Creato da persa_nel_buio il 23/02/2008

Persa Nel Buio

Una notte puo' cambiarti una vita

 

 

......Cucini tu?!......

Post n°17 pubblicato il 17 Aprile 2008 da persa_nel_buio

I giorni successivi furono splendidi,

Enrico mi veniva a prendere a lavoro,

ed ogni giorno pranzavamo e cenavamo insieme,

io non mi sentivo piu' sola,

ed avevo una ragione in piu' nella mia vita.

Giocavamo come due ragazzini,

rivivevamo un'infanzia che non c'era stata,

lui era premuroso e gentile con me,

ed io lo adoravo.

Passaro due settimane vissute intensamente,

l'azienda per cui lavoravo chiudeva un mese per

le ferie estive, ed io chiesi ad Enrico,

di abbandonare l'albergo,

evitando cosi' di buttar via dei soldi,

e di trasferirsi a casa mia,

che oramai era anche la sua.

Non ci penso' due volte,

lo stesso giorno ci recammo

in un centro commerciale,

comprammo un divano letto a due posti,

Enrico prese anche

dei separe' cinesi, laccati di nero e intarziati

con della madreperla, che raffigurava

villaggi orientali.

Cosi' in un angolo della sala da pranzo

ricavammo un delizioso spazio,

la camera di Enrico, dietro a quei deliziosi separe'

che nulla facevano intravedere.

Enrico adorava cucinare,

e lo faceva anche molto bene,

mi stupiva il suo modo fantasioso,

nel presentare ogni pietanza,

era una delizia guardare quei piatti,

ed assaporarli era ancora piu' piacevole.

Lo chiamavo il Mago dei Fornelli,

e lui sorrideva, ma guai entrare in cucina se c'era lui,

era geloso del suo lavoro, e non si poteva metter mano.

Nel frattempo Monica la mia vicina di casa,

aveva notato la presenza maschile nella mia casa,

ed io troppo presa da questo incontro,

mi ero dimenticata di avvertirla,

cosi' una sera mi chiamo' e con una scusa

mi chiese di andare da lei.

"Disgraziata ti sei fidanzata e non mi hai detto nulla?!

dai raccontami! chi e' quel gran pezzo di figliuolo che hai in casa?!! "

cosi' mi accolse,

io scoppiai a ridere, e risposi

"Non posso nascondere nulla, e' il mio ragazzo,

l'ho consciuto in spiaggia ti piace?"

"Ma che gran fondo schiena, perche' io non faccio mai di questi incontri?

Mi piace?! ma quello nn e' un uomo e' un Angelo....pero' son felice per te

credimi lo dico davvero" e mi abbraccio'

le presi le mani, la guardai e con un sorriso gli dissi,

"Calma Monica, scherzavo, e' solamente mio cugino,

mi e' venuto a trovare........"

I suoi occhi uscirono dalle orbite,
" TUO CUGINOOOOOO, no ma dico

tu hai un cugino cosi' e non me lo presenti?! "

mi disse,

"Scusami Monica, riparero' ogni cosa, domani sei

invitata da noi a cena, cosi' avrai modo di conoscerlo,

e mi perdonerai...." conclusi.

Monica non era piu' in se',

era strafelice, mi abbraccio', e ci mettemmo

d'accordo per la sera seguente,

tornai a casa da Enrico,

e gli dissi che il giorno dopo,

avremmo avuto un'ospite a cena,

non mi chiese neache chi fosse l'invitato,

ma ribatte' dicendomi....

"Devo chiederti un favore, ma sappi che non devi dirmi

di si per farmi piacere, mi ha chiamato un'amico,

mi son dimenticato di parlarti di lui e' il mio migliore

amico, siamo cresciuti insieme, arrivera' domani dall'africa,

...........possiamo ospitarlo?!?"

Non tentennai neanche un attimo,

" I tuoi amici sono anche amici miei,

vorra' dire che domani sera ceneremmo in 4

perche' viene a cena una mia amica, e tu cucinerai sappilo..."

si mise a ridere, e mi rispose

"ok domani ti butto giu' dal letto e andiamo a far spesa al mercato,

cena a base di pesce, puo' andar bene?! Tu penserai ad apparecchiare....

mi potro' fidare?!....mha' "

poi mi strinse a se e sussurro " Ti voglio bene...."

 
 
 

... E luce fù ......

Post n°16 pubblicato il 08 Aprile 2008 da persa_nel_buio
Foto di persa_nel_buio

Non riuscivo a crederci, quello sconosciuto, era mio cugino!!!

L'ultimo sguardo allo specchio, una rinfrescata al trucco,

ed aprii la porta..

Lui era li', illuminato dal sole, era addirittura piu' bello,

un'attimo, un solo istante in cui a parlare erano i nostri occhi,

uno difronte all'altro, gli occhi brillano, di lacrime di gioia,

due grandi sorrisi, le sue braccia si allargano, ed io mi abbandono tra di esse,

lui mi solleva e mi fa girare, pronunciando di seguito il mio nome,

"JENNY JENNY JENNY JENNY"

La gioia, che bel sentimento, il cuore che impazza di felicita',

proprio quando oramai pesavo di essere SOLA...........

invece c'era lui ENRICO.

Ci avviammo verso un ristorante, potrei giurare che non camminavamo,

ma volavamo, la sua mano stringeva la mia, e subito dopo la stessa mano,

mi stringeva le spalle, ogni tanto si fermava mi guardava e diceva,

"Jenny mia cugina....ma ti rendi conto? sei mia cugina?!"

La sua voce era incredibile, mi entrava dentro facendo vibrare,

ogni parte di me.

Un sentimento delicato, un'emozione mai provata prima,

il mio sangue era uguale al suo, ed io lo sentivo.

Avevamo voglia di dirci mille cose,

venni' a sapere cose che neanche immaginavo,

che mio zio si era separato 10 anni prima,

ma che non aveva voluto mettere al corrente mio padre,

e che oramai aveva un'altra compagna,

cosi' come sua moglie aveva una nuova famiglia,

Enrico mi raccontava questo, con un'amarezza

legato ad un dolore passato oramai, ma ancora

vivo nella sua anima.

Mi parlo' dei suoi progetti,

sarebbe rimasto in Italia,

e la mia gioia era sconfinata,

non l'avrei riperso......

Il tempo volava in fretta, e ogni cosa che ci raccontavamo

era nuova, il pranzo fini' e il tempo era stat troppo poco,

dovevamo dirci ancora migliaia di cose.

Lui mi disse

"Hai impegni? " la sua domanda era una chiara

richiesta di allungare i tempi,

ma non aveva fatto altro che leggere anche il mio pensiero,

così gli proposi di rilassarci a casa mia,

lui accetto' la proposta.

Sul divano ci raccontammo ancora migliaia di cose,

ogni tanto ironizzavamo e riempivamo la camera,

di grasse risate, eravamo li' con i nostri cuori tra le mani,

incuranti del mondo intero, in quel momento,

senza finti atteggiamenti, eravamo due bambini,

stavamo recuperando l'infanzia perduta.

