Creato da toughenough il 22/08/2007

Cinema e Amenità

Cinema e Amenità

 

 

A VOLTE RITORNANO di Barbatreccia

Post n°178 pubblicato il 29 Ottobre 2010 da toughenough
 

Passata l'afosa estate ho ben pensato di non tediare più nessuno con le mie recensioni. Uno si potrebbe chiedere: sei stato costretto a riprenderle sotto l'immane pressione di migliaia e migliaia di missive dei tuoi fan? Macchè! Ma poi a volte l'abitudine diventa un vizio, e così via.
Glisserò quindi sui vari Pandorum estivi, Welcome di cineforum e quant'altro. Dirò solo che Inception di onirico ha solo 10 minuti scarsi, per il resto è uno sparatutto neanche tanto riuscito, con narrazioni che dovrebbero essere incrociate e che invece sono a malapena accostate malamente, per non parlare dell'opinabilità di buona parte della sceneggiatura.
Due parole mi sento obbligato di dirle anche su "L'ultimo dominatore dell'Aria", dove seppur gli effetti speciali "elementali" sono pregevoli, di sicuro è un ottimo esempio di come i film non debbano essere proiettati in 3D se non sono realizzati correttamente, con la conseguenza di un film scuro (nel senso letterale) e disturbante alla vista. Avvicinate a questo una scelta a casaccio degli attori (il protagonista è meno espressivo e  credibile in quel ruolo di Topo Gigio, che a confronto "gigioneggia" di meno") e dialoghi e sviluppo della storia degni di un alunno di terza elementare (alla scrittura, non alla visione). Insomma, TERRIFICANTE!

Vengo qui a scrivere invece di BEING HUMAN, che non vale una recensione a se stante. Questo è un serial inglese che narra le gesta di una casa condivisa da un licantropo, un vampiro ed un fantasma. Uno si aspetterebbe una sit-com alla "Friends", invece le pretese sono anche drammatiche. I Vampiri, dei veri ighi, possono stare alla luce, subiscono la croce (o i simboli sacri) solo se lo sceneggiatore ha avuto un colpo di sole, vogliono conquistare il mondo, tranne il nostro eroe, che è buono e puro e si disintossica dal sangue (ma in compenso mangia e caga e fa sesso come un normale umano). I Licantropi son beoni che prendono calci un po' da tutti in forma umana e hanno l'intelligenza di un barboncino scemo da trasformati, e i Fantasmi hanno il poltergeist e la tattilità, ma solo quando se ne ricordano, ovvero circa mai.
La prima serie di Being Human dura solo sei puntate, per fortuna, patetica e banale, si può saltare a braccio. Ma voglio lasciarvi con una domanda che svela l'ingegno e l'intreccio garantito da un team di sceneggiatori di eccellenza: Se vi metteste contro tutta la segreta alleanza dei vampiri che vuole conquistare il mondo, e riusciste a scappargli, dove vi nascondereste? A casa vostra, ovvio, nel centro di Bristol, sorseggiando del te. E poi certa gente si lamenta se gli infilano un paletto nel cuore.

 

T.

 
 
 

