Creato da xteneraladyx il 16/07/2009

CUORE IN VIAGGIO

...per raccontare storie e raccontarsi...

 

Se mi ami non piangere!

Post n°501 pubblicato il 07 Agosto 2015 da xteneraladyx

Se conoscessi il mistero immenso del Cielo dove ora vivo,
questi orizzonti senza fine, questa luce che tutto investe e penetra,
non piangeresti se mi ami!

Sono ormai assorto nell'incanto di Dio, nella sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole al confronto!
Mi è rimasto l'amore per te, una tenerezza dilatata che tu neppure immagini.
Vivo in una gioia purissima.
Nelle angustie del tempo, pensa a questa casa ove un giorno saremo riuniti oltre la morte, dissetati alla fonte inestinguibile della gioia e dell'amore infinito.

Non piangere se veramente mi ami!

La morte non è niente.

Sono solamente passato dall'altra parte: è come se fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne e triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.

Perchè dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perchè sono fuori  dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne troverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

(S. Agostino)


Ti voglio bene...sei stato un "grande" papà e continui ad esserlo lì dove sei e da dove il tuo sguardo continua a seguirmi.....


 

 
 
 

Borgo Antico

Post n°500 pubblicato il 22 Febbraio 2015 da xteneraladyx

 

Le aveva percorse mille volte quelle stradine tortuose del suo piccolo paese.
Un borgo antico, arroccato su una collina aspra con poco verde e le sue pietre grigie che splendevano al sole.
Gente semplice che della vita aveva capito il senso.
Ci era nato per caso in quel posto.
I suoi genitori lo avevano visitato durante un viaggio; erano giovani e quel posto li aveva rapiti, erano solo amici a quel tempo, ma entrambi avevano manifestato il desiderio di tornarci e viverci, appena ci fossero state le condizioni per lasciare la fredda Inghilterra.

Il tempo era passato, le loro vite si erano divise, spaccate in mille pezzi.
Un giorno, alla ricerca di un senso al loro andare, per strade diverse erano tornati al piccolo borgo che immutabile li aveva accolti con il loro carico di insoddisfazioni.
Si erano ritrovati, pi
ù vecchi e meno saggi di quel che avrebbero voluto.Vuoti, disillusi...ma il piccolo borgo, con il suo respiro libero, riusci ad incantarli di nuovo, come molti anni prima...
Si rovesciarono addosso i rispettivi malesseri per ricominciare, giorno dopo giorno, a rivedere la vita con occhi nuovi, a vedersi come non si erano mai visti
.
Cercarono casa, la riempirono di loro stessi, di progetti e sogni che potevano ancora realizzarsi e poco tempo dopo io arrivai nella loro vita, per riempirla del senso che avevano sempre desiderato.

Sono stati anni spensierati, fatti di momenti speciali, vissuti con l'essenziale che arrivava da questa terra, da questa gente.
Diventato grande, decisi di lasciare questo posto anch'io.
Era necessario.

Mi allontanai per cercare qualcosa che sentivo assente nella mia vita.

Caddi nei facili tentacoli che la vita notturna offriva, paradossalmente ripetevo gli stessi errori dei miei genitori, le esperienze vacue di amori sterili.

Fino all"incontro con l'amore vero, quello che dava un senso a tutto...ma la citt
à non poteva essere il nido sicuro di questo rapporto.

Così sono tornato  al borgo antico con l"unica persona con cui desideravo invecchiare.
Chiss
à se i miei compaesani avrebbero saputo accoglierla con il genuino affetto che tanti anni prima avevano saputo dare a due altri giovani stranieri giunti dalla metropoli.

Entrai in paese stringendo la mano di Marco e mi sentii di nuovo a casa.


 

 
 
 

Strane alleanze...

Post n°499 pubblicato il 04 Giugno 2014 da xteneraladyx

 

C’erano giorni belli e giorni brutti.
Nei giorni belli tutto sembrava realizzabile, possibile.
Anche fare progetti era un sottile piacere che entrava in circolo nelle vene e lo faceva sentire vivo.
Poi, succedeva sempre qualcosa. Il vento cambiava e il giorno diventava cupo.
Tutto allora diventava difficile e pesante. Anche vivere.
Per lui che viveva solo da una vita, questi giorni che entravano prepotentemente
nella sua esistenza lo annientavano ogni volta di più.
Nessuno con cui condividere le sue paure, anche se era sicuro che, se ci fosse stato,
non sarebbe mai riuscito a coinvolgerlo in questa girandola di pensieri oscuri.

