Creato da: seesky_a il 17/06/2006
FOTO CURIOSITA'

 

 

Messaggio Importante

Post n°8 pubblicato il 13 Dicembre 2008 da seesky_a

questo che ti mando ora è un messaggio vero..Fallo girare hai tuoi contatti ok???

Il
nick ""curio01"" dopo avere l' amicizia riesce ad entrare nella casella
mail e rubare le foto mail e video senza lasciare traccia,per il
momento non mi hanno detto di più , ma la fonte è certa per chi avesse
l' amicizia con lui è gentilmente pregeto di disdirla cosicchè nessuno
del mio e vostro spazio amici possa rimetterci.
Attenzio

 
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UNA STELLA SI E' ACCESA NEL FIRMAMENTO

Post n°7 pubblicato il 09 Settembre 2007 da seesky_a


Il 12 Ottobre
1935 Fernando Pavarotti si precipita senza neanche togliersi la divisa
all'ospedale di Modena per la nascita del figlio Luciano. Sin dalla
nascita il medico dell'ospedale, non potendo immaginare di avere per le
mani un bambino che diventera' il tenore piu' famoso del mondo, un po'
scherzando dice: "che vocina ardita, da grande farà il tenore".

Ed in effetti, all'eta' di soli 4 anni gia' attirava l'attenzione della famiglia cantando a squarciagola La donna e' mobile . Il padre, pur essendo fornaio, cantava nella Corale Rossini di Modena e lui gia' si definiva un tenorino ; trascorreva inoltre molto del suo tempo ad ascoltare i dischi del padre.

Una volta terminate le magistrali Luciano decide di intraprendere la
carriera canora, seguendo il lavoro del padre ed avendo come maestri
Arrigo Pola ed Ettore Campogalliani, che resteranno i suoi maestri di
canto per tutta la vita. Ottiene il suo primo successo insieme al padre
nel Galles, mentre il suo primo successo da solo si ha nel 1961 con il
concorso internazionale Achille Peri .
E' proprio in questo anno che inizia il successo in tutti i campi:
oltre al successo in campo musicale come attore della Boheme al Teatro
Municipale di Reggio Emilia, Pavarotti si sposa con Adua Veroni, con
cui era fidanzato da 8 anni. Negli anni successivi continua a recitare
la Boheme nei principali teratri delle altre citta' italiane
cimentandosi anche con l'interpretazione del Rigoletto.

Nel 1963 sostituisce Giuseppe di Stefano nella Boheme, ma anche in una
trasmissione televisiva (Sunday Night at the Palladium) che riscuoteva
un ottimo successo a quei tempi. Da quel momento ha recitato ruoli
impegnativi ed importanti in molti teatri italiani, tra cui la recita
al teatro La Scala di Milano, dove interpreta nuovamente la Boheme , ma stavolta e' stato espressamente richiesto dal maestro Herbert von Karajan.

Da allora Pavarotti ha subito un successo senza precedenti, realizzando
anche concerti nelle piazze (uno anche al Central Park di NewYork)
anche in collaborazione con cantanti moderni, che attraggono le masse
piu' facilmente.
























 



15 Marzo 2004

Pavarotti: "E' la mia ultima Tosca da oggi non canterò più l'opera"


 


"Sì, lo confermo, è la
mia serata d'addio all'opera". Seduto nel camerino del Metropolitan
Luciano Pavarotti è ancora provato dalla fatica e dall'emozione di una
serata fuori dall'ordinario. Una fila incessante di amici, vip o
semplici fans che sono riusciti a superare lo sbarramento di burberi
guardiani sono venuti a salutarlo, la New York che conta vuole
omaggiare personalmente il grande tenore. Ha fretta Pavarotti, è già
mezzanotte e lo aspetta una cena con il segretario delle Nazioni Unite
Kofi Annan e l'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani. Saluta Lou
Reed, congeda qualche amico e accetta di rispondere alle domande di un
paio di giornalisti.

È veramente la sua serata d'addio?

