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Un blog creato da blogdinapoli il 09/05/2013

ti presento napoli

un viaggio per napoli tra passato presente e futuro

 
 

Per condividere la napoletanità che è un modo di vivere, un modo di concepire la vita e realtà , un modo di nuovo di concepire l'altro e noi stessi, da persone libere e nello stesso tempo legate al destino di questa meravigliosa città. La napoletanità non ha carta d'identità, perchè essere napoletani non significa essere nati a Napoli ma amare questa città che apre le porte al mondo , sorride e chiede di amarla e rispettarla. Una città bella come i suoi vicoli, il suo mare, il suo orizzonte che fa tutt'uno con questo popolo semplicemente straordinario che è lo specchio del suo popolo. Noi siamo napoletani ma siamo convinti che in ogni abitante del mondo c'è traccia di napoletanità, una traccia che si ricerca in se stessi ed una luce che una volta trovata ci regala una speranza migliore per un futuro migliore.

alessandro tullio

 

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autostrade,rincari razzisti al nord? dite a Salvini che....

Post n°9 pubblicato il 09 Febbraio 2014 da blogdinapoli
 

 

Carissimo Salvini... Parliamo di pedaggi... Tu ti lamenti, bene! Io ti delucido...parli di rincari razzisti al nord , bene io ti vorrei informare che noi subiamo a anni un pedaggio che pure io considero razzista, perché il nostro è l'unico asse urbano interamente a pedaggio, a forfait, indipendente quindi dalla distanza percorsa, di 0,90 € (alla sua apertura, nel 1972, era di 300 lire) e si paga sempre in uscita (le tangenziali di Milano e Torino si pagano solo per l'attraversamento, solo in alcuni punti) punto primo!

Secondo,Gli introiti, derivanti dal pedaggio, ammontano a circa 6 milioni di euro al mese... E a chi vanno questi introiti? Al sig. Benetton... Toh guarda caso uno del nord! La gestione della tangenziale è di competenza di Tangenziale di Napoli S.p.A., società del gruppo Atlantia. http://it.m.wikipedia.org/wiki/Atlantia

Quindi ci mangiate pure sopra!

Terzo, In origine il pedaggio sarebbe dovuto servire a ripagare le spese di costruzione dell'opera, realizzata con capitale interamente privato, e rimanere, in seguito a un accordo con l'ANAS, fino al 2001. Il pedaggio, nonostante l'accordo fosse scaduto, è rimasto, senza motivazioni ufficiali, per 7 anni, dal 2001 al 2008. Nel 2008 è stato firmato un nuovo accordo e pertanto ora il pedaggio rimane ufficialmente per finanziare interventi, concordati dalla società di gestione della tangenziale, in zona ospedaliera.

Certo, come no! Il flusso di traffico che interessa questo tratto autostradale è di circa 270.000 attraversamenti al giorno e quindi se gran parte degli introiti servono alla manutenzione... E invece... Le carreggiate, alla loro destra, non presentano la corsia d'emergenza, ed esiste solo una banchina, di dimensione variabile ma comunque inferiore ai 50 centimetri. Le condizioni orografiche del territorio napoletano hanno fortemente caratterizzato il raggio delle curve, che sono inferiori rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente, che prevede un minimo di 252 metri di raggio. Le stazioni di esazione del pedaggio sono all'interno della città, e non delocalizzate al di fuori del centro urbano, come avviene per tutte le grandi città; tale scelta, infatti, garantisce quantomeno che l'inquinamento provocato dalle operazioni di esazione sia distante dal centro abitato.

 

Le barriere di sicurezza (guard-rail) delle carreggiate dei viadotti sono pericolose (ad esempio sul viadotto Capodichino le barriere sono costituite da un unico nastro a doppia onda) e ossidate dal tempo e ciò rappresenta una minaccia per gli automobilisti poiché il tipo di barriere in uso è a bassa capacità di contenimento. Anche sui viadotti Via Campana e via Domitiana vale lo stesso discorso, e - peraltro - i viadotti sovrastano la via Campana e la Strada statale 7 quater Via Domitiana, arterie stradali ad elevato volume di traffico. Anche il resto delle barriere di sicurezza non è a norma, a partire dai connettori che uniscono le diverse altezze delle barriere, ed inoltre le barriere terminano in prossimità dei muri di contenimento e dei piloni dei cavalcavia. Assenti anche i delineatori di curve in alcune curve poste in galleria.

