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PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

San Giuseppe

San Giuseppe, mi consacro a te per essere per sempre tuo imitatore, tuo amabile figlio. Prendi possesso di me, fa’ del mio corpo e della mia anima ciò che faresti del tuo corpo e della tua anima, per la gloria di Gesù. Pure lui si è affidato a te così pienamente da lasciarsi portare là dove tu credevi opportuno, da stabilire te per suo padre e obbedirti come il più docile figlio. Sacro Cuore di Gesù, grazie di averci dato Giuseppe per padre e di averci donato tutto ciò che hai e tutto ciò che sei. Fa che ti restituisca amore per amore; te lo chiedo per intercessione e in nome di san Giuseppe. Amen.

 

Eucarestia

O Gesù, che ti fai alimento spirituale per noi nel Sacramento dell'Eucarestia, nutri le nostre anime e fa' che possiamo essere sempre migliori, giorno dopo giorno, nelle vie di Dio. Amen.

 

 
 
 

 

Gesù è il Buon Pastore

Post n°2159 pubblicato il 20 Aprile 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù Buon Pastore

Dal Vangelo secondo Giovanni 10,11-18: (In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio»). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: ("In quel tempo, Gesù disse: Io sono il buon pastore". Il Vangelo della quarta domenica di Pasqua si apre con questa affermazione di Gesù che si presenta come il "Pastore buono". Occorre però ricordare che nel testo originale greco la parola usata per "buono" è in realtà "kalos", cioè "bello". La parola "bello" è raramente presente nelle comuni traduzioni di questo frammento evangelico pur essendo di grande importanza per la retta comprensione del messaggio. La Fede, infatti, non è primariamente questione di morale, ma questione di bellezza. Omero affermava che "chi incontra la bellezza non può separarsene"; il Vangelo fa sua questa idea e la riprende per indicare che nell'incontro con Gesù di Nazareth si compie quell'infinito desiderio di bellezza scritto nel cuore di ogni uomo. Al tempo di Gesù le immagini del pastore e delle pecore erano molto comuni. Gesù però ha un modo nuovo di esercitare il suo essere Pastore. Egli cambia completamente il rapporto tra il pastore e le sue pecore. Solitamente il ruolo del pastore è quello di curare le pecore per venderle o sfruttarle per ricavarne la lana, il latte o la pelle, Gesù invece si presenta come il "Buon Pastore" che le conosce, le custodisce e le difende. Quindi un pastore che non sfrutta le sue pecore, ma che invece le aiuta a vivere. Il rapporto tra il buon Pastore e le sue pecore è inoltre caratterizzato da una reciproca e profonda conoscenza. Questo particolare riportato da Giovanni ci aiuta a capire che le pecore si fidano del Pastore perché sanno di essere conosciute e amate, per questo si fidano e lo riconoscono come guida. Ci possiamo fidare solo di chi conosciamo, di chi può dimostrare di amarci concretamente e in modo credibile. Per amare si deve essere credibili e la credibilità dell'amore, come direbbe lo stesso Giovanni, si dimostra con i fatti e nella verità. Anche il lupo è capace di riconoscere il buon Pastore dal mercenario, infatti solo il secondo vede venire il lupo verso di lui e verso il gregge, mentre verso il primo non sembra nemmeno avvicinarsi. Il lupo sa bene che il buon Pastore ha il potere di dare la sua vita e di riprenderla di nuovo, nessuno può toglierla e questo vale anche per tutte quelle pecore che lo riconoscono come guida e si affidano a lui. Alle pecore è chiesto solo di riconoscere la sua voce; di corrispondere alle sue cure; di seguire le sue indicazioni. Anche noi, se sapremo metterci dietro a lui, ascoltando la sua voce e seguendo le sue orme, saremo condotti un giorno ai pascoli sereni della vita che non ha fine. Amen).

 
 
 

Un'altra manifestazione di Gesù risorto agli Apostoli

Post n°2158 pubblicato il 13 Aprile 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù risorto e gli apostoli