Sì, è l'ultima volta che salgo su un palco per cantare un'opera.


L'ultima al Metropolitan?

No, l'ultima in assoluto.


Non canterà più neanche in Italia?

No, neanche in Italia.


Non ci saranno ripensamenti?

No, per come mi sento adesso non è possibile. Ormai convivo con questa
cattiva compagnia (la malattia) e per tornare sulla scena dovrei
sentirmi molto meglio. Come avete visto anche stasera non sono più in
grado di muovermi come dovrei sul palcoscenico, faccio troppa fatica. E
poi sono qui che devo prendere medicine.


E la voce, quella c'è ancora?

Sì, quella ancora c'è. Ma da sola non basta.


Se la salute migliorerà?

Se un giorno, magari fra un anno, sarò in grado di correre sul palscoscenico, chi lo sa. Ci vorrebbe un miracolo....


Si aspettava tutto questo amore da parte di New York?

Sì, perché so che New York mi ama come del resto io amo New York. Da
sempre. È un affetto reciproco che dura da trentasei anni.


Quando ha cantato "Lucevan le stelle" ha interrotto l'opera.

Sí, è stato un bel momento, un momento toccante.


Il più bel ricordo di questi trentasei anni?

Tutti, sono tutti bei ricordi.

Un grazie di cuore a www.wlaciccia.it

dal quale sono stte tratte le foto e le interviste.

 
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NOMADI: CASTAGNOLE LANZE E SAN GIMIGNANO 2006

Post n°6 pubblicato il 10 Settembre 2006 da seesky_a
Foto di seesky_a

Eccomi qua di ritorno, reduce dai concerti di Castagnole Lanze (26/08/2006) e San Gimignano (27/08/2006).
Però la mia avventura inizia il 25 agosto, infatti quel giorno parto da Livorno verso Guidonia (Roma), dato che, come sempre, lei mi da un passaggio per Castagnole Lanze. A parte che sia lei, che suo marito, Danilo, e sua madre, Teresa, sono di una ospitalità e gentilezza unica.
A parte tutto ciò, appena arrivo mi ha attende la “tortura del pc (ehehe), infatti devo sistemare il PC di Loredana, spiegarle dei nuovi programmi e soprattutto sistemare il sito del fanclub ,che io ho creato e gestisco(http://www.aquilonesenzafilofc.com/enter.htm).
Non illudetevi, che sia un sito come gli altri, un sito “Normale” (a parte che nemmeno il fc è normale), è “un’enciclopedia” su Danilo, ci manca di scrivere il suo DNA e il suo gruppo sanguigno e poi c’è scritto tutto su di lui! Insomma, per leggerselo e vederlo tutto, ci vorranno millenni..
Tutto il giorno di venerdì lo abbiamo passato a caricare foto sul sito (circa 300), insomma “Danilo in tutte le salse”. La mattina di sabato dovevamo partire alle 02:00 circa, ma forse per nostra fortuna, la sveglia non è suonata e siamo partiti alle 4:00, in direzione naturalmente di Castagnole.
Arrivati al luogo del concerto, naturalmente si incontrano gli amici, se ne conoscono dei nuovi, ci si racconta le veri peripezie e vicissitudini accadute dall’ultimo incontro, e così il tempo vola… Ed ecco che arrivano i Nomadi! Io sapevo che non si sarebbero fermati a parlare con i loro “Amici -fans”, perché c’erano troppe persone, invece mi hanno stupito di nuovo, perché questo non è avvenuto!
Questa volta, dopo varie peripezie, sono riuscita a fare una foto con lui, ma non gli ho detto niente, non per soggezione o per timidezza, ma forse perché avrei troppe cose da dire che poi non ne dico nessuna (non so se mi sono fatta capire).
Comunque la sera, un concerto davvero emozionante, penso che le emozioni, le sensazioni sono delle cose “astratte”, impossibile materializzarle in parole su un foglio, perderebbero il loro valore e forse non tutti le capirebbero.
Danilo, la sera ha cantato in modo spettacolare “Asia” e “Tempo che se ne va” (che brividi)…Invece, il giorno dopo, mi è piaciuta l’interpretazione di “Te recuerdo Amanda”.
Il concerto di San Gimignano????? A parte che non riuscivamo a trovare il posto e poi era organizzato malissimo! In quanto, al paese, per il giorno del concerto, c’era “divieto di parcheggio” ovunque, bisognava andare a 20 minuti da Ulignano e prendere una navetta, cosa che si è rivelata impossibile per i disabili, che sono dovuti tornare indietro! Un’organizzazione, che per molti aspetti, ha reso il concerto un po’ freddo…
Tuttavia, Gli amici, che sempre si incontrano al concerto, e i nomadi stessi, hanno risollevato la serata. Una cosa veramente spettacolare è Danilo che tutta la sera girava sul palco con un gallo di plastica, tenendolo per il collo e battezzandoci la gente..
Non mi voglio dilungare troppo, perché divento più noiosa di quello che sono…
CIAO A TUTTI!
Nam-myoho-renge-kyo
Da io nonsonoio2...... segue:

