Mi descrivo
......a volte basta solo esistere, per essere felici :-) altre volte basta trovare chi ci rende speciali :-) e non lasciarlo più andare..... altre volte basta accontentarsi.... di quello che si ha....
Una volta un cardellino fu ferito a un'ala da un cacciatore. Per
qualche tempo riuscì a sopravvivere con quello che trovava per
terra. Poi, terribile e gelido, arrivò l'inverno.
Un freddo mattino, cercando qualcosa da mettere nel becco, il
cardellino si posò su uno spaventapasseri. Era uno spaventapasseri
molto distinto, grande amico di gazze, cornacchie e volatili
vari.
Aveva il corpo di paglia infagottato in un vecchio abito da
cerimonia; la testa era una grossa zucca arancione; i denti erano
fatti con granelli di mais; per naso aveva una carota e due noci
per occhi.
"Che ti capita, cardellino?", chiese lo spaventapasseri, gentile
come sempre.
"Va male. - sospirò il cardellino - Il freddo mi sta uccidendo e
non ho un rifugio. Per non parlare del cibo. Penso che non rivedrò
la primavera".
"Non aver paura. Rifugiati qui sotto la giacca. La mia paglia è
asciutta e calda".
Così il cardellino trovò una casa nel cuore di paglia dello
spaventapasseri. Restava il problema del cibo. Era sempre più
difficile per il cardellino trovare bacche o semi. Un giorno in cui
tutto rabbrividiva sotto il velo gelido della brina, lo
spaventapasseri disse dolcemente al cardellino.
"Cardellino, mangia i miei denti: sono ottimi granelli di
mais".
"Ma tu resterai senza bocca".
"Sembrerò molto più saggio".
Lo spaventapasseri rimase senza bocca, ma era contento che il suo
piccolo amico vivesse. E gli sorrideva con gli occhi di noce.
Dopo qualche giorno fu la volta del naso di carota.
"Mangialo. E' ricco di vitamine", diceva lo spaventapasseri al
cardellino.
Toccò poi alle noci che servivano da occhi. "Mi basteranno i tuoi
racconti", diceva lui.
Infine lo spaventapasseri offrì al cardellino anche la zucca che
gli faceva da testa.
Quando arrivò la primavera, lo spaventapasseri non c'era più. Ma il
cardellino era vivo e spiccò il volo nel cielo azzurro.
spaventapasseri innamorato
Lo spaventapasseri è innamorato
di Guido Visconti – ill. Giovanna Osellame
Tra spighe di grano e uccellini che cinguettano, nasce un amore.
Fin qui tutto sembrerebbe un banale e scontatissimo topos
idilliaco. E questo libro non lo avremmo mai recensito se non
avesse avuto due protagonisti alquanto inusuali. Gustavo, spaventapasseri, è innamorato di
Cornelia, la spaventapasseri del campo accanto al suo. Vorrebbe
abbracciarla, ma ovviamente non può; sua unica complice è,
talvolta, una brezza che soffiando leggera gli scompone un po’ la
manica della giacca, permettendogli di salutare la sua amata. Ma
Gustavo è buono e disponibile con tutti e questa sua attitudine a
far del bene lo ricompenserà in pieno, donandogli, alla fine, la
vicinanza con la sua innamorata. Per chi ama le storie
romantiche!
Spaventapasseri mi chiamo, son mezzo uomo mezzo ramo. Con i miei
vestiti sbrindellatimi metton sempre in mezzo ai prati E in mezzo
ai prati e in mezzo ai campi, con pioggia e sole, vento e lampi, io
caccio via tutti gli uccelli, che siano brutti o siano belli. Ho un
gran cappello in testa (Giovanni dice che sia una cresta…..) E una
camicia verde e rossa ( Francesca dice che è un po’ grossa…. ) Ho
pantaloni rattoppati, calzini scomodi e bucati E intorno al collo
un fazzoletto (Vanessa dice che è perfetto….). Se arriva in volo un
passerotto, lo guardo subito di brutto. La mia occhiata gli fa
effetto e scappa subito detto-fatto. Se invece arriva un corvo
nero, divento brutto per davvero e l’uccello scuro scuro vola via
di sicuro. C’è solo un timido uccellino che non va via, mi sta
vicino. Va bhe’ lo confesso: quell’uccellino ha il mio permesso. Si
chiama scricciolo ed un giorno, proprio alla fine dell’inverno, s’è
fatto il nido, divertito, in tasca del mio vestito. Da allora, se
mi sento solo, osservo scricciolo e il suo volo e il sole sparge in
mezzo ai prati arcobaleni colorati. Se la tristezza mi passa
accanto, ascolto scricciolo e il suo canto. Son mezzo uomo mezzo
ramo, spaventapasseri mi chiamo. Di: Elio Giacone