 

Nelle gallerie e sottopassi vi sono molteplici problemi di sicurezza: nelle prime, soprattutto in quelle più lunghe, non vi sono né corsie di emergenza né piazzole di sosta o affini, per facilitare il passaggio pedonale in caso di emergenza; nei secondi vi è invece una scarsa illuminazione che potrebbe portare ad un elevato tasso di incidentalità. Le aree di servizio e le piazzole di sosta sono poste in curva e quindi poco visibili e pericolose in caso di emergenza e/o di rifornimento. Anche vari svincoli presentano problemi strutturali e/o di visibilità: ad esempio, lo svincolo in entrata di Corso Malta (direzione Pozzuoli) è privo di corsia di accelerazione il che provoca, oltre ad una situazione di potenziale pericolo, un rallentamento sia del flusso di auto in entrata che di quelle in normale transito sulla carreggiata; anche lo svincolo in entrata dei Camaldoli (direzione Capodichino) è caratterizzato da una brevissima (ed insufficiente) corsia di accelerazione, il che costringe gli automobilisti in ingresso sulla tangenziale ad un'immissione nel flusso veicolare potenzialmente molto pericolosa. Inoltre, lo svincolo in uscita del Vomero (direzione Pozzuoli) non brilla per sicurezza in quanto presenta sull'immissione una curva molto stretta che ne limita di parecchio la visibilità.

 

Secondo illustri pareri del mondo accademico l'arteria non è capace di sostenere le velocità autostradali, tanto è vero che alla fine del 2009 è entrato in funzione il sistema Tutor con limite massimo di velocità pari a 80 km/h, limite che però mette oggettivamente in discussione il pedaggio e la scorrevolezza dei flussi di traffico. Due postazioni Tutor, inoltre, sono state sistemate senza alcuna presegnalazione, peraltro obbligatoria: infatti, la prima è praticamente nascosta dietro i pannelli segnaletici che precedono lo svincolo di Fuorigrotta, in uscita dalla Galleria Monte S.Angelo in direzione Capodichino; la seconda, nella stessa direzione, è ubicata all'uscita della Galleria Capodimonte, con i rilevatori fissati sotto la volta della galleria medesima. E tutti questi soldi che fine fanno!? Mistero.... Ah giusto per ..ricordo anche che e' stata la prima autostrada urbana creata in italia .Con un rescritto del 31 maggio 1853 Ferdinando II di Borbone,stabilisce alcune indicazioni in materia di tutela paesistica per la costruzione di una nuova strada!

Quindi quando tutte le nostre tratte, autostradali ferroviarie ecc saranno uguali a quelle di tutta l'italia ne riparliamo!! Strunz!

 
 
 

IL MIO PAESE.....

Post n°8 pubblicato il 21 Gennaio 2014 da blogdinapoli

http://youtu.be/JDiU-7xlkpU

Uno al giorno.... Ciò vuol dire 365 malati di tumore ogni anno solo a Casoria!!!
Ps le immagini che si vedono, sono praticamente le zone adiacenti al campo rom nelle vicinanze dell'ikea, via Cantariello ...

