Quasi un anno dopo

Post n°1269 pubblicato il 15 Aprile 2011 da nau1981

Non ricordavo l'effetto che potesse fare una pagina bianca di questo blog. Sono quì a chiedermi quale sia il modo giusto di riempirla e se ritroverò ancora i nick di sempre a commentare il mio post. Un anno di vita. Come si riassume un anno di vita? In un anno, qualcosa migliora, qualcosa peggiora, qualcosa resta uguale. Questo, sempre e per tutti. Non so se e quando è cambiato qualcosa. So che sono cambiata, restando intimamente sempre uguale a me stessa. So che quando mi fermo a pensare ricompare la nostalgia per quella voglia di prendere a morsi il mondo. Ho sempre ancora voglia di mordere il mondo ma se prima era la curiosità e la voglia di fare, ora è rabbia. Ecco, sono diventata una che si arrabbia facilmente e che si lamenta spesso di ciò che non va. Non lo faccio nei modi giusti nè con chi realmente lo merita. Dovrei imparare ad incanalare la rabbia verso gli obiettivi giusti. Ed ora, mi rendo conto che forse questo spazio bianco non l'ho riempito nella maniera giusta e, quindi, mi chiedo come ci si congedi da un post...

Punto.

 
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Stabilità

Post n°1268 pubblicato il 02 Giugno 2010 da nau1981

Impercettibile sensazione che sia cominciata una nuova era della mia vita. Col tempo, ciò che si semina comincia a dare i suoi frutti. La pazienza che sembrava vacillare sempre più spesso, trasformandosi a volte in rassegnazione, è un'arma a cui sto ricorrendo sempre meno. Quando meno me l'aspettavo sono arrivate le prime, stabili soddisfazioni. Lavoro, famiglia, sentimenti. Ricomincio con la sensazione che stavolta non sia tutto vano. Così, a breve, cominceranno i primi lavori di ristrutturazione in casa. Non credevo sarebbe mai arrivato il giorno in cui l'avrei sentita davvero mia. E mi viene da piangere di gioia, al solo pensiero di aprire, a breve, cassetti ed ante di un arredamento diverso, nuovo, in una cucina finalmente resa decente dal lavoro di mio cognato. Ancora non ho cominciato a svuotare i vecchi mobili, nè a disfarmene, se non vedo non credo. Ma sento che è la volta buona. Come sento che potrebbe esere la volta buona anche in campo sentimentale, anche se è un pò ancora presto per poterlo dire. E tutto questo comincia a realizzarsi proprio quando non ci speravo nè credevo più. Occorre, fermarsi a pensare che qualcosa stia cambiando. Ne prendo coscienza. Ce n'è bisogno. Non è un sogno.

 
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Post n°1267 pubblicato il 01 Aprile 2010 da nau1981

Non è mica così semplice ritornare a crederci. Ogni volta che mi sembra di aver trovato un equilibrio mi accorgo che è solo l'ennesima illusione. Perchè un punto fermo nella mia vita non c'è e la verità è che, sebbene io mi auguri di trovarlo, rifuggo tutto ciò che potrebbe entrare a far troppo parte della mia vita, troppo al punto da destabilizzarmi quando, inevitabilmente, non ci sarà più. Custode gelosa di una vita che non sento mia, di una vita che non mi appartiene. Paura dell'esclusione e paura dell'inclusione. Sono così sensibile ai pensieri ed ai probabili giudizi altrui perchè sono la prima a giudicare così severamente me stessa, la mia vita e ciò che mi circonda. Mi butto a capofitto in cose e situazioni che mi danno l' illusione di un' appartenenza, sapendo già che lasceranno il vuoto, perchè le avrò vissute come attimi e nient'altro. Il prezzo da pagare, quando si è custodi gelosi della propria vita, è che nessuno immagina che in alcuni momenti, potresti avere una voglia matta di condivisione, senza avere il coraggio di chiederlo. Perchè ci vuole coraggio a chiedere quando tu stessa non hai dato. L' autoreferenzialità e l' autosufficienza dietro cui mi sono nascosta mi renderanno sempre più fredda ed incapace a condividere, nel bene e nel male.

