UNA NUOVA STORIA...FANTASY.!!

Post n°32 pubblicato il 02 Gennaio 2008 da leluccia.ep
Foto di pgg1969

Ciao raga vorrei scrivere insieme a voi una storia fantasy....buona come idea!?!!!Ho pensat gia al protagonista ma di tutto il resto ho bisogno di voi e della vostra fantasia!!!iniziamo allora!!:

Albert guardò in su e vide un incantevole cielo stellato,forse l’ultimo che vedeva a Makratar. L’ultimo che poteva osservare sdraiato in quel bellissimo tappeto d’erba,dove ogni sera andava per cercare un po’ di solitudine,di riflettere e di perdersi davanti alla meraviglia di quel paesaggio.

Da lì infatti si poteva osservare un mare immenso e trasparente spezzato da un cielo spesso coperto da una nebbia che rendeva quella terra così misteriosa ma anche affascinante.

Ad Albert piaceva la sua terra,lo rendeva sicuro.Ma desiderava nella sua vita qualcosa di nuovo,di diverso,pieno d’avventure ed emozioni nuove.Aveva sentito parlare dei famosi e leggendari Cavalieri,Uomini valorosi che cavalcavano splendidi e maestosi draghi con colori accesi e possenti. Si,lui voleva essere come loro,uno di loro.Inoltre lui era bravo con la spada,da quando era piccolo simulava battaglie con i suoi amici ed ogni volta vinceva lui. Scherzavano,certo,ma a lui piaceva.Appena prendeva in mano quella spada nessuno più lo fermava,diventava un altro,i suoi occhi s’illuminavano ed avere in mano quella stecca di legno lo faceva sentire possente.

Si ricorda ancora la prima volta che prese in mano la sua arma….l’aveva creata con molta cura. Non faceva altro che pensare a finirla e appena ciò accadde Albert incominciò a correre e a gridare di gioia più che mai. E’ cosi che da quel giorno non faceva altro che duellare con i suoi migliori amici:Noal e Thomer. S’impegnava molto,i primi giorni tornava a casa pieno di sbucciature e graffi e si doveva subire le prediche che sua madre li faceva

“Devi smetterla di giocare con quella specie di arma. è pericolosa.Guarda come ti sei combinato!Se continui così dovrò metterti in punizione!Chi li sentirà,poi,i genitori dei tuoi compagni?”

“ma mamma,a me piace combattere,da grande voglio diventare un guerriero così ti potrò proteggere da Growad,e io potrò così combattere per qualcuno e salvare in mio paese.”

“D’accordo caro,ma se sento una sola lamentela degli altri abitanti ti toglierò quell’arnese siamo chiari?”

“Come vuoi mamma,ma tanto lo sai che quel giorno non arriverà mai”

 

E dire che dopo ancora 10 anni Growad è ancora sul trono approfittandosi della gente povera e a sottometterla a suo piacimento.

Egli era salito al trono grazie al matrimonio con Loanda,figlia del re Majop che fu ucciso secondo alcune voci dallo stesso Growad.Da quel giorno egli non fece altro che perseguire coloro che non si sottomettevano a lui e ad ucciderli senza pietà.Nessuno però in questi anni era riuscito a toglierli il trono e abbattere il suo potere definitivamente.Ma Albert era uno di quelli che desiderava ardentemente di ucciderlo e che un giorno avrebbe portato la pace nel Mondo Terreste.

Ed era così diventato un ragazzino di 17 anni,un tipo minuto con capelli di un nero cenere che erano scombinati dal vento e si muovevano portando morbidi riccioli sul viso e che non facevano altro che accentuare il verde cristallino dei suoi occhi,occhi sinceri e determinati in qualsiasi occasione.

Era quello,l’ultimo giorno che sarebbe rimasto lì,nell’unico posto dove riusciva a rimanere in silenzio e sentire il rumore degli alberi che si muovevano insieme al vento,come se volessero parlare, chiedessero aiuto e che sperano che tu in quel silenzio riesci a sentire la loro voce e a capirli,o sentire il rumore delle foglie che sono sparse per terra,perché ormai giunto l’autunno e non sono riuscire a rimanere attaccate alla loro casa e che il vento l’abbia così separate dal loro albero e fatte cadere per sempre.

