mano della mafia persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta.
La cosa che mi viene subito in mente vedendo tutta la gente che partecipa alle cerimonie commemorative, è quella di pensare a quanti di questi sono lì solo per facciata, a quanti politici (non importa da che parte stanno) sono conniventi con la mafia e vanno a presenziare e a fare bei discorsi tra la gente che è moralmente combattuta tra la paura di denunciare e la vergogna di subire e tacere.
L'esempio di Falcone, Borsellino e tanti altri che hanno avuto il coraggio di schierarsi dalla parte giusta, il mettere in gioco (e purtroppo perdere) anche le loro vite e quelle dei loro cari per cercare di spronare la gente assillata e accerchiata dalla mafia a rialzare la testa, a poter di nuovo sentirsi libera, deve essere un esempio significativo per i nostri giovani, per i nostri figli.

 
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