Creato da tidicochisono il 07/04/2005
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Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da tidicochisono

La notizia mi sconcertò. Non sapevo più cosa pensare, anzi, non riuscivo più a pensare.Sapevo solo che mi ero fidata troppo, di qualcuno che nemmeno conoscevo ed ora lo sentivo parlare in italiano....per dirmi che era del mio stesso paese. Non sapevo nemmeno se Edi era il suo vero nome, cosi glielo chiesi...nella mia lingua. Sorrise e mi disse "Certo, non avrei mai potuto mentirti"....già! Ma lo hai fatto- pensai senza dire nulla. Piano piano riacquistai l'uso del cervello.....cominciò a funzionare talmente veloce che faticavo a mettere in ordine tutti i miei pensieri. Di sicuro non potevo tornare indietro. Ero certa che a quell'ora avevano già scoperto la mia fuga e qualcuna delle ragazze ne stava pagando le spese, in termini di botte.  Non mi restava che fingere! Fingere di essere contenta che lui fosse mio paesano, fingere di amarlo(in parte, era vero), fingere di voler fare tutto ciò che lui avrebbe voluto farmi fare. Decisi che d'ora in poi avrei cominciato a recitare...almeno finchè non avessi capito con chi avevo a che fare. Certo, non poteva essere uno che lavorava onestamente......aveva una macchina troppo bella, ed andava in giro con la tasca piena di soldi. Un onesto lavoratore immigrato, paesano mio, di certo non avrebbe potuto permetterselo, ed anche se avesse avuto la fortuna di avere un buon lavoro, non sarebbe di sicuro andato a prostitute a spendere il suo sudore. Poteva però....la mia disperazione mi spingeva a volerlo un figlio di papa, di qualcuno di quei pochi eletti che per le loro posizioni politiche avevano la possibilità economica di mandare i loro figli in Italia, Francia o altrovè. Sapevo che non era cosi ma lo desideravo con tutte le mie forze. Gli buttai le braccia al collo e lo baciai. Aveva avuto inizio la mia esibizione di donna innamorata, che da li a tre settimane, mi avrebbe dato la possibilità di chiudere definitivamente con quell'inferno di vita.
Cominciai a mostrarmi felice, felice che finalmente, dopo tanti giorni di supplizio a sopportare chichessia, potevo baciare il mio amore e dirlgi che lo amavo, senza il bisogno di usare l'italiano e senza il bisogno della mia paesanna tradutrice. Lui si mostrò persino geloso, chiedendomi se avessi mai detto ti amo anche a Beni. Io, per tutta risposta, recitai magistralmente l'offesa.
"Dove stiamo andando?"-chiesi.
"Da certi amici miei"- mi disse"A Torino". Amici suoi....immaginavo che i suoi amici a Torino non fosserò proprio immacolati.
"Loro lavorano li?"-chiesi. Lui non parlò......mi prese e mi baciò di nuovo.
Arrivammo a Torino verso l'alba. I suoi amici abitavano nella zona Porta Nuova ed erano due ragazzi e due ragazze....prostitute. Una volta dentro l'appartamento Edi mi salutò dicendomi che sarebbe tornato a prendermi due giorni dopo. Io non ci credevo, non credevo più a nulla, a nessuno. Ma finsi di credergli e baciandolo gli dissi che non vedevo l'ora che i due giorni passasserò.
I due ragazzi furono molto gentili con me(dopo avrei scoperto che Edi era molto temuto, e che faceva parte di una banda con persone ricercate dall'interpol). Il giorno dopo dormi fino alle 4 di pomeriggio. Al risveglio trovai solo le due ragazze. Anche loro molto gentili. Al contrario delle ragazze che avevo visto a Bergamo, queste parlavano tra di lro, ridevano. Mi dissero che loro erano contente di fare le prostitute per i due, perchè in fondo era un lavoro che rendeva bene.....facevano a metà con i due ragazzi, e con la loro metà erano riuscite a comprarsi un appartamentino nella capitale del nostro paese. Per me la cosa fu una rivelazione, una novità assoluta. Era la prima volta che incontravo prostitute contente, e soprattutto che venivano pagate.
Verso le sette rientrarono anche i due ragazzi.
"Julia, tu esci stasera con Olena e Magda?"-mi chiese uno dei due.
"Io non saprei-dissi con la voce tremante- non so cosa ne pensa Edi"