MISFITS di Howard Overman

Post n°177 pubblicato il 11 Agosto 2010 da toughenough
 

Il Misfits in questione non ha a che fare con la serie del 1985, il cui titolo originale sarebbe "Misfits of Science", serie di supereroi dove tra gli altri faceva capolino (alla scrittura) un giovane Tim Kring, poi autore di Heroes., e la giovane attrice Courtney Cox (Friends) Ma sempre di superpoteri stiamo parlando, in Inghilterra, nella prolifica terra di telefilm che spesso esulano dagli stereotipi americani, dei giovani ragazzi vengono affidati ai lavori socialmente utili, con tanto di tuta arancione e spugne per pulire i muri dai graffiti, quando vengono sorpresi, insieme al loro supervisore, da una tempesta incredibile, dove tra tuoni e fulmini grandinano blocchi di ghiaccio grandi come scooters. I ragazzi, dopo il fenomeno, appaiono cambiati.
La prima stagione è formata di 6 episodi, dove per lo più i ragazzi si sforzano di uscire dalla loro situazione attuale, per cui non si capisce bene la direzione che la serie intende prendere, salvo un vago sospetto di una deriva alla Doctor Who ("Run Rose! Run!!!!"). L'autore è Howard Overman, già visto all'opera in Italia sull'ottima serie "Hustle" (una delle tante massacrate dagli orari sincopati di La7), che sviluppa questi antieroi sulle differenze, sul disagio giovanile londinese, sulla droga, sull'alcol, sul sesso (che col perbenismo italiano al massimo ci troviamo con "i Cesaroni") e, non ultimo, sui dialetti. Questa serie (fruibile con i sottotitoli in italiano) è assolutamente da vedere in lingua originale, per la ricca varietà di accenti e slang. Abbiamo il ragazzino sveglio della periferia, la benestante, il corridore emerso grazie allo sport, il ragazzo per bene un po' troppo nerd, e la fantastica "truzza". Quest'ultima è incarnata da una ragazza decisamente in carne, senza che questo le precluda atteggiamenti sexy, una parte che non è quella della sfigata (è infatti uno dei personaggi più positivi e accattivanti della serie) e di essere oggetto del desiderio e protagonista di love story più o meno dichiarate. Anche la benestante, per un povero (televisivamente parlando) italiano come me, è interessante poichè è interpretata da Antonia Thomas, bella ragazza di colore tutta "decappottabile e feste".
L'umorismo di questa serie, a cavallo del personaggio di Nathan, è travolgente ma mai sopra le righe, ed i personaggi sembrano vivere di vita propria quanto sono credibili. Il colpo di scena dell'ultima puntata, poi, è un capolavoro.
Come tutte le serie inglesi, anche questo "Misfits" può contare su un'ottima colonna sonora, registi all'altezza (anche se non superlativi) ed effetti speciali da strapazzo ma mai fastidiosi.
Non vedo l'ora di vedere la prossima stagione.


                                                         T.

 

 
 
 

THE GUILD di Felicia Day

Post n°176 pubblicato il 14 Luglio 2010 da toughenough
 

Nello scorso post abbiamo parlato di Doctor Horrible's sing along blog come esempio di prodotto dedicato alla diffusione via Web. L'esempio più famoso e riuscito di questa nuova tendenza è forse The Guild, micro serie del 2007 di pochi minuti (massimo 8) ispirata al mondo dei giocatori on-line, sulla traccia di War of Warcraft e simili. L'anello di comunicazione è la protagonista (ed ideatrice) Felicia Day, già “Penny” di “Doctor Horrible “ ed ora video blogger nerd alle prese con i problemi della “Gilda” di giocatori di cui fa parte. La vita di Codex, nickname di Felicia/Cyd (e quella dei suoi compagni) è fortemente condizionata dalle sessioni di ore di gioco on-line, creando forti ripercussioni in ambito lavorativo, affettivo e, per ovvi motivi, sociale. Questa forma di evasione permette ai protagonisti di fuggire da madri oppressive, dai propri fallimenti, dalla vita familiare;tutto questo viene raccontato con acume, leggerezza e un'ironia notevole. La costruzione di un episodio comincia con il resoconto della giornata appena trascorsa di Codex, che spesso si ritrova a “mentire alla propria web-cam” per essere subito sbugiardata dagli eventi o da se stessa, proseguendo poi con una sorta di flash back che ci mostra il vero accadere delle cose e della sua giornata. Personalità nevrotica, sotto Xanas, chiusa ed introversa viene letteralmente travolta da Zaboo, un altro giocatore, che le piomba in casa, stabilendovisi e vantando una non ben definita “relazione” con la stessa Cyd, incredula, che però, in questa vita reale, non può “scollegarsi” e rinchiudersi in se stessa.
La scelta di episodi così brevi permette una alta fruibilità, senza cadere in problemi di ritmo o di costruzione dell'episodio, rimanendo fresco, divertente ed accattivante. La qualità è quella propriamente amatoriale di un filmino girato tra amici, o almeno questa è la sensazione ricercata. Così ci troviamo alternativamente nella camera di Codex, nella paninoteca all'angolo e nelle postazioni di gioco dei protagonisti, con rapidi scambi di battute e improbabili impiccagioni con cavi di rete.