La mattina seguente sarebbe partito per svolgere l’esame per entrare nell’accademia,dove avrebbe imparato le arti del mestiere e che quando sarebbe uscito sarebbe diventato un vero uomo pronto a tutto.

“che bella la luna stasera,non è vero?”disse Ranel cogliendo Albert di sorpresa.

“si. È bella. Chissà se anche a Gremal sarà così.”

“ti vedo molto pensieroso…sei sicuro di voler partire?”

“Certo…è stato sempre il mio sogno.Ma proprio che ora che si realizza non sono più sicuro. è come se ci fosse qualcosa che non vuole che io abbandoni questa terra.”

“ti capisco fratello,ma non ti preoccupare…sono sicura che ce la farai e che quando tornerai sarai un buon cavaliere forte e che porterà pace Nel mondo Terreno.”

“Lo spero proprio…mi mancherai Ranel”

“anche a me fratellino,ricorda non sarai mai solo con te ci sono io e il Buon dio Golp.

Così dicendo,la ragazza si alzò guardando fissa quel viso triste ma altrettanto deciso e vivo lasciando il ragazzo immerso dal buio illuminato da profonde e immense stelle lucenti.

 
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Post n°31 pubblicato il 11 Ottobre 2006 da pauline6

 MARIO E SARA

-   Mario?
-   Cosa c’è?
-   Sono le quattro.
-   E sei ancora sveglia? – sbuffò il marito, parlando quasi nel sonno e rivoltandosi sul letto. Dormiva sopra il lenzuolo. La notte era calda. Una calda notte d’inizio estate. Ventotto gradi all’ombra della luna. La finestra era aperta e le pale del ventilatore giravano lente. Velocità 1. Giravano.
-   Non è tornato? – chiese sua moglie, fissandolo dall’altro lato del letto. Portava una camicia da notte leggera, con le spalline. Le braccia mostravano un primo accenno d’abbronzatura, frutto di un paio di week end al mare e di alcune code in autostrada.
-   Non è tornato? Ma hai guardato in camera sua? – borbottò un po’ più sveglio, senza aprire gli occhi. Il ventilatore smuoveva piacevolmente l’aria su di loro. Le pale giravano. Giravano.
-   Non c’è. Non è tornato – sentenziò con apprensione la moglie.
-   Quando torna mi sente – ringhiò il su disteso Mario, considerando con questo la conversazione conclusa e cercando di rimettersi a dormire.
-   Sono preoccupata – ansimò la donna con cui condivideva il talamo nuziale da un numero ormai forse eccessivo d’anni.
-   Non devi. Arriverà. I ragazzi sono così – conversare a quell’ora era un esercizio penoso. Mario non poté non pensare che le donne parlano sempre troppo e fuori luogo. In quel caso fuori tempo. Notte fonda, perdio!
-   Ma aveva promesso di essere a casa prima di mezzanotte – insistette sua moglie Sara, ansiosa come ogni madre in simili situazioni.
-   Avrà trovato qualche ragazzina…- disse. “Qui non si dorme più” pensò, annaspando sul lenzuolo alla ricerca del sonno perduto come un naufrago in cerca d’aria.
-   Ohooo! – protestò lei - Non è da lui.
-   Spero di sì. Si dovrà svegliare prima o poi – “Rieccoci a chiacchierare nel cuore della notte, diamine!” pensò. “Svegliare!” Intanto ad essere sveglio ora era lui.
-   Ma è già fidanzato… con Laura. Lei a mezzanotte deve essere sempre a casa. Svegliati tu, piuttosto.
“Svegliarsi? Svegliarsi. E ormai chi dorme più!” Mario digrignò silenziosamente i denti tra le labbra serrate.
-   Ne avrà trovata un’altra o avranno deciso per una volta di violare le regole – borbottò, cercando di trovare una posizione per riaddormentarsi e malmenando il cuscino. Sopra di lui la ventola girava sempre al minimo. Imperturbabile. Beata lei, la ventola: senza preoccupazioni! Girava.
-   Svegliati, cavolo! – urlò sua moglie – piantala di cercare scuse. Andiamo a cercarlo – concluse categorica, accecando il marito con la luce, che esplose dal soffitto dritta nei suoi occhi.
-   Ma che cazzo! – ululò lui.
-   Vestiti e andiamo – ordinò la moglie.
A quel punto anche Mario aveva deciso di cominciare ad essere un po’ preoccupato, tanto per dare almeno un senso a quel fastidioso risveglio, per cui perdonò l’aggressività della moglie, agguantò la bottiglia d’acqua accanto al letto, bevve dal collo e si vestì a tastoni, con gli occhi cisposi ed incollati, avvolti da una nebbia di sonno.
Con le mogli c’è poco da discutere, con la sua poi. Se per giunta si tratta di figli! Era inutile cercare alternative, magari più ragionevoli. Ormai a Sara l’aveva presa l’ansia e non la mollava più.
Sua moglie, che di solito impiegava un’eternità a vestirsi e truccarsi quando dovevano uscire, quella volta fu più veloce di lui.
Prima di rendersene conto Mario si trovò alla guida della Scenic, con Sara al suo fianco, e prese a guidare a caso per la città.
-   E ora dove lo cerchiamo?
-   Proviamo da Laura.
-   Starà dormendo e anche i suoi genitori staranno dormendo. Non possiamo piombargli in casa nel cuore della notte – proclamò stancamente, aggrappato al volante - Le telefono.
-   E’ lo stesso. Li sveglierai – lo frustrò quell’esemplare del sesso debole che secoli prima era convolato a giuste nozze con lui (si dice così?).
-   Dobbiamo fare qualcosa. Le mando un SMS. Se è sveglia lo vedrà – dichiarò perentoria Sara.
-   Già… - bofonchiò Mario tra se e se – Forse è ora di comprare un cellulare a quel disgraziato di nostro figlio! – “Così almeno non sarei costretto a schizzare fuori nella notte alla sua ricerca” pensò.
-   Mentre tu mandi l’SMS, io intanto vado alla polizia – decise lui, prendendo finalmente in mano la situazione. Questo forse l’avrebbe calmata. Sua moglie prendeva sempre l’iniziativa ma poi si perdeva per la strada delle buone intenzioni e cominciava ad errare a caso, finché non arrivava lui a ricondurla verso una qualsivoglia meta. Dopo tanti anni di matrimonio, questo Mario l’aveva imparato, credeva.
Guidare. Era quello che doveva fare.
Guidava.
 