Enrico mi disse che alloggiava in albergo,

e che si sarebbe trattenuto un mese a Gallipoli,

dopodiche' si sarebbe dovuto trovare una sistemazione

a Milano, tramite conscenze italiane in Africa,

sarebbe stato assunto nella grande citta,

in una grossa azienda, il mio sorriso si spense,

lo avrei riperso, certo Milano non e' l'Africa,

Milano era la mia citta che avevo lasciato,

per dimenticare...........

 
 
 

.....L'Appuntamento mancato......

Post n°15 pubblicato il 04 Aprile 2008 da persa_nel_buio

Ero agitatissima, ma colma di felicita',

avrei voluto chiamarlo subito,

ma era molto tardi, e mi fermai.

Mi adagiai sul letto,

le braccia sotto la testa,

fissai il soffitto,

cercai di ricordare

le vecchie foto ingiallite,

e ricordai lo Zio un uomo non troppo alto,

e dei capelli nerissimi con brillantina,

il suo viso era buffo, mi ricordava un po'

Macario quello dei vecchi film in bianco e nero.

Chissa' se Enrico gli somigliava?!

Mi addormentai serenamente,

con il desiderio di incontrare presto

mio Cugino, adoravo quella parola,

mio CUGINO CUGINO CUGINO .....

Era Sabato mi svegliai, quando la luce del sole,

riuscì a trapassare tra le fessure delle persiane,

presi subito la lettera di Enrico,

e composi il suo numero,

la sua voce fece tremare la mia,

"Ciao sono Jenny" gli dissi ,

con una gioia pari alla mia,

mi grido' la sua felicita',

il suo accento era particolare,

parlava l'italiano ma si sentiva il suo accento inglese,

Entrambi volevamo parlare,

avevam tante cose da dirci,

quella telefonata fu' molto lunga,

finche' ci decidemmo a darci un'appuntamento,

per pranzare assieme.

Mi rendevo conto, che avevo ancora,

un legame con il passato,

e questo si chiamava Enrico.

Mi preparai, come oramai non facevo piu'

da un bel po', volevo che mio cugino,

mi conoscesse al meglio .

Io ho sempre fatto parte di quel 20%

di donne che non arriva mai in ritardo,

ma sempre in anticipo,

sono un ansiosa di carattere,

e odio pensare che qualche d'uno perda

del tempo aspettandomi, quindi preferisco

aspettare, l'appuntamento era alle dodici,

per un aperitivo in un bar al centro di Gallipoli.

Erano le undici ed io ero gia' pronta,

cercai di attendere ancora un po',

ci avrei messo dieci minuti ad arrivare,

ma non ci riusci'.

Andai decisa verso il bar,

erano le 11:15 avrei dovuto attendere

ancora tanto quindi mi accomodai,

all'esterno, ordinando un caffe'.

Di fronte a me era seduto

un ragazzo bellissimo,

uno di quelli che non credi che esistano davvero,

quelli che vedi nei giornali di moda,

era splendido,

un'apparizione divina.

Era vestito di bianco,

sembrava fuori luogo,

si notava tra 100.000 persone,

era vestito tutto di bianco,

e leggeva un giornale,

mentre sorseggiava un aperitivo,

ed io lo osservavo gustandomi

quella bellissima immagine,

facendo bene attenzione,

di abbassare lo sguardo quando

lui lo alzava.

Il cameriere porto' il caffe',

e mentre lo assaporavo,

per un attimo i miei occhi si specchiarono nei suoi,

per un attimo pensai che anche lui era attratto da me,

ma subito dopo mi convinsi che non poteva essere,

era davvero troppo bello.

Guardai l'ora erano le 11:35 incominciai,

a guardare in lontananza il corso,

con la speranza di intravedere una figura,

che potesse essere quella di Enrico.

Al telefono ci eravamo limitati a darci l'appuntamento,

ma non ci eravamo dati indicazioni,

sul come eravamo fisicamente.

Erano le 12:00 e nel bar oltre a qualche coppietta,

e qualche anziano, non avevo notato nessuno

che poteva essere mio cugino, avra' avuto un contrattempo?!

Il bello e impossibile, si alzo' ed entro' nel bar,

io non sapevo cosa fare, per un caffe' ero stata seduta 45 minuti,

sfogliando un giornale.

Mi alzai, erano le 12:15 e lui non si era visto,

incominciai a camminare lungo il corso,

facevo finta di guardare  le vetrine,

mentre lo sguardo era rivolto all'entrata del bar.

Alle 12:20 vidi l'uomo in bianco superarmi,

e perdersi tra i passanti.

Alle 12:30 decisi di tornare a casa,

delusa, e triste.

Alle 13 squillo il telefono, era Enrico,

"Hai avuto problemi?" mi disse

"IO?" risposi

Gli spiegai che ero stata li' un'ora,

gli dissi anche come ero vestita,

scivolai con la schiena contro il muro,

fino a sedermi per terra, mi aveva appena detto,

che lui era li' vestito di bianco,

e scoppio a ridere...........

"Eravamo entrambi li', un difronte all'altro

e non ci siamo riconosciuti,

non sentivi il mio sangue chiamare il tuo?"

Non potevo dirgli l'unica cosa che avevo sentito,

si in effetti il sangue che ribbolliva, ma non di certo

per i motivi da lui detti.

"Cosa aspetti esci dai che facciamo ancora in tempo per il pranzo,

ma non ti muovere dalla tua porta, passo a prenderti

questa volta nn voglio perderti"...

 
 
 

Una Luce nel Buio

Post n°14 pubblicato il 03 Aprile 2008 da persa_nel_buio

Chi mai poteva avermi messo una lettera,

sotto la porta? !

Pensai subito a Gianni,

ma la cosa non mi faceva piacere,

aprii la lettera con calma,

e con indifferenza,

pensavo ad una lettera di scuse,

che proprio in quel momento non desideravo leggere.

Lo avevo cancellato,

e non volevo doverlo ricordare......

"Ciao Jenny,

scusa se irrompo in questo modo,

nella tua casa, ma sono passato tre volte

e non avendoti mai trovata,

questo e' l'unico modo che mi rimane per comunicare

con te.

Ti starai chiedendo chi sono,

sono Enrico, noi non ci siamo mai conosciuti,

tuo padre e il mio, erano fratelli,

sono il figlio di tuo zio Giacomo....Ricordi?!?

Abbiamo vissuto in Africa per molti anni,

per questo motivo non ci siamo mai conosciuti,

io sono tornato qui' da un mese ed ho saputo che tu sei qui'.

Vorrei tanto conoscerti

e abbracciarti, ma soprattutto, ritrovare

mia cugina.

Questo e' il mio numero telefonico ..............

chiamami ti prego a presto,

un abbraccio sincero

Enrico"

 

Lo stupore e la felicita', invase ogni muscolo,

del mio corpo, Enrico, mio cugino.

La mia famiglia era molto piccola,

mia madre era figlia unica,

ed i suoi genitori , i miei nonni,

li ricordavo appena, avevano raggiunto il paradiso

quando ero molto piccola.

Mio padre invece aveva un fratello,

piu' grande, che si trasferi' in Africa,

quando aveva circa venti anni,

e li' si fece poi famiglia,

mia zia non la conoscevo,

tantomeno mio cugino.