Parafrasando la protagonista, “sembra un po' da sfigati quando lo si racconta alla gente”, ma il successo e la longevità del prodotto sono una garanzia, visto che ha raggiunto ben la quarta stagione, che andrà in onda quest'estate negli U.s.a.

                                                                   L.

Qui sotto il VideoClip "Do You Wanna Date My Avatar", creato in occasione della presentazione della Terza Serie in una convention negli U.S.A.

La voce è quella di Felicia Day, ormai a suo agio nei panni della cantante, mentre musica e video sono a cura di Jed Whedon (per entrambi, vedi "Doctor Horrible's Sing Along Blog")

 
 
 

DOCTOR HORRIBLE'S SING ALONG BLOG

Post n°175 pubblicato il 28 Giugno 2010 da toughenough
 

Questo capolavoro assoluto, in giro ormai da diverso tempo in rete, è figlio della famiglia Whedon, da Joss (Dollhouse, Firefly) a Zack (Fringe) e Jed (musicista). Insieme hanno orchestrato un musical basato sulla figura del superVillain “Doctor Horrible”, uno strampalato scienziato pazzo, con nobili ideali di rivoluzione, che vuole dare una svolta a questo mondo marcio. A contrastarlo, la sua nemesi, Capitan Martellone, un supereroe forte, bello e fortunato. Nell'eterna lotta tra i due si inserisce Penny, una dolce ragazza introversa e fiduciosa nel futuro e nell'umanità, che cambierà per sempre l'equilibrio tra le due forze in campo. La serie, che ha raccolto tutti i premi possibili nel 2008, anno di realizzazione, è però una commedia tragica, dove tra uno o più spunti divertenti si annida l'annosa lotta tra bene e male, il confine sottile che li divide, i sentimenti di amore, odio, rancore e rivalsa sociale. La narrazione si divide in tre atti, dove spesso il nostro si confida, come suggerisce il titolo dell'opera, con il suo video blog. Nell'era della privacy relativa, purtroppo anche la polizia e lo stesso Capitan Martellone seguono le gesta virtuali del perfido Dottore, con i risultati che si possono immaginare! Le riprese, girate in economia con il recupero di set di altre produzioni, e in pratica non pagando gli attori se non molto tempo dopo, una volta rientrati nei costi, sono di ottima fattura, e questo prodotto (come anche e meglio ci mostra “The Guild”) è forse uno spicchio di futuro. La completa libertà di produzione, i bassi costi di realizzazione (data la diffusione via web, in streaming, quindi non necessaria di alta qualità) ci hanno regalato un prodotto anomalo, fresco, originale, che difficilmente avremmo mai potuto vedere sul piccolo o sul grande schermo. Whedon sfrutta tutta la sua influenza e la sua fama per reclutare ottimi attori, dotati tra l'altro di una buona voce, su tutti Neil Patrick Harris che interpreta Horrible, probabilmente una voce baritonale, Nathan Fillion (già protagonista di Firefly e Serenity) nei panni del “basso” Capitan Martellone e Felicia Day (Dollhouse, the Guild) che è un delicato mezzo soprano. L'idea di scrivere questa tragicommedia viene proprio dall'esperimento riuscitissimo di “The Guild”, con la sopranominata che oltre ad interpretare la protagonista, è anche la creatrice della web-sit-com di cui parleremo a breve. Il risultato è questa piccola miniserie, che diverte e che commuove, e che esplora il breve confine tra il bene e il male. Capitan Martellone è il bene, ma è arrogante e presuntuoso, non avendo mai dovuto faticare nulla per ottenere quello che desidera. Ha un fisico mozzafiato senza aver mai neppure messo piede in palestra, non prova dolore, è forte, resistente, adorato dalle donne e dal potere costituito. Combatte il male, forse più per una questiojne di popolarità. Poi c'è il Dottor Horrible, sensibile all'ingiustizia dello status quo, al marcire della società, all'egoismo. E' uno sconfitto, viene pestato, colpito, umiliato; si rialza sempre, combatte, reagisce, incapace di stare con le mani in mano. Ma quanto di tutto questo è “rivoluzione” e quanto invece desiderio di affermazione, di essere anche lui sotto le luci della ribalta? Tutto questo e molto di più su Doctor Horrible's Sing Along Blog, nei 5 link nell'articolo.

