Creato da pirata_dei_settemari il 11/02/2007

Isla de tortuga

il mio spazio per tutti

 

 

Vi racconto chi sono

Post n°27 pubblicato il 11 Maggio 2008 da pirata_dei_settemari
Foto di pirata_dei_settemari

Il mio blog è un'isola, un porto e io sono un pirata.
Giù la maschera! 
Non so la differenza tra un velaccino e uno strallo di velaccio, non mi sono mai ubriacato con il rhum e non ho mai usato un rampino per abbordare un vascello. Il vento sulla faccia l'ho sentito, così come gli spruzzi d'acqua quando la nave beccheggia.

Preferisco la carne al pesce, mi da più soddisfazione! Mi piace il mare ma la montagna è più affine a come sono: alberi con radici profonde, ancorate al suolo e che si ramificano in profondità. L'amicizia è un valore così nobile per me che di amici ne ho pochi che alla fine si confondono con la mia famiglia: sono sempre presente per un amico che ne ha bisogno. Chiamami di notte se vuoi parlarmi per sfogarti o per chiedermi di darti una mano: io ci sono. Ma se tu non sei così, me ne accorgo in fretta! Figurati se mi sento tradito...Esigente fino alla follia, perchè sono così con me stesso. L'equipaggio del mio vascello è composto dalla mia donna e dalle due piccole grandi piratesse: anche loro hanno grande voglia di sfide e stanno imparando a tenere il timone con noi. Sono un pirata ma faccio un lavoro in cui le regole sono fondamentali: non è solo un Codice di condotta come quello di capitan Sparrow, ma leggi e regole. Amo la storia, la leggo, la studio, mi appasiona: foto antiche, monete di altri tempi, libri, oggetti sono il mio tesoro. Le vite di grandi uomini del passato sono linfa vitale per me. Il mio personaggio preferito? Carlo V.

Ci credete alla parole di un pirata??

 
 
 

Terra!

Post n°26 pubblicato il 26 Aprile 2008 da pirata_dei_settemari

maledetta ciurmaglia, ho dovuto faticare e non poco per riprendere il controllo della mia nave. Ho usato il sapone per le corde e ho fatto penzolare i cani traditori...in parole povere ho avuto altri casini! Ma ora ci riprovo...

 
 
 

LE MANI DI MOZART 2

Post n°25 pubblicato il 16 Aprile 2007 da pirata_dei_settemari
 

“Come stai, davvero?” chiese Silvia guardando Luca negli occhi.

“Mah, la scuola da schifo, domani ho il compito di greco: se toppo questo, me la danno a settembre!”

Silvia sorrise, con le mani nelle tasche dei jeans: aveva una gran voglia di sostituirsi a lui il giorno dopo e di fargli prendere un otto. Lei andava bene a scuola, avrebbe terminato la seconda liceo con una media del sette in tutte le materie. Era così: un po’ ribelle, andava in manifestazione contro la Falcucci, contro l’ennesima riforma della scuola, ma studiava sempre ed era tra i primi della classe. Una secchiona contestatrice.

“Dai Luca, non dire così: stai concentrato e la versione ti viene, come fai quando suoni!”disse, lasciando partire un sorriso di quelli che ti stendono, perché anche a Luca niente sembrava più un casino quando lui era destinatario di un sorriso di Silvia.

“Se ti muovi a mettere via la chitarra, usciamo da ‘sto box e facciamo quattro passi insieme, ti va?”

“Ok, dammi due secondi”.

Lei era veramente paziente con lui, sapeva attendere, sapeva capire i tempi di Luca e non gli metteva mai fretta. Silvia sapeva che il presente conta, non c’è mai fretta quando vivi il presente.

Luca rimise la chitarra nella custodia, si infilò il Levi’s di jeans, mise a tracolla la custodia e prese il cilindro. “Ciao amici, fate i bravi e non fumate più: io vado. Mi tocca studiare un po’…” fece ciao-ciao con la mano sinistra, alzò la serranda del box e attese che Silvia facesse il giro della band regalando a tutti tre baci. Due no, mai, portano sfortuna. I tre ragazzi erano gentilissimi con lei: i suoi grandi occhi marroni e quel sorriso sempre disponibile avevano un influsso incredibile su tutti. Era alta, capelli neri finissimi che cadevano sulle spalle, un corpo che lo sviluppo aveva modellato in maniera perfetta e movenze naturali, caratterizzate da un incredibile magnetismo.

Ci vollero alcuni secondi perché le pupille si abituassero nuovamente alla luce di un tiepido pomeriggio di fine aprile. Si incamminarono verso casa di Luca, attraversando il parco.