"Oh-disse-sarà sicuramente felice di trovarti a lavoro. E poi, anche a te farebbero comodo un pò di soldi"
"Già-dissi, pensando a cosa fare- va bene"
Prima di lasciarci sul posto di lavoro, ci portarono in un bar, perchè le ragazze avevano bisogno di "prendere qualcosa di forte" prima del lavoro. Anche questa fu una novità per me. Non ero mai entrata in un bar in Italia e non sapevo nemmeno cosa prendere. Presi un frappè, pensando che sarebbe stato un tipo di caffè usato da noi, invece era un cocktail che mi risultò disgustoso.
Verso le 21 arrivammo sul "posto di lavoro". "In fondo in fondo-pensai- ho solo cambiato strada".
A differenza di Dalmine, qui la strada era una tangenziale, molto più larga ma soprattutto con molte più prostitute, anche di colore.A Dalmine c'erano le zone delle slave, delle albanesi, delle nere dei transessuali. Invece qui stavano tutte assieme, lungo i due lati della strada. "Bene-dissi a me stessa- cerca di abituarti, questa sarà la tua nuova dimora".
Le due ragazze che stavano con me, salirono subito su due auto. Ora ero sola, e per un attimo pensai di chiedere un passaggio a qualcuno fino a ......già, fino a dove? Il ricordo di ciò che mi successe la prima volta che cercai di farlo, a Bergamo, era troppo vivo in me. Cambiai subito idea. Una macchina si fermò e mi chiese quanto volevo. Ormai ero diventata un'esperta dell'italiano....o meglio, del minimo neccessario. Sali sull'auto con la voglia di piangere.
"Quanto prendi per un'intera notte?"- mi chiese il mio primo cliente torinese. Non lo sapevo! Non mi era mai capitato di andare con un cliente per un'intera notte, a parte le bugie che dicevo quando andavo con Edi. "1 milione"- provai. "Per 700.000 ti porto a casa mia fino alle 4 del mattino"-disse lui. Accettai. Del resto, era molto meglio che starmene li tutta la notte, ed andare con 14 clienti per racimolare 700.000 lire. Il mio cliente viveva solo. Fu molto gentile con me. Almeno in questo ci avevo guadagnato: a Torino e con Edi, le mie condizioni di prostituta avevano subito un miglioramento di trattamento.Mi chiese perchè mi prostituissi. Temevo di dirle la verità.....troppa grazia quella sera....e se fosse stata pure quella una trappola? Una sorta di battezzo "alla Edi"? Gli dissi che era per mia figlia. "Hai una figlia?" -mi chiese. Oh si! Avevo una figlia! Mia figlia si chiamava Julia ed avave tanto bisogno di me. Dovevo aiutarla a tutti i costi. Mia figlia.....ero io! Ma questo non glielo dissi!Evitai di dirgli anche che non avrei mai potuto avere un figlia mia. Mi disse che se avessi avuto bisogno d'aiuto avrei potuto contattarlo....mi diede anche un numero di telefono, che buttai dopo. Oltre le 700.000 lire mi regalò anche un anello d'oro. Dopo avrei capito che i suoi regali e la sua offerta d'aiuto erano davvero sincere, ma io non potevo saperlo, io avevo molta paura per crederci.  Faticammo parecchio per trovare  la casa dove ero ospite. Sapevo che la zona era Porta Nuova, ma non era cosi semplice. Alla fine ci riusci. Salutai il mio primo ed unico cliente torinese, facendogli promettere, come ogni buona prostituta avrebbe fatto(e io dovevo esserlo, perchè non sapevo chi lui poteva essere), che sarebbe tornato a trovarmi, per strada.
Entrai nell'appartamentino (che rispetto alla casa dove avevo vissuto a Bergamo, era molto più piccolo) e trovai le due coppie visibilmente preoccupate per me. Mi chieserò dov'ero finita e io gli dissi del mio cliente generoso."Meno male-disse uno dei ragazzi-temevamo che gli albanesi ti avessero ritrovata". Quindi loro sapevano tutto!
Quella notte non riusci a chiudere occhio. Non sapevo più cosa pensare. Non sapevo se ero stata venduta da Edi oppure se lui sarebbe ritornato. Non sapevo cosa mi aspettasse, dove sarei finita.....in tutto ciò, l'ansia aumentava quando ripensavo alle parole che uno dei ragazzi mi aveva detto "Temevamo che gli albanesi ti avessero ritrovato". E se succedesse? Mi avrebbero uccisa, ero sicura!