Casoria .....L'abitato presentava un nucleo storico, riconducibile alle attuali Via San Benedetto, Via Padre Ludovico, Via Santa Croce e Via San Mauro, da cui dipendevano masserie e casali, in particolare sulle strade di collegamento verso la vicina Napoli.Il centro abitato, oggi è uno dei maggiori della Campania (la popolazione è quasi quadruplicata tra il censimento del 1951 e quello del 1991), con 80000 abitanti ha conosciuto la maggiore espansione demografica negli anni anni 1960, quando divenne il principale polo industriale del Mezzogiorno, oggi interamente dismesso. Tra gli anni settanta e gli ottanta la città di Casoria era detta «la Sesto San Giovanni del Sud» per la presenza di molte industrie di rilievo nazionale, tra cui spiccavano la Rhodiatoce, che vi produceva il terital, la Resia, le Acciaierie del sud, la Calcobit. Quella che come nome ha per significato "casa d'oro": casa, abitazione rurale; e oro, riferito alla fertilità del territorio. Nel 1815 divenne capoluogo di un circondario del Regno delle Due Sicilie nel quale erano ricompresi 19 comuni. Nell'organizzazione ecclesiastica apparteneva alla diocesi di Napoli e dipendeva dall'arciprete di Afragola.


Quella che come nome ha per significato "casa d'oro": casa, abitazione rurale; e oro, riferito forse alla fertilità del territorio. Nel 1815 divenne capoluogo di un circondario del Regno delle Due Sicilie nel quale erano ricompresi 19 comuni. Nell'organizzazione ecclesiastica apparteneva alla diocesi di Napoli e dipendeva dall'arciprete di Afragola.

Il territorio paludoso venne bonificato agli inizi del XIX secolo. Quella che era stata una landa malsana divenne terra fertilissima, in grado di fornire fino a 5 raccolti l'anno, grazie alla fertilità della terra vulcanica, della superficialità e abbondanza della falda freatica e della laboriosità dei contadini. Fino agli anni 1950 fu un centro prevalentemente agricolo, con un'economia fondata principalmente sulla produzione e commercializzazione del vino e della pasta e della lavorazione della canapa e della mela annurca. E invece oggi...

cos'è oggi!?

VIVA L'ITALIA....

 
 
 

ORDINARIO RAZZISMO

Post n°7 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da blogdinapoli
 

Sono ormai anni,  che negli stadi di tutta italia va in scena quella che è la tanto decantata civiltà italiana...

Sono innumerevoli gli episodi di razzismo contro il popolo napoletano,dal più banale VESUVIO PENSACI TU o LAVALI COL FUOCO...fino al BENVENUTI IN ITALIA... o altri ancora riguardanti la "monnezza" ... ma dico io ma lo sapete che noi qui avevamo l'acqua calda direttamente dal rubinetto quando voi dovevate riscaldarla ancora cu 'o ffuoco?... avevamo le fogne ,quando voi gettavate i vostri escrementi per strada... sapete che 150 anni fa noi, già facevamo la raccolta differenziata?.. poi,purtroppo per noi poi e' arrivata l'italia!

Vaneggiate per la nostra distruzione, ma dico.. vi conviene?? sono 3000 anni che napoli esporta cultura in tutto il mondo e se venite riconosciuti è per la pizza, il mandolino... le canzoni classiche napoletane... ehhh dopo comme facite?? Con quale grande popolo verrete riconosciuti? 'E milanese.... 'e fiorentine, per citarne qualcuno,mmmh non credo!!!

Eppure ,non mi pare di aver mai visto uno striscione partenopeo che invochi alluvioni o che ricordi sciagure passate!? O sbaglio....e qua sta la differenza... tra NOI e voi!!!

mentre voi ci chiamate colerosi, solo perche' come tante capre seguite il gregge...noi facciamo della nostra civiltà un punto di forza della tifoseria partenopea, e non solo...!

Ahhhh che bella cosa cà fosse se, invece 'e arapì 'a vocca sulo pe caccià ciato, ve faceste nù poco poco'e cultura...scoprireste che il colera a Napoli ha fatto solo vittime , ma che il folocaio ,il vibrione, non si è mai trovato....che l'epidemia è durata poco più di due mesi....ma che purtroppo ha fatto più danni che morti, soprattutto a livello sociale.

Un'altra brutta storia italiana ....ancora una volta un mare  di bugie, di cui si resero protagonisti i giornalisti di tutta la stampa nazionale... la consueta gara a sbattere il “mostro Napoli” in prima pagina.