La stazione non era vicina. Quell’attimo di lucidità che l’aveva posseduto andò sfumando, mentre sua moglie digitava impazzita SMS. Frammenti di frasi nell’etere.
Le strade erano desolatamente deserte. L’auto correva veloce, passando sotto innumerevoli impassibili semafori, gialli come cadaveri notturni. L’aria sembrava felpata, tanto era il silenzio attorno a loro.
 
Mario non riuscì mai a capire cosa fu a provocare quel rumore improvviso di gomme sull’asfalto e quello schianto. Un rumore immenso in quel silenzio così innaturale per una città. Un rumore urbano ma selvaggio. Uno stridore acuto ed un fragore di metallo che s’accartoccia.
Mario non riuscì a capire cosa avesse colpito la macchina, facendola ruotare su se stessa chissà quante volte, fino a quando un muro ne arrestò la corsa impazzita, facendola rovesciare. Le ruote continuarono a girare a vuoto. Giravano.
Non capì cosa fosse quella lamiera che gli trapassava il petto, fendendogli il cuore. Spezzandone per sempre il battito. Quel ritmico battito che aveva creduto inarrestabile.
E non riuscì neanche a vedere sua moglie che, scagliata fuori dalla portiera misteriosamente spalancatasi, volava troppo lontano, troppo lontano per poter atterrare, così, senza nemmeno un paio d’ali.

 
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http://blog.libero.it/Emanuele