 
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Post N° 27

Post n°27 pubblicato il 21 Ottobre 2006 da tidicochisono

"Beni torna in settimana", esordì Arian tre giorni dopo. "Che fortuna!"-pensai, ma dissi "Davvero?". La notizia mi fece rabbrividire. Sapevo che prima o poi sarebbe tornato, ma non vedere quel suo sorriso cadaverico per qualche giorno, mi aveva indotto a pensare che "quel giorno" sarebbe stato molto lontano. Invece no! Invece lui sarebbe tornato in settimana! Ed io.....io sempre qui, come prima, la sua prostituta, la sua carne da banco e da consumo personale. Ero stata una stupida a non approfittare di qui giorni per scappare. Avevo avuto a disposizione tutto quel tempo e non avevo fatto nulla. Mi aveva confortato il fatto che Edi mi cercava, e avevo sognato tutti quei giorni e notti una romantica fuga con lui. Ma non aveo fatto altro!
"Stasera esco anch'io con le altre"-dissi. Arian mi guardò, poi si scambio uno sguardo con Bujar.
"Non vuoi restare a casa?" -mi chiese. No! Non volevo! Assolutamente no! Decisamente no! Volevo uscire per strada, cercare di fuggire.....magari con Edi. Ma non potevo dire questo. Dovevo sembrare convincente.
"No, no. Beni torna e non ha più soldi. Io voglio fare sorpresa a lui"-dissi sperando di aver mentito bene. E a quanto pare c'ero riuscita, perchè lui non mi domandò più nulla.
Quella sera cercai di rendermi carina. Dovevo! Edi molto probabilmente sarebbe venuto a cercarmi e io volevo farmi bella per lui. Indossai una camicetta bianca, legata sopra l'ombelico (non era proprio questo ciò che intendevo per carina, ma del resto, andavo in strada, a battere.....), un paio di attillatissimi jeans neri, elasticizzati,  e dei vrtiginosi tacchi a spillo. Prestai molta cura al trucco, cercando di non rendermi volgare, come al solito. Quella sera.....mi sentivo strana, come se qualcosa mi dovesse capitare, qualcosa di bello.
Uscimmo come al solito, in gruppi, con diverse macchine. Sara era seduta vicino a me. Erano giorni che parlava poco e piangeva molto. Due sere dopo l'aborto aveva già ripreso il "lavoro". Non so se aveva dolore, non so cosa gli facesse più male, il fisico o il cuore.
Appena scese si avvicinarono delle macchine......ma io quella sera non volevo salire su nessuna: dovevo restare li, farmi trovare se Edi passava per cercarmi. E lui non mi deluse. Verso le 21 una calibra rossa si fermò ai miei piedi. Lui scese (non l'aveva mai fatto prima), si avvicinò e mi baciò. "Amore mio"-disse. A me girava la testa. Sali subito in macchina senza riuscire a dire nulla. Ci siamo di nuovo baciati.....era cosi dolce baciarlo, era cosi bello. Mise in moto la macchina e andammo via, verso il nostro solito posto. Per tutto il tragitto, non avva mai smesso di tenere la mia mano nella sua.
Fermò la macchina.....mi prese sopra di lui, e cominciò a baciarmi.....le sue mani mi sfioravano con gentilezza....e il mio corpo stava rispondendo. I miei sensi si stavano svegliando....."Non fermarti" sussurrai.....con dolcezza mi prese, mi fece sua......era cosi bello fare l'amore con lui.......Più tardi, ancora abbracciati cominciai a raccontargli cos'era successo in quei giorni, perchè non ero uscito per strada. Poi gli raccontai dell'imminente ritorno di Beni e della mia paura.
"Stasera ti porto via"-disse lui. "Anzi, adesso, ce ne andiamo!"
La testa mi girava sempre più forte. Il mio sogno si stava avverando. Stavo scappando via da quell'inferno, stavo andando via con un uono che mi amava e che anch'io cominciavo ad amare.
"Si!"-dissi, "Andiamo via!". Ci rivestimmo in fretta e mise in moto l'auto. "Ma....voglio salutare Sara"-dissi. Sapevo che poteva essere pericoloso, che forse trovavo anche qualcuno dei ragazzi nelle vicinanze. Ma non avevo paura. Ero con Edi e nulla mi spaventava.
Sara stava li, ferma, con Marsela e una nuova ragazza, arrivata da poco dall'Albania, Rita. Scesi dalla macchina e mi avvicinai a loro. Abbracciai subito Sara. "Te ne vai, vero?"-disse lei. Io non risposi. "Fai bene!" -disse"Vattene da questo schifo, scappa con lui!" "Perchè non vieni con me?"-gli dissi. Sorrise.....
"Come t'invidio!"-disse, "Se solo riuscissi a vivere senza quel bastardo!"Lei amava Olti. Non so se era vero amore oppure semplice sudditanza, una specie di sindrome da schiavo, che una volta regalatogli la libertà, non avrebbe più saputo cosa farne. L'abbracciai forte, sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che la vedeva. Abbracciai anche Marsela e Rita. Poi salì in macchina! Il mio futuro mi aspettava li, bello come il sole.
Partimmo alla volta di Torino. Alla radio trasmettevano "Gam gam gam", una canzone molto suonata quell'estate. Non mi era mai particolarmente piacciuta, ma quella sera la trovai magica. Alzai lo stereo e cominciai a cantarla, prima piano piano, poi a squarciagola.
Dopo circa una mezz'oretta di viaggio ci fermammo in un autogrill e mangiammo. Era tutto meraviglioso quella sera. Riprendemmo il viaggio, alternando i canti ai baci.
Ad un certo punto:
"Julia, devo dirti qualcosa".
"Dimmi". Cosa mai poteva essere? Qualunque cosa sarebbe stata bella, detta da lui.
"Sai....io.....ti ricordi quando ti dissi "Ti amo" nella tua lingua?". Certo che lo ricordavo. Come facevo a dimenticarlo? Ricordavo ogni cosa lui mi aveva detto.
"Ecco....in realtà....io non so solo quelle parole"
"Cosa vuoi dire?"-dissi
"Io...io....io sono un tuo paesano".....pensai fosse uno scherzo. Cominciai a ridere. Ma un brivido freddo sentivo percorrere la mia schiena.
"Tu? Tu sei della.....?"
"Si, proprio cosi!"continuava a dirmelo in italiano.
"Cuore mio!"......disse nella mia lingua.....Raggelai sorridendo. Non riuscivo più a capire......chi era lui? Continuai a sorridere....facendo del buon viso a cattivo gioco, e chiedendomi se non fossi finita dalla padella alla brace.