Mio padre e mio zio,

purtroppo quando morirono i nonni,

ebbero profonde discussioni, il tutto

telefonicamente, per questioni di eredita',

in effetti i nonni lasciarono quel poco che

avevano a mio padre,

che era stato l'unico ad averli accuditi,

e zio Giacomo rivendicava la sua parte,

cosi', anche i rari contatti telefonici,

smisero.

In quel momento a me non interessava nulla,

delle questioni economiche,

avevo un cugino che aveva il mio stesso sangue,

avevo ancora qualche d'uno,

ed io gli volevo gia' bene senza neanche conoscerlo,

ad un tratto mi sentì la donna piu' felice del mondo...........

UNA LUCE NEL BUIO...........................

 
 
 

.....IO...insieme...a...ME

Post n°13 pubblicato il 01 Aprile 2008 da persa_nel_buio

Per tre mesi avevo sognato lui,

per tre mesi mi ero ancorata a quel sogno,

per soccombere i miei incubi,

per aggrapparmi al futuro che non avevo,

ed ora mi sentivo uno straccio,

uno stupito straccio,

sporco, da gettare via.

Non andai piu' al Bar di Paolo,

ci passavo solo al mattino per una colozione veloce,

a pranzo tornavo a casa,

tanto la voglia di mangiare non c'era.

Tuttavia, una sera dopo aver sentito sbattere

la portiera di un'auto,

incuriosita spiai tra le fessure delle

mie persiane, appena mi resi conto,

che quella figura era Gianni,

mi allontanai dalla finestra,

oramai avevo cancellato ogni emozione legata

a lui, ero riuscita a cancellare

ogni cosa, con rancore nell'animo.

Abbandonai anche il mio mare,

ce l'avevo anche con lui.

Le giornate passavano come treni in corsa,

ed io le riempivo con il lavoro,

e con una passione arrivata tutta d'un tratto,

la pittura, una pittura senza talento,

una pittura fatta di lacrime dolori pianti,

passato e nubi tante nubi.

Roky sembrava capire il mio stato d'animo,

e sempre piu' spesso veniva a trovarmi,

Monica la vedevo poco, non la evitavo,

ma mi sentivo sporca e poco vera nei suoi confronti,

tenermi quel segreto per me,

era indice di poca sincerita' nei suoi confronti.

Le uscite con i colleghi erano rare,

ed io facevo di tutto per non farmi amicizie,

e imparai ad amare la solitudine.

Passarono i mesi, ed arrivo' l'estate,

un'estate colma di turisti,

di musica e spettacoli,

mercatini zeppi di oggetti in coccio,

che mi ricordavano,

il passato, dei fischietti in coccio,

rappresentati da personaggi di ogni genere,

li adoravo da bambina,

e mio padre non mancava mai di accontentarmi

comprandomene uno, riempiendomi di gioia.

Tutto mi ricordava i tempi passati,

le luminarie che in quei posti,

sono direi esagerate, ma fantastiche.

La gente in quelle serate sembra davvero cambiare,

sfilate di bellissimi vestiti,

capelli acconciati in modo perfetto,

ero io questa volta a non seguire la moda,

con i miei jeanz sbiaditi, e una magliettina anonima,

osservavo e pensavo, ero li' ma nello stesso tempo,

mi sentivo simile ad un fantasma,

seguivo piccole discussioni qui' e la',

tra amiche che sghignazzavano parlando di qualche bel ragazzo,

mariti e mogli che discutevano,

nonni che sgridavano i nipoti,

ed io li' donna invisibile.

Presi a costeggiare il mare,

mi appoggiai con le braccia su un muretto,

e sotto vidi il mare borbottare,

la luna era rossa,

le stelle luccicavano ,

e tutto si rifletteva nel mare,

nel mare che urlava,

un pescatore in silenzio,

appostato su uno scoglio,

faceva abboccare i pesci all'amo,

luci d'argento assassinati,

ed io come loro morivo dentro.

Arrivai a casa, a tarda serata,

aprii la porta, e inciampai su una busta bianca,

che era stata spinta da sotto la porta,

............................................................

............Di chi era quella lettera!!!!!!!!!

 
 
 

...La Festa del pianto....

Post n°12 pubblicato il 30 Marzo 2008 da persa_nel_buio

I giorni sembravano non passare mai,

ed ogni giorno entravo nel bar,

con la speranza di trovare Gianni.

Andavo ogni giorno in spiaggia,

affidavo le mie paure, le mie gioie ed i miei dolori,

al mare al vento alla sabbia,

ammiravo l'infinito,

mi ponevo domande a cui non sapevo

dare risposte.

Gianni entro' nel bar dodici giorni dopo,

ed io ero felice, felice nell'anima nel cuore

nel corpo, i miei occhi luccicavano,

mi saluto' con un bacio sulla guancia,

e quel giorno si soffermo' tanto tantissimo,

mi accompagno' in spiaggia,

prese anche lui una sdraio e si rilasso'

accanto a me,

per un attimo i nostri occhi si fusero,

lui era in me io in lui,

le sue labbra umide sulle mie,

non stavo sognando questa volta no

lui mi baciava davvero,

era realta'.

Un bacio, un solo timido bacio,

un semplice bacio, eppur il mio cuore

sembrava scoppiare.

Quella notte quel bacio si ripete' per miliardi

di volte nella mia testa,

il sapore delle sue labbra,

era rimasto in me.

Il giorno dopo Gianni non c'era,

ma questa volta lo sapevo,

me lo aveva detto che l'indomani era impegnato

e non sarebbe venuto,

ma io continuai a baciarlo, non smisi mai ,

neanche per un minuto.

La sera tornai a casa,

ed incontrai Monica,

aveva tanti pacchetti in mano,

andai da lei per aiutarla,

e lei mi disse che stava organizzando

una piccola festicciola

per la sera stessa

in onore del compleanno della sorella,

ma era preoccupatissima,

perche' doveva fare mille cose,

ed aveva fatto tardi,

mi invito' per la serata,

ed io mi offri di aiutarla.

Fortunatamente aveva comprato,

cibarie gia' pronte,

dovevamo solo sistemarle

con gusto sui vari vassoi,

Dopo circa due ore avevamo preparato il tutto e
 
addobbato la tavola a festa.

Ritornai a casa per una veloce doccia,

e per vestirmi in modo piu' adatto alla circostanza,

Monica mi aveva detto che saremmo stati una decina di persone,

una cosa carina e intima.

Tornai a casa di Monica,

mi spiego' che pian piano sarebbero

arrivati tutti,

e che il ragazzo di sua sorella,

era nostro complice,

ed era con lei, sarebbero rincasati

alle ventuno, e tutti noi nascosti,

gli avremmo fatto una sorpresa

inaspettata.

Arrivo' Giulio, un ragazzo sui trentasei anni,

con la sua barbetta rossa e gli occhi azzurri,

era strana la sua pelle chiara, in quel posto erano tutti

molto scuri di carnagione, lui sembrava

uno straniero.

Anna e Giusy arrivarono assieme,

erano due colleghe di Barbara,

la prima una miniatura di donna,

la seconda molto alta, era uno spettacolo vederle assieme.