Partecipa Anche tu

...

In queste ore, il dibattito in Parlamento sui Patti Civili di Solidarietà, meglio noti come PACS, sta diventando sempre più acceso, catturando totalmente l'attenzione dei media.
Il riconoscimento dei diritti basilari di convivenza
alle coppie di fatto, etero e non, rappresenterebbe una conquista fondamentale per lo sviluppo sociale e civile del nostro paese.
Una conquista che è stata già raggiunta in altri paesi europei,
a partire dalla Francia nel lontano 1999.
Anche nel mondo dei weblog possiamo fare qualcosa:
noi singoli cittadini possiamo far sentire le nostre voci,
diffondiamo il peso della nostra coscienza.
Facciamo sentire che ci siamo anche noi
e che pretendiamo di essere cittadini del mondo.
 
Se sei d'accordo, prendi parte all'iniziativa
" diamoci un segno di PACS ",
copia questo post e incollalo sul tuo weblog
aggiungendo il tuo nick e il link del tuo blog al mio.
E passa parola.
Solo creando una catena di consensi, un oceano di pensieri unanimi, possiamo sperare di poter cambiare il nostro futuro.
 
Aggiungi di seguito il tuo nick e il tuo blog al mio:
...
musica e altro...
musica e altro
Blog Liberi di volare

Per Gentile Concessione Di IO NON SONO IO
 
 
 

sempre pi� sempre io non sono io

il mio canto era amore

il mio canto�ora �pianto

una pioggia di gioia

sulle ombre nere del tuo volto

� quello che da quella sera ho dato a te

una pioggia di pianto sul letto bianco delle tue mani

� quello che da questa sera posso dare a te

sempre pi� sempre io non sono io

il mio canto era vita il mio canto ora � morte

sempre pi� sempre io non sono io

il mio canto� era amore il mio canto ora � pianto





 
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A MARCO.....ORA SOLCHI I CIELI GRANDI DI VITTORIE SINCERE

Post n°5 pubblicato il 19 Giugno 2006 da seesky_a

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SI ORA MARCO E' IN CIELO E CORRE LIBERO E SINCERO I SUOI OCCHI OCCHI DI TANTI CHE SUBISCONO SOPRUSI ACCANIMENTI............. UNA LACRIMA MI SOLCA IL VISO LO SQUARCIA IN DUE...................... TUTTI IN PIEDI PASSA IL PIRATA .

MARCO SE AVESSI POTUTO SAREI VENUTO IN QUELL'HOTEL A FERMARTI A DARTI UNA SPERANZA A DARMI UNA SPERANZA, MA ANCH'IO IN QUEI MOMENTI STAVO SUBENDO L'ACCANIMENTO DELLA SOCIETA' NON POTEVO QUASI CAMMINARE........ SAREI VENUTO A CONFORTARTI A CERCARE DI FARTI SORRIDERE PERCHE' NONOSTANTE GLI ALTRI MOLTI DI NOI CREDEVAMO E CREDIAMO IN TE......................

