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Un blog creato da Soul_Inside il 16/04/2009

I love pitbull

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Storia dell' A.P.B.T.

Post n°1 pubblicato il 16 Aprile 2009 da Soul_Inside
 

 

Le origini dell'American Pit Bull Terrier sono molto antiche e trovano sicuramente le loro radici in quel gruppo di molossoidi impiegati dai guardiacaccia nell'Inghilterra dell’Età di Mezzo.

 

Erano questi il Bandog, anche detto Tydog, e l'Alaunt: cani tanto forti e possenti da riuscire ad atterrare e bloccare il malcapitato fintantoché non sopraggiungeva il padrone.

 

Ancor prima, però, aveva fatto la sua comparsa a fianco dell’uomo quel variegato ceppo di cani da combattimento, dai Canes pugnaces romani ai Pugnax britanniae dell'isola britannica, che da secoli avevano dato vita ai combattimenti nelle arene: non solo tra cani ma anche con animali di diversa specie e mole: scimmie, orsi, tori … dando vita ad uno spettacolo tanto crudele, quanto apprezzato dal pubblico dell’epoca.

 

 

D'altra parte fino ad almeno il XVII-XVIII secolo non si riesce a distinguere coerentemente una razza dall'altra.

 

Colpa, oltre che di un totale disinteresse per la classificazione degli uomini dell'epoca, anche di quella schiera di nomi diversi utilizzati per indicare uno stesso modello di cane: un molosso agile e forte, adatto perlopiù a lottare.

 

 

Così per tutto il XVI secolo i cani da combattimento erano genericamente chiamati Mastiff, mentre nel secolo successivo viene preferito il nome Bulldog per indicare con maggiore precisione quel cane impiegato per la lotta con il toro.

 

 

Quando il seguitissimo sport del toro tormentato dal cane (bull-baiting) è stato dichiarato illegale in Inghilterra nel 1835 quello del combattimento di due cani  l'uno contro l'altro crebbe in popolarità  per riempire il vuoto creatosi.

 

Un punto di contesa nella storia dell'APBT è se questi cani  combattenti fossero essenzialmente una nuova razza di cane creato specificatamente per questo diffuso passatempo.

 

Alcuni autori, particolarmente Richard F. Stratton, hanno teorizzato che l'APBT rappresenti essenzialmente la stessa razza di cani utilizzati nel Rinascimento per combattere contro i tori: razza pura non mescolata con  nessun altra razza canina.

 

Questi autori considerano il nome attuale, American Pit Bull Terrier, una doppia inesattezza, poiché, a parer loro, la razza non è di origine americana e non è un terrier.

 

Per Stratton quando, tra la fine dell '800 e i primi del '900, la cinofilia ufficiale cominciò a organizzare i primi show, vi furono in U.S.A. massicce importazioni di bulldog inglesi branchignati (da esposizione). La stampa ufficiale per snobismo ed esterofilia (i cani europei erano considerati più "chic" in confronto alle rudi controparti americane) cominciò a considerare quelli i veri bulldog, grossi e potenti e a ritenere che i soggetti americani, più leggeri, alti sugli arti e non branchignati, fossero stati "imbastarditi" con l'immissione di sangue terrier. Da allora cominciò a diffondersi, ma solo tra i giornalisti e gli organi di stampa dell'East Coast, l'appellativo di bull terrier o (pit) bull-terrier mentre tra gli allevatori e gli appassionati continuò ad essere usato il sostantivo "bulldog". 

 

Altri autori che hanno svolto ricerche sull'argomento, come il Dr. Carl Semencic, asseriscono che l'APBT è il prodotto di un incrocio tra cani  combattenti di un tempo e terrier  e che la razza semplicemente non è esistita nella sua forma attuale durante il Rinascimento. Essi asseriscono che quando pensiamo ai terrier della stirpe dell'APBT, non dovremmo immaginare  l'attuale cane di spettacolo come gli Yorkshire Terriers, ma  invece i terrier da lavoro (probabilmente ora estinti) quelli  che sono stati allevati con grande tenacia per la caccia.

 

Nel capitolo "History of the working bulldog" l'autrice Diane Jessup fa sua la tesi di Stratton (che considera il pit bull l'antico originale bulldog) con la differenza che ritiene probabile una qualche immissione di sangue terrier  tra l '800 e il '900 in U.S.A., in quella stretta minoranza di bulldog che furono perfezionati per il dog fighting. In ogni caso questo "innesto" non ha riguardato il 98-99% dei pit bull di mole media o grande che hanno sempre avuto degli utilizzi diversi, molto più umani e utilitaristici.

 

Gli antenati immediati del moderno APBT, in ogni caso, erano cani  combattenti irlandesi e inglesi importati negli Stati Uniti nella metà del XIX secolo, quando i combattimenti tra cani, tori ed orsi furono messi al bando in Gran Bretagna (nel 1829) e il Bulldog rischiava così di ritrovarsi disoccupato.

 

 

Una volta negli Stati Uniti, la razza si è allontanata leggermente da ciò che era stato prodotto in  Inghilterra e Irlanda.

 

In America, dove questi cani furono utilizzati non solo come lottatori, ma anche come cani da presa (cioè, per recuperare con la forza maiali e bestiame randagi) e come cani da guardia, gli allevatori  cominciarono a produrre un cane leggermente più grande, più lungo di gambe.

 

 

Per tutto il diciannovesimo secolo, questi cani sono stati conosciuti con una varietà di nomi. "Pit Terriers", "Pit Bull Terriers, "Half and Half", " Staffordshire Fighting Dogs", "Old Family Dogs" (il nome irlandese) "Yankee Terriers" (il nome settentrionale) e "Rebel Terriers" (il nome meridionale) .

 

 

Nel 1898 Chauncy Bennet  fondò lo United Kennel Club (UKC) con l'unico scopo di registrare i  " Pit Bull Terriers" poiché l’AKC non voleva avere niente a che fare con loro.

 

 

Originariamente, egli aggiunse  la parola" Americano"  al nome e fece cadere "Pit". Questo non ha soddisfatto, però, tutte le persone vicine alla razza, cosicché più tardi la parola "pit" è stata aggiunta dietro al nome in parentesi come un compromesso. Le parentesi sono infine state rimosse dal nome qualche decennio fa.

 

Un'altra associazione che si interessa della registrazione dell'APBT è l'Associazione  Americana  di allevatori di cani (ADBA) che è stata varata nel Settembre 1909 da Guy McCord, un amico intimo di John P. Colby.

 

 

Ora sotto l'amministrazione della famiglia Greenwood, l'ADBA continua a registrare solo APBT ed è più in armonia con l'APBT come  razza che con  l'UKC. L'ADBA sponsorizza spettacoli, ma  in maniera più importante, sponsorizza  competizioni  di tiro col peso che provano la forza dei cani, il vigore, e il cuore. Pubblica anche una rivista trimestrale dedicata all'APBT chiamata la Gazzetta dell'  American Pit Bull Terrier.

 

Nel 1936, grazie a "Pete il cucciolo" nello "Lil Rascals" e "Our Gang" un pubblico molto più ampio  ha familiarizzato con l'APBT, e l'AKC è saltata sul carro di sfilata e ha registrato la razza col nome di "Staffordshire Terrier". Questo nome è stato cambiato in "American Staffordshire Terrier" (AST) nel 1972 per distinguerlo dal suo più piccolo, "froggier", cugino inglese lo  Staffordshire Bull Terrier.

 

L'American Staffordshire Terrier è stato infine riconosciuto dalla F.C.I nel 1985 e il 9 Luglio dello stesso anno pubblicato lo standard; l'ultimo standard della razza risale al 3 Settembre 1996.

 

 

 
 
 

domande e risposte

Post n°2 pubblicato il 16 Aprile 2009 da Soul_Inside
 

 

1) Come si riconosce un pit bull?

* Il pit bull ha due standard, redatti dalle due associazioni diverse che lo tutelano. L'ABDA e l'UKC. Il neofita, comunque non dovrebbe notare la differenza. In entrambi i casi si tratta di cani di forte ossatura, testa larga, pelo raso che può essere di tantissimi colori. Lo si può confondere con l'amstaff. Il color cioccolato e il bianco puro sono caratteristici del pit bull e molto rari nell'amstaff. La caratteristica più evidente che distingue le varietà ABDA e UKC è forse la taglia. Mentre nel primo la media è intorno ai 18kg nel secondo può raggiungere i 30 kg,. Si tratta quindi comunque di cani di taglia relavivamente contenuta. Quando si sente parlare di "enormi mastini" non si tratta di Pit Bull

2) Pit bull è sinonimo di cane da combattimento?

Pit bull è il termine più sbrigativo e colloquiale con cui si indica la razza "American Pit bull terrier" (come dire "setter", per "setter inglese" o "husky" per "siberian husky"). La razza è stata (ed è) utilizzata nei combattimenti, al pari di tantissime altre (akita inu, shar-pei, kerry blue terrier, bulldog, bouledogue francese, tosa inu... solo per citarne alcune). Ovviamente appartenere a questa categoria non significa essere combattenti, ma solo averne conservato l'attitudine. Del resto, quante sono le razze da pastore impiegate a condurre greggi? E la caccia col levriero, non è vietata? Il pit bull, al pari di molte altre razze, oggi è soprattutto un cane da compagnia, spesso impiegato in altre attività sportive o sociali (agility, pet therapy, protezione civile, weight pulling, ecc.)

3) Le cronache recenti riportano diversi i casi di aggressioni ad esseri umani attribuite ai pit bull. Si tratta sempre di American Pit Bull terrier?

* No. Nell'accezione comune, ormai si definisce pit bull qualsiasi cane di indole aggressiva (come sinonimo di "mastino", "cane da combattimento", "cane marziale", nell'errata convinzione che i cani da combattimento siano pericolosi anche per l'uomo.

4) E' vero che l'american pit bull terrier è una razza recente creata appositamente per i combattimenti?

*E' nato nel '700...il che la dice lunga anche sulla sua creazione "in laboratorio". Non è tra le razze più recenti e nel corso dei secoli ha svolto numerose mansioni utilitarsitiche, tra cui la guardia al bestiame e la caccia ai nocivi .

5) E' vero che il l'american pit bull terrier non sente dolore, perche' geneticamente modificato?

*Il pit bull ha una soglia di dolore piuttosto alta. E questo è tutto..

6) E' vero che il l'american pit bull terrier ha la mascella a scatto che una volta chiusa non si riapre?

*No. E' una classica leggenda metropolitana. Ha semplicemente una presa molto salda.

7) E' vero che non esistono veri allevatori di american pit bull terrier perche' il pit bull non puo' avere Pedigree?

*Il pit bull "può" avere il pedigree, seppure non riconosciuto dall'Enci. Esistono anche in Italia allevatori che stanno mettendo a punto un registro di razza italiano, questi seri allevamenti possono consegnare pedigree e mostrare per i loro riproduttori pedigree originali delle due associazioni americane che arrivano ad elencare 9 generazioni contro le 4 comunemente fornite dall'ENCI. I veri allevatori non sono quelli con l'affisso ENCI, ma quelli che selezionano seriamente una razza.