Franco ed Alex dopo poco suonarono

il campanello, entrarono portando con loro,

una sorta di sole, erano di una simpatia incredibile.

Infine arrivo' Carlo e Giada, una coppia

di fidanzati a vita, Monica mi aveva spiegato che erano assieme

da almeno undici anni, ma Carlo che studiava

da medico, voleva terminare gli studi per

poi pensare ad un futuro piu' concreto con Giada,

erano una bella coppia.

Monica mi presento' a tutti con entusiasmo,

e tutti mi accolsero come se fossi una vecchia amica,

nell'attimo in cui ci ritirammo in cucina

per prendere gli aperitivi da offrire,

Monica mi confido' di essere molto attratta da Giulio,

ma continuo' dicendomi che per Giulio non era la stessa

cosa, sembrava anzi che lui proprio non la vedesse Monica,

desolata fece un sospiro e mi disse che prima o poi,

avrebbe trovato la sua anima gemella, sorridendo gli dissi

"sicuramente piu' prima che poi........"

Stava per giungere l'ora dell'arrivo di Barbara,

Monica spense le luci,

e tutti noi ci accovacciammo, dietro il lungo divano

del soggiorno, aspettando che arrivasse,

ogni secondo Alex e Franco,

facevano battute e tutti scoppiavano a ridere in modo silenzioso.

La chiave giro' nella porta,

Barbara e il suo ragazzo entrarono in casa

ed appena accesero la luce in soggiorno,

noi uscimmo fuori battendo le mani

e cantando "Tanti Auguri a te",

anche io le battevo, le battevo forte, per spegnere il dolore,

il pianto del mio cuore,

gli urli della mia anima,

insieme a Barbara di fronte a me

c'era Gianni che le cingeva la vita.......

C'era la musica, c'erano le risate,

ma io avevo il silenzio in me,

lui mi Guardo' con aria stupita',

io non lo guardai, quando Monica ci presento',

io non volevo essere li',

io volevo scappare urlare piangere.

Quella serata la odiavo,

e volevo solo che finisse al piu' presto quella tortura,

notai che Gianni si sforzava ad essere normale,

ma che l'imbarazzo si era impossessato

del suo corpo.

A meta' serata, mi inventai un forte mal di testa,

feci ancora gli auguri a Barbara,

salutai tutti e me ne andai a casa.

La mia casa dei pianti, e dei sogni infranti..............

 
 
 

.....IL DIO DEL MARE......

Post n°11 pubblicato il 23 Marzo 2008 da persa_nel_buio

Le settimane scorrevano veloci,

io ero contenta del mio lavoro,

ed i miei colleghi erano persone splendide.

Oramai avevo preso le mie abitudini,

nelle tre ore di pausa pranzo,

non andavo mai a casa,

non amavo prepararmi da mangiare,

e quindi mi fermavo in un bar,

 dopo il caffe' se il tempo era

bello, mi dirigevo in spiaggia.

Le sdraio accantonate per l'estate,

di colore verde e giallo a strisce,

mi tornarono utili, ne presi una e mi sistemai,

in un corridoio formato dalle cabine di cambio estive,

che mi proteggevano dalle giornate ventose.

Da li osservavo il mare,

e come al solito mi perdevo tra le onde,

in quel momento una figura che a me sembrava addirittura

irreale, correva sulla battigia,

mi apparse come un Dio del mare,

un dipinto etereo,

ci misi un po', ma ero certa,

era LUI,

il mio Uomo sconosciuto.

Inerte impassibile,

cosa potevo fare?!

corrergli dietro?!

era impossibile,

 non ebbi il tempo di riflettere,

lui era gia' una minuscola figura

lontana...........troppo lontana

da me.

Ogni giorno su quella spiaggia,

vivevo nella speranza di rivederlo,

ma non successe piu'..........

Passo all'incirca un mese,

stavo gustando il mio panino

con pate' di olive spek e brie',

quando entro'

"Gianni sei ancora vivo? "

grido' Paolo il padrone del piccolo bar,

girai la testa per guardare con chi

parlava, il pezzo di pane mi rimase fermo in gola,

era Lui.....

sollevai il bicchiere d'acqua,

 per aiutarmi a deglutire quel pezzo di pane,

i miei occhi non riuscivano a staccarsi,

da quella figura,

se solo quell'uomo avesse potuto leggermi dentro,

avrebbe carpito tutti i miei sogni erotici,

dove Lui era proprio il protagonista.

Prese un caffe' al bancone,

mentre continuava a parlare con Paolo,

ora sapevo il suo nome,

Gianni,

nel bar eravamo in tre,

e Paolo si fece un caffe',

e mentre continuava a chiacchierare

con Gianni, si sedette al mio tavolo,

dove invito' anche Gianni,

"Ti presento Jenni, un nuovo aquisto della Cruiser"

disse (la Cruiser era il nome della azienda in cui lavoravo)

" L'ho sempre detto che il vecchio Rocco ha intuito "

sorrise ammiccando un occhiolino a Paolo

poi continuo' "comunque piacere io sono Gianni"

ed allungo' la sua mano verso la mia

che tremava in modo smisurato, cosi' come le mie gambe,

che non riuscivano a fermarsi e dondolavano sotto il tavolo.

Dissi qualche parola ma non ricordo cosa,

avevo avanti a me un sogno,

cercai di essere il piu' naturale possibile,

ma non so se ci riuscii.

Da quel giorno Gianni lo vidi per una settimana

di seguito tutti i giorni in quel bar,

e pranzava con me,

ma stava molto meno tempo,

si fermava un'oretta, parlavamo scherzavamo,

era splendido vederlo ridere,

aveva una fossetta sul mento che lo rendeva ancora piu' bello,

e dei denti bianchi come la neve,

che illuminavano la sua pelle ambrata.

La settimana seguente,

lavoravo pensando solo a Gianni,

e soprattutto speravo che la mattinata volasse,

per poter andare in pausa

e vedere Gianni,

ma Gianni non si presento' al bar,

cercando di essere il piu' indifferente possibile,

dissi a Paolo,

"Oggi Gianni, ti ha cornificato"

e lui rispose

"No lui viene solo una settimana al mese,

non te l'ha detto! fa l'avvocato a Lecce,

ma qui' ha uno studio con dei soci e lo segue

quando puo'...."

Mi resi conto che non avevamo fatto discorsi seri,

nella settimana precedente, ed in effetti non sapevo nulla

di lui come lui non sapeva nulla di me....

Continuai a pensare a lui, ma ora conoscevo la sua voce,

i suoi gesti, i suoi sorrisi,

non c'era dubbio Gianni era gia' nel mio sangue.....

 
 
 

Buona Pasqua.....

Post n°10 pubblicato il 22 Marzo 2008 da persa_nel_buio







Persa_Nel_Buio

Augura a tutti coloro che passano di quì una

FELICE PASQUA

piena di strade illuminate
da cuori sinceri...........

