Il silenzio
Immerso nella notte tu soltanto
a dilatare il tempo all’infinito
fissando la tua storia a cuore aperto:
che cosa ne farai di questa vita?
È la domanda che pone la demenza
ma l’anima lo sai è sofferenza
e l’incombenza d’essere la svena.
Questa poesia non è recente, come anche una parte delle altre che qui si possono leggere. Appartiene ad anni passati che ben ricordo, intensi per attività e iniziative: studio, sport, lavoro, qualche storia importante, speranze, attese di vario genere, e chi più ne ha più ne metta senza paura di esagerare.
Non credo sia anacronistico postare scritti passati: se lo fosse, allora quello che si è adesso non dipenderebbe per niente dal trascorso vissuto, ma sappiamo che questo non è vero e che a plasmare e comprendere una vita concorre anche e soprattutto il passato, con l’esperienza accumulata in anni che non ritorneranno mai più.
In anni ormai involati pensavo e agivo come se fosse doveroso dimostrare al mondo e a me stesso di essere qualcuno, con la conseguenza di essere stato sempre in corsa per afferrare l’obiettivo che mi ero prefissato di raggiungere. Così comportandomi ho riportato qualche successo, ma non sono mancati gli insuccessi e a seguire gli scoraggiamenti da cui mi dovevo riprendere al più presto per preparare una nuova partenza! E via continuando di questo passo, almeno fino a quando non ho compreso che per vivere bene non è poi tanto necessario dimostrare al mondo di essere qualcuno, e soprattutto imparando a essere un buon amico di me stesso.
Oggi mi ripeto, quando l’occasione lo richiede, che in un gruppo di persone la più fortunata non è quella che possiede più delle altre, ma la più contenta di tutte pur possedendo soltanto quanto basta, perché rimanendo nel tempo serena e tranquilla vivrà in quel tempo i migliori anni della sua vita.
Sereno Weekend