Creato da abios il 12/05/2009

gayamente innamorato

che male c'è se ami uno come te

 

 

IERI, PICCOLO CREDENTE VIOLENTATO; OGGI, ATEO ADULTO OMOSESSUALE

Post n°2 pubblicato il 29 Marzo 2010 da abios
 
Foto di abios

Ogni volta che iniziano le festività pasquali, la mia mente ritorna a quando ero un ragazzino che credeva profondamente a tutto ciò che i rappresentanti della chiesa cattolica insegnavano; a quando ogni gesto, ogni azione la si faceva, innocentemente, perché il sacerdote diceva che se facevamo diversamente Gesù soffriva ed io ci credevo ferma(imbecilla)mente.

Avevo circa 14 anni quando entrai nel seminario minore perché volevo diventare sacerdote, come il parroco e le educatrici dell’azione cattolica dicevano, avevo la vocazione. I miei non volevano in nessun modo ma, dato che mi amavano, acconsentirono a lasciarmi andare. Avevo finalmente iniziato il cammino per donare la mia persona al servizio di Cristo e dei fratelli.

Ricordo il primo giorno e l’accoglienza del rettore con dei dolcini e il suo modo di fare paterno; ricordo i compagni che, come me, stavano facendo il primo passo ed erano felici di farlo ( anche se qualcuno lo faceva contro la propria volontà, in quanto per i genitori era una sorta di collegio dove poter depositare un fagotto fastidioso ed essere liberi di andare a lavoro o quant’altro).

Ricordo di aver visto mio padre piangere per la prima volta e il suo abbraccio forte da togliermi il respiro ed io, con un fare da “superuomo”, tentavo d’ incoraggiarlo accompagnandolo al portone principale. Non dimenticherò mai il momento in cui ritornò indietro e mi disse che ero ancora in tempo per ripensarci e che, se l’avessi fatto, sarebbe stato il dono più bello che avesse mai ricevuto in vita sua; purtroppo quel dono non lo ricevette.

Dopo che ci sistemarono nelle camere in gruppo da sei, scendemmo per il pranzo nel refettorio dove ci posizionarono in dei tavoli per quattro. Fatta la preghiera, entrarono le suore che si occupavano della cucina distribuendo sorrisi a tutto andare con un mestolo di penne al ragù. Con il secondo piatto arrivarono, ecco la nota dolente, anche i due prefetti  che, presentandosi, si scusarono per il ritardo dovuto a motivi di studi…stavano specializzandosi.

Uno era rozzo nei modi e nella persona, portava sempre uno stuzzicadenti in bocca, ed era da poco uscito dall’ordine dei paolini dove si occupava, a suo dire, di macchinari per stampare e si chiamava don F.R., diventato secolare perché i genitori anziani avevano bisogno di aiuto e così da prete poteva farlo; l’altro, don F.P. prossimo agli ordini ( mancava un mese)era tutto smielato ed aveva una sorta di malsana passione per le vecchie immagini di santi che venivano messe in delle campane di vetro, tanto è vero che ogni tanto ci costringeva a metterci in processione dietro qualche statua facendoci fare il giro dell’ intero seminario.

Appena arrivati e i primi due giorni a seguire sembrava di essere in un paradiso terrestre; l’inferno si scatenò dopo.

Il giorno che don F.P. ricevette il sacramento dell’ordine  conoscemmo l’arcivescovo; un uomo severo con il naso adunco, al quale baciammo l’anello sotto indicazione dei prefetti, e che lui ricambiava con un buffetto sulla guancia…tipo quando si riceve il sacramento della cresima. Quel giorno, dopo una preparazione di due settimane, ci toccò di servire la messa e il mio compito era quello di reggere il messale al celebrante durante la cerimonia. Fino ad allora non sapevo cosa significasse perdere i sensi e in quella situazione li persi in quanto fui investito da una ondata fetida che fuoriusciva dalla bocca dell’arcivescovo ed io, per il compito che avevo, non potevo in nessun modo evitarla e nel contempo dovevo anche non pensarci perché temevo che facendolo avrei potuto peccare. Durai non più di una decina di minuti, ricordo che mi iniziarono a mancare le gambe e più nulla fino a che mi ritrovai su di una panca nella sacrestia della cattedrale con una folla di preti addosso, uno dei quali mi reggeva alte le gambe; divenni talmente rosso che se avessi potuto sarei scappato via. Al termine della celebrazione il rettore, i due prefetti (compreso il festeggiato), le suore ed addirittura l’arcivescovo vennero ad accertarsi delle mie condizioni chiedendomi cosa fosse successo ed io, timoroso, parlai di emozione, di felicità, in quanto mi vergognai di dire che tutto era dovuto all’alito cattivo del celebrante. Il giorno dopo mi ritrovai a digiuno per punizione…senza potere neanche bere. Dopo il danno anche la beffa.