 
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Post n°1266 pubblicato il 24 Gennaio 2010 da nau1981

Mi sembra tutto così lontano. Lontano l'ozio, il relax e lo stupore per le bellezze dei nuovi luoghi visitati (vacanza a Barcellona per il Capodanno). Lontana la rabbia per la valigia persa all'andata di quel viaggio (dopo soli 19 giorni la valigia è ricomparsa). Lontano il dolore, le lacrime, la sensazione di dover rimanere schiacchiati da una vita non scelta (rientro traumatico post vacanza). Lontane le speranze di poter subito e miracolosamente conseguire un obiettivo importante (concorso da riprovare dopo una preparazione lunga e con i controfiocchi). Lontano lo stress e l'ansia nell'aspettare che questa prova con se stessi finisse (l'interrogativo sul presentarsi o meno al concorso di cui sopra). Adesso c'è il tempo sacrificato da recuperare. C'è da ricominciare, da riorganizzare. Sono pronta a farlo. Ora so cosa fare e come farlo. Adesso so che non c'è da nessuna parte un cartello che si riferisca a me con su scritto "Quì non posso entrare". Posso entrare ovunque se ci metto impegno e volontà. Posso ottenere qualsiasi cosa se ci credo veramente, se credo in me stessa e se abbandono questa concezione fatalista della vita che mi porto dietro da quando sono morti i miei genitori. Il fatto che sia stata colpita da eventi imprevedibili ed ineluttabili non vuol dire che non contino a nulla le mie volontà ed i miei programmi. Devo lottare con tutte le mie forze contro questo atteggiamento da chi sta aspettando il prossimo scacco matto da parte della Vita. Devo tornare a crederci ancora.

 
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Barcellona

Post n°1265 pubblicato il 30 Dicembre 2009 da nau1981

Barcellona, stiamo arrivandoooooo!!!!!!!!!

 
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On/Off

Post n°1264 pubblicato il 26 Dicembre 2009 da nau1981

Tutto il giorno ad aspettare segnali dall'oltre... Oltreoceano, oltretomba, oltretutto... Invece, tutto quello di cui dovrei godere è quì, ad un passo da me. Uscita indenne da quest'altro Natale, trascorso tra il sentirmi un cane randagio, un lupo solitario ed anche un pò egoista per aver privato chi mi vuole bene della possibiilità di starmi vicino, penso che ho ancora 364 giorni per imparare a "fare Natale". Sperare che l'impossibile accada è solo un modo per evitare di vivere le novità, allenarsi ogni giorno per acquistare nuove abitudini è il mio proposito per il nuovo anno. Questo non è un bilancio di fine anno. Questo è un bilancio permanente di un'anima "sgangherata" che vuole rimettersi in ordine. Un'anima sgangherata che dirà addio a questo Natale con un bicchiere di spumante tra i ricordi e le lacrime. Un'anima sgangherata che, da domani, sarà pronta a fare i preparativi per il Capodanno a Barcellona, pronta a fare quel viaggio rimandato due anni fa per cause di forza maggiore. Da domani tornerò a pensare al piacere ed al dovere. Chiedo scusa a chi ho tenuto lontano in questi giorni e ringrazio chi ne ha compreso i motivi e li ha rispettati. Chi mi conosce lo sa che non amo mostrarmi nella mia fragilità e che questi sono giorni in cui so di poter vacillare da un momento all'altro. Ringrazio chi c'è stato, come sempre, chi c'è stato per la prima volta ed anche chi non c'è stato. Mi commuove anche solo sapere che qualcuno mi abbia pensato con affetto in quei momenti. A modo mio, una preghiera l'ho detta anch'io per tutti quelli che non hanno nessuno che gli dedichi un pensiero.

 
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Post n°1263 pubblicato il 20 Dicembre 2009 da nau1981