8) E' vero che il Pit Bull è un terribile cane da guardia?

*Non è "per niente" un cane da guardia. Al massimo "può" essere un cane da difesa personale, addestrandolo. Questo gli si addice molto di più, in quanto è un cane che ha bisogno del contatto umano. Solo alcuni soggetti fanno la guardia, di solito se vivono in coppia o in gruppo, ma probabilmente tendono a difendere il loro gruppo o il loro compagno, più che il territorio in se stesso.

9) E' vero che il Pit Bull ha una soglia di stimolo molto bassa e bastano piccoli movimenti fraintesi per farlo aggredire?

*E' falso. Il pit è un cane estremamente riflessivo e ci pensa duemila volte prima di aggredire una persona. Verso i cani invece è velocissimo a reagire, se viene sfidato.

10) Il l'american pit bull terrier non è un cane adatto alle famiglie?

*Il pit bull è un eccellente cane da famiglia, se la famiglia è composta da persone responsabili e di buon senso.

11) E' vero che il Pit Bull è pericoloso specialmente per i bambini?

*Il pit bull ben allevato e ben accudito può tranquillamente restare solo in compagnia di un bambino (altrettanto educato) senza preoccupazioni, ovviamente sotto il controllo degli adulti e questo vale per il pit bull come per tutte le altre razze.

12) E' vero che nei pit bull si è selezionata un'aggressività maggiore verso l'uomo?

*E' vero il contrario: nemmeno nei cani impiegati veramente nei combattimenti si selezionava aggressività verso l'uomo e i soggetti aggressivi, venivano eliminati dalla selezione.I combattimenti in origine erano codificati secondo regole ben precise. Come nel pugilato, dove i combattimenti si vincono per KO, a punti o perche' l'avversario getta la spugna, spesso si rendeva necessario spesso che il proprietario, il giudice o chi altro fosse piu' vicino all'azione, si recasse a prendere i cani per portarlo fuori dal ring. Possiamo quindi comprendere quanto, per un cane in piena eccetiazione, la disponibilita' a farsi manipolare da uomini anche estranei dovesse essere alta.

13) I cani utilizzati nei combattimenti sono pericolosi anche per l'uomo?

*ovviamente no.

14) Tutti i pitbull sono aggressivi con i conspecifici?

*Tendenzialmente si. E' possibile limitare il rischio. Il proprietario che voglia minimizzare i problemi di convivenza in un centro urbano, dovrebbe socializzarlo e abituarlo alla presenza di altri cani, tenendolo sempre sotto controllo. Potremo ottenere un cane che non cerca grane, ma verosimilmente avremo un cane che non si tirerà mai indietro di fronte a una sfida, nemmeno se si tratta di un cane piccolo ma coraggioso (ce ne sono tanti in giro).

15) C'è qualcosa di anormale nei loro istinti o rientrano nei comportamenti normali della specie?

* Come in tutte le altre razze, si sono esaltate alcune caratteristiche carattieriali paraltro presenti anche nel lupo. I cani di razza sono animali specializzati, ma tutti i compiti utilitaristici svolti dal cane, riprendono istinti presenti nel lupo. Il pastore, raggruppa le pecore con le stesse tecninche con cui il lupo accerchia il branco di erbivori per isolare la preda da cacciare. I segugi seguono le piste allo stesso modo dei lupi quando iniziano le battute di caccia. Nei cani da ferma si riprende la tecnica dell'agguato. I levrieri riprendono la fase finale della caccia nella quals si abbatte la preda. Il pit bull è bravo a lottare. E lo fa esattamente come lo fanno i lupi. Non c'è niente di innaturale di per se è innaturale (e immorale) farglielo fare per sport.

16) E' vero che i pit bull si avventano su qualsiasi cane, cercando di ucciderlo indipendentemente dal fatto che si tratti di un cucciolo, di una femmina, di un cane che si sottomette o di un cane che accetta la sfida?

*Non è certo una caratteristica del pit bull. La stragrande maggioranza dei "veri" pit bull morde solo se viene sfidata. Il rispetto verso femmine e cuccioli, poi, è altissimo...ma se si mettono un maschio e una femmina da combattimento in un ring, lotteranno. A loro piace lottare. Ma gli piace SOLO se sono di fronte a un avversario altrettanto determinato... altrimenti non cominciano neppure. Vi possono invece essere problemi di aggressività scriteriata solo se i cani non sono cresciuti correttamente (carenze di imprintig, anomalie o traumi nella primissima infanzia), come per tutte le razze. Ricordiamo che il Fight NON E' l'American Pit Bull Terrier. Il Fight è un impiego che gli fu affidato ma è sempre sato parallelo a una vita "sociale" che questi cani aveavano nelle fattorie, nelle colonie, o nelle città.

17) Ci sono differenze nel livello di mordacità tra le varie razze?

*Sì, ma oltre alle differenze di razza ci sono anche quelle soggettive (da soggetto a soggetto). In ogni caso, i pit (e i terrier di tpo bull in generale) soo tra i meno mordaci in assoluto nei confronti dell'uomo. Siccome il pit bull non conosce la paura, non si sente mai in pericolo ed è estremamente difficile che morda per paura (cosa più frequente in altre razze). Potrebbero al limite mordere per istinto predatorio. Se invece si parla di mordacità verso i cani, i TTB in questo caso sono ai primissimi posti. Non sono e non saranno mai "cani da parco", anche se possono diventarlo con un'adeguata socializzazione del cucciolo.

18) Ci sono razze che non si dovrebbero mai portare nei luoghi molto frequentati?

*No. Ci sono singoli soggetti, in tutte le razze, che non danno garanzie sufficienti o per scarso equilibrio caratteriale, o per cattiva gestione. Causa numero uno di tutti i problemi è - per esempio - la scarsa socializzazione, più frequente nei cani da guardia e difesa perchè c'è ancora la SBAGLIATISSIMA convinzione che questi cani non debbano essere socializzati, altrimenti poi "non funzionano" più.

19) Ci sono razze che non si dovrebbero mai lasciare libere?

No. Ci sono singoli soggetti che è preferibile non lasciare liberi, molto sta nell'intelligenza del padrone e nell'educazione del cane.

20) Dobbiamo temere quando portiamo i cani al parco?

*E' sempre meglio stare all'erta, dal momento che ci sono in circolazione cani (di tutte le razze) assolutamente mal gestiti, non educati, non socializzati e fuori controllo. Tuttavia il panico immotivato può essere controproducente.

21) L'addestramento può rendere il cane più mordace e pericoloso?

Aizzare un cucciolo di due mesi contro i gatti, i piccioni e tutto quello che si muove significa avere un adulto pronto ad azzannare il primo bambino che passa di corsa. L'addestramento ai combattimenti (quando c'è) non è comunque impostato sulla violenza e sulla fame, come le dicerie popolari vogliono far credere. Nessun cane viene infilato in un sacco e picchiato per renderlo aggressivo. Ance ai fini di un eventuale impiego nei combattimenti sarebbe controproducente. Deltutto fuorviante, poi, considerare l'addestramento per l'utilità (che comprende anche i famosi "attacchi") come tendente ad aumentare l'aggressività del cane. Purtroppo quest'attività non è molto ben regolamentata e chiunque può improvvisarsi addestratore. Possono esserci casi di persone poco professionali che cercano di stimolare l'aggressività con ogni mezzo. Ma questo non costituisce la regola. L'addestramento con finalità sportive è improntanto solamente sul gioco. Non rende il cane aggressivo, ma richiede obbedienza e capacità di dialogo col cane. Al contrario di ciò che comunemente si pensa, i cani addestrati sono più controllabili, tant'è che le statistiche riportano che la quasi totalità delle aggressioni riguarda cani di casa, cresciuti piuttosto indipendenti e non cani addestrati.

22) E` un cane facilmente addestrabile?

E' un eccellente cane da lavoro. Come gran parte dei molossoidi il Pit Bull puo' essere facilmente imbrigliato nel gioco e tramite questo si puo' fargli fare veramente di tutto. Ovviamente riescono bene gli addestratori che conoscono bene la razza e non quelli che cercano di applicare pari pari metodi concepiti per razze molto diverse, come i lupoidi, tanto per fare un esempio.

23) Volendo praticare un'attivita` insieme al mio cane, cosa sarebbe piu` indicato?

* Per chi ha un Pit Bull ed e' alle prime armi e' consigliatissima l'agility, ma e' chiaro che deve avere gia' un ottima obbedienza di base ed essere un soggetto ben socializzato. L'obedience e' altamente consigliata per i neofiti che cosi' impareranno ad avere un ottimo rapporto col loro cane e un soggetto ben educato. Per i conduttori piu' esperti ci sono l'Utilita' e difesa, il Mondioring e la Protezione Civile. Per quest'ultima occorre ricordare che e' un servizio di volontartiato sociale serio, che richiede impegno e costaza e l'assunzione di un senso di responsabilita' continua e duratura. Ancora, il pit bull eccelle nel weight pulling (nella sua categoria di peso), nelle gare di obbedienza e pista, lavora nei gruppi SAR di ricerca e soccorso, compete nei trials come cane da pastore per il bestiame e nelle fattorie ed è utilizzato come cane da presa per la caccia al cinghiale ed infine , lavora come PET THERAPY DOG nelle case di riposo di tutta l'America.

24) potrei partecipare alle gare per conseguire i brevetti di utilita` in Italia?

Si. Al momento il nuovo regolamento IPO tedesco non limita la partecipazione di cani senza pedigree o meticci. Per il regolamento in caso di contestazioni fa testo la versione tedesca, la quale recita che possono partecipare alle prove IPO tutti i cani di tutte le razze senza eccezione di nazionalita' e pedigree

25) Solo una decina di anni fa, i pit bull erano sconosciuti. Le aggressioni agli uomini erano meno frequenti?

*no, i giornali avevano altre razze nel mirino. Purtroppo, è abbastanza frequente che i media cerchino di fare del sensazionalismo.

26) E' vero che i cani mordaci sono sempre maltrattati e resi tali picchiandoli e affamandoli?

*No. Il cane maltrattato o si chiude in se stesso, o si ribella e morde il padrone. Non morde il primo che passa. Affamare un cane per farlo combattere, poi, è assolutamente ridicolo: la fame indebolisce e nessun cane lotta per mangiarsi l'avversario. Si tratta dell'ennesima leggenda metropolitana.

27) Per quali ragioni i cani possono mordere?

*I cani possono mordere per mille ragioni diverse: tra le più comuni: paura (autodifesa), difesa del territorio, difesa del "branco" (leggi famiglia o gregge), dominanza, possessività, istinto predatorio.

28) Come si riconosce un cane potenzialmente aggressivo con le persone?