Furono  inventate , senza nessun riscontro  storie di contrabbando di mitili, di medici che facevano entrare negli ospedali napoletani partite di cozze che i pazienti consumavano rigorosamente crude e contro ogni divieto ,assurdità, luoghi comuni e idiozie, tutto in una volta!

Giornalai che puntualmente dimenticavano, mentre stigmatizzavano Napoli , di raccontare la situazione nel resto d’Italia, omettendo che, nel passato, in altre città italiane si moriva di peste, pellagra …e di colera!

O come l’epidemia del 1835-1837, che arrivò da Londra e si sparse per tutta l’Europa.

Eppure...e' risaputo che il colera e' di origine alimentare e non c'entra nulla con i rifiuti come molti sottolineano... ma questo e' solo un'altro caso del buon lavoro svolto dai disinformatori degli organi italiani...e che ha marchiato i napoletani come colerosi

QUEL LAVAGGIO DI CERVELLO CHE DURA DA 152 ANNI

E pensare che quell’epidemia non ha "origini" napoletane ,(ma bensi' solo le vittime erano napoletane),ma veniva da lontano, da una partita di cozze proveniente dalla Tunisia. Ebbene sì: cozze non allevate nel Golfo di Napoli, ma che purtroppo a Napoli ha lasciato in eredita' solo discriminazione!!

per fortuna nuie napulitane simmo diversi...

MEDITATE GENTE... MEDITATE!

 
 
 

NAPOLI TRA SACRO E PROFANO (parte II)

Post n°6 pubblicato il 13 Giugno 2013 da blogdinapoli
 

Esiste a Napoli un culto molto particolare,una venerazione che non ha eguali....

posso tranquillamente asserire che dopo San Gennaro una delle Sante piu' conosciute ,e a cui milioni di donne si sono affidate , e' Santa Maria Francesca...

Nata come Anna Maria Gallo, nacque a Napoli nei popolari quartieri spagnoli, il 25 marzo del 1715 da un bottegaio di drappi e merletti.

Beatificata nel 1843 e santificata nel 1867 Santa Maria Francesca è oggi la Santa protettrice dei quartieri spagnoli e la sua piccola ed umile casa è oggi il più bell’esempio della viva, appassionata ed antichissima religiosità del popolo napoletano.

 Trascorse l’infanzia e la giovinezza a ricamare al telaio, per aiutare l’attività paterna, fino all’età di diciassette anni quando, piuttosto che sposare un giovane benestante così come avrebbe voluto suo padre, preferì indossare l’abito delle Terziarie Francescane Alcantarine ritirandosi a vita privata come ‘monaca di casa’.

 La Santa usava i suoi poteri taumaturgici per aiutare i fedeli in situazioni particolarmente gravi, ed anche per compiere prodigi singolari: si racconta infatti che fece crescere i capelli ad un reverendo calvo e alcune volte fece nascere fiori dalle piante di un terrazzo in pieno inverno.

 Nella sua casa, rimasta così com’era al momento della morte della Santa, sono custoditi tutti i suoi oggetti e numerose reliquie; tra le tante immagini sacre c’è anche un bellissimo crocifisso in un’edicola lignea lavorata, davanti al quale ella pregava per ore intere, ed anche un Gesù Bambino, custodito in una teca. La statuetta è vestita con abiti e calze che Maria Francesca aveva lavorato personalmente ai ferri. Si racconta che, una volta ultimato il lavoro, lei stessa si rivolse al bambino Gesù dicendo: ‘Ninno mio, come faccio a vestirti se non apri le braccia?’, e poco dopo la statuetta miracolosamente le aprì.

In quella casa Santa Maria Francesca restò paralitica per sette anni, e sulla sedia ove trascorreva le sue giornate, si spense il 6 ottobre del 1791.

 Fu sepolta nella chiesa di Santa Lucia al Monte con solenni funerali; qui il suo corpo è rimasto fino al 26 settembre del 2001, quando è stato traslato nella chiesa attigua alla sua casa, ove è oggi venerato. I gradini che lei percorreva sin da bambina per raggiungere S. Lucia al Monte sono oggi a lei intitolati.