Aveva pensato molte volte di farla finita.
Nessuno avrebbe mai sentito la sua mancanza.
Nessuno avrebbe versato lacrime o portato fiori sulla sua tomba.

Poi un giorno, si erano incontrati.
Sperduti entrambi,  nel traffico caotico di una città grigia e insensibile a tutto.
Pioveva, di quella pioggia nera e sporca che non trasmette altro che umidità e cattivo umore.
Erano entrambi zuppi d’acqua, infreddoliti.
Si erano guardati negli occhi, lui dall’alto del suo metro e novanta, lei dalla sua posizione molto al di sotto di lui.
Nessuno dei due emetteva un suono, ma con i loro occhi si erano capiti.
Sperduti e soli in una città che non li vedeva più.
Lui si chinò, l’invitò ad andare con lui, lei lo guardò spaurita.
Chissà se poteva fidarsi di quell’uomo. Poi decise di si.
L’uomo cercò di ripararla con il suo impermeabile.
Il calore che percepì la fece sentire a casa.
L’uomo sentiva il piccolo corpo tremare dal freddo e ne fu subito conquistato.
La portò nella sua casa, si prese cura di lei e lei lo ricambiò con il più fedele
degli affetti.
Ora sapeva che doveva vivere per qualcuno, ne era responsabile e se non ci
fosse stato, quella creatura ne avrebbe sofferto molto.
Così iniziò la sua nuova vita, con la fedele compagnia della sua.... gatta.

 
 
 

Un cappellino speciale...

Post n°498 pubblicato il 28 Marzo 2014 da xteneraladyx

 

Da che potevo ricordarmi, quel baule era sempre stato in casa nostra e aveva seguito fedele ogni nostro trasloco, fino a quando giunti nella nostra attuale casa, era diventato un complemento d’arredo per la mia cameretta di bambina.
Aveva preso le funzioni di ripiano, dove io appoggiavo tutte le mie bambole e dove si svolgevano i miei giochi.

Avevo chiesto alla mamma cosa contenesse e lei un giorno, aprendolo,  mi aveva fatto vedere che conteneva tutti il mio corredo da neonata. Avevo promesso anche di non andarci a rovistare dentro, per non mettere in disordine tutti quei piccoli indumenti bianchi e rosa.

Un giorno però, mentre giocavo con un nuovo bambolotto che mi era stato regalato, mi venne l’idea di vestirlo con le mie cose.

Spostai quindi tutto il mio arsenale di bambole esposte e aprii il prezioso baule.
Iniziai a tirar fuori un sacco di cose, molte erano state ricamate dalla mamma, che aveva una passione per vestirmi con pizzi e nastri.

Ben presto, la motivazione iniziale della ricerca di qualche indumento per il mio bambolotto fu  sopraffatta dalla curiosità, continuai a tirar fuori tutto il catalogo del mio guardaroba infantile, finché giunta quasi al fondo, trovai un abito di cotone con una piccola fantasia scozzese grigia, pensai che fosse della mamma, ma mi sembrava così piccolo!

La cercai per chiederle se fosse suo e lei confermò che era il suo abito da sposa.
Mi spiegò che era così piccolo perché, a quei tempi, era molto più magra.
Rimasi delusa, quello non era un abito da sposa, almeno non come lo intendevo io.

Lo dissi anche alla mamma, ma lei paziente  mi spiegò che negli anni cinquanta, poche fortunate potevano permettersi l’acquisto di un abito da sposa bianco e con il velo, solitamente si preferiva farsi confezionare dalla sarta un abito da riutilizzare anche in seguito.
La mamma prese l’album delle foto del suo matrimonio e mi fece vedere che alla fine era vestita di bianco anche lei, perché indossava un soprabito tutto bianco sopra quel vestito.