                                                                    T.

P.s Si ringrazia la Eghe per la consulenza musicale :)====€

 

Curiosità: Una delle Groupie di Captain Hammer (quella asiatica) è Maurissa Tancharoen, co-autrice e moglie di Jed Whedon.

 
 
 

THE ROAD di John Hillcoat

Post n°174 pubblicato il 13 Giugno 2010 da toughenough
 

The Road è un film senza speranza, cupo grigio, senza via d'uscita. John Hillcoat mette degnamente in pellicola il romanzo di Cormac McCarthy (autore, tra gli altri, di "non è un paese per vecchi"), grazie ad un sapiente uso della telecamera, scenografie e location molto adatte (che neppure nei migliori Survival Zombie) una buona post produzione per i toni di colore e attori capaci (anche se il film si può dire giri intorno quasi totalmente a Viggo Mortensen).
Il mondo è sconvolto da terremoto e calamità naturali di vario genere, tanto che la temperatura mondiale sembra essersi notevolmente abbassata, il sole sembra solo un lontano ricordo, le piante sono morte nella loro quasi totalità, così come le altre forme di vita animale che non siano l'uomo. Gli uomini, senza le loro fonti di cibo primarie, si attaccano a tutto ciò che c'è di commestibile, e dopo aver esaurito le riserve alimentari ed aver depredato il depredabile, sorge il fenomeno del cannibalismo, dove i bambini (rari) sono la preda più ambita.
In questo clima di disperazione totale, senza via di uscita, un padre ed un figlio, rimasti soli, tentano un improbabile viaggio verso sud, dove forse il clima non sarà così rigido, e forse ci potrà essere un futuro, non potendo più resistere ai rigori dell'inverno e senza cibo. In questa odissea della malnutrizione, della fame, del suicidio che pende su di loro come una spada di Damocle e dell'efferatezza dell'uomo, c'è la tenace volontà di un uomo che vuole sopravvivere a tutti i costi, anche con un terribile bagaglio di sofferenza per se' e per suo figlio, in un egoismo/altruismo che và al di fuori della ragione, quasi suggerendo , senza mai dirlo esplicitamente, un risvolto religioso del rispetto della vita (ma questa è una interpretazione, non ci sono elementi che lo suggeriscano davvero).
Insomma, il film è bello, piacevole alla vista, con una sceneggiatura notevolissima, nella quale ogni sentimento, ogni vicenda importante dal punto di vista narrativo ha un richiamo, un percorso, che te ne fà intuire pienamente la forza, tramite l'uso di flashback sapientemente dosati lungo tutto lo svolgersi della storia.
L'unico appunto lo si potrebbe fare alla storia in sè, che peraltro aderisce molto bene all'originale di McCarthy, dove non ci vengono fornite spiegazioni avvincenti, e neppure un finale degno di nota (anche se, a mio avviso, lo stesso finale può essere intrepretato in più di un modo).
Nel complesso un buon film, magari da non vedere quando si è depressi.... :-)====€

 

                                                          T.

 

 
 
 
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Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.

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LA MORTE E IL BUSHIDO

Ho scoperto che la via del samurai è la morte.
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.
 
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