Post n°30 pubblicato il 29 Settembre 2006 da Filottete3

Secondo alcune stime, sarebbero stati uccisi oltre 20.000 persone, per lo più ex compagni d'armi che si rifiutavano di obbedire e che si conservavano, al contrario del CHE, democratici e non violenti. In un -campo di concentramento- sulla penisola di GUANAHA, dove trovano la morte oltre 50.000 persone colpevoli soltanto di non condividere i suoi ideali di PACE E FRATELLANZA!!
Ma non sarà il solo campo, altri ne sorgono come a Santiago di Las Vegas dove c'è il campo Arco Iris, nel sud'est dell'isola sorge il campo Nueva Vida, nella zona di Palos si istituisce il campo Capitolo, quest'ultimo è un campo speciale per bambini sotto i 10 anni!
Se una persona si è resa colpevole di reato a sfondo politico viene arrestata insieme a tutta la famiglia.
La maggior parte degli internati viene lasciata con indosso le sole mutande, le celle non sono mai pulite, si lasciano a marcire per anni nei propri escrementi in attesa di fucilazione o torture indicibili. Elogia l'odio per le proprietà e per lo -sporco- denaro ma sceglie di abitare in una grande e lussuosa casa colonica in un quartiere residenziale a l'AVANA. Impone la povertà forzata alla popolazione mentre lui vive nel lusso più abominevole in cui si possa trovare un COMUNISTA.

Click. Fine del documentario. Mi sveglio.

Erano i primi anni Sessanta, il Che era ministro dell'Industria di Castro e governatore del Banco Nacional di Cuba. Decise di far sorgere a due passi dalla spiaggia di VAradero, a Matanzas, una fabbrica di fertilizzanti. A installare l'impianto fu chiamata una ditta italiana: il suo rappresentante era un imprenditore milanese, Stefano Campitelli, che diventò amico e consulente di Guevara e gli procurava le erbe per curare l'asma e il parmigiano, di cui il Che era ghiotto. Tra la ditta italiana e il Che si intromette però un gruppo di comunisti italiani, che si occupa di garantire il governo castrista dai capitalisti italiani e di fornire tecnici affidabili per compiere l'impresa. Questa società pretende che le sia pagata una doppia mediazione pari al 10% dal governo di Fidel Castro e dall'azienda italiana. Il Che, ingenuamente, firma cambiali e le paga prima che i lavori siano finiti. Ma dopo aver incassato i dollari, la società italiana lascia incompiuta l'impresa e sparisce. Guevara manda allora un suo vice in Italia che va a bussare a varie porte, compresa la sede del Pci alle Botteghe Oscure. Ma non riesce a riavere né i soldi né il completamento dei lavori, che vengono affidati ad un'impresa statale della Germania est. E così il mitico Che e Fidel CAstro furono truffati per un milione di dollari da un gruppo di compagni italiani che magari in casa hanno ancora il poster con la faccia del guerrigliero o la maglietta regalata alla figlia per il compleanno. La cosa migliore che possa accadere ad un rivoluzionario è morire giovane, in battaglia, prima che la sua rivoluzione si realizzi, per restare caro agli uomini e agli dei. Da vinti si riesce meglio in fotografia per i posteri. E da morti diventano divertenti persino i Festival dell'Unità e di Liberazione.

Ecco, questa è una storia vera.