*Per quanto detto, precedentemente, occorre individuare i motivi per cui il cane può mordere. I cani danno sempre dei segnali precisi. Il cane che mostra forte dominanza (coda e orecchie alte, sguardo fisso e corpo irrigidito) così come quello che mostra paura (coda tra le gambe, orecchie indietro, corpo rattrappito) non andrebbero avvicinati senza un minimo di cautela. In ogni caso, si dovrebbe sempre interpellare il proprietario, prima di toccare un cane che non si conosce. Tra i segnali più espliciti vi è il ringhio. Il ringhio esprime sempre propensione a mordere.

 

 

 

 

 
 
 

il gameness

Post n°3 pubblicato il 16 Aprile 2009 da Soul_Inside

 

perché il pitbull è la razza più scelta per i combattimenti tra cani e perché il pitbull viene considerato il cane più feroce in assoluto?
In fin dei conti ci sono altri cani ben più grandi e massicci ed altrettanto aggressivi: Cane Corso, Dogo Argentino, Rottweiler, Boxer, Pastore del Caucaso, Dobermann, ecc.
La spiegazione è contenuta nel libro "Cani Pericolosi" scritto da Stefano Nicelli (tra l'altro ideatore della festa del cane meticcio) e Valeria Rossi proprio in quell'anno il 2003 in cui il problema dei cosiddetti cani pericolosi ha conquistato anche le pagine dei quotidiani nazionali oltre la discussa ordinanza Sirchia che ha gettato lo scompiglio non solo tra i cinofili ma tra tutti gli amanti degli animali.
Alla domanda perchè il pit bull è la razza più usata nei combattimenti, la risposta è stata secca e decisa: perchè è la migliore.

In un forum sui cani ci si è domandati, allora, perchè è la razza migliore.
«Perchè è la più cattiva, perchè è la più feroce?
ASSOLUTAMENTE NO!!!
E' la migliore perchè ha la massima tempra e la massima GAMENESS, quella che potremmo tradurre con determinazione, voglia di ottenere a qualsiasi costo il risultato prefisso.»
«Ci sono centinaia di cani potenzialmente più potenti di un pit bull (che ricordiamo è un cane di medio-piccola taglia: alcuni soggetti Adba non superano i 12-13 kg). Se prendiamo per esempio un pastore del caucaso o un rottweiler e gli mettiamo davanti un pit bull distratto, che sta voltando lo sguardo altrove, ebbene per il pitbull non c'è scampo.
Se però uno di questi due cani si trovasse di fronte un pitbull attento le cose cambierebbero:
a) sarebbe difficilissimo da mordere, data una agilità e una velocità del pitbull impensabile per un cane grosso e pesante anche se aggressivo come potrebbe essere un rottweiler.
b) anche se venisse morso seriamente, il pitbull non abbandonerebbe la lotta, poichè nel momento in cui ha scelto di combattere ha deciso che sarà lui il vincitore. Al contrario di molti cani di taglia grande e gigante che hanno poca tempra, e ovviamente non sono cani selezionati per combattere.»
«Tutto questo è dovuto alla struttura ed il tipo di fisicità delle razze.
Il pitbull, o meglio l'american pit bull terrier, è un cane selezionato per il combattimento, è il cane da combattimento per antonomasia.
Questo non perchè sia il più potente, ma perchè fa della rapidità l' arma vincente dei suoi combattimenti.
Un pit bull (che pesa da 13 a 27 kg) è dotato di quell'agilità, resistenza (deve muovere una massa leggera) e potenza del morso (ovvero la prerogativa di un cane da combattimento) che permettono, una medio-lunga durata del combattimento fra simili, oltre a quella caratteristica definita dagli americani come gameness, o combattività elevatissima.

Il rottweiler (42-50 kg ca.), tanto per prendere un cane di grossa taglia, è un cane bovaro, selezionato per la custodia e la conduzione delle mandrie allevate in baviera da secoli. Ha mantenuto una buona soglia di aggressività necessaria per la protezione del padrone e dei suoi averi e per dominare animali almeno 4/5 volte più grosse di lui.
Durante le guerre mondiali il carattere di questo cane è stato sicuramente incattivito, ciò ha aumentato notevolmente la sua aggressività, che oggi è ancora presente nella totalità dei soggetti.
Tuttavia il rottweiler non è il cane ideale per un combattimento essendo molto pesante e avendo alte percentuali di massa grassa, pur detenendo il record di razza canina con il morso più potente.»
Alla fine di tutto ciò vorrei chiudere con un riferimento agli autori del libro che vogliono dare una risposta ai tanti interrogativi che sono sorti e ancora perdurano su questo fenomeno dei cani pericolosi. Partendo dal concetto che i cani pericolosi di fatto non esistono. Gli autori cercano di spiegare in modo chiaro, il più semplice possibile e a volte anche accattivante, quali possono essere le vere ragioni che possono trasformare un cane da angelo a demonio; ragioni che il più delle volte vedono i proprietari e le selezioni sbagliate sul banco degli imputati.

 
 
 

caratteristiche

Post n°4 pubblicato il 16 Aprile 2009 da Soul_Inside
 

 

I PUNTI FORTI
Può piacere o non piacere, ma il pit bull è sicuramente un cane fuori dal comune. Ha il fisico di un atleta, è agile, potente, veloce e resistente. Il pelo raso non nasconde le forme muscolose del corpo. E’ un cane con doti fisiche straordinarie. L’espressione è attenta, le orecchie se sono integre si piegano indietro mostrando la parte interna quando vuole dimostrare amicizia ai compagni umani, dandogli quell’espressione un po’ infantile e un po’ imbecille che solo i cani sanno avere. Con le persone è in genere molto confidente, socievole e affettuoso, adora il contatto fisico e può passare ore a farsi coccolare. Per l’alta soglia di reazione al dolore e allo stress, reagisce anche al più maldestro dei proprietari, le visite veterinarie e quant’altro con rassegnata sopportazione. E’ sensibile e attento nelle relazioni sociali, e tende ad evitare i conflitti, soprattutto con l’uomo (non di rado anche con i cani). Tende ad essere confidente, non temere rumori, situazioni o oggetti sconosciuti. Per il pelo raso non è difficile da tenere pulito, ma è preferibile farlo dormire in casa. Non ama la solitudine e teme il freddo. Ha una ridotta tendenza ad abbaiare.

 

I PUNTI DEBOLI
La sua grande energia e forza fisica non sono da sottovalutare. Un pit bull di 20 chili può saltare come un grillo, tirare come un bue ed essere decisamente difficile da gestire se è eccitato, fuori controllo e non educato. Proprio l’eccitabilità è uno dei maggiori problemi nel gestire questi cani. Sensibili e pronti ad ascoltarvi in qualunque altro momento, quando sono eccitati possono essere realmente pericolosi, per la tendenza a saltare e cozzare addosso, tirare, usare la forza per ottenere ciò che vuole. Alcuni maschi adulti possono essere incredibilmente coscienti della propria forza fisica e caratteriale, e imporsi sull’uomo anche senza una minaccia apparente.
Gestire questo tipo di cane richiede notevole esperienza e abilità. L’impulso predatorio tende ad essere alto, e sono cani che una volta iniziata la caccia difficilmente si fermano. La tolleranza verso gli altri cani varia da individuo a individuo, alcuni soggetti sono molto socievoli e tolleranti, altri reagiscono con eccitazione e/o sfidando il possibile avversario. Il vero problema con un pit bull non è se può capitare un incidente (una aggressione), ma cosa succede in caso di incidente. La loro selezione si basa su una caratteristica nota come “gameness”, la tendenza ad affrontare senza interrompere lo scontro prede anche pericolose. Un pit dotato di “gameness” non smetterà di attaccare fino ad aver eliminato l’avversario, qualunque cosa succeda.

 


 

 
 
 

A.D.B.A. e U.K.C.: quali differenze?

Post n°5 pubblicato il 16 Aprile 2009 da Soul_Inside
 

innanzitutto bisogna chiarire che si tratta di un’unica razza, con due diverse tipologie ben distinguibili tra di loro.

La prima cosa da fare, allora, è partire dalla funzione per cui le due linee sono state selezionate negli anni.

Lo standard A.D.B.A., infatti, prevede la conformazione del Pit Bull tale da essere pratica nei combattimenti.

Oramai illegali, ma molto in voga in America fino alla Legislazione del ’70.

Per questo, nella selezione del pit bull ADBA, molti allevatori tendevano ad accentuare i caratteri tenaci e combattivi dei terrier.

Le principali caratteristiche imposte dallo standard, pertanto, sono la testa a cuneo che fa sì che il morso possa essere molto più compatto ed incisivo, interessando una minore superficie.

Anche il quarto anteriore è più importante rispetto al resto del corpo, per non risentire degli attacchi frontali; il posteriore, invece, si presenta longilineo e degrandante in modo da consentire una spinta senza dubbio migliore.

Completa il quadro un’ossatura leggera per non appesantire il cane e una percentuale di grasso tendente allo zero.

Per i pit men ADBA, infatti, un cane con la conformazione fisica dell’UKC, per quanto di grosso impatto, non avrebbe resistito più di 15 minuti in un’arena: si sarebbe subito spompato dalla fatica, e sarebbe caduto sotto i colpi dell’avversario.

Un cane leggero e nevrile, invece, con un peso che va dai 15 ai 22 Kg, sarebbe riuscito a reggere il combattimento più a lungo, e con migliori prospettive di vittoria.

A questo, infine, aggiungiamo una soglia del dolore altissima procurata da una produzione di adrenalina fuori dal comune.

Nell'APBT U.K.C., viceversa, troviamo assai accentuata la caratteristica denominata "tratto mastinoide".

Lo standard UKC, infatti, prevede un pit bull di cosiddetta "linea pesante", cioè di peso superiore al pit bull A.D.B.A., e di maggiore consistenza sia nell’ossatura che nei muscoli a scapito, come abbiamo visto, della resistenza.

Nell'A.P.B.T UKC, inoltre, troviamo a livello caratteriale un'aggressività ridotta, "calmata".

Il tutto è dovuto ad anni di selezione mirata ad ottenere un ca ne di taglia più grande ma dall'aggressività più bassa del primo pit bull in cui i caratteri "aggressivi" del terrier erano assai più accentuati.

La testa, inoltre, si presenta “a mattone” e quindi distribuisce la forza del morso su tutta la dentatura favorendo così la chiusura a scapito della penetrazione sul punto.

