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                                                 IO STO CON LA CICALA

 

 

Io sto con la cicala, per una serie di ragioni, non mi piace la proposta del mondo della formica, questo intruppamento continuo, la dedizione totale dei molti all'unica, mi spaventa. Il ruolo della regina e del formicaio è un'immagine assolutamente terrorizzante, così come non approvo il meticoloso risparmio per un domani assolutamente incerto, risparmio che poi si trasforma in quello dei sentimenti, dell'empatia, della compassione.
Il modo di stare nella natura di sora formica è troppo simile a quello dell'uomo, devastante, esclusivo, proprietario. Sebbene, certamente l'uomo sia persino peggiore essendo parassitario, mentre quello della formica non lo è.
La cicala invece vive di quel che c'è: il qui ed ora, cantandone le lodi e regalando al mondo gioia e spensieratezza.
É leggera dove l'altra è pesante: 
 - Non  perfora il terreno!
 - Non accumula! 
 - Non ricerca risorse, sfruttandole!
 - Non fa campi di concentramento!
 - Non crea eserciti!
 - Non ha interesse nella conquista!
S'appoggia e canta e non per questo non pensa a sé stessa, ma vive l'estate perché quello è il suo tempo. Non cerca scampoli di eternità nell'accumulo dei beni, nel furto organizzato e sistematico, non piega la natura ai suoi bisogni. É sciocca, vanesia, imprevidente? Non credo… è naturale, mentre la formica della fiaba non lo è: metafora d'uomo.
Pensata per insegnare il risparmio e la cautela, l'accumulo, il modello della società che piega la natura alle sue esigenze investendo sul proprio domani e creando i granai, ed i padroni dei granai, non mi piace. Son tempi di crisi, questi milioni di formiche hanno studiato ed elaborato modi di accumulare, di conservare, ne han fatto cultura, menandone vanto. Come se il costruire magazzini fosse indice di civiltà. Come se il concepire cose da collezionare e conservare fosse segno di genio. Come se l'allevare altri animali per il macello fosse segno di superiorità.
Quando poi viene il tempo di vivere con quello che c'è non si è capaci di farlo ed il qui ed ora, anziché essere la normalità diviene appannaggio di veri o presunti maestri.
La mancanza di un deposito pieno crea scompiglio, dolore, senso di privazione.
Io non metto in dubbio che sia dolore vero, ma quanto meglio vive la cicala che sa cantare il nulla, che è grata del semplice essere del sole e del vento. Che non accumula, perché nulla si porta dove stiamo andando.

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                                    LA FIABA DEL SOLE E DELLA LUNA

 

 

Già da un’epoca ormai remota, il sole e la luna dominavano il giorno e la notte, così come tutti sanno. Quello che però molti non sanno è che i due astri, fin dal giorno in cui sono nati, si amavano follemente.
La natura, come spesso fa, aveva un po’ giocato e li aveva creati re e regina di due mondi diversi e separati, che mai avrebbero potuto coesistere.
Eppure anche dopo secoli, durante i quali non erano mai riusciti a stare insieme, il sole e la luna sapevano di amarsi ancora. Quante volte lui sorgendo aveva avuto la prova di mancarle, vedendo le sue lacrime su foglie e piante e lei comparendo nel cielo della sera, ancora pallida e trasparente, quante volte aveva visto lui tramontare arrossendo nel vederla arrivare.
Il dolore di non poter stare insieme, diventò un giorno troppo forte e i due astri decisero che l’unico modo era incontrarsi sulla terra. Allora divennero una bellissima ragazza e uno splendido giovane e cominciarono a cercarsi.
Lui emanava allegria, era il classico tipo “solare” e tutti, quando lo incontravano, diventavano di buon umore e lui ne era felice. Però si rese conto di riuscire a dare solo quello e la vita invece era fatta anche di altre emozioni, così la sua anima era per metà vuota.
Lei era perennemente malinconica e tutti si intenerivano e si affezionavano a lei, per la sua dolcezza. Purtroppo in lei non c’era neanche un minimo di allegria e la sua anima, per metà colma di struggevole tristezza, era per l’altra metà vuota.
Un giorno si incontrarono per caso e fu subito amore, un amore che avrebbe potuto essere eterno e lo era.
Troppi erano però gli impegni di entrambi verso l’umanità ed effettivamente senza di loro la terra sarebbe andata a rotoli. Tornarono quindi in cielo, ma continuarono ad amarsi.
Lui continuò a riscaldarla durante le fredde notti con la sua luce e lei continuò a piangere rugiada per lui e, raramente, in quelle che tu chiami eclissi, si incontrano e si accarezzano, diventando, anche se solo per pochi istanti, una cosa sola.

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E' arrivata la primavera, la stagione della rinascita della natura, dei profumi, del buon umore, del tepore dell'anima e dei cuori. Nei banchi dei supermercati si affacciano i primi frutti di stagione, tra cui le fragole. Per noi romani è tradizione andare a Nemi (ai Castelli romani) per assaporare le loro famose fragoline. Il 2 giugno ci sarà la consueta sagra? chissà!

 

 

A proposito di fragole... la mitologia narra che Venere e Adone si innamorarono. Questo amore scatenò la gelosia di Marte, eterno amante di Venere, il quale scagliò contro al giovane Adone un cinghiale che lo ferì a morte. Venere pianse sul corpo di Adone e le sue lacrime a contatto con il terreno si trasformarono in piccoli cuori rossi: le fragole.

Dal mito si evince che Adone rappresenta la natura che si risveglia in primavera e muore in estate, nel periodo primaverile il frutto di madre terra più abbondante è proprio la fragola.

Dunque la fragola simboleggia l’amore, il profumo, il dinamismo la vitalità, la passione, la sensualità...

https://www.youtube.com/watch?v=bWdBMOdWM98

 

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Stare bene con se stessi è vedere il bene e l'amore in ogni cosa...

 

 

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In ricordo del coraggioso Peppino Impastato, che ha sfidato la mafia e ne è rimasto vittima

 

 

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Il 18 marzo sarà per sempre in Italia
il giorno della memoria delle vittime del Covid.
I camion dell'esercito incolonnati nel silenzio dell'alba,trasportavano i morti di Bergamo,quelli per i quali non c'era più posto nel cimitero della città.

 

🙏🙏🙏

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