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DIVERSA-MENTE

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In quel di Verona 1992

Post n°25 pubblicato il 04 Maggio 2016 da amnerisdgl1

Volevo andar via anche se non sapevo bene dove...

Pranzo, pastiglie, nutella, e poi un pò a letto fino alla visita del primario, che passava nel pomeriggio, prima del bicchiere del tè con i biscotti. Ecco il cibo, era la cosa più ragionevole della giornata, le signorine, che ci servivano, erano gentili, sorridevano spesso e non facevano domande. Come sempre, a pranzo e a cena, io stavo in mezzo a Paola, anemica e inappetente, e Concetta vorace e sanguigna. Sulla prima niente da dire, ma sulla seconda: Concetta era siciliana, alta e formosa, chiaramente in fase maniacale, parlava incessantemente e a voce alta, rideva e si agitava, e dalla porta della sua camera, sempre spalancata, s'intravedeva un mondo disordinato, che io trovavo stranamente colorato, a differenza di quello della mia camera, dove non percepivo altro colore che il bianco.

Vicino al grande cancello di ferro del giardino, c'era un piccolo bar, con annesso tabacchino, ed era lì che Concetta, e non so quante altre, andavano a comprare le sigarette. Per questo lei mangiava sempre vestita di tutto punto: tailleur, scarpe e le calze sempre sfilate. " Me le cambio" diceva e infatti le cambiava con un'altro paio sfilate anch'esse, poi si metteva un rossetto acceso, che risultava sempre sbavato. E così partiva, contenta e giuliva. Paola mi aveva detto tra un boccone e un sospiro, che era un'insegnante di greco e latino, certo era proprio difficile crederlo, per com'era così sguaiata, la faccia pasticciata di trucco, ma sapevo che le metamorfosi possono capitare a tutti e che le chiamano pazzia. Ma a pranzo, quel giorno, Concetta era stata stranamente silenziosa e aveva mangiato lentamente e in punta di forchetta. "Ah basta! non riesco a mandar giù più nulla...Signorina! Signorina Susanna! gentilmente mi conserva un frutto per questo pomeriggio, che lo consumo prima del tè..." Un attimo di silenzio per fissare Concetta che, alzandosi e spostando senza rumore la sedia, aveva spiegato: "Vado a cambiarmi, devo mettere un completo che avevo assolutamente scordato di avere...". Alla suora non parve vero di poter richiamare l'attenzione battendo le mani. " Avete visto come Concetta sta meglio? Perchè le pastiglie bisogna prenderle tutte e senza far storie!". Al che la bionda signorina Susanna "Suora, ma che pastiglie...devono essere state le patate..." E tutte giù a ridere anche se io credo che fosse una delle poche ad aver detto fino a quel momento una cosa sensata.

 

Cena, pastiglie, la seconda vaschetta di nutella e poi a dormire. La serata era passata e m'infilai nel letto ripensando al professore che mi faceva sempre la stessa e sola domanda, "Come stai?". Ma quel pomeriggio se l'era dimenticata, " Stai guarendo...aveva detto invece...e presto andrai a casa..." Ma, chissà perchè, suor Alba, allontanandosi, scuoteva la testa. Ma si sa le monache sono spesso strane, loro e i loro pensieri. Ed ecco un grido di conferma. E che era successo? Mentre il professore si complimentava con Concetta, lei, suora curiosa, si era messa a sollevare il cestino, pieno di calze velate e sfilate, che, sfuggendole di mano, aveva rovesciato intorno pacchetti, vuoti di sigarette, ma pieni di pastiglie, tutte quelle che la professoressa di greco e latino era riuscita a non ingoiare. Ma stava bene, no? anche se il come potrebbe essere una pura opinione.

Ed anch'io volevo stare bene, per poter andar via...Ma a questo ci avrei pensato domani. Mi girai di fianco e guardai la dolce Caterina, che già dormiva, i soffici capelli bianchi legati da un nastro, le guance rosate dalla cipria, le labbra socchiuse e, anch'esse, rosa di rossetto...sembrava, e in effetti era, una bambina .

Lucia urlava ancora in fondo al corridoio e Adelina brontolava, gli ultimi rumori prima che le luci al neon venissero spente e il loro posto venisse preso da piccole luci vagamente azzurre che forse avrebbero potuto scolorire il nero del mio sonno senza sogni. Sì...volevo andar via anche se non sapevo bene dove.

 
 
 
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