 

 

 

 
 
 

La storia di un eroe

Post n°6 pubblicato il 16 Aprile 2009 da Soul_Inside
 

 

SERGEANT STUBBY (1917-1926) 



1° Conflitto Mondiale

Questo American Pit Bull Terrier di discendenza sconosciuta fu trovato dal soldato John Robert Conroy nel campus dell'Università di Yale nel 1917, mentre si addestrava per il fronte europeo della prima guerra mondiale. Era un cucciolo a chiazze bianche e marroni e la coda mozza (coda mozza = stubbed tail) da cui derivò il nome Stubby. Durante il suo soggiorno al campo con il soldato Conroy e gli altri uomini in servizio Stubby si abituò a tutte le adunate, alle marce e imparò persino a dare il saluto militare a suo modo. Metteva la zampa destra sull'arcata sopraciliare destra ogni volta che qualcuno attorno a lui faceva il saluto militare. L'abilità di Stubby nel saluto colpì il comandante del campo al punto che permise al soldato Conroy di tenerlo con sé nonostante il divieto imposto agli animali stare nell'area d'addestramento. L'addestramento fu terminato e il campo dovette levare le tende. Il soldato Conroy non voleva abbandonare Stubby, e così lo portò clandestinamente a bordo di un camion per il trasporto delle truppe al deposito ferroviario. Poi, sempre di nascosto, lo trasferì assieme agli altri soldati fino a porto di Newport News in Virginia. Stubby fu poi portato su una nave diretta in Europa. Passò circa dodici ore nascosto in un contenitore di carbone. La nave era ormai troppo al largo per poter tornare indietro e il soldato Conroy lo portò apertamente sul ponte. Stubby divenne così popolare tra i marinai e i soldati che uno di questi gli fece un set di mostrine, come quelle che usano i soldati per identificarsi. Il lungo viaggio in mare arrivò al termine e Stubby dovette essere nascosto ancora; un vero problema per il soldato e il suo cane. Conroy trasportò Stubby, che era già abbastanza cresciuto, sotto il suo braccio e pendente dalle falde della sua divisa il cui lembo agganciato alla spalla formava un drappeggio. Funzionò e poterono così spostarsi in Europa. Passò un po' di tempo prima che il nuovo comandante scoprisse che Stubby era con il soldato Conroy. Dopo aver ascoltato la storia del suo viaggio con Stubby e dell'affetto che gli altri soldati provavano per il cane, il comandante acconsentì che il cane restasse affinché sostenesse il morale. Passarono diverse settimane e arrivarono degli ordini. Il reparto di fanteria del soldato Conroy, una sottodivisione della 26th Yankee Division, puntò verso il fronte francese. Il comandante assegnò degli ordini speciali a Stubby facendolo diventare membro e mascotte del 102° reparto di fanteria. Tali ordini gli consentirono di andare in prima linea con il soldato Conroy e gli altri. Il 102° raggiunse il fronte il 5 febbraio 1918. Faceva freddo e la situazione era pericolosa. I soldati vissero in trincee dove la pioggia si riversava rendendo insalubri le condizioni dei soldati e di Stubby. I cecchini continuavano a sparare e molti uomini morirono o rimasero feriti. Stubby si abituò a questi luoghi e al rumore dei fucili e dell'artiglieria pesante. Tutto rimase "normale" fino all'attacco con gas da parte dei Tedeschi. Questo gas era composto da sostanze chimiche che bruciavano pelle, occhi e polmoni. Ciò causò cecità, perdita di arti e la morte di molti. La prima ferita in battaglia di Stubby avvenne durante uno di questi attacchi con gas. Fu portato al più vicino ospedale e curato. L'esposizione al gas lo rese sensibile al più leggero vapore. Ciò risultò utile in occasione di un altro attacco. Gli uomini nel tratto di trancea di Stubby stavano dormendo, ma il cane sentì l'odore e corse per tutta la trincea abbaiando e mordendo camice e stivali ai soldati per svegliarli. Alcuni di loro si svegliarono e si resero conto di ciò che stava accadendo e poterono suonare l'allarme. Molti uomini furono salvati e Stubby lasciò la trincea per evitare il gas e poterci ritornare dopo. Dopo il ritorno di Stubby alle trincee, divenne molto utile per il ritrovamento dei feriti nella "terra di nessuno". Così era chiamato quel tratto di terra che stava tra le trincee dei Tedeschi e quelle degli Alleati, perché coloro che vi rimanevano bloccati erano quasi sicuri di non riuscire a sopravvivere a causa dei cecchini e della scarsa copertura. Stubby poteva udire i feriti e i dispersi che gridavano in inglese. Li trovava e abbaiava per chiamare i paramedici o per condurre al sicuro tra le trincee coloro che non erano feriti. Gli uomini erano riconoscenti e trattavano Stubby come il gioiello del reparto. Un giorno, mentre era di pattuglia nella terra di nessuno, Stubby udì un rumore che proveniva da un cespuglio. Ci andò e scovò una spia tedesca che stava tracciando una mappa delle trincee. Il soldato tedesco cercò di chiamare Stubby a lui, ma non funzionò. Stubby tirò indietro le orecchie cominciò ad abbaiare. Il soldato cominciò a correre e Stubby lo inseguì facendolo inciampare e cadere. Poi lo attacco alle braccia e in fine lo morse e tenendolo per le terga. Alcuni soldati accorsero e si rallegrarono nel vedere che Stubby aveva catturato una spia. Ancora una volta Stubby diede prova di essere un vero soldato. Grazie a tale atto di coraggio il comandante lo propose per una promozione ai ranghi di sottufficiale e lo nominò sergente. Fu il primo della sua razza ad ottenere un rango nelle forze armate. I tedeschi attaccarono ancora, ma questa volta con tutta la fanteria. I soldati tedeschi si riversarono nella terra di nessuno aprendo il fuoco e lanciando granate. Il soldato Conroy e Stubby si rifugiarono in un bunker. Conroy puntò fuori il fucile per sparare al nemico e Stubby uscì. La zona sembrava sgombera, ma un soldato tedesco, fuori dalla visuale di Stubby, lanciò una grandata verso il bunker. Stubby fu colpito al petto e alla zampa destra da una grande quantità di schegge. Cadde e non movendosi il soldato Conroy pensò che fosse morto. Lo raccolse e controllò il battito cardiaco e il respiro. Stubby era ancora vivo e il soldato lo portò correndo all'ospedale del campo. I dottori fecero il possibile per salvarlo, ma Stubby dovette essere portato all'ospedale della Croce Rossa per ulteriori interventi chirurgici. Stubby guarì e passò il suo tempo presso l'ospedale della Croce Rossa visitando i feriti e socializzando con le infermiere. Fu di grande supporto al morale dei feriti e mostrò nuovamente di essere un eroe. Stubby si rimise totalmente e fu riportato in prima linea al 102° reparto di fanteria. La prima guerra mondiale terminò l'11 novembre 1918. Sergeant Stubby servì in 17 battaglie in Europa. Fece visita anche al presidente Woodrow Wilson dopo aver condotto una parata delle truppe statunitensi in Europa. Quando incontrò il presidente Wilson lo salutò alla sua maniera e al presidente piacque molto. Tornato negli Stati Uniti nell'aprile del 1919, Stubby venne premiato con diverse medaglie. Una di queste era una medaglia d'oro della Humane Education Society assegnata da Gerard John J. Pershing, capo delle forze armate statunitensi.

 

Fu inserito in uno show di bellezza e nonostante le proteste vinse. Stubby divenne anche un membro dell'American Legion, visitò la Casabianca due volte e incontrò i Presidenti Harding e Coolidge. Più tardi divenne un membro onorario della YMCA e la sua tessera gli garantiva tre ossa al giorno e un posto caldo per dormire. Fu un cane eroico, molto famoso e amato.

 

Stubby morì il 16 marzo 1926. Visse i suoi ultimi anni con il suo amato Robert Conroy, l'uomo che anni prima lo aveva salvato quando era ancora cucciolo. Stubby restituì il favore più di una volta e ritengo abbia vissuto una vita piena e felice. Riposa in pace Stubby, e grazie per i coraggiosi e leali servizi che ci hai reso.

 

 
 
 

Altra storia, altro eroe

Post n°7 pubblicato il 16 Aprile 2009 da Soul_Inside
 

 

SALLIE OF GETTYSBURGH 1864

I cani di cui andiamo a parlare in questo articolo ,pur discendendone,si discostano molto da Trusty e dai suoi contemporanei Inglesi ed Irlandesi ... per luoghi,tempi e stili di vita. Nello spazio temporale che intercorre tra il 1806 e le storie che andiamo a raccontare(che sono parte integrante della Guerra Civile Americana),sono molte le realtà e gli avvenimenti che hanno interessato i nostri cani,cosi come i ruoli da essi sostenuti. Dal Vecchio Continente,per gravi carestie od oggettive condizioni di vita insostenibili,a volte solo per sfida o spirito d'avventura,altre per sfuggire a pendenze giudiziarie o vendette "maturate" in Europa, furono migliaia gli emigranti che si imbarcarono verso una speranza,portando con se i propri cani dall'Inghilterra. I cani di cui parliamo in quest'articolo erano cani "soldato",convolti nella Guerra Civile Americana per troppo amor dell'uomo,ma le mansioni che ricoprirono i loro predecessori e contemporanei dal loro sbarco in America,furono innumerevoli e MAI facili. Innanzi tutto furono cani Pionieri,amici inseparabili per l'esplorazione, la caccia e la sicurezza personale e del nucleo famigliare. Come già avveniva in Patria si occuparono di mettere in fuga gli animali nocivi che attentavano alle scorte alimentari e (tassi,ratti,volpi,mustelidi ecc.ecc.) e di scoraggiare o uccidere quelli più pericolosi che potevano nuocere all'incolumità stessa delle persone o del bestiame (orsi,coyote,puma,lupi,cinghiali,serpenti...). La nota serie televisiva "La piccola Casa nella Prateria",prende spunto dal libro di Laura Ingalls,che descrive le peripezie di una famiglia di coloni in America e le gesta dell'inseparabile Jack , che si cimenta appunto in buona parte delle mansioni sopraelencate,difendendo la sua padroncina da ogni sorta di animale selvatico e dagli indiani stessi (che certo non gioirono della venuta degli Europei :O).

Sicuramente molte importazioni dall'Inghilterra e dall'Irlanda furono finalizzate anche alla prosecuzione dei combattimenti ormai vietati in Europa (o in via di estinzione),in una Nuova Terra che ancora non conosceva leggi ed era ben lontana dalle "sensibilità" europee di allora in tema di combattimenti tra animali.E' proprio di questi cani che,solitamente,si discute e ci si anima....scordando però che da sempre l'evoluzione dei Bull and Terrier ha seguito strade diverse e "parallele"...storie eroiche o comuni,di cui nessuno si interessa più di tanto,preferendo soffermarsi solo sull' uso più indegno che l'uomo ha pensato bene di affidargli...e da ciò traendone immancabilmente giudizi poco lusinghieri...e sul cane poi... (fosse almeno sugli uomini :O ).
Vabbè.......per tornare a noi ed alla Guerra Civile,prima di tutto voglio scusarmi con Rin Tin Tin... che si piccherà nel veder svelata l'acronisticità del suo ruolo televisivo,ma sono certo che si inchinerà alla realtà storica ed all'inoppugnabilità dei documenti. :O) eh ehe eh...Yuhuuu Rinti...(siamo amici eh!)