CIAO MARCO A PRESTO............... TONY

L'ultima Salita 22 maggio 2003 tappa di 188 km

Quando, da Lecce, sabato 10 Maggio 2003, parte la nuova edizione del Giro d’Italia, i favoriti sono Stefano Garzelli, Gilberto Simoni e Francesco Casagrande.

Pantani arriva da un 2002 da dimenticare: nessuna vittoria di tappa; escluso dal Tour da fasulli perbenismi degli organizzatori che ritenevano che la presenza di Marco alla Grande Boucle potesse danneggiare l’immagine del Tour stesso; perseguitato da giornali e tribunali, a caccia, di sensazionalismo i primi, di fama gli altri; indignato dall’arrivo a casa, proprio nel giorno di Natale, di un avviso di garanzia con tanto di ’’Sinceri Auguri’’.

Marco si presenta al Giro con poco allenamento e tanta tristezza, ma è sempre il Pirata, e anche dalle situazioni più difficili riesce a trovare la forza per andare avanti, forza, frutto di rabbia e orgoglio allo stesso tempo, dettati da sciagure che non gli sarebbero dovute capitare.

Nella dodicesima tappa, il Giro arriva sulla salita più attesa del 2003: il Monte Zoncolan, che per la prima volta ospita una tappa. L’ascesa è ai limiti dell’umano: nei tratti più erti si arriva a toccare una pendenza del 22 una salita più che degna per un’ impresa di Marco, che intanto nei giorni precedenti, aveva dichiarato di voler correre una tappa delle sue; a noi tifosi, entusiasti di queste parole, sempre più convinti del grande ritorno di Marco, non rimaneva che accendere la tv e attendere la realizzazione della promessa.

All’ inizio della salita, comincia a serpeggiare dentro me una fiduciosa speranza, il Pirata è nel gruppo di testa con i migliori: la maglia rosa Simoni e i pretendenti alla vittoria finale, Garzelli e Casagrande.

Dopo poco Simoni attacca, con uno scatto che lascia poche probabilità di scampo ai suoi compagni di fuga e a Wladimir Belli, in testa alla gara da solo. In poco tempo Belli viene agganciato dalla maglia rosa e Simoni se ne va.

Garzelli, Casagrande, Popovich e Marco, non sembrano reagire, comincio a pensare che Marco oggi non c’è, mi consolo dicendomi che la tappa dove voleva regalarci il sogno è un’altra, cerco di trovare motivazioni, di pensare a quali potessero essere i pensieri del pirata, forse la salita per lui è più dura del previsto. “No, non si può pensare questo, no Paolo”, mi dico, “per Marco più la salita è impegnativa più è felice di affrontarla”.

Inizio a pregare Marco stesso e lo esalto, come se potesse sentirmi, dicendogli che ce l’avrebbe fatta, spero che lo assalga quella voglia di abbreviare la sua sofferenza, come proprio lui diceva, spero che lo domini quella voglia di battere la salita, DI DIMOSTRARE CHE LUI E’ PIU’ FORTE DI TUTTE LE SALITE E ANCHE DELLO ZONCOLAN… spero che gli scatti quella molla che ha nella testa e nelle gambe, SE SCATTA QUELLA VOGLIA, NESSUNO E’ PIU’ IN GRADO DI CONTENERLO!!!