I giorni seguirono alle notti e un bel dì ricordo che il rettore per il fine settimana non stava più in seminario; andava via il Venerdì pomeriggio e ritornava il Lunedì mattina mentre don F.R. rientrava dai suoi vecchi per ritornare la Domenica sera.

Di Venerdì sera si cominciava ad avere come ospiti alcuni amici di don F.P., erano dei tipi strani dall’atteggiamento un po’ particolare, e ricordo che la sera in cappella al termine della compieta,  mentre mi toccava sistemare il tutto per il giorno dopo, uno di loro si tratteneva a leggere un libro di preghiera ed ogni tanto mi fissava. Mentre stavo ultimando il mio compito, mi si avvicinò e mi disse che somigliavo a suo fratello più piccolo prese ad  abbracciarmi, dandomi dei bacetti sulla guancia. Il suo abbraccio era come una morsa dalla quale non potevi scivolare via e i suoi bacetti erano così, come dire, collosi che mi lasciavano il segno.

Comunque era un amico di don F.P. e quindi era sicuramente una persona seria, di sani principi della quale ci si poteva fidare. Un Sabato sera, invece, questa persona andò oltre, accarezzandomi le gambe dicendo che i pantaloni erano fatti di una stoffa molto delicata e che anche lui doveva trovare una stoffa simile per farsi fare un abito.

La cosa più strana però, era che ogni volta che venivano queste persone non si poteva dormire in quanto don F.P. metteva lo stereo ad alto volume. Un compagno di seminario, uno di quelli grandi (cioè erano quelli che frequentavano le superiori), una di quelle sere si portò sul terrazzo di fronte alla finestra del prefetto (dato che le finestre davano tutte sul chiostro ed erano senza scuretti, con delle tende a mezzo vetro) ci riferì che vide delle cose indicibili spronando gli altri ad andare…io non andai e non volli sentire niente per paura di peccare.

Mancavano circa quattro mesi alla fine dell’anno scolastico ed io avevo bisogno di qualche ripetizione di storia, pertanto don F.P. disse al rettore e all’altro prefetto che me le avrebbe fatte lui.

Mi recai nella sua stanza e dopo avermi spiegato i moti carbonari pretese che mi sedessi sulle sue gambe per ripeterli…comunque non voglio prolungarmi, dopo tre giorni subii delle violenze che non ci sono parole per raccontarle. In quei momenti pensavo solo ad invocare Dio che mi venisse a salvare perché sicuramente don F.P. era invaso dal demonio…Dio non intervenì . Pensai che fosse per colpa mia perché, forse, la sera mi addormentavo senza portare a termine il rosario che teneva lontano dal commettere atti impuri.

Iniziai a rifiutarmi di andare nella sua stanza a studiare recandomi normalmente con gli altri nella sala studio, in un momento di difficoltà in grammatica gli chiesi aiuto e lui tutto nervoso prese il crocifisso dal muro e me lo lanciò contro. Fui preso dallo spavento, iniziai a piangere e quel pomeriggio fuggii via dal seminaro senza portare dietro nulla. A casa non dissi nulla spiegando ai miei che non volevo più restare in seminario; in serata venne il mio parroco a chiedere cosa fosse successo, in quanto aveva saputo che ero andato via senza dire nulla, e i miei gli diedero la mia versione.

Con calma, dopo pochi giorni, andai a parlare con il mio parroco spiegando che non ero portato per stare chiuso in seminario, la vocazione però c’era. Lui mi rassicurò e…. forse vi avrò stancato, fatemi sapere se volete sapere il resto che ve lo racconterò e vedrete che è peggiore di come è iniziato.

  

 

 
 
 

L'amore

Foto di abios

Spendi l’amore

a piene mani!

L’amore è l’unico tesoro

che si moltiplica per divisione:

è l’unico dono che aumenta

quanto più ne sottrai.

E’ l’unica impresa nella quale

più si spende e più si guadagna:

donalo, diffondilo,

spargilo ai quattro venti,

vuotati le tasche,

scuoti il cesto,

capovolgi il bicchiere

e domani ne avrai più di prima.

 

                            Anonimo

            

 

 

 
 
 

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