Dal Vangelo secondo Luca 24,35-48: (In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni»). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, siamo giunti alla terza domenica di Pasqua e il Vangelo ci presenta un'altra manifestazione di Gesù risorto. Davanti ai suoi discepoli increduli e smarriti mostra le mani e i piedi, invita a guardare e contemplare le ferite della Croce. Per convincere i discepoli avrebbe potuto fare un miracolo strabiliante o realizzare un segno inequivocabile della sua gloriosa potenza, ma il Risorto invita a guardare i segni della passione. L'evangelista Luca sottolinea con forza l'inseparabilità della Croce e della Resurrezione, perché proprio in questo legame si svela il cuore dell'annuncio della Pasqua. La "buona notizia", infatti, non è semplicemente che un morto è ritornato in vita (in carne ed ossa; infatti mangia pure!), ma che il Figlio di Dio, che sulla Croce ha donato tutta la sua vita per amore, ha messo la morte sotto la sua potestà. La vita che risorge è la vita donata per amore. Ma, accanto alla passione e alla resurrezione, il Vangelo introduce un terzo elemento fondamentale: la missione. Il Risorto, aprendo le menti dei discepoli all'intelligenza delle Scritture dice: "Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati". La missione è parte integrante dell'evento della salvezza e della natura stessa della Chiesa nascente. Senza l'annuncio universale della conversione e del perdono dei peccati, la morte e resurrezione di Gesù rimarrebbero incompleti. Invece, con Gesù la Parola di Dio riecheggia fino alla fine del mondo, attraverso ogni generazione, che può vedere nel simbolo del Cristo crocifisso il modo per avere la vita, quella vera, che non ha mai fine. Amen).

 
 
 

Gesù Risorto appare agli Apostoli e a Tommaso

 

Gesù appare a Tommaso

Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-31: (La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, siamo giunti alla seconda domenica di Pasqua e la liturgia ci propone il Vangelo di Giovanni che ci descrive alcune apparizioni di Gesù Risorto. I discepoli erano inquieti perché la persona nella quale avevano riposto le loro speranze era morta. Sentivano come se colui per il quale avevano speso tre anni della loro vita li avesse delusi. Non riuscivano a trovare pace; ma proprio quando stavano per rassegnarsi sopraggiungeva qualcuno che diceva di aver visto il Maestro. Punto e daccapo: tormento, sgomento e risentimento... Poi mentre tutti erano radunati un uomo disse loro: "Pace a voi": a quel punto i loro cuori si rallegrarono e le inquietudini sparirono... Davvero la pace era con loro! Ciascuno stava sperimentando una gioia indicibile. In quel momento Tommaso non era presente e quando gli fu raccontato l'episodio non riusciva a credere: aveva bisogno di spiegare questo fenomeno, altrimenti non avrebbe avuto pace. Così, mentre era con gli altri e le porte erano chiuse, «Gesù stette in mezzo». E di nuovo disse: "Pace a voi". Tommaso sentì. Gesù gli concesse anche di toccare le piaghe della croce. Sembrava tutto un sogno, ma Tommaso era felice. La felicità di un sogno svanisce subito, mentre quella gioia che Tommaso aveva "toccato" era forte e continua. Gesù non entra dalla porta, ma sta già. Quando Tommaso tocca le piaghe di Gesù in realtà gli consegna le sue paure e le sue incredulità. Gesù trasforma quelle inquietudini in gioia. Voler toccare le piaghe di Gesù significa sperimentare con lui le sofferenze atroci della croce, ma con la certezza che anche in quelle è presente la volontà del Padre suo, pronto a donarci una gioia inspiegabile e inattesa. Fidarsi di Gesù non significa essere passivi e rinunciatari, bensì ricordarsi che noi possiamo fare tutto, ma non ci sentiremo mai soddisfatti senza la pace nel cuore. E l'unico a poterci donare la pace è Cristo, il risorto, che ci ricorda che soltanto lui può risolvere l'irrisolvibile. Anche quando sembra non ascoltare la nostra preghiera... Amen).

 
 
 

La Resurrezione di Gesù

Post n°2156 pubblicato il 30 Marzo 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù è risorto!

Dal Vangelo secondo Giovanni 20,1-9: (Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, la Pasqua rimane l'apice della nostra esperienza cristiana. Il giorno più bello dell'anno. Il giorno in cui fare memoriale della resurrezione, cioè in cui vivere la Pasqua in modo attuale, sulla nostra pelle. La vita ha vinto la morte, che ha perso il suo pungiglione. La luce trionfa sulle tenebre, che dissipate non fanno più paura. Morte e tenebre non spariscono, ma tornano alla loro vocazione originale, si rimettono al servizio della vita e della luce, per esaltarle, renderle ancora più efficaci ed evidenti. Come la resurrezione, che interviene su un corpo morto ma non lo annulla, anzi rivitalizzandolo, lo porta a bellezza e splendore unici. E quel corpo diventa degno del cielo, dell'eternità. È questo che desideriamo profondamente e che la Pasqua ci regala. A noi, al nostro corpo. E qui non si tratta di tecniche di accanimento per allungare la vita di un corpo rugoso e incerto, come gli elisir di giovinezza promettono. Giovanni correndo e arrivando al sepolcro, incontra immediatamente questo mistero. Le fasce così raccolte sono l'indizio che gli accende nel cuore e nella mente l'immagine di Gesù risorto. Come lo aveva visto nella trasfigurazione. Crede a quanto vede e comprende le parole dette allora da Gesù. La sua tristezza è spazzata via dalla visione del Messia Salvatore, che con il suo corpo ha redento l'umanità. Signore, che la Pasqua con la sua vita inarrestabile entri nelle fibre del nostro corpo. Non sia solo un'idea, ma la forza vitale che dà anima alla nostra vita, alle nostre membra, alla nostra intelligenza, ai nostri sentimenti. Fratelli e sorelle, la tomba è vuota. Lui è tornato tra i vivi e la sua resurrezione penetra dolcemente in ogni poro del mondo come messaggio di amore. Amen).