Poi quasi mi avesse sentito, accade ciò che non credevo più potesse accadere: nel momento in cui nessuno più se lo aspettava Marco si alza sui pedali, parte e scatta, ed è ancora una volta GRANDE Una rasoiata secca, bruciante ed irresistibile che aveva già fatto crollare in situazioni diverse Indurain, Tonkov, Ullrich ed Armstron. Bulbarelli inizia a alzare il tono della voce, io mi ritrovo in piedi davanti al televisore, urlando come un assatanato, travolgendo tutto quanto mi è vicino, niente aveva importanza come il vedere il Pirata che attacca su una salita epica. Quest’immensa emozione mancava dal tripudio di Courchevel 2000, dal duello con Armstrong. E’ troppo emozionante osservare quella schiena totalmente inarcata anche dalla sofferenza, ma soprattutto a sentenziare il destino dell’asfalto che dovrà essere inevitabilmente sciolto e solcato come un vero galeone dal passaggio della bici di Pantani. Il ritmo del Pirata è tenuto solo da Garzelli. Casagrande e Popovich ci provano anche loro , ma poi “scoppiano” e si staccano. Guardo Marco salire in alto verso la cima dello Zoncolan, mentre si libra leggero come un cavallo alato, che nessuno riesce a domare, che nessuno sarà mai in grado di bloccare, neanche quella maledettissima sfortuna che lo ha sempre perseguitato. Il duello tra Marco e la sfortuna è sempre stato aspro, più volte questa gli ha giocato brutti scherzi; pensando a ciò sono demoralizzato ma analizzando la situazione mi rincuoro, penso che Marco ha sempre reagito e battuto la malasorte, perchè quando il Pirata scattava, neanche la sfortuna riusciva a stargli dietro…

Possibile per un comune appassionato di ciclismo confondere Pantani e Garzelli: entrambi con una divisa gialla, entrambi pelati; ma il tifoso di Marco sa riconoscere il suo campione ovunque, grazie all’ estrema eleganza nello stare in sella, dal sublime ed inconfondibile modo di pedalare, con la caviglia che rotea fluida quasi volesse far disegnare alla punta del piede un cerchio perfetto. Nel momento in cui Casagrande e Popovich si staccano, prendo in mano una biglia, una di quelle da spiaggia, non una comune, la mia ha all’interno la foto del mio Capitano Pantani che sorride felice.

Quella biglia la comprai per mia figlia nel 1997, quando Marco era appena passato dalla Carrera alla Mercatone e io avevo solo 33 anni, ma già un intenditore di talenti. Da allora è un amuleto. Quella biglia ha ‘visto’ tutte le tappe del Giro e del Tour, viene sistemata in maniera rituale davanti la tv e ancora oggi, quando si corre una corsa a tappe o una classica, vado a sistemarla, per permettere a Marco di vedere la gara insieme a me. Proprio quando Casagrande e Popovich mollano, io bacio la biglia, penso che ormai è fatta, MARCO C’E’. Continuavo a gridare a Simoni che doveva aspettare Marco, perché Marco DOVEVA

Vincere, quella vittoria poteva essere la spinta psicologica che gli avrebbe forse permesso di ritornare ad esserci, non solo in maniera sporadica, ma in ogni sua gara.

Mi immedesimo nel boato delle due ali di folla che accompagnano Marco, boato da stadio che fa accapponare la pelle solo a pensarci, Marco dopo il calvario è tornato grande.

Intanto Casagrande si è riportato su Pantani e Garzelli, sofferente, ma era lì e con uno scatto riesce a portarsi davanti a Marco e dargli 5 o 6 metri. Ero furibondo, non poteva fare questo, ora che Marco era tornato, non poteva lui, Francesco Casagrande, affossare di nuovo Marco Pantani. Casagrande però, non aveva fatto i conti con la determinazione di Marco, quella rabbia e quell’orgoglio che lo hanno fatto ripartire. Marco allunga, Garzelli è sempre a ruota e supera di nuovo Casagrande piegato in quattro dalla fatica e mi ritrovo a ridere sadico contro di lui, a schernire il toscano, ero completamente pervaso da quella cattiveria corsara, che solo il Pirata sapeva trasmettere con una grinta speciale ai suoi tifosi, quella grinta che ancora oggi non ci ha abbandonato e che ci rende ancora un pò diversi dagli altri, insomma, che ci fa definire PIRATI e non semplici tifosi.