 Ordunque: Sallie era una Bull and Terrier,anzi,decisamente la chiamerei "American Pit Bull Terrier" ,ma dato che la prima registrazione ufficiale di un cane con questo preciso nome risale al 1898,mi limiterò a definirla cosi,sebbene la fotografia non lasci dubbi. I più accorti potranno notare l'estrema somiglianza con un soggetto moderno (cosa non cosi frequente per molte altre razze) e la splendida conformazione della testa in particolare.

Come si è capito si trattava di una femmina,adottata come mascotte dall' "11th Regiment of Pennsylvania Volunteers" che, con la sua presenza, allietava il morale ai soldati e si rendeva utile come portaordini,guardiana e fida compagna in ogni occasione. Il suo coraggio nel mantenere la posizione nelle battaglie,ringhiando e contrastando il nemico, la rese benvoluta ed ammirata da tutto il Reggimento,ed il suo attaccamento agli uomini della truppa era evidente,gradito e corrisposto. Nella confusione della famosa battaglia di Gettysburg perse il contatto con la sua unità e,impossibilitata ad attraversare le linee nemiche per ricongiungervisi,tornò alla postazione precedente in cima ad Oak Ridge, ritrovandovi solo soldati gravemente feriti ed agonizzanti.

 Si narra che fu ritrovata alcuni giorni dopo, senza cibo e acqua,ed a un passo dalla morte, tra mucchi di cadaveri che non aveva mai pensato di abbandonare e con cui avrebbe certamente condiviso la sorte. Fu riconosciuta e riportata alla sua unità, con grande gioia sua e dei suoi amici sopravvissuti. La sua lealtà ed il suo attaccamento al Reggimento commossero tutti i soldati ,ed il racconto delle sue gesta passò in breve tempo di bocca in bocca. Miracolosamente sopravvissuta alla battaglia di Gettysburg e tornata in prima linea, l'8 Maggio 1864 una scheggia di mina esplosale vicino, la feri' seriamente al collo. Dopo un esame all'ospedale da campo il Medico Militare si pronunciò positivamente in merito alla sua sopravvivenza,ma non fu possibile estrarle la scheggia. Finalmente ristabilitasi fu riinviata al fronte dove,fatalmente,il 6 Febbraio 1865 fu colpita alla testa da un proiettile,mentre teneva la sua posizione all'"Hatcher Run",in Virginia....morendo. Affranti per la perdita i suoi compagni la seppellirono esattamente dove cadde,incuranti del fuoco nemico e del pericolo,onorandola in questo degli eroismi che lei per prima dedicò all'uomo.

Oggi le fattezze di Sallie sono immortalate nel bronzo,ai piedi del' 11th Regiment's Monument al National Military Park di Gettysburg,in eterna simbiosi con gli uomini a cui aveva dedicato la vita stessa,e la sua storia è descritta nel libro "The Flag,the Colonel and the Dog",di Cindy Stouffer .
Riposa in Pace Sallie, e GRAZIE , a nome di tutti gli uomini.

 

 

 

 

 
 
 

Pete the pup

Post n°8 pubblicato il 17 Aprile 2009 da Soul_Inside
 

Un manipolo di scapestrati e spassosi ragazzini americani degli

anni '20 ed uno strano cane con un occhio cerchiato di nero :

questo è quello che comunemente ci sovviene,se andiamo con

la mente a Pete the Pup ed alla fortunata serie "Our Gang and

the Little Rascal", che spopolò negli States tra il 1922 ed il 1944.

 

Prodotta dal Hal Roach, assai più noto come ideatore delle

avventure di "Lauren and Hardy" (Stanlio ed Ollio),ebbe un

successo strepitoso e consacrò il nostro Pete come il primo vero

"Cane Divo",anticipando i ben più noti Rin Tin Tin e Lassie,che

tutti conosciamo...

Fece la sua prima apparizione nella puntata "Olimpic Games" del

settembre 1927, ancor prima dell'avvento del sonoro e si esaltò

in puntate significative quali "Dogs is Dogs" e "Big Ears",fino

all'ultima sua comparizione nella puntata "The Pooch" del 1932,

episodio quasi interamente a lui dedicato.

 

 Per coloro che sostengono la trasmissibilità genetica della

"cattiveria" o della "pericolosità", come pietra angolare per

la promulgazione di leggi restrittive o campagne diffamatorie,

non posso fare a meno di sottolieare che Pete era figlio diretto

del celeberrimo Black Jack di Tudor, un cane sicuramente "tenace".

 A confutare una previsione superficiale che vorrebbe Pete degno

figlio di cotanto padre ,ci viene in soccorso la realtà stessa che,

 smentendo in modo ecclatante coloro che presuntuosamente e

semplicisticamente vorrebbero "bollare" un cane come "pericoloso"

o "cattivo",solo perchè proveniente da certe linee di sangue,ci

consegna Petey nel pieno della sua immagine gioiosa e rassicurante,

protettiva ed affidabile...tanto da conquistare l'ammirazione di un

popolo per due decenni,fino a diventare emblema vivente del

 "miglior cane da bambini", che si potesse desiderare a quei tempi

 in America.

Gecoweb.

 

 
 
 

Una preghiera alla giuria

Post n°9 pubblicato il 17 Aprile 2009 da Soul_Inside

Non era certo un sentimentale John P. Colby...e non aveva tempo e stima per sciocche e sentimentali storie di cani. Purtuttavia lui ebbe una lettura preferita,che riguardava un cane,una preghiera del Senatore George Graham Vest alla giuria,considerando il caso di un cane condannato...a morte.

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Il miglior amico che un uomo può avere al mondo,gli si può rivoltare contro e diventargli nemico. Suo figlio o sua figlia ,a cui ha dato amorevoli cure,possono essere ingrati. Quelli che gli sono più vicini e cari,gli stessi in cui crediamo,possono diventare traditori. I soldi che un uomo ha possono andare perduti. Essi si allontanano da lui,forse quando ne avrebbe più bisogno. La reputazione di un uomo può essere compromessa da una azione sconsiderata. Le persone che si inginocchiavano davanti a lui,quando aveva successo,potrebbero diventare le prime che malignano. L'unico amico,assolutamente disinteressato che un uomo può avere al mondo,l'unico che non lo abbandonerà,l'unico che non sarà ingrato o traditore,è il suo cane. Un cane starà insieme all'uomo in prosperità ed in povertà,in salute e in malattia. Esso dormirà al freddo,mentre il vento invernale spira e la neve cade copiosa,pur di essere vicino alla casa del padrone. Esso bacerà la mano che non avrà cibo da offrirgli;leccherà le ferite prodotte dalla durezza del mondo. Veglierà i sonni del suo indigente padrone,come se,invece,fosse principe. Quando tutti gli altri amici si allontaneranno,egli resterà.Quando le ricchezze prenderanno il volo e la reputazione cadrà a pezzi,esso sarà una costante col suo amore. Se la sfortuna porterà il padrone lontano,esule,senza casa e senza amici,il cane fedele non chiederà altro che di accompagnarlo,per difenderlo dai pericoli,per combattere i suoi nemici. E quando l'ultimo atto arriverà,e la morte prenderà il suo padrone tra le braccia,e il suo corpo scenderà nella fredda terra,non importa se tutti gli altri amici si allontaneranno,il nobile cane starà a fianco della tomba,la sua testa tra le zampe,i suoi occhi tristi,ma in vigile guardia,fedele e vero anche nella morte.

Senatore George Graham Vest (1830-1904)

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Può sembrare una prosa come tante,ma per me assume un significato particolare, in quanto,secondo John P. Colby ed anche suo figlio,incarna il "VERO SPIRITO DELL'AMERICAN PIT BULL TERRIER". E se lo dicono loro...direi che ci offre ben più d'un motivo di riflessione!

 
 
 

Amstaff & pit bull: uguali o diversi? ( parte 1)