Quella sedia,chiamata anche sedia della fertilita', e' ancora oggetto di culto per molte donne , "Sono tre secoli che le don­ne vengono in visita qui, per chiedere la grazia di un figlio. Ne ho viste arrivare da tutta Europa, e anche dall’America, Argen­tina, Brasile, per sedersi sulla seggiola do­ve Santa Maria Francesca passò gli ultimi anni della sua vita a pregare", spiega Suor Luisa.

Innumerevoli sono i casi andati a buon fine ,come si puo' ben vedere dai tanti oggetti di voto collocati nell’ingresso principale, dove la sua immagine è circondata da un vero e proprio 'parato' di coccarde e nastri di bambini e bambine nati grazie alle sue pre­ghiere. Ci sono foto, letterine, e fra i nomi ricamati sui cuscinetti, si notano molte omonime - Francesca e Maria Francesca - come dimostrazione che quelle vite sono in tutto e per tutto dedicate alla santa com­patrona di Napoli.


            

 
 
 

NAPOLI TRA SACRO E PROFANO (parte I)

Post n°5 pubblicato il 30 Maggio 2013 da blogdinapoli

Il popolo napoletano si sa, e' un popolo che ha delle caratteristice comprovate e inattaccabili.... tra le quali  la superstizione e la devozione nella religione e nei Santi, strettamente correlati tra di loro.

Perche', se da un lato il napoletano venera  con accurata devozione un Santo,come San Gennaro ,nello stesso modo crede in alcune figure leggendarie ,di tutt'altro genere, come "o munaciello".

Innumerevoli sono le storie che si raccontano nei vicoli della citta',cose che cerchero' di illustrare nei post a venire, cose che viste o sentite da fuori  portebbe a storcere il naso oppure allibirsi di fronte ad alcuni aneddoti o riti che hanno una valenza molto importante per i napoletani e che vengono tramandati con fiera dedizione ,come qualcosa da custodire gelosamente.

Quando si pensa ai Santi di Napoli il primo che viene in mente e' appunto San Gennaro.

Questi in realta' , non e' nato a Napoli  ma a Benevento ed e' stato praticamente adottato dalla citta' quando le sue spoglie furono sistemate nel Duomo nel 1492, il suo nome era
Ianuario e discendeva infatti dalla famiglia gentilizia Gens Januaria sacra al bifronte Dio Giano. Qundi Gennaro (trasformazione napoletana di Ianuario) non era il suo nome, bensì il cognome. Fonti non ufficiali ci dicono  che il suo vero nome fu Procolo.


Senza dubbio  si puo' tranquillamente affermare che e' uno dei piu' noti e conosciuti  tra i Santi  di tutto il mondo,ha venticinque milioni di devoti ed ha una venerazione che si annovera da secoli , tutta la storia d'Europa si e' inchinata dinanzi al suo busto ,gente comune,nullatenenti e delinquenti dai Re ai Papi,anche Napoleone ,che ovunque andasse saccheggiava il piu' possibile, quando fu a Napoli ,non solo non tocco' nulla  per timore di scatenare l'ira del Santo in piu' gli fece dono di un capolavoro in oro e argento.

Si narra  che ,nei tempi in cui Napoli visse una  delle peggiori catastrofi come l' eruzione del Vesuvio ,nel 1872, le popolane portarono in giro per i quartieri la testa di San Gennaro (ovvero il busto in argento che e' tutt'ora esposto nel Duomo) per aver la grazia di far cessare l'eruzione .


la storia che racconta la vicenda in cui fu  coinvolto Gennaro, avveniva nella prima meta' del III° secolo, in piena persecuzione cristiana da parte di Diocleziano.
A quei tempi, Gennaro, vescovo di Benevento ,insieme a Desiderio e Festo (uno lettore, l'altro diacono) si reco' a Pozzuoli per fare visita ai fedeli. Saputo di questo viaggio, Sessio (diacono dell'odierna Miseno) gli ando' incontro. Quest'ultimo venne, pero', fermato lungo la strada ed arrestato per ordine di Dragonzio, giudice anticristiano.
Saputo dell'accaduto, i tre (Gennaro, Festo e Desiderio) sentirono il dovere di far visita all'amico finito in carcere a causa loro. Dragonzio approfitto' dell'occasione per arrestare anche i tre. La sentenza fu di adorazione forzata degli idoli agli altari pagani. Naturalmente i tre si rifiutarono.