AUGURI A TUTTI

 
 
 

" Via della Gatta"

Post n°9 pubblicato il 18 Marzo 2008 da persa_nel_buio

Il mio amico Spenk, ogni giorno mi faceva visita,
..gia'... non era mai rimasto con me,
quando ci incontrammo il primo giorno,
dopo averlo portato a casa e dopo avergli fatto un bel bagno 
lo spazzolai con cura, contro la sua volonta',
si dimenava come un toro infuriato,
ma io sapevo come prenderlo e alla fine si era rassegnato,
lo avevo poi premiato con un ottimo pasto,
che divoro' in pochi attimi,
ma subito dopo incomincio' a graffiare la porta,
piangendo, continuando per vari minuti, il tempo giusto,
per farmi comprendere che lui non poteva essere il mio
cane, lui era un cane libero, ed io non avevo nessun diritto,
non potevo imprigionarlo, così lo lasciai andare, lui andò via di corsa,
senza neanche girarsi indietro....ed io mi ritrovai sola.

Ma lui non si dimentico' mai di me.
ogni giorno veniva a trovarmi,
sembrava sapere i miei orari, le mie abitudini,
arrivava sotto la finestra e incominciava ad abbaiare al piu' non posso,
fin quando non arrivavo a aprirgli la porta,
dopodiche' entrava, gironzolava per casa, con il suo muso basso,
annusava ogni angolo, alla ricerca di chissà cosa,
si faceva coccolare, adorava farsi grattare la pancia,
poi cercava la ciotola che oramai avevo aquistato per lui,
e dopo averlo rifocillato, si fermava qualche altro minuto,
grattatina alla porta e via..... chissa' dove andava...........

Fu cosi' che un giorno, la noia o la curiosita', mi fecero balzare in mente
una idea, mi infilai la tuta un paio di scarpe da tennis,
incominciai a pedinare Spenk, lui sapeva bene che io ero dietro di lui,
ma continuava a camminare, sembrava proprio un cane da tartufi,
annusava tutto e tutti, ogni tanto si fermava piu' del dovuto,
ma poi continuava con la sua andatura buffa.

Si infilo in una strada, guardai in alto e lessi ^ Via della Gatta ^
sorrisi, la strada adatta per un cane mi dissi,
arrivò innanzi ad un grosso cancello aperto, ed entro'
in quel grosso
cortile, senza accorgermene mi ripresi a chiamarlo
" Spenk no, vieni quì ! "
lui torno' indietro ubbidiente, si sedette ai miei piedi e si fece accarezzare
la testolina, nel frattempo usci' un uomo sulla cinquantina,
si avvicino' e disse rivolgendosi a Spenk,

"Roky cosa fai infastidisci le signorine?"
"Roky? " ripetei io
" Si Roky " ribatte' lui
"E' suo? "
continuai io
Mi spiego' che Roky era la mascotte della sua azienda,
lo nutrivano e lo coccolavano, ma era libero di andare
e tornare a suo piacimento.
Io gli spiegai come avevo conosciuto quell'adorabile cane,
gli raccontai del bagno ecc
 lui mi sorrise e poi disse

" Comunque piacere io sono Rocco Merano, piacere di conoscerla,
la ringrazio molto a nome di Roky per le cure che le ha regalato"

e cosi' incominciammo a chiacchierare, il signor Rocco mi riempi' di domande
gli spiegai chi io fossi, in quel posto si conoscevano tutti,
dopo alcuni collegamenti di parentela lui mi interruppe dicendomi,
" Non ci posso credere sei la figlia di Giuseppe, e' incredibile io
andavo a scuola con tuo papà "
quando gli spiegai che papa' non c'era piu' lui raggelo',
e continuo' a farmi mille domande.
Era il mio primo giorno di lavoro,
nella ditta di Rocco,
mi assunse come segretaria,
il mio compito era piuttosto semplice,
ricevevo le chiamate dei clienti sparsi in tutta italia,
e compilavo schede di ordinazioni,
poi mi occupavo delle spedizioni.
Assunta era nel mio ufficio,
una donnetta del tutto particolare,
il suo strabismo accentuato,
spesso creava dei fraintendimenti soprattutto quando c'erano
piu' persone nello stesso ufficio,
non si riusciva mai a capire a chi in realta'
lei si rivolgeva,
la sua pelle era scura e secca,
i sui capelli corti brizzolati e spettinati,
le rendevano un'aria alquanto mascolina.
Quella sera tornai a casa felice,
mi piaceva quel lavoro,
mi piaceva l'ambiente,
e anche tutti quelli che ci lavoravano.
Quella sera fu' la prima sera,
in cui io non piansi,
ringraziai il cielo per quel lavoro,
rivolsi la solita preghiera verso i miei genitori
e mi addormentai.
Mi risvegliai all'alba,
avevo passato tutta la notte con lo sconosciuto
dello scontro, dei giorni precidenti,
il suo sguardo lo avevo impresso nella memoria,
e spesso immaginavo
di fare l'amore con lui................

 
 
 

...le faremo sapere....

Post n°8 pubblicato il 17 Marzo 2008 da persa_nel_buio

"Le faremo sapere..." cosi' mi congedo' la giovane donna
dell'agenzia, dopo avermi fatto compilare un curriculum prestampato,
con quella frase che mi reco' delusione nel cuore me ne andai,
amareggiata del colloquio sterile che avevo sostenuto.....

Decisi di tornare a casa dalla spiaggia,
cosi' mi avvicinai alla sabbia tolsi le scarpe e mi diressi,
verso la riva, il mare riusciva a donarmi una serenita incredibile,
ogni qual volta mi trovavo a passaggiare in riva al mare,
riuscivo ad immergermi nei miei sogni, e la mia mente vagava
in un mondo parallelo a quello reale, e questo mi donava sollievo.

Un ragazzo molto giovane di 16 anni o giu' di li',
stava arrivando in senso contrario,
mi si avvicino chiedendomi, con uno strano accento dell'est,
che ore fossero,
non feci in tempo ad alzare il braccio per guardare l'ora,
che senti' un forte strattone sul collo, un dolore lancinante,
 non riuscivo a rendermi conto,
di cio' che stava accadendo, lui incomincio' a correre forte,
ed io capii' d'improvviso che mi aveva strappato la catenina,
non era mia, ma di mia madre,
gli corsi dietro come un cavallo infuriato,
lanciandogli dietro le scarpe che avevo tra le mani,
senza pero' riuscire a colpirlo,
a scuola ero tra le femmini la piu' brava a correre,
merito di mio padre che avrebbe voluto un maschio,
e che mi insegnava
a tirare di box, a parare i palloni lanciati come bombe
ed a correre volecemente,
"Corriiiiii voglio vedere i tacchi che ti tocchino le natiche..."
mi sembrava di sentirlo in quel momento e non fui stupita
quando mi accorsi che ero a pochissimi
metri dallo scippatore, non mi chiedevo assolutamente,
cosa avrei fatto una volta raggiunto, ora dovevo solo raggiungerlo,
incredibilmente lui cadde' a terra, oramai era mio...........