 
 
 

Vangelo e commento della Lavanda dei piedi

Post n°2155 pubblicato il 27 Marzo 2024 da francesconapoli_fn
 

 

La Lavanda dei piedi

Dal Vangelo secondo Giovanni 13,1-15: (Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi»). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, il Triduo pasquale inizia con la commemorazione dell'Ultima Cena. Gesù, alla vigilia della sua passione, offrì al Padre il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino e, donandoli in nutrimento agli Apostoli, comandò loro di perpetuarne l'offerta in sua memoria. E la Chiesa ci raduna attorno all'altare, come quella sera del giovedì santo in cui gli apostoli insieme al loro Maestro si riunirono attorno alla tavola, per celebrare e vivere il mistero della cena. Secondo il linguaggio biblico, il termine «corpo» sta ad indicare tutta la persona di Gesù, tutta la sua esistenza, così come il termine «sangue» sta ad indicare la sua morte. Ciò significa che Gesù offre tutta la sua vita e la sua morte al Padre per la nostra salvezza. Il racconto della lavanda dei piedi dell'evangelista Giovanni, che ci presenta il Signore che si spoglia delle sue vesti; che si piega ai piedi dei discepoli, che si cinge dell'asciugamano; sono gesti che indicano il servizio e l'umiltà. Questo brano vuole ricordare a tutti i cristiani che Eucaristia e amore fraterno sono inseparabili, e cioè: «Se uno dice: "Io amo Dio" e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4, 20). Il gesto della lavanda dei piedi, ripetuto nella liturgia, diventa, dunque, simbolo della fraternità cristiana e anticipa e concretizza il comandamento dell'amore: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 34-35). Giovanni, infatti, annota scrivendo che il Signore e il Maestro dopo aver lavato i piedi ai suoi dodici apostoli, dice loro: «anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Questa affermazione di Gesù sta a significare l'amore che dobbiamo avere verso i più deboli, i malati, gli anziani, i poveri gli indifesi. Senza amore generoso, gratuito, non ci può essere vero servizio. La celebrazione della messa, senza fraternità vissuta, senza amore, senza servizio, non ha senso. A cosa serve andare in Chiesa se il nostro cuore è chiuso all'amore e alla misericordia? A cosa serve ricevere il Corpo del Signore se non siamo capaci di perdonare? «Fate questo in memoria di me» significa, quindi, che se vogliamo essere dei veri cristiani dobbiamo essere sinceramente disposti a lavarci i piedi gli uni gli altri e a riconoscere nei fratelli il Cristo servo, il Cristo umile, il Cristo povero, il Cristo obbediente. Solo così la celebrazione eucaristica diventa il sacramento della condivisione della vita di Cristo tra fratelli che si amano e si servono reciprocamente. Amen).

 
 
 
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San Michele Arcangelo

San Michele Arcangelo, donaci la forza per tenere lontano le insidie del maligno. Ricaccia negli inferi gli spiriti malvagi e custodisci con la tua potenza i figli di Dio. Amen.

 

Sacro Cuore di Gesù

Sacro Cuore di Gesù purificaci da ogni macchia di peccato e donaci salute e salvezza.

Amen.

 

San Pio

O San Pio da Pietrelcina, intercedi per noi presso Gesù affinché ci siano concesse le grazie materiali e spirituali necessarie per ottenere la salvezza eterna di ognuno di noi, cosicché possiamo rendere gloria a Dio come Lui vuole, con cuore, anima e mente. Amen.

 

 

Sant'Antonio di Padova

O Sant'Antonio, che hai preferito abbandonare la dottrina per vivere nella semplicità, sul tuo esempio, aiutaci a vivere come umili cristiani pieni di sante virtù, la cui grande ricchezza sta nell'essere con Cristo, Salvatore del mondo. Amen.

 

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