Intanto Simoni è involato verso la vittoria e, quando Marco e Garzelli si trovano ad affrontare l’ultimo chilometro, lui taglia il traguardo. Marco sembra dar segni di cedimento; è affannato, in debito di ossigeno ed ecco che ne approfitta Garzelli, Casagrande e infine Popovich; tutti e tre lo precedono al traguardo di pochissimi secondi. Pantani arriva quinto, a 43’’ da Simoni, in quella che è stata una tappa storica, che ha dimostrato all’intero mondo dello sport che Pantani è un Campione pulito, limpido e cristallino che nessun altro corridore può eguagliarlo e che nessuna ingiuria può infangarlo.

Se avessi saputo che quello sarebbe stato l’ultimo scatto del Pirata, che non avrei più rivisto volare tra le montagne quella perfetta opera di assemblaggio tra classe, purezza, sincerità, bontà e finezza che facevano di Marco un’opera d’arte al cui cospetto gli altri potevano esser soltanto semplici statue di sale, e avessi saputo che quello sarebbe stato l’ultimo Giro d’Italia di Marco Pantani da Cesenatico, di quell’ omino IN FUGA PER SEMPRE, che ci ha tanto entusiasmato, beh, se avessi saputo… So solo che ciò che non doveva accadere è invece accaduto.

Mai dimenticherò quel magico uomo che strappò ad Adriano De Zan, intenditore di 60 anni di ciclismo, con la voce rotta dall’emozione, un grandissimo elogio:<< Non c’è niente da fare, quando la strada sale sotto i pedali…Marco Pantani è il più forte!!!>>

Se ripenso a ciò che tanti tifosi hanno fatto per Marco e a ciò che ha fatto Marco per noi tifosi, se ripenso all’amore che tanti provano ancora per lui, mi rendo conto della grandezza del nostro Campione.

E’ entrato con entusiasmo e delicatezza nel cuore di tutti, facendosi ampiamente spazio nel libro delle Leggende del Ciclismo con imprese memorabili e li rimarrà, orgogliosamente, per sempre.

Credo di interpretare il pensiero di tanti che in vita ti hanno amato e incitato.

Grazie Marco

 
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Augusto: Un Ricordo vivo nel Tempo

Post n°2 pubblicato il 19 Giugno 2006 da seesky_a


Mezza Italia ancora canta a squarciagola le sue canzoni, dirette ed immediate, malinconiche ma senza fronzoli esattamente com'era lui. Con la scomparsa di Augusto Daolio avvenuta tragicamente per una forma aggressiva di cancro allo stomaco, sembrava che nel gorgo sarebbe finito anche il suo gruppo, i Nomadi. Fortunatamente gli altri componenti della band hanno saputo reagire, e i Nomadi sono ancora oggi protagonisti del panorama italiano con le loro stupende canzoni.

Augusto Daolio nasce a Novellara (Reggio Emilia) il 18 febbraio 1947. La sua avventura nel mondo della musica comincia da adolescente e già da subito con il gruppo 'Nomadi': il complesso sarà destinato a diventare una band culto nella storia della musica leggera italiana.

La personalità tenera e al tempo stesso debordante di Augusto segna nel profondo il destino dei Nomadi. La sua voce unica, leggermente nasale ma capace di mille inflessioni, il suo modo di stare sul palco, la sua capacità di trascinare il pubblico, ne fanno fin da subito una sorta di bandiera, nonchè il simbolo e l'anima del complesso.
Anche la sua vena creativa non è seconda a nessuno. Autore di testi bellissimi, poi diventati capisaldi del vasto repertorio dei Nomadi, i suoi inni, le sue invenzioni poetiche sono fondamentali per tanti giovani degli anni '60 e '70.

L'attività artistica di Daolio non si esprime nella musica. Riversa la sua straripante voglia di vivere anche nella pittura e nella scultura, con risultati per nulla disprezzabili. La sua mano è guidata da una grande fantasia che lo porta alla ricerca di un modo e di uno stile assolutamente magici.

La sua compagna di sempre è Rosanna Fantuzzi che dopo la morte del cantante fonderà l'Associazione "Augusto per la vita".