Mi torno' utile Gian Luca un ragazzino di 5 anni piu' grande di me,
vicino di casa, con cui da piccola giocavo, sempre a far la guerra,
e chi perdeva neanche a dirlo ero sempre io,
ma mi ricordavo benissimo,
le sue tecniche di immobilizzazione e cosi' ero pronta
a farglele provare,
al ladruncolo,
ma lui mi sorprese alzandosi di scatto prima
che io gli potessi essere sopra di lui
e continuo' a correre come un lampo,
ma con la paura sul volto,
una compagnia di 5 ragazzi sui venti anni,
videro la scena e capirono subito cio' che stava
accadendo, vennero in mio aiuto, e riuscirono a bloccare il fuggiasco,
mi resero la collanina, ed ora erano pronti,
a divertirsi con il ragazzino, vidi uno di loro,
sfilarsi la fibia dei pantaloni,
un'altro tiro' fuori dalla tasca un guanto in pelle nera chiodato,
li scongiurai di non fargli nulla,
gli dissi che non mi aveva fatto del male,
li pregai, mentre uno di loro mi diceva in dialetto di andarmene,
a nulla valsero le mie preghiere, misero in mezzo il ragazzo , e si
allontanarono sicuramente, per trovare un posto,
meno in vista.....

Mi senti' impotente, e nello stesso tempo viscida,
stavo per far torturare un ragazzino per una semplice collanina,
che ora che la stringevo tra le mani,
mentre le lacrime rigavano il mio viso,
volevo quasi gettarla per la rabbia,
io riuscivo a sentir le urla di quel ragazzino,
mi pareva di vedere gli sputi che colpivano il suo viso.......

Un lampo di genio,
corsi indietro, cercai i ragazzi, arrivai nel momento in cui due,
tenevano il ragazzo per le braccia, ed uno lo colpiva in pieno stomaco,
gridaii " Scappate sta arrivando la polizia "
fecero cadere il ragazzo a terra e scapparono verso il mare.

Mi avvicinai al ragazzo sussurrai "Mi spiace..."
lui alzo' gli occhi mi fisso', io non riusci' a capire mai
quello sguardo , non so cosa voleva dirmi, mi giro' le spalle
e corse via.........

Arrivai a casa, e sotto la doccia piansi,
le mie lacrime erano antiche,
mescolate alla solitudine che mi stava
pian piano logorando l'anima.


Mi feci cadere sul letto,
in quel mentre , senti' bussare alla porta, era monica la
feci accomodai, e gli raccontai cio' che mi era
appena accaduto.

Mi spiego' che li' le cose erano cambiate,
io ricordavo che da piccola, vedevo le case,
con le chiavi appese al chiavistello,
tanto era sicuro quel posto,
lei mi racconto' che ora la delinquenza era senza limite,
e che la gente aveva paura,
mi esorto' ad essere piu' prudente.

Preparai degli spaghetti in modo veloce,
con un sughetto di tonno capperi ed olive,
e Monica ceno' con me tanto sua sorella
era a casa dei suoi, sorridemmo e scherzammo tutta sera,
e riusci' a dimenticarmi di cio' che era accaduto,

alla fine Monica decise di dormire da me.........

 
 
 

...Camminando...

Post n°7 pubblicato il 14 Marzo 2008 da persa_nel_buio

Dopo circa tre settimane, feci il punto sulla mia situazione,
era giunta l'ora che mi trovassi un lavoro,
i pochi soldi che avevo presto sarebbero terminati,
ed io non sapevo ne' che tipo di lavoro cercare,
ne' dove andare.....

Fu' cosi che decisi di andare a trovare Monica,
passai da lei nel tardo pomeriggio,
mi accolse con il suo solito entusiasmo,
e mi invito' a sedermi su un divano di velluto blue elettrico,
tutto in quella casa era blue,
ma nessun blue era simile all'altro,
le poche cose che non erano blue,
erano nere, era un contrasto che non mi dispiaceva,
ma del tutto particolare.

Fu nel blue di quella stanza, che Monica,
riusci' a tirarmi fuori l'inverosimile,
mi sfogai come mai mi era successo
dopo quella " Notte"....
e quella sera tra gli occhi umidi di Monica,
che in silenzio mi faceva sfogare,
capii di aver trovato un'amica......

Fu lei a consigliarmi dove rivolgermi per il lavoro,
fu sempre lei a darmi delle indicazioni utili per orientarmi
per un certo tipo di attivita,
e fu' nuovamente lei ad abbracciarmi forte sussurrandomi
"Sono felice che tu sia qui' "......

Il giorno seguente, mi alzai di buon'ora
e cercai nell'armadio qualche cosa che potesse andare bene
per un eventuale colloquio di lavoro,
provai e riprovai alcuni abiti,
ma lo specchio sembrava dire "NOO questo nooo!"
a qualsiasi cosa che indossavo,
e che poi toglievo lanciandolo sul letto,
alla fine optai per un Tailleur con pantaloni nero,
sotto la giacca infilai una camicia color perla,
una catenina d'oro bianco e giallo semplice ed elegante
adorno' il mio spoglio collo,
e gli orecchini finissimi dello stesso oro,
si intravedevano tra i miei lunghi capelli ricci,
ero soddisfatta....

Il ticchettio dei tacchetti delle mie scarpe,
sembrava attirare l'attenzione dei pochi passanti,
mi vidi riflessa su una vetrina di un negozio di borse,
mi distrasse l'ombra della commessa aldilla' del vetro,
una ragazza poco piu' giovane di me,
con un paio di jeans anonimi,
ed una polo nera opacizzata dalla polvere dei cartoni
che stava rompendo, la osservai attentamente,
immagginandomi lavorare in un posto simile...

Mi distrasse un bimbo che piangeva
per un giocattolo rubatogli dal fratellino,
cosi' prosegui per la mia strada,
tra negozi e bar, per arrivare
all'agenzia di lavoro che mi aveva consigliato monica,
gli occhi dei passanti si posavano su di me,
e questo mi imbarazzava non poco,
incrociai donne anziane, e notai che tutte erano vestite di nero,
con abiti di vecchia generazione,
una donna sui 50 portava a spasso le sue molli carni,
stretta in un abito rosso,
con delle balze gialle che erano un pugno in un occhio.

Ci misi poco a comprendere, che per quella gente
l'apparenza contava ben poco, erano tutti incredibilmente
semplici, e per me che venivo da una grande citta del nord
era una novita' assoluta.

Per quel motivo , arrivata innanzi l'entrata dell'agenzia,
non ebbi il coraggio di entrare,
dopo aver visto dentro ragazze della mia eta'
in tuta a cercar lavoro,
io mi sentii una datrice di lavoro,
vestita in quel modo,
non una che cercava un lavoro,
e quindi me ne tornai verso casa,
ci sarei tornata l'indomani........

Camminando velocemente,
per arrivare piu' in fretta possibile a casa,
distratta da un venditore ambulante
di pesce appena pescato,
che urlava a squarciagola,
in dialetto stretto qualcosa del tipo
"Gente guardate che pesce..."
mi venne spontaneo sorridere collocando
la stessa scena , nella citta da cui venivo,
mi sembrava poter vedere le ragazze sghignazzare,
aggiungendo "che Terrone! "...

In quell'attimo mi scontrai contro
un uomo di 40 anni circa,
che sarebbe diventato il mio sogno ricorrente,
per i tre mesi successivi...........

 
 
 

....IL MARE CANTAVA....