 
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Post N° 26

Post n°26 pubblicato il 18 Aprile 2006 da tidicochisono

Il giorno dopo Beni partì per l’Albania. Andava via solo per qualche giorno…io avrei anche potuto starmene a casa quelle notti -mi fu detto- e non andare per strada.   
 Non sapevo se essere contenta della notizia o meno. Avevo notato da un po’ di giorni che Arian mi guardava con particolare interesse, era anche più “gentile” con me. Avevo paura che stando a casa potevo trovarmi da sola con lui……se avesse voluto prendermi non avrei nemmeno saputo cosa fare: rifiutarmi sarebbe stato inutile. Arian era il capo indiscusso della banda, e chiunque avesse disobbedito lo avrebbe pagato cara. Di questo ne ero sicura. Speravo solo che lui sarebbe uscito con tutti gli altri per controllare le ragazze, come facevano quasi tutte le sere.
L’alternativa era la strada, dove un’altra macchina avrebbe potuto rapirmi,  e stavolta magari uccidermi.
Decisi di restare a casa.

Mi misi a letto e guardavo le ragazze prepararsi per uscire.Non sapevo se era la decisione giusta quella che avevo preso, ma se non altro, mi risparmiavo di aprire le gambe ad una decina di uomini……contro uno solo. Era anche questione di convenienza!
Da lì a poco rimasi sola. Erano usciti tutti.