Al rifiuto, Dragonzio sentenzio': divorati dalle belve nell'anfiteatro. Si scateno' la ribellione della comunita' cristiana che ottenne solo la conversione della pena: decapitazione.
A sentenza eseguita, alcuni cristiani si incaricarono di seppellire i martiri e di conservare un po' del loro sangue, rito usuale all'epoca dei fatti. Il sangue di Gennaro fu tenuto in custodia dalla sua nutrice mentre il corpo veniva sistemato prima a Fuorigrotta e poi in quelle che oggi sono le Catacombe di S.Gennaro a Capodimonte.Cio' avvenne circa un secolo dopo la sua morte, durante il mese di Aprile, in cui ancora oggi si ritualizza una delle due liquefazioni annuali.


Fu proprio in questo periodo, secondo alcuni storici, che si verifico' la prima liquefazione. Si noto' che, in vicinanza delle ossa del Santo, il contenuto delle ampolle da solido diventava liquido. Ma la data ufficiale della prima liquefazione e' il 1389.

Una curiosita' ,le due ampolle  sono mantenute in una teca e conservate nella cassaforte dietro l'altrare della cappella del tesoro di San Gennaro ,(uno dei piu' ricchi e preziosi riconosciuti al mondo),delle due una e' riempita per 34 ,mentre l'altra ,piu' alta , e' semivuota poiche' parte del suo contenuto fu prelevato da Re Carlo III di Borbone che lo porto' con se in Spagna.

Comunque sia resta il fascino ed il mistero che accompagna tutta la vicenda attraverso i secoli. Fascino e mistero anche nelle vicende che vedono coinvolti i resti del Santo. Continui spostamenti e traslazioni. Finanche il longobardo Duca Sicone nell'831 se ne occupo' trafugandone i resti e sistemandoli a Benevento, la citta' che vide Gennaro Vescovo.
Nel 1156 furono ancora una volta trasferiti. Murati dietro l'altare maggiore del Santuario di Montevergine, se ne perse il ricordo per circa 3 secoli quando, nel 1480, per lavori di restauro all'altare, furono ritrovati. poi fu la volta come gia' detto nel 1492 dell' attuale sistemazione nel Duomo di Napoli in una cappella a lui dedicata, insieme alle ampolle contenenti il sangue. Molti sono gli episodi veri o falsi che fanno da contorno ai misteri gennariani. Tra i tanti  ricordo quello del  ceppo su cui fu decapitato. A quei tempi, parliamo del 300 d.c., non si usava il ceppo per la decapitazione ed il marmo su cui si presume fu decapitato Gennaro, fa parte di un complesso marmoreo di qualche secolo posteriore. Inoltre durante il Concilio Vaticano II°, la venerazione di S.Gennaro fu limitata in ambito locale: in pratica fu declassificato come Santo di serie "B". Ma la devozione dei napoletani fu, ed e', tale che pochi giorni dopo sui muri della citta' fu scritto: "San Genna', futtetenne!"
Comunque sia, moltissimi napoletani riversano in San Gennaro tutte le loro speranze e paure e gli si parla come fosse un amico ,infatti che chi bonariamente e molto confidenzialmente lo chiama "faccia gialla", e' la stessa gente che ormai da secoli ,nel giorno in cui si presume avvenga il miracolo, si affolla nel duomo per cercare di vedere le sacre ampolle ed onorare il Santo con canti e preghiere

Ovunque a Napoli, come nel mondo ,si sente da secoli la stessa invocazione..

San Genna'  facc' a grazia!!


 


 
 
 
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