Post n°10 pubblicato il 17 Aprile 2009 da Soul_Inside
 

di Valeria Rossi / Luglio 2003

Che differenza c’è tra american pit bull terrier (per gli amici pit bull) e american staffordshire terrier (per gli amici amstaff)?
La diatriba infiamma da qualche tempo le riviste specializzate, grazie a (o meglio, per colpa di) una serie di articoli, firmati sempre dallo stesso giornalista, che per promuovere l’american staffordshire continua a sbandierare come massimo pregio di questa razza...una negazione. Ovvero, l’amstaff è buono perché NON è un pit bull. A parte le duemila inesattezze che vengono costantemente ribadite a proposito del pit bull (non è una vera razza, non è affidabile, è ancora allevato prevalentemente per i combattimenti...roba da denuncia, se mai una razza canina avesse il potere di querelare chi ne sparla: ma non può, ed è per questo che si continua a sparlarne tranquillamente)...questa polemica senza fine ha avuto se non altro il potere di risvegliare anche l’interesse di chi non sapeva neppure cosa fosse un terrier di tipo bull. Così capita sempre più spesso di sentir chiedere: “Ma che differenza c’è, in realtà, tra queste due razze?” Vediamo di rispondere con un minimo di chiarezza alle domande più frequenti su questo (e solo su questo) argomento, senza fare alcuna disquisizione sul carattere, l’aggressività o altro. 1) E’ una razza sola o sono due?
La risposta più corretta dovrebbe essere questa: sono tre! E cioè: american staffordshire terrier, american pit bull terrier di tipo UKC e american pit bull terrier di tipo ADBA. Infatti il pit bull, negli Stati Uniti, non viene riconosciuto dall’AKC (il maggiore tra i vari enti cinofili americani) ma viene riconosciuto da altri due enti, appunto UKC e ADBA. Ognuno dei due Club ha un proprio standard e un proprio indirizzo di allevamento.
2) “American pit bull terrier” e “pit bull” sono o non sono sinonimi?
Attualmente possiamo dire di sì (“pit bull” è solo l’abbreviazione, come “amstaff” per l’american staffordhire). Storicamente, no. “Pit bull”, in origine, era chiamato qualsiasi cane usato nei combattimenti (meticci compresi), mentre l’”american pit bull terrier” è sempre stata una razza pura.
3) Perché l’AKC (e di conseguenza FCI ed ENCI) non riconoscono il pit bull?
Perché l’AKC non voleva che si chiamasse così! Agli inizi del Novecento, quando in America vennero proibiti i combattimenti tra cani, l’AKC (che già riconosceva l’american pit bull terrier, come dimostrano i documenti dell’epoca) chiese agli allevatori di togliere dal nome della razza il termine “pit”, che in inglese identifica l’arena in cui si fanno combattere i cani. Alcuni allevatori, pur di restare nell’AKC che era un Club in grande espansione, accettarono questo compromesso politico e iscrissero i loro pit bull col nuovo nome di “staffordshire terrier” (solo dopo il riconoscimento di un’altra razza dal nome troppo simile, e cioé lo staffordshire bull terrier, l’AKC decise di cambiare nuovamente il nome, che divenne “american staffordshire terrier”). Altri allevatori rifiutarono di rinnegare l’origine e la storia della loro razza e quindi rifiutarono di accedere all’AKC, confluendo in altre associazioni.
4) I primi american staffordshire, dunque, erano in realtà dei pit bull?
Assolutamente SI. Non erano “figli di pit bull”, non erano “pit bull più buoni” e certamente non erano pit bull “moralmente amstaff”, esilarante interpretazione che si è letta su una rivista specializzata qualche tempo fa. Erano american pit bull terrier a tutti gli effetti.
5) E’ vero che solo i cani che non combattevano da almeno dieci generazioni poterono essere iscritti all’AKC?
Assolutamente NO. Sia i cani Corvino che i cani Doyle (entrambe famosissime linee di cani da combattimento) furono iscritti all’AKC come american staffordshire nel 1936, anno ufficiale di nascita della “nuova” razza. Tacoma All-A-Blaze, notissimo combattente definito “molto aggressivo”, fu uno dei primi campioni di bellezza AKC.
6) Perché ci sono tanti tipi diversi di pit bull?
Non ce ne sono “tanti” tipi diversi: ce ne sono due, UKC e ADBA. Le due associazioni hanno standard diversi tra loro, perché hanno intenti diversi. L’ADBA continua ad allevare “potenziali” cani da combattimento, e cioè cani dalle doti morfo-caratteriali adeguate alla loro storia. L’UKC, pur mantenendo alta l’attenzione per le doti caratteriali, è interessata anche alla ricerca di una bellezza “estetica”.
8) Questo significa che l’ADBA è ancora favorevole ai combattimenti?
Certamente no! La politica dell’ADBA è quella di allevare “superdog”: ma se prima si voleva il supercane da combattimento, oggi si ricerca il supercane sportivo, capace di eccellere in diverse discipline (lo dimostra un pit bull ADBA che ha ottenuto 18 diversi brevetti di lavoro, caso unico al mondo). Secondo l’ADBA questa selezione deve continuare ad essere svolta esattamente “come se” si allevassero ancora cani da combattimento, e cioè privilegiando coraggio, tempra e “gameness” (termine quasi intraducibile, che più o meno significa “massima determinazione nel raggiungere un risultato”) dal punto di vista caratteriale, e doti atletiche dal punto di vista morfologico. Non c’è alcun interesse per l’estetica, a cui invece concede un occhio di riguardo l’UKC.
9) In giro non si vedono due soli tipi di pit bull, ma molti di più: alti, bassi, larghi, stretti, pesanti, leggeri e così via. Sono dunque fondate le accuse di disomogeneità nella razza?
In giro si vedono anche duemila tipi diversi di golden retriever, pastori tedeschi o yorkshire terrier. Come in ogni razza del mondo esistono soggetti in tipo, che rispecchiano perfettamente lo Standard, soggetti...“borderline”, ai limiti del tipo, e soggetti che con la razza non hanno proprio nulla da spartire, anche se magari hanno un regolarissimo pedigree (è il caso dei famigerati cani dell’Est). Questo non significa che pastore tedesco o golden retriever siano razze “poco fissate” o “disomogenee”: significa solo che c’è chi alleva con serietà, esperienza e capacità...e chi alleva alla spera-in-Dio. Poi ci sono anche quelli che allevano (o comprano e rivendono) con il preciso scopo di truffare la gente: fenomeno che interessa pit bull, amstaff, pastori tedeschi, golden...e qualsiasi altra razza che sia già molto diffusa o che abbia la sventura di diventare di moda. Concludendo: i pit bull in standard UKC sono molto omogenei morfologicamente. I pit bull in standard ADBA lo sono leggermente meno, perché lo standard è più elastico sotto il profilo morfologico: ma per un occhio appena appena esperto è assolutamente impossibile confonderli con cani di altre razze.
10) Se pit e amstaff, in origine, erano un’unica razza, oggi si può ancora dire la stessa cosa?
Sicuramente NO per quanto riguarda i pit bull ADBA, che hanno seguito una selezione completamente diversa. Quando l’amstaff ha imboccato la strada del cane “prevalentemente da compagnia e da show”, gli allevatori hanno cercato di ottenere cani sempre più accattivanti dal punto di vista estetico, badando nello stesso tempo a mantenere nel cane (non a “creare”, attenzione, ma a “mantenere”!) un equilibrio caratteriale che era già ai massimi livelli nel predecessore pit bull. Non sono stati fatti, però, particolari sforzi per selezionare le doti caratteriali intese in senso sportivo, perché l’AKC non ha mai spinto particolarmente l’amstaff come cane da lavoro. Anzi, una buona fetta di allevatori, che ci teneva soprattutto a staccare nettamente la propria immagine da quella dei combattimenti, per lunghi anni ha addirittura evitato di far comparire i cani nelle prove di utilità. Perché?
Semplice: perché si temeva che l’immagine di un amstaff attaccato alla manica del figurante richiamasse immagini di “violenza” che potevano essere collegate a quelle dei combattimenti. Questo a mio avviso è stato un meccanismo penalizzante, perché gli attacchi che fanno parte delle prove di utilità sono semplicemente una pratica sportiva, a cui il cane viene allenato attraverso il gioco. Sarebbe stato molto più utile e informativo spiegarlo al pubblico, anziché farsi prendere dalla pruderie dell’ immagine a tutti i costi: anche perché una razza che non lavora non può essere testata caratterialmente, e quindi non si fa alcuna selezione in questo senso. Per fortuna un’altra branca di allevatori americani cominciò fin dall’inizio a “interpretare” l’amstaff come cane da utilità, rendendosi conto che un terrier di tipo bull non avrebbe potuto avere poi tutto ‘sto successo come cane solo da compagnia e da show. Come cane da grembo, diciamolo, gli manca proprio “le fisique du rol”! Scherzi a parte, è storicamente dimostrato che chi vuole un cane “da coccole” tende a rivolgersi verso taglie più ridotte, e in generale cerca razze dall’aspetto più “peluchone” (non per niente quasi tutti i cani da compagnia propriamente detti sono a pelo lungo). L’ amstaff selezionato solo per la bellezza avrebbe avuto il suo target elitario tra gli estimatori dello show: ma anche se in USA essi sono assai più numerosi che in Italia, anche là rappresentano una minoranza. Ecco perché molti allevatori, in cerca di un target più ampio possibile (come tutti gli allevatori del mondo), utilizzarono i loro cani anche per lo sport, pur mantenendo l’attenzione principalmente sulla morfologia e selezionando cani esteticamente gradevoli. Un percorso simile a quest’ultimo venne seguito in USA dagli allevatori di pit bull UKC, che in parte (minima) selezionarono pit bull esclusivamente da esposizione, e in parte pit bull da “bellezza E lavoro”. Tutto questo, in USA, ha ovviamente più senso che in Italia: infatti qui i pit bull UKC, non essendo riconosciuti dall’ENCI, non hanno accesso alle esposizioni. In America, al contrario, le expo UKC raccolgono un altissimo numero di cani, appena inferiore a quello delle expo AKC: quindi è possibilissimo, per un pit bull, seguire una carriera espositiva di tutto rispetto. Gli italiani devono accontentarsi dei raduni organizzati da Club di razza privati.
11) Si potrebbe dire, allora, che in Italia un pit bull UKC equivale a un amstaff senza pedigree?
Potere si può... se si vuole essere sbranati: ma non dai cani, bensì dagli allevatori!
Infatti questa definizione non piace a nessuno. Chi alleva amstaff, con poche eccezioni, prende le distanze dal pit bull per lo stesso, antico motivo che causò le divisioni iniziali: temono che la loro immagine venga abbinata in qualche modo alla pratica dei combattimenti. Poiché, purtroppo, questa indegna pratica continua tuttora nella clandestinità delinquenziale, è tutto sommato comprensibile che qualcuno tema ancora il “danno di immagine” legato alla parola “pit”. Però sarebbe molto più corretto chiarire al pubblico un concetto assai più importante: e cioè che un conto è la cinofilia, e un altro la delinquenza! Neanche gli allevatori di pit bull UKC, in linea di massima, sono troppo contenti di essere considerati allevatori di ...quasi-amstaff: soprattutto a causa delle persone che hanno allevato (e ancora allevano, in parte) cani “esclusivamente” da bellezza, tralasciando la selezione caratteriale. Questi cani infatti vengono accusati (e non del tutto a torto) di aver perso per strada molte delle doti caratteriali che appartenevano originariamente al pit bull. Naturalmente la realtà sta nel mezzo, perché (come in tutte le razze del mondo) l’abilità selettiva non si può certo legare a un’intera razza né ad un Club: l’abilità è del singolo allevatore! Oggi esistono, è vero, amstaff e pit bull “rincretiniti”: ma ci sono anche amstaff e pit bull dalle grandissime doti caratteriali. Dipende da come si alleva, e poi (ovviamente) da come si educa e da come si addestra il cane. La cosa che mi lascia più perplessa, in Italia, è che talora si sentano fare discorsi sugli amstaff “rincretiniti” da allevatori UKC che a loro volta selezionano cani “da bellezza”. Perché, se è vero che alle spalle dei pit bull esiste un’eccellente selezione caratteriale, non ci si può certo aspettare che questa continui in eterno...senza la collaborazione degli allevatori!
12) Il famosissimo “Pete the Pup”, l’interprete di “Simpatiche canaglie”, era un pit bull o un American staffordshire?
Non poteva che essere un pit bull, perché la serie fu ideata nel 1922 e l’amstaff come razza nacque solo nel 1936.
13) Che significa “doppia registrazione”?
Questa domanda, se si volesse dare una risposta davvero esauriente, richiederebbe un intero libro, e non solo un articolo! Infatti sono state diverse le prese di posizione “pro”e “contro” , le aperture e le chiusure, gli interventi di Club diversi: non mi vergogno di confessare che, senza testi storici davanti, non ricordo neppure io tutta la pantomima burocratica che ha visto protagonisti i cani nell’ultimo secolo. Mi limito perciò a dire come stanno le cose oggi: “doppia registrazione” significa che l’UKC accetta la registrazione degli american staffordshire come pit bull. Quindi esistono cani (sempre e solo UKC) che sono contemporaneamente pit bull per gli Stati Uniti, e amstaff per l’Europa.
14) Come è possibile, per un privato che voglia informarsi seriamente, orientarsi in mezzo a tutta questa confusione?
Occorre informarsi, studiare, ma soprattutto liberarsi da tutte le scorie della disinformazione. E qui, purtroppo, i media non sono certo d’aiuto: sia perché non fanno praticamente MAI informazione corretta, sia perché contribuiscono pesantemente ad alimentare pregiudizi e dicerie che fanno il male di tutte e due le razze. Quotidiani, riviste generiche e TV si buttano a pesce sul sensazionalismo, gridano “al pit bull” (spesso senza neanche sapere com’è FATTO un pit bull) ogni volta che si nominano i combattimenti; fanno confusione tra lotte tra cani e aggressività verso l’uomo; alimentano leggende metropolitane che, come è noto, viaggiano a velocità supersonica ingigantendosi ad ogni passaggio...e dulcis in fundo, attirano verso il pit bull l’interesse di quel sottobosco umano che va cercando nel cane la realizzazione che non è mai riuscita a trovare sul piano personale. A tutto questo, purtroppo, si aggiungono anche gli interessi privati di alcune persone che, allevando una razza, non trovano di meglio che “promuoverla” parlando male dell’altra...e se questo gioco perverso viene appoggiato anche dall’editoria specializzata, il danno è doppio.
15) In conclusione: che differenza c’è tra pit bull ADBA, pit bull UKC e american staffordshire?
Mentre il pit bull ADBA è indiscutibilmente diverso anche dal punto di vista morfologico, l’UKC e l’amstaff a volte sono quasi indistinguibili anche per un occhio esperto. La vera differenza potrebbe (e forse “dovrebbe”) stare nelle attitudini. Dato per scontato che questi cani, se ben allevati, sono TUTTI equilibrati e assai dotati caratterialmente; e dato per scontato che TUTTI questi cani sono eccellenti compagni di vita per qualsiasi proprietario a sua volta equilibrato, preparato e bene informato...se le cose stessero come lascia intendere la storia, oggi dovremmo avere tre cani ben distinti:
a) quello "solo funzionale”, il cui standard non tiene alcun conto della bellezza "cosmetica", ma la cui selezione mira ad ottenere il massimo nel campo del lavoro e dello sport (il pit bull ADBA);
b) quello "prevalentemente bello", creato e selezionato soprattutto per il ring, a cui si chiede di essere equilibrato e ben dotato caratterialmente, ma non di avere doti sportive “esagerate” (l'american staffordshire);
c) la “via di mezzo” in cui si bada sia al carattere (inteso sempre in senso sportivo) che alla morfologia (il pit bull UKC). Purtroppo è storicamente provato – basta guardare le altre razze – che è impossibile raggiungere il "top" in entrambi i campi: ma è anche vero che moltissime persone non vanno alla ricerca di alcun “top” agonistico, ma sono ben felici di avere un cane semplicemente “bello e bravo”, senza troppi eccessi.