 
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Post N° 29

Post n°29 pubblicato il 03 Maggio 2006 da d_dap

Le giornate  trascorrono tranquille e nell'aria, inutile negarlo,si sente quel  bell'odore  di primavera inoltrata. Ormai  siamo a maggio  ..gli alberi son  pieni  di  foglie  tenere  di un bel verde chiaro ... Vanda ama  traversare il  vialone di tigli  che porta al cimitero e  come  dice lei,  in questo periodo il viale  è il posto   perfetto per  ritrovarsi con se stessi;  quando poi  arriva il momento in cui sbocciano i fiori, inondando  l'aria di  quel profumo intenso,  è impagabile! Scende  dalla  sua bicicletta,  che ha  visto  senza ombra di dubbio,  tempi   assai migliori,  la adagia  dietro  alla panchina dove si siede lentamente abbandonandosi ai suoi  pensieri.
Così  assorta da non accorgersi che da qualche  minuto c'è chi la fissa  intensamente con fare divertito...
"Mi  scusi signora se la disturbo ..ma  sa...  passavo di qua.. l'ho vista e..."
"Antea?!!!  ma che  sopresa  bellissima!!!! se c'è una persona che in questo momento vedo volentieri  sei proprio tu"
"Io ?? e come mai?"
"Non c'è un  motivo ...  ma come  ti ho già detto...  a pelle mi piaci .. mi piacciono i momenti che passiamo  insieme... mi piace il tuo fare  discreto .. i tuoi silenzi.. insomma  mi piaci e ti confesso che se fossi uomo  ti avrei  già sedotta e   portata  nel mio talamo ehehehe
peccato  che  per quanto riguarda  i gusti in materia preferisco   solo i maschietti... ehhh che vita  grama! e Vanda scoppia in una  risata contagiosa  ed così che  Matt trova le  due donne..  sedute su quella  panchina del viale adiacente al cimitero.. ridenti   quasi  alle lacrime!
"Ma  cosa avrete mai da  ridere voi due?"
"Tesoro sapessi.... cose  comunque che le tue  orecchie di bimbo non possono sentire"  e così dicendo  Vanda strizza l'occhio ad Antea  che  sorniona  annuisce.
"Bhè  allora  continuate  pure con le vostre cose da persone grandi ..io ho di meglio  da  fare..per esempio  andare ad aprire  il  locale..visto che sua maestà è in  tutt'altre  faccende affaccendata...."
"ok  bimbo fra poco   ti raggiungo  .. il giro  poi?! lo fai tu o vado io?"
"Mamma  io vorrei portarmi avanti  con  la tesi....ma no dai  vado io ...  ci penserò stasera ..tanto non esco!"
"Bene, allora  il tempo   di  mettere in moto la spider  e arrivo!"
"Antea tu che fai?"
"Ma  in verità stavo girando  senza una meta precisa..il tempo  è bello, non ci sono pericoli imminenti  di   temporali... se non ti spiace continuo a pedalare ancora  un  pò... mi ero  fermata solo perchè ti ho scorta e volevo  salutarti!
"Che cara  sei ..ok allora   buona  pedalata  e.. dai  quando  torni se ne hai voglia  fermati  al Kuranda ... una cenetta leggera  leggera  .. un caffè ..una chiacchierata.... sempre se ti va.. ovvio!!"
"Sì dai  Antea  fermati ..."
"Matt!! ma non  devi andare ad aprire?"
"Uff  volevo  salutare  Antea  ma tu non smetti  mai  di parlare..."
"E tu  invece sei un  carciofo !!  ecco cosa sei!!! sei mio figlio ma a volte  ti ..... non so che ti farei!!!!"
"Antea non cedere alle lusinghe di  questo essere ..potresti pentirtene ... te lo dice il sangue del suo sangue eheheh.. ciao  bella  a  più tardi!"
"Vanda ciao  a te  e... accetto l'invito  .... e senza  offesa...Matt ha ragione!!! non lasci mai il tempo di  rispondere !!!!"
"Vatti a  fidare delle amiche  ad  ogni modo son così  solo  quando sto bene e  con voi  sto davvero bene!
Sale sulla  bici  sgangherata  direzione  Kuranda.. pausa  terminata  ...si  riprende  il lavoro!
Matt  esce  per il  giro  dei fornitori e Vanda  rimane nel suo locale in attesa che arrivino le  18 ora in cui  alcuni impiegati  della  ditta  di  fronte  si ritrovano  per  un aperitivo....intanto  la donna pulisce con cura  tavolini  sedie e pavimenti in compagnia  della  sua musica preferita ... quella  italiana...  e canticchia  fra se ... a un certo punto  si ferma  ...smette di canticchiare .... sedendosi  un attimo e  ripetendo  nella mente  una parte del testo della  canzone che stava  ascoltando..."sei tu quella ragione di più,
mi hai chiesto talmente tanto.
Io, non ho più niente per te,
e ti amo , tu non sai quanto
amo da morire anche il tuo silenzio
che non mi lascia andare via..." assorta  nel suo mondo  viene  distratta  dal  campanello  della porta  che avvisa che  qualcuno  sta per  entrare...
"Oh Andrea... ciao caro  come  butta?"
"Vanda  butta  che  se regge  bene il tempo,  domenica  si  potrebbe  andare  al fiume  a fare un bel pic nic"
"Ma dai?? questa sì che  è  un ideona .... solo che  ora  Matt  non  c'è... tornerà verso sera "
"Non importa  diglielo  tu ...tanto l'invito  è allargato  a un pò di gente  ... Mara, Antea..  pensa che  sono  riuscito a convincere mia madre  e quindi   Vanda   devi venire  pure tu..."
"Oh cavolo  un pic nic?"  per un  secondo si fanno  largo con forza  certi ricordi... risate spensierate .... abbracci teneri...baci pieni di passione... mani  intrecciate.... che Vanda  scaccia via  con un battito di ciglia.
"Bene  Andrea  riferisco  a Matt e ad Antea  tanto stasera  si ferma qui da noi a cena..  anzi  se  il lavoro  ve lo permette  tu  e Margherita    potreste  unirvi più tardi pèr un caffè.... ahhh dillo anche a Mara  se   ha voglia .. "
" ok  ... allora   più tardi  ci saremo ...  ciao Vanda  buon lavoro!!"
"Ciao .. a poi!! " e poi il suo  sguardo si  posa  sull'orologio ...Accidenti  son quasi le  6... fra poco  arrivano quelli  della  ditta Corona .. meglio  mettersi  di  buona  lena !
 