Il rapporto con il suo pubblico è stato sempre stupendo. Augusto non si è mai considerato un grande "divo", amava stare con la gente comune, con i fans, o meglio, gli amici che accorrevano numerosi ai vari concerti. Una delle sue doti principali era proprio la semplicità.

Anche nelle ultime fasi della sua malattia, continuava ad avere quella forza, quella caparbietà che lo aveva reso quel grande uomo che era.
Augusto Daolio è scomparso il 7 ottobre 1992.
Il 13 marzo 1993, dopo il grande dolore, la band ha ripreso la sua attività.

A tenere alta la bandiera dei Nomadi, e implicitamente quella di Augusto, sono poi entrati a far parte del gruppo Danilo Sacco (voce e chitarra) e Francesco Gualerzi (voce e strumenti vari).

Ecco un'altra voce che ricordiamo e ricorderemo finché avremo memoria. Era bella, la voce di Augusto, perché era intensa, sincera,dolente, forte e rabbiosa, eroica come può esserlo un grido di pace nel bel mezzo del fragore della guerra. Aveva un timbro inconfondibile, era suo e solo suo, così come accade ai grandi interpreti, aveva un rapporto originale con l'intonazione, ed era in grado di giocare, senza compiacimenti, sotto o sopra le righe dei toni, anche in questo caso assieme a quei pochi che sanno farlo, accendendo la sorpresa in chi ascolta e tenendola desta. Era una voce familiare, calda a dispetto di quella connaturata timbrica graffiante. I suoi acuti, che suonavano, allora e oggi, duri atti d'amore e d'accusa nei confronti della disperazione e dell'impotenza del fare, del cambiare il mondo e le cose che ci stanno attorno, hanno accompagnato la nostra vita, hanno cullato le nostre domeniche senza timone, i nostri grigi ritorni a casa, le nostre disarmonie, il nostro, mai risolto, disadattamento. Come si fa a dimenticarlo?

“Come potete giudicar, come potete condannar, chi vi credete che noi siam, per i capelli che portiam...”: era il 1966 – sembrano secoli fa – e la forte voce di Augusto Daolio cantava il manifesto di una generazione che non voleva essere giudicata dai pregiudizi e dalle imposizioni della società.

Era il 1966 e i Nomadi partecipavano al Cantagiro con questa canzone (cover di The Revolution Kind di Sonny Bono) presi regolarmente a sassate da chi non capiva e censurati dai funzionari Rai che capivano. Era la cifra, l'insegna, lo stemma del loro essere, da subito, diversi e fuori da ogni business, lontani da ogni logica commerciale ma dentro – assolutamente dentro – il loro tempo, la loro musica, il loro essere. Iniziava l'avventura di questo gruppo di giovani emiliani fondato nel 1962 da Beppe Carletti e quindi da Augusto Daolio. Serate nelle balere, un'estate fantastica a Riccione a suonare nel Frankfurt Bar e poi il primo disco: Donna la prima donna, cover da Dion De Mucci firmata dall'esordiente Mogol, registrata a due piste.

Erano gli anni di Radio Luxembourg, dei primi vagiti beat con i Beatles...I Nomadi (Augusto, Beppe, Franco Midili, Gabriele Copellini, Gianni Coron) vivevano in questa dimensione musicale internazionale ma provincialmente umana, sempre radicati alle loro radici fra Reggio e Modena dove incontrarono lo studente Francesco Guccini facendone conoscere le prime canzoni (come Dio è morto). Quanta strada è passata, quante mode si sono affermate e sfatte, quanti esperti li hanno emarginati, ma quanta gente è diventata popolo nomade! Loro sono rimasti su quel palco a dire le loro cose macinando musica e chilometri, almeno duecento concerti all'anno, una discografia impressionante, un impegno dichiarato, affermato, vissuto, attraverso il leader carismatico Augusto: cantante, musicista, pittore, scultore, poeta, amico. E, all'apice, nel 1992 la tragedia: prima la scomparsa Dante Pergreffi. Qualche mese dopo Augusto. Un vuoto immenso...