Post n°6 pubblicato il 11 Marzo 2008 da persa_nel_buio

Ero convinta di ricordare ogni strada ogni piazza ed ogni vicolo,
nei miei ricordi vedevo la vicina di casa dei nonni,
la vecchia signora Maria, con i capelli bianchi come neve,
raccolti in una cipolla trattenuta da infinite mollette,
vestita tutta di nero,
seduta su una sedia di legno che avra' avuto la sua eta',
immersa nel suo ricamo,
alzando il viso di tanto in tanto per salutare i passanti.
L'estate dei tempi passati l'avevo sempre passata,
nella casa di una zia poichè la casa dei nonni era
troppo piccola, anche se piu' comoda visto che era sul mare,
e la mia chiave era proprio della casa dei nonni..........

Entrai nella piccola cittadina, e mi stupii nel non ritrovarmi piu',
mi sembrava tutto piu' grande,
tutto era diverso, le piccole stradine di sasso, erano state asfaltate,
ma quante case c'erano? condomini?!
io ricordavo solo piccole
e basse case bianche sparse.......

Non sarei riuscita a trovare la casa dei nonni,
ero confusa, e non trovavo punti di riferimento,
erano passati circa 15 anni o forse piu', dall'ultima
volta che avevo calpestato quelle strade....

Dopo aver chiesto ad alcuni passanti riuscì a trovare la casa dei nonni,
stupita nuovamente, ma era cosi' piccola?!
Sapevo che la vicina aveva un'altra chiave ed era lei che si occupava
della casa vuota, prima di aprire la porta,
decisi di suonare il campanello della
vicina signora Maria,
mi apri' una ragazza aveva dei lunghi capelli neri ondulati,
che le scendevano lungo le spalle,
un viso bronzeo, con un sorriso brillante,
gli spiegai velocemente chi ero,
lei sgranò gli occhi e abbracciandomi forte  mi disse
"Jenny non ti ricordi di me?"
No non me la ricordavo,
aveva credo tre anni piu' di me piu' o meno,
visto il mio imbarazzo continuo',
"Sono Monica ti ricordi ! da piccole giocavamo assieme,
io abitavo dall'altra parte della strada"

Ma certo che stupida Monica,
da piccola era una bimba rotondetta e capricciosa,
ora mi ritrovavo innanzi una donna mozzafiato era difficile riconoscerla.....
Mi spiegò che la signora Maria si era trasferita dai figli,
perche' troppo anziana aveva bisogno di essere accudita,
e che lei e sua sorella Barbara avevano aquistato quell'appartamento
dopo che i suoi genitori si erano trasferiti in un paese vicino...
Mentre stava concludendo di spiegare vidi scendere
dalle scale dietro di lei un'altra ragazza,
non poteva che essere la piccola Barbara, bellissima anche lei,
come la sorella i capelli lunghissimi neri che scorrevano lungo le sue braccia,
un viso incantevole, sembrava una piccola bambola di porcellana,
era minutina e scattante, da piccola era una specie di terremoto,
la chiamavamo ATTILA distruggeva tutto e sorrisi nel vederla donna,
ma dal suo viso traspariva il suo essere rimasta una furbetta.

Mi congedai promettendo a Monica di pranzare o cenare assieme,
al piu' presto.
Infilai la chiave nella toppa della vecchia porta di legno,
il profumo quel profumo che avevo impresso nei ricordi,
ma che solo ora in effetti potevo gustare a pieno,
mi investi' riempendomi di emozione,
si apri' la porta cigolando, e quel che vidi era ancora una volta
diverso dai ricordi, le camere erano solo due ed estremamente piccole
una cucina antica, la camera da letto, ed il bagno minuscolo,
ma come facevo da piccola a correre in quello spazio?!
Aprii tutte le finestre cioe' due, ero a circa 100 metri dalla spiaggia,
ed il profumo della salsedine era intensissimo,
la casa era spoglia, e non c'era nulla che potesse accomunarla alle
case di citta, una madonnina era in piedi sul como' della camera da letto,
coperta da una campana di vetro,
era una statua di circa 80 cm credo che avesse un valore inestimabile.
Nei giorni seguenti mi occupai di sistemare la casa
a mio gusto, ripulendola dall'inizio alla fine ma non ci volle molto
era cosi' piccola....

Un mattino verso le sei, decisi di farmi una passeggiata in spiaggia
camminai molto lungo la riva a piedi scalzi poi mi adagiai sulla sabbia
e con le braccia intrecciate dietro la nuca presi ad osservare il cielo
e mi persi nei miei ricordi fino ad addormentarmi.....
ad un tratto delle carezze calde
sfiorarono il mio viso e mi svegliarono, aprii gli occhi e vidi due occhioni
grossi verdissimi e tanto tanto pelo, era un cagnolino simpatisissimo,
credo un incrocio tra uno spinone e uno shitzu era bellissimo,
color champagne, presi un sasso e lo lanciai sulla spiaggia
lui corse a prenderlo e lo riporto', correva come una lepre,
mi alzai e incominciai a tornare indietro verso casa,
e lui prese a seguirmi,
non mi dispiaceva affatto avevo bisogno di compagnia,
e lui sarebbe stato un ottimo compagno..............

lo chiamai SPENK come un cartone animato che vedevo da ragazzina....

 
 
 

....La Terra Rossa....

Post n°5 pubblicato il 01 Marzo 2008 da persa_nel_buio

L'asfalto grigio scorreva velocemente sotto le ruote della mia auto
che sembrava inghiottirlo ingordamente,
cosi' scorrevano anche i miei pensieri,
ritornai indietro nel tempo molto indietro....

"Alzati Stellina che andiamo al mare.....o non vuoi venire?"
quella voce calda e amorevole era del mio Papa',
io di scatto scendevo  dal mio lettino
pronta per infilare il mio costumino giallo che si legava sui
fianchi con dei laccettini rossi come le margheritine
applicate sul costumino, mia madre aveva gia' preparato
un'infinita' di cibarie, panini imbottiti con frittata strafarcita,
frutta di ogni genere, termos con caffe' bollente,
piu' che al mare sembrava di andare chissa' dove....

Mentre ricordavo mi scappo' il primo sorriso,
mi giunsero alla mente quei film anni 60,
dove si vedevano numerose famiglie meridionali che si recavano
in spiaggia con cocomero sottobraccio,
e quei tempi mi ricordavano proprio quei film.......

 

L'auto era sempre stracarica, credo che fosse la cosa che odiavo
di piu' aiutare a portare tutte quelle cose, anche se a me venivano
assegnate le piu' leggere cioe' il bastone dell'ombrellone ed il mio asciugamano, mentre loro mi seguivano con tavolino da pic nik,
sdraio, cibarie, materassino ecc.....
Mio padre adorava arrivare in spiaggia per primo,
in effetti se non ricordo male la mattina alle 7 eravamo lì,
con tutta la spiaggia a disposizione i miei riuscivano anche
a litigare per la decisione del posto dove piantare
l'ombrellone, una volta deciso il posto,( era sempre mia madre
ad averla vinta) iniziava un vero e proprio
rituale, piantare l'ombrellone, ecco questa era una cosa
a cui mio padre dedicava tutta la sua pazienza,
tutti coloro che piantavano gli ombrelloni ci mettevano all' incirca
30 secondi, mio padre no gli servivano almeno quindici minuti,
lui lo piantava proprio l'ombrellone,
infatti il nostro era l'ombrellone piu' basso,
almeno tre quarti era piantato nella sabbia,
c'e' da dire pero' che era una soddisfazione pero' vedere
il suo sorriso, quando per un soffio di vento,
gli altri ombrelloni volavano, mentre il nostro non si muoveva
neanche se lo prendevi a martellate.