Non avendo molto da fare, cominciai a sognare ad occhi aperti…sognavo Edi (voleva che lo chiamassi cosi), i suoi baci, le sue parole, il suo “Ti amo” nella mia lingua…e poi mi addormentai. E’ strano come riesca a ricordare anche i più piccoli particolari di quel periodo…sono cose che mi hanno segnato, mi hanno lasciato una ferita che anche se marginata, non è mai guarita. Ci sono alcune canzoni che ogni volta che le sento mi fanno piangere…ma del resto questo è un prezzo del tutto irrisorio, se paragonato a ciò che molte altre ragazze hanno pagato.
Quei dolci pensieri mi avevano consegnato alle braccia tenere di Morfeo.

Verso le due mi svegliai per via dei rumori che provenivano dalla cucina. Non osai alzarmi dal letto per paura che ci fosse solo Arian lì. Ma poco dopo Olti venne in camera da letto e mi chiamava:

“Stella, vieni un po’ di là”

Senti il cuore battermi forte…non riuscivo a capire cosa fosse successo…Cosa voleva Olti da me. Mi alzai e impaurita entrai in cucina. La vista fu orribile.

Sulle sedie erano seduti Arian, Goni e Bujar. Olti stava in piedi e con le mani stringeva la folta coda dei capelli di Sara. Quest’ultima era seduta per terra, su una chiazza di sangue. Stringeva il ventre con le mani, ma non piangeva.

“Aiutala a cambiarsi e pulisci il pavimento”-mi disse Olti.

Io lo sentivo ma non riuscivo a capire bene ciò che diceva. La vista di tutto quel sangue mi aveva shockata. Capi subito che si trattava del suo bambino…aveva perso il suo bambino…o glielo avevano ucciso? Non lo saprò mai, perché mai glielo chiesi e lei non né volle più parlare.

La aiutai ad alzarsi e la accompagnai in bagno.

Mi fece portare la sua biancheria intima e mi disse di lasciarla sola, con suo figlio, per l’ultima volta. Ma non piangeva, era quasi tranquilla.

Circa mezz’ora dopo tornò anche Ilir con un uomo che non avevo mai visto. Capi subito dalla sua borsa che era un medico. Si chiuse in stanza con Sara e usci poco dopo… Poi fu la mia volta. Entrai e tolsi le lenzuola dov’era stata sdraiata lei. La aiutai ad andare di nuovo in bagno e a cambiarsi di nuovo. Piangeva. Senza voce, cercando di non farsi sentire. Non le dissi nulla, non sapevo cosa.

Andai in cucina per preparale una camomilla. Olti era seduto, gli occhi fissi sulla finestra, ed una birra in mano. Non so se era triste per suo figlio o per la serata persa di Sara.

Verso le cinque rientrarono anche le altre. Nessuna parola sull’accaduto, nessuna domanda, nessun commento.

Si spogliarono, si lavarono e fecero colazione come tutti i giorni,  mentre i loro uomini contavano i soldi.

Il giorno dopo mi svegliai a mezzogiorno. Vidi che Sara era già sveglia, e la sua faccia era terribile. Aveva gli occhi accerchiati di un blu scuro che faceva risaltare ancora di più il suo pallore. Gli chiesi come stava, ma non mi rispose. Dagli occhi che sembravano spenti, scorrevano lacrime.

Poco dopo vidi Marsela e due altre ragazze vestirsi e truccarsi. Si stavano preparando per andare per strada. Mi dissero che la sera precedente era stata un po’ fiacca e quindi volevano uscire anche quel giorno. Ma non andavano a Dalmine, perché lì di giorno era territorio di altre ragazze. Sarebbero andate a la Francesca , un paese vicino.

Quell’estate fu molto arida, ma nello stesso tempo, con dei temporali violentissimi ed improvvisi. Da li a poco inizio a piovere, a tirare un vento pazzo e tuonare. A casa c’eravamo solo io e Sara. I tuoni erano sempre più forti…e io vedevo Sara che ad ogni tuono sussultava. Poi urlò forte.

Non sapevo cosa fare…mi avvicinai e la abbracciai. I singhiozzi la facevano tremare.

La abbracciavo e pensavo che almeno quel dolore a me mi era risparmiato.

Poco dopo tornarono le ragazze. Erano bagnate fradice. Ed anche molto spaventate. Marsela mi disse che poco distante da lei un fulmine aveva colpito un pioppo. Aveva avuto paura di rimanere anche lei fulminata.