Mi mancherà sempre qualcosa. Sarò sempre in balìa dei potenziali momenti di smarrimento. Penserò sempre a tutte quelle cose che non abbiamo avuto il tempo di fare insieme ed a tutte quelle che, invece, abbiamo fatto in tempo a condvidere. Ci sarà sempre qualcosa che vorrei poter fare con te e qualcosa che vorrei raccontarti. Passa il tempo e le ferite sicuramente sono rimarginate, non sanguinano, non bruciano ma prudono. Prudono ogni volta che torna il freddo e mi ricordo degli ultimi inverni trascorsi con te, da quelli più "anonimi" a quelli più "strani", da quelli passati a sbuffare perchè venivi a svegliarmi sempre troppo presto al mattino, a quelli passati a cercare bicchieri rossi, confetti rossi, bigliettini rossi, a quello passato a cercare una spiegazione per la nostra presenza in quell'ospedale. Non è che non fa più male, fa male in maniera diversa. Ti penso, mamma, sempre di più ogni giorno che mi avvicina al 24 dicembre. Un giorno che vorrei e potrei vivere come quello in cui riprendermi l'infanzia che non ho mai avuto e che volevo, con l'albero, i pacchetti, le luci e la casa addobbata. Invece, non è altro che il giorno in cui, due anni fa, abbiamo saputo cosa ci avesse portato in quell'ospedale. LAP: fino a quel giorno credevo fosse una sigla che indicasse esclusivamente i Lavoratori A Progetto. Ho imparato che, in ematologia, significa Leucemia Acuta Promielocitica. Quattro anni fa, in questo giorno eri orgogliosa di me e di aver assistito alla mia seduta di laurea. Non immaginavamo neanche che potesse cambiare tutto. La morte di papà a settembre del 2007, la diagnosi della tua malattia a dicembre dello stesso anno, la tua scomparsa a maggio del 2008. Non so cosa mi abbia dato la forza di andare avanti e non so quanto ci sia ruscita sul serio. So, però, che se tu fossi quì con me mi diresti, come allora: "Spero che tu continui sempre così." Papà mi direbbe di nuovo: "Sono fiero di te." Io, stavolta, capirei quanto Amore ci fosse dietro quelle parole.

 
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Aspettando Godot

Post n°1262 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da nau1981

Il mio unico neurone azzeccato riesce a pensare ancora a troppe cose contemporaneamente, aspettando che la lavatrice esploda mentre provo a cucire un ombrello: commissioni mediche che hanno preso la decisione sbagliata, situazioni patrimoniali, uova e farina. Pagine da sfogliare, Marianna Malavoglia, il ricordo di te più forte che mai, una mano lava l'altra e ci vorrebbe la terza mano che le lavasse entrambe. Aspettando il Natale, aspettando che acquisti un significato nuovo dentro di me, anzi, che acquisti un senso. Dalla sindorme di Pollyanna all'accettazione realistica della vita. L'unica cosa che dovremmo chiederci sulle persone a cui vogliamo bene ed anche su quelle che conosciamo appena è se sono felici. I giudizi che non passano prima attraverso la comprensione non dovrebbero esistere. Inevitabilmente, si cresce e l'unica cosa saggia da fare sarebbe accettare il cambiamento, lasciando comunque un pò di spazio a quella parte di noi che vorrebbe che tutto rimanesse sempre uguale.

 
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Tra passato e futuro

Post n°1261 pubblicato il 11 Dicembre 2009 da nau1981

Il più delle volte, quando prendo atto di come sono diventata, non mi piaccio. Pensando, però, al fatto che sarei potuta diventare molto peggio, ritrovo la forza per continuare a prcorrere la mia strada. Anche se sono diventata scombinata, non sempre presente con la testa quando il mio corpo c'è, ansiosa ed a tratti nevrotica, meno lucida e brillante di quanto lo fossi un tempo, a tratti svogliata, "torbida e cupa", ci sono ancora. Tutte le volte che le cose più semplici di questo mondo mi sembrano così complicate e l'unica cosa che voglio è tornarmene a casa, nascondendomi al mondo e lasciando fuori dalla porta di casa ogni cosa che mi crei scompensi, provo un senso di sconfitta e di estraneità. Non ero così, non sono mai stata ostile nei confronti del mondo che mi circondava con la stessa frequenza con cui lo sono oggi, non sono mai stata così chiusa, così distante, così concentrata su me stessa e sui miei stati d'animo. Non importa. Quello che conta è che ci sono ancora. Penso a quando i miei genitori c'erano ancora, a qundo non avrei mai immaginato che potessi perderli, eppure, c'è stato un periodo in cui, per giorni continui, ho rifiutato il mondo, restando in quel letto quando fuori avrei avuto un sacco di cose belle e/o importanti da fare. Dopo la loro scomparsa, ho avuto ed ho ancora giorni bui, nerissimi, giorni in cui a farmi compagnia c'è solo il mio dolore, giorni in cui non c'è nulla che mi faccia sentire meglio. Eppure, forse neanche una volta, da quando loro non ci sono più, l'ho data totalmente vinta al mio dolore. Che importa, allora, se sono svogliata, scombinata, assente, distratta, distaccata? Avrei potuto fare molto peggio. Avrei potuto soccombere, avrei potuto smettere completamente di provarci, smettere di esistere. Invece sono quì e mai, neanche per un attimo, mi sono lasciata andare totalmente. Devo solo imparare a conoscermi, ad accettarmi come sono, anche se avrei voluto essere diversa. Non posso pretendere da me stessa di diventare quella che non sono più. Che mi sia di monito, il fatto che non sono caduta finora, nè quando davvero avrei potuto farlo. Se non mi sono fermata quando li ho visti andarsene via per sempre, prima l'uno e  poi l'altra, a distanza di otto mesi l'uno dall'altra, non avrà mai senso farlo. Ogni volta che mi verrà voglia di scappare, di nascondermi alla vita, dovrò ricordarmi che ho superato cose peggiori. Non è un post triste, questo. E' un post che mi permette di ricordare che ho avuto tanta forza che non sapevo nemmeno di possedere quando tutto era davvero dificile da sostenere e che, quindi, niente sarà mai così difficile da non riuscire a trovare la forza di sopportarlo.