Beppe Carletti ha deciso di continuare il viaggio che i Nomadi (i cui musicisti, negli anni, sono più volte cambiati) e Rosanna Fantuzzi, compagna di Augusto, ha fondato l'associazione “Augusto per la Vita” che organizza mostre delle opere di Daolio in ambiti particolari come la Basilica di Santa Croce a Firenze e la Basilica di San Francesco ad Assisi (dove, recentemente, è stato assegnato alla memoria di Augusto il premio di “artista per la pace”), incontri, manifestazioni attraverso le quali si raccolgono fondi da destinare alla ricerca scientifica contro il cancro: sinora circa mezzo miliardo di lire. E così, dieci anni dopo quel tragico giorno che vide migliaia di persone rendere omaggio ad Augusto a Novellara, il ricordo di quest'uomo è vivissimo, radicato, evocato dai più giovani che l'hanno conosciuto attraverso la sua musica, i suoi disegni, i suoi scritti. Un fenomeno che giustamente sfugge all'informazione modaiola per innervarsi invece nell'anima di un'immensa platea.

“Augusto – ci dice Rosanna – per trent'anni non ha solo cantato, ma raccontato a tre generazioni la vita fatta di gioie dolori, di vita e di morte, lo ha fatto con grande pazienza non trascurando mai la persona dimostrando rispetto ed affetto per chi aveva davanti senza mai farsi condizionare. Spiegava perché cantava con rabbia, per questo il suo pubblico cantava con rabbia o con amore assieme a lui. Ha sempre regalato al suo pubblico più di quanto a volte potesse dare, e questo probabilmente la gente lo ha capito, ha capito che è bellissimo sentirsi amici con “quello” che dal palco ti dice delle cose, perché poi guardandoti negli occhi non si stancherà di ridirtelo. Che la vita è meravigliosa se hai degli amici che ti capiscono e vivono con te le emozioni, ma tu devi soprattutto non barare mai e Augusto non lo ha mai fatto fatto perché credeva sopra ogni cosa nei rapporti umani. La sua voce e le sue immagini sono e rimeranno nel tempo indelebili come il suo pensiero, sarà un po' come sentirci ancora raccontare da lui che la vita è bella nonostante le sue contraddizioni”.

La domanda sorge spontanea: che significato ha l'Associazione Augusto per la Vita? “Soprattutto ha dato a noi che gli volevamo bene e chi ci siamo visti privati di lui, la voglia di combattere in qualche modo perché altri non provassero questa privazione. L'associazione infatti finanzia borse di studio sulla ricerca oncologica o strutture ospedaliere che supportano i pazienti malati di tumore: quando nacque l'associazione eravamo lontani dal pensare che sarebbero nate in seguito attorno ad essa centinaia di manifestazioni per sostenerla. Dalla piccola raccolta personale, al concerto di cantanti e gruppi indistintamente accomunati dal desiderio di ricordare Augusto in modo utile. Dall'anno scorso è iniziato un tesseramento annuale: sentiamo di avere ancora una lunga strada da percorrere assieme agli amici di augusto, perché è questo che ci muove, la certezza che il nostro lavoro porti avanti anche se con grande umiltà un frammento dei suoi pensieri”.

Poco prima di lasciarci, augusto scriveva: “Ma noi saremo più forti di tutto e ci troveremo ancora a ridere, scherzare, e impareremo a tenere in un angolo del nostro cuore i nostri ricordi più intimi, la verità solo nostre”. Ma che film la vita!

حشفقهئهش شىفخىهىخ سشقش

 
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Augusto Daolio Un ricordo

Post n°1 pubblicato il 18 Giugno 2006 da seesky_a
Foto di seesky_a

Quanto abbiamo perso?????? Come sarebbe oggi la devozione del popolo Nomade ci fosse ancora Augusto????? Molte di queste domande ha volte il mio udito ha raccolto, ma non avremo una risposta certa. Certo è che i Nomadi ancora oggi hanno una folta schiera per non dire un enorme consenso specialmente nei concerti a cui ho assistito. Comunque sia siamo tutti figli di Augusto.

 
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