Quella sera nessuna usci per andare a “lavorare”. Il temporale cessato verso le 17 riprese verso le 20, ancora più forte e minaccioso.

Era la seconda sera che non andavo per strada...e diversi giorni che non avevo notizie da Edi. Chissà cosa aveva pensato in quei giorni che non mi vedeva?  Chissà se mi amava ancora? Sapevo che forse non era proprio innamorato, ma mi volevo illudere che lo fosse.

“Sai che è venuto quel ragazzo con la calibra rossa-disse Marsela , d’un tratto- Penso che ti cercava” E mi guardo con la coda dell’occhio. Guardai attorno per vedere se c’era Sabrina…se ci fosse stata per me sarebbero stati guai.
Per fortuna non c’era. Il cuore mi batteva forte. Volevo chiedere a Marsela se aveva parlato con lui, ma le uniche parole che mi uscirono furono:

“Ah, davvero?”

Lei mi guardo, sorrise e poi disse:

“Ha fatto un paio di giri, non ti ha visto e se n’è andato.”

Le sue parole mi sembravano poesia pura…

Il mio blog non ha nessun altro scopo  se non quello di raccontare la mia storia. Non ho mai chiesto di essere creduta, e non ho mai cercato di rendere la mia storia più bella, o più cruda della relatà solo perhè qualcuno lo leggesse e lo commentasse. Ho scritto solo ciò che ho vissuto. Forse il mio vissuto è stato un pò troppo crudo e doloroso. Non ho aperto questo blog perchè un giorno diventassi una scrittrice, la versione mercenaria di Melissa P. Anzi, credo che potrei morire se un giorno qualcuno di quelli che mi conoscono vennissero a scoprire la mia storia. Questo blog è solo una valvola di sfogo.

Questa spiegazione anche a coloro che mi hanno mandato anche messaggi in pvt.

 
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Post N° 25

Post n°25 pubblicato il 04 Gennaio 2006 da tidicochisono

Poco dopo fermarono la macchina. Intorno si vedevano solo campi di granturco. Scesero dalla macchina e mi aprirono la portiera…io rimasi seduta…non sapevo cosa dovevo fare, cosa dovevo dire…ricordo che la paura mi stava abbandonando, e il suo posto lo prese una strana sensazione di gelo…non volevo nemmeno capire cosa mi aspettava, volevo solo perdere i sensi e svegliarmi dopo che tutto sarebbe finito.

Uno di loro mi tirò per un braccio fuori…uno, il più alto ed il più spaccone cominciò a toccarmi…poi mi disse dove avevo i soldi…tolsi le scarpe, e gli  feci vedere. Cominciarono a sghignazzare, ed uno di loro mi strappò le calze e si prese i soldi…”E i preservativi?” . Non risposi, ma non abbassai lo sguardo…”Il guanto, cappuccio, come lo chiami, troia? Dove stanno?”

“Io no preservativo, io senza”…credo di aver giocato alla roulette russa quella sera…poteva capitarmi però anche la pallottola.

Cominciarono a spogliarmi, o meglio, a strappare il vestito minuscolo che avevo, mi controllarono persino nei capelli, ma non trovarono preservativi .Si stavano innervosendo, volevano anche divertirsi e non gli stava riuscendo. Poi hanno smontato il sedile dov’ero seduta, per vedere se li avevo nascosti li.

Io avevo cominciato a tremare…uno di loro però, era più gentile, mi teneva il braccio delicatamente, e cercava di rasserenarmi “Non ti facciamo niente” diceva. Gli altri due intanto si voltarono verso di me…aveva estratto il suo membro e mi prese la mano…voleva che lo masturbassi. Poi si rese conto che tremavo, tremavo tanto,e  mi diede un pugno allo stomaco…mi accasciai per terra dal dolore. Poi senti che mi legavano mani e piedi, con le mie calze rotte.

Un attimo dopo senti le porte sbattersi e la macchina ripartire… per un attimo pensai che facessero marcia indietro e chiusi gli occhi. E’ tremendo ricordare quei momenti, è devastante.

