Creato da Karmelia il 19/02/2007
Il mito e l'antica cultura della Dea Madre

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Artemisia e le altre: miti e riti sulla violenza di genere

Post n°61 pubblicato il 28 Ottobre 2017 da Karmelia
 

Il titolo del loro saggio  di Marialuisa Vallino e Valeria Montaruli, rispettivamente magistrato e psicanalista e criminologa, fa riferimento alla vicenda di Artemisia Gentileschi, celebre pittrice seicentesca, ma anche vittima di stupro, come “altre” donne. L’evidenza quotidiana della violenza risalta nelle pagine di cronaca e sottolinea di continuo l’aberrante fenomeno di “genere” che riguarda i maltrattamenti fisici, gli abusi psicologici, gli omicidi. Gli scenari della violenza perpetrata nei confronti delle donne sono infiniti e occorre riflettere sul senso profondo del femminile e sulla soggettività lesa.

Cosa si cela dietro le protervie umane? Perché la Dea antica, madre, sposa e sorella dell’uomo è stata violata? E quali gli scenari tipici in cui la violenza si concretizza? Infine, esiste un modo per canalizzare in maniera sana e creativa il dolore? L’intento delle autrici è quello di fornire una nuova chiave di lettura del fenomeno, attraverso una ricostruzione storico-mitologica del Femminile e del Maschile, quali strutture di identità e di relazione, con particolare attenzione al ruolo degli Archetipi. La teoria archetipica può aiutarci ad individuare le tracce endopsichiche che impediscono un rapporto sano con l’altro, andando alle origini dei comportamenti che inducono a relazioni caratterizzate da ostilità e violenza. L’incontro maschile-femminile troppo spesso si tramuta in un amplesso mortifero, e l’alterità annullata, viene inesorabilmente asservita ai bisogni personali.

I vari capitoli esaminano le espressioni simboliche appartenenti alla vasta cultura umana, con interessanti e ricchi rimandi ai temi mitici della letteratura e della tragedia greca, che vengono contestualizzati. Particolare rilievo assumono, in tal senso, le figure del mito che implicano la coniunctio oppositorum, il superamento della scissione, la ricerca di unità.

Un ulteriore approfondimento riguarda la descrizione di casi, tratti dall’attività clinica e peritale, che permettono al lettore di entrare nel vivo di percorsi analitici (attraverso il sogno) e narrativi (testimonianze).

Le dichiarazioni di vittime e aggressori illustrano le dinamiche intra e intersoggettive dei delitti aventi come vittime le donne. La peculiarità dell’aggressore e dei suoi agiti traccia un percorso conoscitivo all’interno della criminodinamica e riflette la necessità di esplorare sempre più approfonditamente anche le caratteristiche delle vittime. E’ un testo divulgativo sotto il profilo psicologico-clinico, giuridico, criminologico, storico-antropologico. Viene svolta  una disamina degli strumenti spiccatamente preventivi, oltre che repressivi, in tema di stalking, femminicidio,  che hanno finalmente colmato un vuoto normativo relativo ai comportamenti sussumibili nella violenza nei confronti delle donne, fornendo nuovi strumenti di tutela delle parti offese. Il processo, analogamente alla stanza dello psicanalista e all’esperienza dei centri antiviolenza, è un luogo privilegiato di narrazione della violenza. Il racconto, dentro e fuori il processo, è un viatico imprescindibile, per risanare  le lacerazioni delle vittime e per impostare un nuovo rapporto con l parte maschile, dentro e fuori di sé.

Nelle parti conclusive, le autrici formulano proposte d’intervento in campo preventivo e trattamentale: la narrazione, l’accesso a nuove risorse, ma soprattutto la consapevolezza profonda, muovono in direzione del rispetto e riconoscimento di sé e degli altri.

“L’obiettivo”, precisano Vallino e Montaruli, “è quello di affermare il valore dei “riti” connessi alla rinascita, di stimolare il rapporto osmotico tra Maschile e Femminile, in vista del superamento della scissione”.