 
 
 

Amstaff & pit bull: uguali o diversi? (parte 2)

Post n°11 pubblicato il 17 Aprile 2009 da Soul_Inside

Se questa fosse davvero la realtà dei fatti, credo non ci sarebbe neppure più alcun motivo di "scanno" tra pit bullisti e amstaffisti, o tra diverse "fazioni" di pit bullisti. Infatti ogni amatore di questa tipologia canina avrebbe una splendida scelta fra tre possibilità che possono adattarsi al suo stile di vita e alle sue esigenze. Non sarebbe il massimo? Tra l’altro è esattamente ciò che accade in razze ben più diffuse dei terrier di tipo bull: e l’esempio più famoso è quello del pastore tedesco, il “cane più amato dagli italiani” (e non solo). In questa razza le linee “da lavoro” e quelle “da bellezza” sono tanto differenziate da farle sembrare due razze diverse: eppure hanno tutti un pedigree con scritto “pastore tedesco”, e nessuno si sogna di dire che la razza “non è fissata geneticamente”. Non solo: vivono tutti felici e contenti. C’è chi alleva cani “superbravi” (ma quasi sempre bruttini); c’è chi alleva cani “superbelli” (ma incapaci di esprimersi aimassimi livelli agonistici nel campo del lavoro); c’è infine chi produce soggetti esteticamente gradevoli, equilibrati e capaci di difendere il padrone in caso di necessità. Non saranno Auslesi e non arriveranno mai su una manica a duecento all’ora, ma sono cani “completi” capaci di rendere felici migliaia di famiglie. E lo ripeto: gli allevatori vivono tutti felicemente, senza bisogno di darsi addosso l’uno con l’altro. Ognuno segue il proprio ideale cinofilo e la propria passione, ma ognuno si è anche ritagliato il proprio settore, i propri clienti, il proprio giro di affari. Lavorano tutti, guadagnano tutti bene...e non sentirete mai un allevatore di cani da bellezza che dice peste e corna dei cani da lavoro (o viceversa). Tutti vi parleranno sempre benissimo del pastore tedesco, una razza che al suo interno è palesemente divisa in tre...ma che ufficialmente è, e resta, una sola. Nessuno ha la minima intenzione di cambiare questa realtà...perché hanno capito tutti benissimo che la promozione del...“marchio pastore tedesco” fa il gioco di tutti e avvantaggia tutti. La razza piace a un pubblico sempre crescente, la Società specializzata è una sola e quindi, spendendo le energie di uno, promuove per tre....e di sicuro non ci sono problemi ad abbinare i clienti giusti all’allevatore giusto, visto che ci sono clienti e lavoro per tutti. Così si riesce ad accontentare anche il pubblico...e la razza rimane in testa alle classifiche dei “top dog”. Con questo non voglio certo dire che i pastoristi non litighino tra loro...per carità: non conosco alcuna realtà cinofila in cui non ci si scanni. Ma è fondamentale che i dissapori e le liti non vadano MAI a ripercuotersi sull’immagine della razza. E questo, statene certi, il mondo del pastore tedesco l’ha capito benissimo. Quello dei terrier di tipo bull, invece, sembra voler fare esattamente il contrario. E proprio nel momento storico in cui queste razze (TUTTE, nessuna esclusa) si trovano in una situazione delicatissima; proprio quando TUTTI gli allevatori e gli amatori dovrebbero unirsi contro la disinformazione, i pregiudizi e le criminalizzazioni....ecco che ci troviamo invece di fronte il panorama più desolante che si possa immaginare: quello di una guerriglia interna in cui ci si spara tra fratelli, anziché far fronte comune contro il vero nemico. Voi riuscite a farvi venire in mente qualcosa di più stupido?
Io no.

Gentilmente concesso da Valeria Rossi e pubblicato originalmente su www.tipresentoilcane.com

 

ndg (nota del Geco :O):Le tre fotografie a corredo dell'articolo vogliono essere un aiuto per coloro che non hanno le idee ben chiare in merito alle evoluzioni sviluppatesi dal medesimo cane di un tempo,ed è per questo che ho scelto soggetti il più possibile vicini alla "generalizzazione" della Razza o "tipo". L'american Staffordshire tende ad essere un cane elegante,bello e robusto,pur senza cadere in eccessi di pesantezza od eccessiva ossatura. L'APBT cosiddetto di "tipo UKC" impersona un cane molto vicino alla morfologia dell'American Staffordshire,ma spesso più massiccio e "possente". Per un neofita forse sarà utile sapere che un Amstaff non presenta mai un naso rosso (red-nose) ed una colorazione "cioccolato",che sono tipicamente segni di distinzione dell'APBT. Nel caso abbiate i primi dubbi,cominciate a dare un occhiata al naso...è già un passo analitico in avanti. L'APBT cosiddetto di "tipo ADBA" è invece la continuazione dell'antico cane di un tempo,molto più leggero dell'Amstaff e del Pit Bull UKC odierno. Le finalità dell'allevare ADBA consistono nella ricerca della conservazione di un cane Atleta per eccellenza,un cane agile,dotato di cuore e polmoni quasi instancabili,un grande morso ed un grande "cuore",e questa volta in senso metaforico. Bene...per concludere mi pare onesto sottolineare che le descrizioni sono volutamente "semplicistiche e generalizzanti" (come già diceva Valeria nel bell'articolo),in quanto esistono Amstaff meno "belli" e più goffi,APBT UKC atletici e non appesantiti ed APBT ADBA che sfiorano ed a volte anche superano i 30 chili. Ricordo "Colby Primo",che servi' per la stesura dello Standard AKC dell'Amstaff,e che era registrato addirittura come Apbt in standard ADBA ( nr. 500-01) e UKC ( nr. 223-460),e come Amstaff in standard AKC ( nr. 641-443) ,cosi come molti soggetti presentano a tutt'oggi una doppia registrazione come Amstaff e Pit Bull,in ambito AKC ed UKC,e che in America sono innumerevoli i Pit Bull iscritti sia UKC che ADBA. Con tutti i distinguo che vogliamo fare,io personalmente li ritengo tutti figli di un unico cane....un piccolo e mastodontico tipetto...chiamato Bull and Terrier...figlio della povertà e delle vicissitudini degli Inglesi ed Irlandesi del secolo scorso...che ha conquistato il mondo e i nostri cuori!

 
 
 

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Post n°18 pubblicato il 30 Agosto 2010 da Soul_Inside

Aggressivi, cattivi, violenti. Sarà vero? La verità nel dossier:
CANE KILLER? FALSO THRILLER!

“Dove abito io, se si esce a passeggio è facile imbattersi in un signore cieco guidato da un pastore tedesco. Quest’ultimo è un giovane esemplare, forse non perfettamente addestrato, il quale si lascia facilmente distrarre dall’avvicinamento di qualche compare a quattro zampe, provocando svariati disagi al proprio padrone...

Pit Bull"Premesso questo, pensi che la mia cucciola è riuscita a percepire la funzione sociale svolta dal pastore tedesco in questione e, anche se lasciata libera, non vi si è mai avvicinata." E´ questa una delle testimonianze rilasciate dal dott. Luigi Piccini, proprietario orgoglioso non di un placido San Bernardo né di un innocuo Barboncino, ma di un temibile cane killer, il famigerato Pit Bull.

Il dottor Piccini è membro di una famiglia i cui destini sono legati a doppio filo con quelli del Pit Bull: tra i suoi parenti, ci racconta, c´è chi li alleva e li tratta con esperienza professionale, e chi, come suo figlio, semplicemente li ama a tal punto da dedicare loro una poesia. Piccini si sofferma sui versi di suo figlio e ce ne cita qualcuno: "Grazie Amico, per avermi picchiato, per avermi lasciato senza cibo, per avermi fatto diventare cattivo. [...] Grazie Amico per avermi fatto combattere contro i miei simili, coloro che avrei potuto amare/ Scusa amico se ho perso questo combattimento, non ti arrabbiare, non riesco più a sollevarmi/ [...] Scusa se ti ho fatto perdere la scommessa/ Scusa se non riesco più a farti le feste/ Scusa amico e addio/ firmato/ il tuo amico Pit Bull". Sono parole di un ragazzo, sono un plauso alla fedeltà di un amico, una dichiarazione d´amore: dovrebbero essere parole gioiose e festanti, come normalmente accade nei momenti in cui ci si ferma a celebrare chi si è contenti d´avere vicino; così invece non è, perché già per un ragazzo come Simone, autore dei versi, è doloroso vedere il proprio compagno a quattro zampe vituperato e messo al bando a causa di loschi interessi, interamente umani, rispetto ai quali l´animale è un mero esecutore. Incolpevole, perché lui non può discernere, lui può solo eseguire fino a diventare feroce, fino a diventare sanguinario, fino al sacrificio estremo, ciò che chi ama gli ha ordinato.