“Ho voglia di sentire Walk to the water, mi piace un sacco, oltre al testo la musica è stupenda. Parla di due innamorati; perché non la suonate?”

“Anche  a me piace da morire, potrei scrivere la sceneggiatura del video-che non ho mai visto-ma mi immagino Bono che sta appoggiato ad una staccionata, con gli occhiali scuri, il mare in lontananza, sfocato, e che aspetta un donna con i capelli neri lunghi e lisci. Non piace ad Angelo, troppo poco mossa e quindi non si fa. E’ un po’ melensa, però dai “Walk to the water, walk with me for a while”, dai! Troppo amore, di quello moscio”.

“Cosa provi per me?”. Un colpo basso che Luca non si aspettava. Era un introverso, le parole per lui erano state inventate per accompagnare le note, e non per fare un discorso.

“Sei simpatica, mi piaci”

Lei si fermò. Lui come un cane addestrato che sa che quando il padrone si ferma deve fermarsi, si bloccò e attese.

“Pirla, lo so: ma cosa provi per me?” Ancora quel sorriso. E ancora una volta veniva disarmato.

“Ti voglio bene”

Lei lo fissò, viaggiò attraverso ogni fibra dei suoi muscoli, attraversò vene, arterie, si infilò negli alveoli dei polmoni, li passò e arrivò nel suo cuore. Tantissimo spazio, tanto calore, tanta voglia di essere amato. Silvia lo amava e lo capiva, e più lo capiva più lo amava.

“Dai testone, cammina che tua madre di scotenna se non vai a studiare: domani devi fare il botto, non voglio passare l’estate a farti ripetizioni di greco!”

Si avvicinarono l’uno all’altra, tenendosi per mano e si baciarono, con gli occhi chiusi. Teneri, morbidi, dolci. Il bacio durò almeno un minuto, lei gli accarezzò il viso: erano alti uguali.

Al termine, con la solita e proverbiale delicatezza dell’elefante Luca chiese:”Hai una siga?”

“Se non fosse per la tua musica, ti avrei già dato un pugno!”

Silvia estrasse dalla tasca dei jeans un pacchetto di Winston rosse e gliene porse due. L’elefante ringraziò, la salutò e si incamminò verso casa, mettendosi il cilindro in testa. Lei capiva che quello era un modo per dirle ‘Grazie per esserci, grazie davvero’: quando si cresce ci si aiuta, è facile altrimenti perdersi nel buio della notte.

...dedicato ancora a me ed ai miei anni 80, quando ero convinto di poter governare il mondo. 

 
 
 

Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 29 Marzo 2007 da pirata_dei_settemari
Foto di pirata_dei_settemari

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E allora?

Post n°23 pubblicato il 28 Marzo 2007 da pirata_dei_settemari

Basta.

Non ne posso più-

Questa sera mi sfogo. Perché sono esasperato e incazzato.

Picchio e faccio male.

Sai cosa capita a uno che non si ribella mai? Che quando partono i nervi non lo fermi più: si spezzano gli ormeggi e sei senza controllo amico. Come una barca. Che sbatte sul molo. Di cui non sai più riprendere il controllo.

immagineE allora il mio braccio destro si muove da solo e vado all’attacco prima che tu possa capire cosa succede. Le dita si saldano l’una all’altra come acciaio in un solo maglio. Che finisce dritto sulla tempia di chi ho di fronte. Un pugno come uno sparo. Una bomba al mercato. E la tua testa si gira, grottesca e stupida carne che ricopre un osso, che ricopre materia molle che ricopre forse un cervello.

Ma non mi interessa. Perché tutto quello che mi hanno insegnato sulla correttezza, la tolleranza, l’amore non serve a un cazzo: non mi fermi e non mi intenerisci. Perché sono come l’uragano, vortice di aria e violenza incontrollabile a cui puoi solo dare un nome di persona, giusto per provare a renderlo più umano e più controllabile.

Ho solo voglia di rifarlo.

Questa volta uso l’arto inferiore, fa più male. E come quando calciavo quel piccolo pallone da una distanza siderale verso la porta immensa e avevo paura di non avere la potenza necessaria per fare arrivare la palla in porta e non volevo che nessuno pensasse che ero debole. Allora caricavo la gamba destra, prendevo la rincorsa e calciavo con tutta la rabbia ed il terrore che avevo in corpo. Così ora. Cadi porco, cadi per terra. E’ quello che ti meriti.

Ansimo, mi fa male la mano. Se fa male a me chissà cosa senti tu.

Finito.

 
 
 
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