 
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Il concerto

Post n°1260 pubblicato il 05 Dicembre 2009 da nau1981

Forse non avevo, in vita mia, mai ballato come ieri sera. Cominciamo dall'inizio. "Ci sono i Modena City Ramblers e i 99Posse in concerto a Napoli a dicembre" - mi scriveva un'amica qualche giorno fa. Così il mio primo pensiero è stato: "Ci sarò, ad ogni costo." Come non chiamare lui che, un anno e mezzo fa, aveva condiviso con me l'esperienza favolosa dell'assistere per la prima volta ad un concerto dei Modena City Ramblers?. Una notizia la recupero io, un'altra lui, ci teniamo in contatto, ci organizziamo, lui prenderà i biglietti in anticipo, anche se non c'è rischio di non trovarli quella sera stessa, perchè era un modo per obbligarci a prenderci una serata tutta per noi, per ricordarci chi eravamo, cosa ci piaceva davvero e chi ancora siamo e cosa ancora ci piace davvero. Estendo l'invito e c'è chi "una seconda volta me la evito a meno che tu non resti da sola ed in quel caso ti accompagno" e chi "no" e non ricordo il motivo. Poi c'è chi pur non conoscendo il gruppo, per amore del genere, anche se invitata all'ultimo minuto, si aggiunge al duo. Così è cominciato il mio giorno. Il mio concerto è iniziato già nel primo pomeriggio, quando ho fatto in modo di dedicarmi a nient'altro che a me stessa. Ho chiuso tutto il mondo fuori dal mio momento, salvo chi avrebbe condiviso la serata con me e salvo le amiche di sempre, rese partecipi a distanza della mia felicità per aver fatto una cosa a cui tenevo davvero. Mi sento come una bimba che deve andare al luna park. Passano a prendermi alle 20:00, la madre delle mie amiche ci lascia in stazione. Io e tre sorelle l'una così diversa dall'altra. Foto, risate, treno. Una telefonata, lui vuole salutarmi la sera prima di partire per andare oltreoceano. Dice di star male e capisco, dopo la capocciata  (non volontaria), contro il palo della metropolitana, il vero significato della telefonata. "Sto andando ad un concerto, dimmi, cosa volevi dirmi?" Così, l'ospite alquanto indesiderato, avrà forse capito che so essere anche molto egoista, dopo anni di eccessiva disponibilità. Il suo egoismo battuto, per la prima volta dal mio. Arriviamo. Lui ci carica in auto dopo i saluti e le presentazioni di rito. Un anno e mezzo dopo, di nuovo lì. Seduti nell'attesa, rifocillandoci. Aprono il concerto gli A67. Spettacolari. Eccoli, i Modena City Ramblers. La primacanzone: "Contessa". Come non ballarla? Così, abbiamo saltato come matti e come grilli, io e lui, fino a coinvolgere le altre tre, sebbene non conoscessero le canzoni. Poi quel tipo che non si ricordava di me, poi l'altro che mi ha chiesto di accendere, poi l'uomo della mia vita svanito nel nulla. Poi l'atmosfera di festa, l'aria della "grande famiglia". La foto scattata a due fidanzati. Le foto ed i video nostri. Ballare, cantare, emozionarsi. Vederlo così spensierato e coinvolto. Vedermi così spensierata e coinvolta, così felice. Chiudono con "Ninna nanna" e mi viene quasi da piangere. In auto, al ritorno, tante risate. Lasciamo le ragazze, saluti e baci. Poi le nostre interminabili chiacchierate. Rientro a casa e, tra sms inviati e squilli da aspettare che segnalassero il ritorno a casa, mi godo la felicità, la felicità di quegli attimi appena trascorsi.

 
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