Persone pronte a trasformare i Pit Bull in macchine da guerra non sono certo mancate né mancheranno. Negarlo significherebbe ignorare trascorsi storici e fatti recenti; ma lasciare che una minoranza di biechi sfruttatori macchi indelebilmente una razza intera è fenomeno cui opporsi. "Doverosamente, perché", continua e Piccini, "il mio Pit Bull ha instaurato con me e la mia famiglia un rapporto che nessun altro cane aveva mai creato, un rapporto di cui non ho alcuna intenzione di privarmi. Sentir parlare di cane killer mi sconvolge ogni volta mi fermo a giocare con Blade. Mimo degli attacchi e intenzionalmente infilo un braccio nella sua bocca, tra quelle mandibole dalla presa d´acciaio, capaci di una stretta letale, che d´un tratto si muovono con circospezione assoluta, quasi fossero le mani di una madre attorno al suo neonato. Certo, come ogni inquilino della casa, anche Blade ha combinato qualche guaio. Di recente, mentre era a spasso con mio figlio, spaventato dalle sirene di un´ambulanza, si è dimenato fino a liberarsi dal guinzaglio e fuggire. Nulla di grave in verità, ma più che sufficiente a far sentire il cane in colpa, tanto è vero che non appena è passata la paura, è tornato, mesto, con le orecchie basse e per più giorni si è rintanato nella sua cuccia. Ecco qual è la sensibilità del cane che spesso si descrive come un autoritario e un po´ folle despota sanguinario".

Si potrebbe ora pensare di essere di fronte all´eccezione che conferma la regola, ma è solo colpa di una generale disinformazione sul tema se questo dubbio si profila, perché",protesta Piccini, "molte sono le storie e le testimonianze che potrebbero far cambiare idea sui Pit Bull". Si parla spesso, per esempio, di Pastori Tedeschi che aiutano a ritrovare i dispersi sotto le valanghe. Ma chi sa che in America per questa attività la razza preferita è proprio quella del Pit Bull? E, soprattutto, chi sa, tra i tanti estimatori delle medicine alternative, che il Pit Bull è uno degli animali più idonei per praticare la pet therapy? Probabilmente pochi, perché in pochi avranno avuto la fortuna di vedere le foto che ritraggono le sagome imponenti dei Pit Bull vicino a gracili bambini in fasce, disabili e anziani. Non si tratta di immagini promozionali della razza, ma di piccoli frammenti di storie toccanti, come quella di Anna, anziana signora che, dopo aver perso l´affetto dei suoi cari, racconta di aver riscoperto le piccole gioie del quotidiano proprio grazie a Iara, femmina matura di Pit Bull, capace di trascorrere interi pomeriggi a fianco di chi le hanno detto di accudire. Per Iara tutto questo non è un sacrificio, perché in fondo non esigeva altro che imparare il modo migliore per soddisfare la sua padrona, e ora che è in grado di farlo, ogni carezza le regala una soddisfazione immensa. Chissà se Iara intuisce che per quella stessa carezza alcuni suoi colleghi si devono sbranare nelle arene? Forse sì, quando i suoi occhi si fanno più lucidi, ma non ci vuole pensare spesso, perché lei odia la violenza e chi la fomenta. E´ una vera killer? di cuori romantici.

Silvio Mini
3/6/2002

www.buonpernoi.it

 
 
 

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Post n°19 pubblicato il 30 Agosto 2010 da Soul_Inside

Cuccioli a due e a quattro zampe: «Meglio iniziare a 9-10 anni. L'educazione? Fondamentale»«Il pitbull? Non è un cane assassino»Il dog trainer Simone Dalla Valle: è un giocherellone che può essere bene educato, sbagliato definirlo «killer»

Il dog trainer Simone Dalla Valler
Il dog trainer Simone Dalla Valler
MILANO - «Il pitbull un giocherellone?», «Si!”. Ma non è un cane killer? «No, tutt'altro. E' il più affabile e il più adatto nel rapporto con l'uomo. Ci metterei anche l'amstaff, lo staffy, il bull dog. E i cani da caccia. E, ovviamente, tutti i meticci che derivano da queste razze». Simone Dalla Valle è un dog trainer, è specializzato nel recupero di cani aggressivi ed è a sua volta compagno di vita di quattro cani: Kaya e Maya, rispettivamente una grande cagnona da pastore e una pitbull, entrambe provenienti da una situazione di maltrattamento; Sentinella, incrocio pitbull recuperato dal canile e diventato «il miglior compagno di lavoro che un dog trainer possa desiderare»; e il giovane Shaka, un american steffordshire. Insomma, non proprio maltesi o barboncini. Dal 24 dicembre sarà il protagonista di «Missione Cuccioli», programma del canale satellitare DeAKids dedicato all'educazione dei bambini che desiderano avere un cane al loro fianco e a cui viene insegnato come accudirlo e come rispettarlo.

Dalla Valle ha 32 anni ed è laureato con 110 e lode in filosofia. Da filosofo a dog trainer il passo non sembra breve...
«Si potrebbe rispondere che gli esami di psicologia poi si adattano a tutto nella vita» scherza l'addestratore, che nella sua attività collabora con associazioni che si occupano di cani senza tetto. E' un rapporto particolare, il suo, quello con canili e rifugi. «Io stesso - spiega - mi sono avvicinato a questa professione adottando un cane in canile: Kaya, un animale che aveva sofferto molto, dopo essere stato 7 mesi chiuso nello sgabuzzino di uno sfasciacarrozze. Aveva problemi comportamentali e per questo ho avuto bisogno di essere seguito di un’esperta cinofila, Cinzia Stefanini, che oltre ad insegnarmi come comportare con il mio nuovo amico mi ha detto di trovarmi molto portato per il rapporto con questi animali. Così ho iniziato a fare dei corsi e oggi sono io ad insegnare agli altri». Gli altri nel caso di Simone sono soprattutto i bambini. E la prima regola che insegna loro è che un cane è decisamente meglio sceglierlo in canile, perché non necessariamente il compagno di vita deve essere di razza e arrivare dunque da un allevamento (e peraltro spesso nei canili si trovano anche cani di razza).

Qual è l’età migliore per insegnare ad un bambino a prendersi cura personalmente di un cane?
«Quella pre-adolescenziale, direi dai 9-10 anni in su. Fermo restando che se un bambino nasce in una famiglia che già ha animali in casa, il rapporto di affetto e di scambio con il cane si instaura fin dall’inizio»

E il cane più adatto? Il programma si chiama Missione Cuccioli...
«Sì, ma al di là del nome non sempre un cucciolo è indicato per un bambino. C’è la tendenza errata a pensare che ai più piccoli si adattino meglio cani altrettanto piccoli, perché si ritiene che l'animale debba essere a disposizione del bambino. Nulla di più sbagliato, il cane cucciolo deve crescere a sua volta, non è un gioco. Il cane già adulto ben socializzato si rapporta meglio con i ragazzini».

E parlando di razze? Ce n'è una migliore di altre?
«I cani da caccia sono molto affabili nei confronti delle persone, ma ci sono anche altre razze pro-sociali e predisposte al contatto con l’uomo e nonostante quello che si pensi anche per colpa di certe enfatizzazioni dei media fra questi questi vi sono proprio i molossoidi. Sono molto giocherelloni. Problematici con gli altri cani, perché hanno un carattere dominante e tendono a scontrarsi con esemplari simili a loro, ma sono ottimi nel rapporto diretto con l’uomo. A questi aggiungerei anche i più discussi e discriminati: i pitbull e gli amstaff. Ovviamente, vista anche la loro forza e la loro stazza, necessitano di una seria socializzazione e di una crescita idonea. È chiaro che un rottweiler tenuto quattro anni da solo a fare la guardia nel cortile di una ditta, non può poi essere messo al fianco di un bambino. Un cucciolo dello stesso genere ma ben socializzato, invece, difficilmente darà problemi».

Il loro aspetto massiccio però può incutere qualche timore...
«I terrier che spesso si vedono nelle famiglie, perché sono piccoli e molto venduti in base alle mode del momento, sono poco adatti ai bambini perché caratterialmente sono reattivi e aggressivi e sono tra quelli che vanno più rieducati quando nasce un bambino. E spesso non è così semplice. In Inghilterra i bull dog e gli staffy vengono chiamati "baby nurse" perché per natura sono affettuosi con i bambini e lo dimostrano in ogni occasione. Anche nella mia esperienza personale questi cani sono i migliori, assieme a pitbull e amstaff. Il vero problema però è la convivenza con gli altri cani».

Nell’immaginario collettivo i pitbull sono equiparati a dei killer.
«La colpa è di un’informazione un po’ superficiale che viene data in proposito. Per ogni morso di pitbull se ne registrano almeno venti da parte di altre specie. Ad esempio non si dice mai che il cane responsabile della maggior parte di episodi di questo genere, in Italia, è il pastore tedesco e i suoi incroci. In uno stage a cui ha recentemente partecipato ha sentito dire che statisticamente negli Usa il cane più pericoloso è il labrador, essendo anche uno dei cani più diffusi in quel Paeese».

La verità, insomma, è che ogni cane non educato può essere potenzialmente pericoloso?
«Esattamente. E quanto ai pitbull, più vengono dipinti come cani killer, più la gente idiota, che vuole vantarsi di avere un killer al guinzaglio, li predilige, li prende con sè e li fa crescere nel modo sbagliato. E' un circolo vizioso. Quando ero piccolo il cane del diavolo era il doberman. Poi c’è stato il rottweiler. E adesso è la volta del pitbull».

Però forse c'è un problema di dimensioni. Un cane di ridotte dimensioni potrebbe essere più adatto alla vita in città.
«Non è detto che un cane medio grande sia meno compatibile con la vita in appartamento. I cani grossi hanno sicuramente bisogno di muoversi e di sfogarsi. Ma un cane piccolo non è da meno. Molti prendono un cane di taglia ridotta perché pensano poi di non doversene occupare più di tanto e allora gli insegnano magari a fare i suoi bisogni sul panno assorbente e il povero cagnolino mette fuori il muso di casa solo una volta al giorno. Il cane piccolo è però più eccitabile e molto nervoso e anche in presenza di ospiti resta agitato. Un cane di taglia medio grande, se ha le giuste attenzioni, questi comportamenti poi non li ha. Se i cani vengono trattati nel modo giusto, cioè se si rispetta l’esigenza di portarli a spasso e di farli muovere, si adattano bene alla vita in appartamento qualunque sia la loro stazza. Io fino a un paio d’anni fa vivevo in 40 metri quadrati a Milano con due cani che piccoli non erano, ma i vicini non sapevano neppure che li avessi dal tanto erano tranquilli. E’ tutta questione di educazione».

Ma qual è l’età migliore per insegnare ad un bambino a prendersi cura personalmente di un cane?
«Quella pre-adolescenziale, direi dai 9-10 anni in su. Fermo restando che se un bambino nasce in una famiglia che già ha animali in casa, il rapporto di affetto e di scambio con il cane si instaura fin dall’inizio».

Alessandro Sala
18 dicembre 2009

www.corriere.it

 
 
 
 

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