 
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Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 28 Aprile 2006 da quotidiana_mente

Antea era incuriosita da Mara. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma era così. Guardava, con discrezione, i lineamenti del suo viso, il taglio dei suoi occhi. Ecco, gli occhi, pensava. Ha degli occhi che parlano da soli e parlano di solitudine e di sorrisi, un misto fatto di gioia e di paure. Si chiedeva del perché di questo suo pensiero. In fondo, non la conosceva per niente, le era stata appena presentata, eppure aveva voglia di capire, di scrutare i suoi occhi. La natura umana è sempre stata la sua curiosità principale. Avrebbe voluto scrutare in ognuno viso, ogni natura, per meglio capire cosa si celava dietro i loro sorrisi, i loro occhi, per capire e basta. Mara la incuriosiva tanto per via degli occhi, di quella miscela che si nascondeva proprio in loro.
Vanda sembrava più facile da capire: era sorridente, era allegra, ma poteva essere una maschera. Non una maschera per nascondere ma una maschera per non svelarsi del tutto. C’era una bella differenza, pensava Antea. Una maschera leggera che non permetteva agli altri di andare oltre. Almeno, evitava a chi non aveva voglia di scrutare di non farlo. Si poteva fermare al sorriso e agli occhi che sembravano sempre sorridere. Antea si chiedeva come poteva essere realmente, dentro di sé, Vanda.
Mara sembrava più immediata, si intuiva che aveva sofferto e che forse stava ancora soffrendo, ma provava a nasconderlo, forse per meglio superare quel momento. Basta, si disse Antea, devo smettere di volere sempre sapere cosa prova esattamente le persone. Basta, si ripeteva Antea, mi devo limitare a quello che vedo, non volere sempre andare oltre. Non è giusto nemmeno per gli altri.
Andrea parlava, sorrideva e parlava. Parlava con Matt, parlava con Mara e con Antea. Sembrava spensierato o, semplicemente, felice di stare lì, in quel locale e con loro. Matt rispondeva alle domande di Andrea, a quelle di Mara, la quale ne faceva poche, forse per timidezza o per non essere scortese.
Vanda era uscita con la scusa di commissioni da fare. Eppure quella frase, lasciata lì come sospesa, si poteva interpretare in tanti modi. Antea ci stava pensando e, incrociando lo sguardo di Mara, le venne in mente che anche lei avesse lo stesso pensiero. Ognuna girò lo sguardo altrove come colte in un momento di colpevolezza. Torneranno ad interessarsi alla conversazione tra i due ragazzi.
Matt chiese a Mara come mai era arrivata in quel luogo sperduto e quasi dimenticato dagli uomini. Mara spiegò della scuola e del suo trasferimento. Matt rimasse stupito dalla passione che traspariva dalle parole di Mara per la sua professione. E’ sicuramente un’eccellente insegnante, deve essere bello studiare con lei, pensò Matt.  Andrea spiegò che Mara era ospite presso la pensione della madre, che si erano conosciuti proprio lì, nell’atrio della pensione e che era davvero felice che lei fosse lì, con lui, con loro, si sbrigò a correggere. Quella correzione non sfuggì ad Antea e nemmeno agli altri. Mara abbassò gli occhi, Antea le sorrise, era sicura che il sorriso le fosse arrivato nonostante gli occhi abbassati. Si sentiva solidale con Mara, forse per via del suo trasferimento, si chiese se fosse un trasferimento o una fuga. Chissà, continuò a pensare Mara.
Fuori scorreva la solita vita, i pochi rumori arrivavano come attutiti dai vetri, sembrava che il mondo si fosse racchiuso in quel locale e tutto quello che avveniva fuori non contava.

 
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