Dopo un po’, quando ho realizzato che tutto sommato mi era andata bene, cercai di sciogliermi…e ci riusci senza sforzi.  Avevano voluto guadagnare un po’ di tempo per svignarsela, e non mi avevano legato in modo particolarmente ingegnoso.

Ero tutta nuda, in mezzo a dei campi di granturco, nel cuore della notte…ma non avevo paura! Ero come estraniata dal mio corpo, come se stessi vedendo un film. Dovevo andarmene da lì…ma dove? Da che parte andare? Segui la strada , al contrario di come era parcheggiata la macchina…eravamo venuti per forza di li.

Ma ero tutta nuda, e non potevo rientrare cosi…Ad un certo punto mi accorsi che non stavo più camminando, ma stavo correndo. E la paura cominciò a padroneggiare di nuovo il mio corpo. Da piccola ho sempre avuto paura del buio, anche ora ne ho. E l mia paura tornò, ma non era la paura dell’uomo nero che sarebbe venuto se non mi fossi addormentata, ma la paura molto più concreta del ritorno di una macchina con tre ragazzi dentro…che essendo tornati indietro  per chissà quale inspiegabile motivo, si sarebbero accorti che io non c’ero più e mi avrebbero cercata… Ho corso per un bel po’, finchè non vidi le prime case. Mi ricordai che ero nuda, e pensai…che potevo bussare da qualche parte e chiedere un vestito…e perché no, anche aiuto. Ma volevo soprattutto un vestito. Per quella notte ne avevo già avute abbastanza di umiliazioni, e non né volevo altre…non avrei sopportato che qualcuna delle ragazze, o dei ragazzi mi vedesse nuda…Cominciai a suonare ai citofoni…ma alle due passate di notte nessuno apre…ho suonato forse ad una decina di citofoni. E credo che tutti quelli a cui suonai mi avessero spiato dietro le finestre. Alla fine, mi sono arresa. Mi sono seduta davanti al marciapiede di una di quelle case… mi sentivo quasi al sicuro. Mi rilassai. In quel momento sento alle spalle una mano. Sobbalzai di scatto. Era un signore, di mezz’età…mi porgeva un pigiama. Scoppiai a piangere,  presi il pigiama e baciai la mano a quel signore. Non lo dimenticherò mai, è stato una delle cose più belle che hanno fatto per me
 
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Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 24 Dicembre 2005 da tidicochisono

Buon Natale a te che passi di qui!

TU
CHE
NE DICI
AMICO MIO,
SE IN QUESTO
NATALE FACCIO
UN’ALBERO DENTRO.
IL MIO CUORE E CI ATTACCO,
INVECE DEI REGALI
I NOMI DI TUTTI I MIEI
AMICI?GLI AMICI LONTANI E
VICINI,GLI ANTICHI ED I NUOVI
QUELLI CHE VEDO TUTTI I GIORNI E
QUELLI CHE VEDO DI RADO.QUELLI CHE
RICORDO SEMPRE E QUELLI CHE,ALLE VOLTE,
RESTANO DIMENTICATI,QUELLI
COSTANTI E QUELLI INTERMITTENTI,
QUELLI DELLE ORE DIFFICILI E QUELLI DELLE
ORE ALLEGRE QUELLI CHE CONOSCO PROFON-
DAMENTE E QUELLI DEI QUALI CONOSCO LE APPARENZE.
QUELLI CHE MI DEVONO POCO E QUELLI AI QUALI DEVO MOLTO.I MIEI
AMICI SEMPLICI ED I MIEI AMICI IMPORTAN-
TI I NOMI DI TUTTI QUELLI CHE GIA’ SONO PASSATI
NELLA MIA VITA.UN’ALBERO CON RADICI MOLTO PROFONDE,
PERCHE’ I LORO NOMI NON ESCANO MAI DAL MIO CUORE.UN’ALBERO DAI RAMI
MOLTO,MOLTOGRANDI PERCHE’ I NUVI NOMI VENUTIDA
  
TUTTO IL MONDO
SI UNISCANO AI
GIA’ ESISTENTI.
UN ALBERO CON
UN’OMBRA MOL-
TO GRANDEVOLE
PERCHE’LA NO-
STRA AMICIZIA
SIA UN MOMEN-
TO DI RIPOSO DU-
RANTE LE LOTTE
DELLA VITA  

 

 
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