I miei ricordi si annebbiarono alla vista del panorama che cambiava
i vasti terreni rossicci, e interminabili piantagioni di ulivi,
mi indicavano che stavo arrivando a destinazione..........

 
 
 

Un Viaggio verso il futuro...

Post n°4 pubblicato il 28 Febbraio 2008 da persa_nel_buio

Erano passati 15 giorni ed io ero ormai certa

su cio' che avrei fatto,

la mia decisione era presa

avrei lasciato la mia Citta',

quella citta' che mi aveva visto crescere,

e mi aveva donato molto,

ma cio' che mi aveva tolto era molto di piu'

ed io sentivo forte in me il desiderio di andarmene.

Feci delle brevi considerazioni,

su cio' che lasciavo e mi resi conto che

avevo migliaia di conoscenze,

ma nessun legame,

l'unica persona che mi dispiaceva

lasciare era la mia vicina di casa,

venti anni piu' grande di me,

l'ho sempre considerata la sorella maggiore

che non avevo mai avuto,

ed era stata lei che in quei giorni

mi era stata piu' vicina.

Le confidai il desiderio di andarmene,

lei mi appoggio' ,

e mi incoraggio',  ricordandomi

che ovunque sarei andata

lei ci sarebbe sempre stata,

mi fece giurare di chiamarla almeno

una volta al mese,

ci guardammo ed io piansi tra le sue braccia,

le uniche braccia che

sapevano ancora donarmi

Amore.

Sul mio letto tre valigie erano

pronte per essere riempite,

infilai dentro tutto cio' che credevo in quel momento

potesse essermi utile

in una casa chiusa da circa quindici anni.

Ero riuscita a riempire

i sedili posteriori e il baule della mia piccola

opel corsa.

Lasciai le chiavi alla mia vicina,

che si prese l'impegno di occuparsi

della posta e delle varie bollette,

oltre a aereggiare la casa

che avrei lasciato vuota per un bel po'.....

La salutai , e senza voltarmi indietro

scesi di corsa le scale

mi

accomodai in auto

                                         pronta per una nuova vita......

 
 
 

La Mano del Destino

Post n°3 pubblicato il 26 Febbraio 2008 da persa_nel_buio

Quella fu' la notte dei "PERCHE'"
ripetuti allo sfinimento
Perche' gridati al cielo nero,
Perche' sussurrati ad un Dio che stavo perdendo,
Perche' io non ero in quell'auto!
Perche' io ero li' e soprattutto perche' il sole
aveva il coraggio di sorgere!
Per un'attimo pensai di salire su un ponte
e gettarmi via, ma avrei avuto il bisogno che
qualcuno mi prestasse la sua mano per spingermi,
avevo sempre amato la vita,
e non avrei mai avuto il coraggio di arrivare ad un gesto
estremo come quello.
Sfinita senza piu' lacrime,
e con quel poco di razionalita' che mi rimaneva
decisi di tornare a casa,
in quella casa che profumava di famiglia,
in quella casa che mai come in quel momento
mi faceva paura, una casa piena di ricordi,
in cui ero costretta a ritornare,
e soprattutto avrei dovuto organizzare
"L'addio alla vita" di chi avevo amato
e avrei continuato ad amare per il resto dei miei giorni.
Entrai in casa, gettando il cappotto su una sedia,
mi avviai verso la cucina, e sul tavolo vidi
adagiata su un centrino fatto all'uncinetto, una
CHIAVE,
ero certa che il giorno prima quella chiave non era li,
e sapevo bene che chiave era, era inconfondibile
una chiave antica molto grande, la chiave della
casa che aveva ereditato dai suoi genitori mio padre,
la casa di "GALLIPOLI" ed ecco un'altro perche' stava per nascere ...
Perche' era li' quella chiave? chi ce l'aveva messa?
era il destino che voleva darmi qualche indicazione?
Strinsi la chiave la portai al cuore con un gesto impulsivo
alzando gli occhi al cielo cercavo una risposta che non avrei mai avuto.......
e dunque la risposta me la diedi da sola era il destino
si era lui che mi dava una mano, indicandomi la via........

 
 
 

PERSA NEL BUIO

Post n°2 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da persa_nel_buio

Camminai per ore o forse giorni o magari mesi,
questo non lo ricordo,
ricordo le ombre, ombre oscure,
che apparivano al mio fianco,
ombre di un passato che quella notte,
sarebbe svanito,
un passato solo mio,
un passato che non potevo condividere con nessuno,
un passato meraviglioso,
pieno di amore,
un passato vissuto
vissuto con il cuore.

Una voce nel buio, una voce senza volto,
una voce rauca e tremolante
mi chiese "Hai da accendere?"
frugai nella tasca e gli porsi
la fiamma dell'accendino, la quale illumino'
il suo viso scarno e una cicatrice degna del miglior
film horror,
quella non era una notte di paura,
era una notte che mi aveva freddato il cuore,
ed in sincerita' non posso essere certa
che la mia anima fosse nel corpo che mi portavo dietro.



Svani' la voce svani' la cicatrice,
svani' l'uomo,
rimasi io persa nella notte,
non sapevo dov'ero e neanche m'interessava,
volevo perdermi perdere me stessa
cosi' come in quella notte
avevo perso l'unica cosa che avevo
la mia famiglia.

Da quella notte, nessuno piu',
mi avrebbe aspettato,
nessuno mi avrebbe cercato
disperazione di esistere

Persa nel Buio

 
 
 

Quella Notte

Post n°1 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da persa_nel_buio

Il vento freddo come una lama tagliente,
colpiva il mio volto, mentre le lacrime scorrevano
asciugandosi in fretta sul viso.

Le mani  chiuse a pugno, laceravano la fodera
delle tasche del cappotto nero di panno che indossavo,
i capelli ricci e ribelli svolazzavano come le foglie degli
alberi, e dentro di me

il vuoto, l'odio, il dolore,


per la terra che calpestavo, per l'aria che respiravo,
per la vita che avevo e che non meritavo.

Era notte notte fonda, una notte senza stelle,
senza luna, senza lampioni ,
gli unici due fari erano i miei occhi,
occhi persi nei ricordi, occhi colmi di amarezza,
occhi che non volevano piu' vedere.

I tacchi dei mie stivali, erano come tamburi,
tamburi fastidiosi come le foglie secche che calpestavo,
in quella notte maledetta.

Una notte senza paura, proprio io che dormivo ancora
con una piccola statua iridescente nella stanza,
io che avevo paura del legno della cucina che assestandosi scricchiolava,
ero li sola su una strada
di una grande citta al buio, buio fondo,
ignara che quella notte avrebbe cambiato la mia vita.................

 
 
 

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