La mia delusione si stava stemperando. Chiesi dov’era finito il soprabito e la mamma mi disse che era stato tinto in un colore più scuro e utilizzato negli anni successivi. Questo a riprova che, a quei tempi, tutto si acquistava in funzione di un uso durevole e non effimero.
Mamma in quelle foto era proprio bella, soprattutto per quel buffo cappellino che aveva in testa.
Gli chiesi se lo aveva ancora e lei mi rispose che era sicuramente nel baule.
Era l’unico lusso che si era concessa. Quella calottina bianca di raso con un piccolo velo acconciato nei capelli che pareva incorniciarle il volto come una veletta.

Tuffai la testa dentro il baule, perchè volevo trovare al più presto, quell' oggetto così curioso per me.

Avvolto dalla carta velina, vidi  ricomparire quella cosa così demodè per i tempi, ma così pieno di fascino.

Volli subito provarlo, ma con la mia inesperienza lo infilai al contrario.
La mamma rideva e cercava di sistemarmelo sulla testa provando a ricordare come, quel giorno, le avevano acconciato la piccola veletta.
Mi piaceva moltissimo. La mamma affermò che se avessi voluto, avrei potuto usarlo per giocare, ma scossi la testa con decisione, dicendo No. Avrei potuto sciuparlo ed era un bel ricordo da conservare.
Così lo rimisi nella carta velina con cura. Riempii il baule di tutte le cose che avevo tirato fuori e come ultimo depositai il cappellino.
 

 

Negli anni a venire, di tanto in tanto, lo andavo a guardare, lo tiravo fuori e lo provavo.
Non sono mai riuscita a metterlo come si deve.
Ho spesso pensato che il motivo fosse perché “quello” era il cappellino da sposa della mamma, era stato fatto per lei, per la sua testa e quindi non poteva andare bene a nessun’altra.
 

Ora che sono passati più di cinquant’anni da che mamma andò sposa, lo conservo ancora con cura. Credo che non riuscirò mai a separarmene. Come non riuscirò mai a capire come dovesse  essere indossato, anche se mi faceva sognare ogni volta che provavo a farlo.

 

(Questo piccolo racconto senza pretese, ha vinto lo scorso anno un piccolo concorso "senza pretese", ma è stato per me fonte di grande soddisfazione, perchè scrivendo da autodidatta, non avrei mai pensato che potesse vincere.)

 

 
 
 

Intervista a Dio

Post n°497 pubblicato il 25 Febbraio 2014 da xteneraladyx

 

 

Ho sognato d’intervistare Dio

"Ti piacerebbe intervistarmi?", Dio mi domandò.

"Se hai tempo"gli dissi.

Dio sorrise.

"Il mio tempo è eterno, che cosa vuoi domandarmi?"

"Che sorprese hai per l’umanità?..."

E Dio rispose...

"Siete così ansiosi per il futuro, perché vi dimenticate del presente.

Vivete la vita senza pensare al presente o al futuro.

Vivete la vita come se non doveste morire mai,
e morite come se non aveste mai vissuto...."

”Avete fretta perché i vostri figli crescano,

e appena crescono volete che siano di nuovo bambini.

Perdete la salute per guadagnare i soldi e poi usate i soldi per recuperare la salute".


Le mani di Dio presero le mie e per un momento restò in silenzio,
allora gli domandai...

"Padre, che lezione di vita desideri che i tuoi figli imparino?"

Dio rispose con un sorriso:

"Che imparino che non possono pretendere di essere amati da tutti ,
però ciò che possono fare è lasciarsi amare dagli altri".

"Imparino che ciò che vale di più non è quello che hanno nella vita,
ma che hanno la vita stessa".

"Imparino che non è buono paragonarsi con gli altri".

"Imparino che una persona ricca non è quella che ha di più,
ma è quella che ha bisogno di meno".

"Imparino che in alcuni secondi si ferisce profondamente una persona che si ama,
e che ci vogliono molti anni per cicatrizzare la ferita".

"Imparino a perdonare e a praticare il perdono".

"Imparino che ci sono persone che li amano profondamente,
ma che non sanno come esprimere o mostrare i loro sentimenti".

"Imparino che due persone possono vedere la stessa cosa in modo differente".

"Imparino che non si perdona mai abbastanza gli altri,
però sempre bisogna imparare a perdonare se stessi".


"E imparino che IO sono sempre qui. SEMPRE".

 

(tratta dal web)

 

 

 
 
 
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