“Il saggio di Marialuisa Vallino e Valeria Montaruli è una tappa importante nel percorso di comprensione della violenza di genere. All’affascinante storia mitologica delle figure maschile e femminile, dei loro intrecci e contrasti, della supremazia dell’uno sull’altra, contenuta nella prima parte del libro, segue una fondamentale trattazione legale, informativa, esplicativa dei soprusi maschili sulla donna (…) Mai prima di questo libro la violenza di genere era stata affrontata in modo tanto completo e approfondito, dagli archetipi junghiani che ci permettono di fare chiarezza in caratteri e comportamenti di vittime e carnefici alle varie sfaccettature della legge e degli strumenti per modificare in senso positivo una realtà aberrante, anacronistica in un Paese evoluto del terzo millennio”.

 

(dalla prefazione di Cinzia Tani, giornalista e scrittrice)

 
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CROCE COSTANTINIANA

Post n°60 pubblicato il 28 Settembre 2014 da Karmelia

Dal tesoro di Desana -gioielleria occultata dai Visigoti risalente al IV , V secolo- la Croce di Costantino viene mostrata al pubblico a Milano nel marzo 2013, nella mostra di Palazzo Reale “Costantino 313”, mostra di archeologia e arte che ha offerto più livelli di interesse.

Tra più di duecento oggetti esposti in nome della tolleranza religiosa spicca il bel pendente a forma di crocetta in oro, granata e smeraldo.

Il gioiello si fregia di incisioni di talentuosa fattura di pampini d’uva nella lunghezza dei bracci che corredano un fiore centrale a sei petali  e di una simbolica  brocca nel basso del braccio più lungo. La brocca non può che riportarci alla creativa Elena, mamma di Costantino, simbolo femminile di abbondanza e di vita.

                                                                                CARMELA AMATI

 
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Ode a Melusina

Post n°59 pubblicato il 08 Marzo 2014 da Karmelia

Melusina è uno dei miti medioevali che le donne tutte dovrebbero conoscere perchè ha i tratti dell'archetipo primordiale femminile.

In occasione dell'8 marzo dedico a noi donne alcuni versi tratti da una ballata di un poeta contemporaneo Antonio Porta dedicata alla donna-sirena Melusina

  

Questa è l'età dell'oro

delle piogge rotonde e dolci

delle donne gentili,

dei cieli intessuti di gelsomini

dei soli vorticanti

che le zolle rendono feconde.

Questa è un'età che finisce  ora come sempre,

qui come altrove,

come il giorno succede alla notte,

come la notte prepara il giorno.

Così si va via

dalla mattina alla sera,

dalla sera alla mattina

nell'aria cristallina

 
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foto

Post n°58 pubblicato il 04 Febbraio 2014 da Karmelia
Foto di Karmelia

 
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Il Bafometto di Cisternino

Post n°57 pubblicato il 23 Novembre 2013 da Karmelia

Non immaginavo certo di imbattermi nell’immagine di un “bafometto” nel piccolo centro di Cisternino.

Ero alla ricerca della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli certa di trovarla nel meraviglioso centro storico del paese.

Imboccata la Via di Santa Maria di Costantinopoli ero sicura di imbattermi nel tempio, ma di questo nessuna traccia.

Non convinta cercavo tra i vicoli adiacenti un qualcosa che mi ricordasse una presenza medioevale o almeno mi esprimesse la presenza del culto di Maria di Costantinopoli.

E guarda e riguarda finalmente eccolo lì : dallo spigolo di congiunzione tra due muri imbiancati dalla calce sbalzava vigoroso un anaglifo con tratti evidenti di un volto tenebroso e misterioso come se ne vedono in giro tra i nostri centri a caratterizzazione medioevale .

I Bafometti rappresentavano un’antica segnaletica  del luogo dove i Cavalieri del Tempio innalzavano chiese ed ospizi.

Il Bafometto  termine di derivazione greca – baphe e metis  “battesimo di saggezza”- è l’essere androgeno, esoterico,  secondo l’Inquisizione , adorato dai templari e che fu concausa della loro esecuzione sul rogo

Sapevo della presenza dei monaci Basiliani che per primi intitolarono il luogo Cisterninum ( al li là di Sturmium, il nome romano di Ostuni) ma non ero a conoscenza della presenza di Cavalieri Templari in quella zona.

Carmela Amati

 
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