Blog
Un blog creato da tomthumb il 20/08/2007

Le Labrene

Father was teaching us that all men are just accumulations dolls stuffed with sawdust swept up from the trash heaps where all previous dolls had been thrown away the sawdust flowing from what wound in what side that not for me died not

 
 

ULTIMI COMMENTI

a volte.. tornano! :-)
Inviato da: elf_8
il 17/04/2010 alle 01:19
 
Tom?!? :)... notizie please! ;)
Inviato da: fata_dibosco
il 17/04/2010 alle 01:09
 
che palle
Inviato da: buknowski
il 05/04/2010 alle 06:06
 
Con rispetto..ti aspetto, Milena
Inviato da: ladymiss00
il 04/04/2010 alle 10:26
 
E dunque ci siamo... me ne dispiace ma capisco. Mi associo...
Inviato da: ellafurospia
il 22/03/2010 alle 10:27
 
 

AREA PERSONALE

 

ULTIME VISITE AL BLOG

ma.centiniBrimbrilla88alexzoninmarcantoniopandrea.marion1991tomthumbspagnologspaololivia.di_colat.cangemimarios1959sntluipb_torinogres0brittoli1945grazianari
 

FACEBOOK

 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 
 

 

It's all over now...

Post n°251 pubblicato il 20 Marzo 2010 da tomthumb

Ho sempre desiderato chiudere questo blog così, con questa canzone.
Adesso lo faccio, perché dopo più di due anni ho detto tutto quello che dovevo dire e credo proprio che possa bastare.
Non rinnego o ritratto ovviamente nulla ma sinceramente di tomthumb e dei suoi gechi tristi credo di averne abbastanza.

La canzone 'It's all over now, baby blue' Dylan l'ha cantata spesso ma il link che ho inserito mostra l'esibizione famosa del luglio 1965 al festival di Newport, che mi sembra particolarmente significativa. Potrei anche scrivere un lunghissimo post per spiegare perché ma non lo farò perché non ne ho voglia e perché  la musica vale più di tante parole.


Ci si ritrova da qualche parte un giorno o l'altro, lungo la strada.

Grazie.




 
 
 

Biglietto per la Luna

Post n°250 pubblicato il 17 Marzo 2010 da tomthumb

Ce ne ricorderemo di questo pianeta.
Villiers de L'Isle-Adam

Beh, avreste pure potuto salutarmi quella mattina. Vi sarebbe costato poco, non credete?
C'erano quelle strane nuvole in cielo, cumulonembi con dentro una bella luce che sembravano dinosauri veleggianti verso uno sconosciuto porto del cielo, ricordate?
Io invece ricordo il sangue nella mia bocca ma neanche una lacrima lo giuro, neanche una sola lacrima. Un gran lavoro per un buon dentista, però.
E poi avreste dovuto vedere tutti quei disegni di luce e di ombra fatti dalle nuvole sopra la terra, questo strano pianeta, questo buffo pianeta che continua impunemente a girare dimenticandosi di essere uno sputo, una scheggia dimenticata nello spazio profondo.
Così avrei dovuto almeno lasciarvi una lettera informandovi del mio prossimo viaggio sulla Luna.
Beh, l'ho sognata così tanto da bambino che alla fine ho deciso di andarci.
Biglietto di seconda classe, però.
Come avete fatto a non capire che stavo per andar via ?

 
 
 

L'estate che trionfava

Post n°249 pubblicato il 16 Marzo 2010 da tomthumb

Era Domenica, forse un paio d'anni fa.
Il sole di mezzogiorno era crudele con la sua luce, col suo calore. Il cielo mi abbacinava col suo azzurro impietoso.
Io, da solo, gettato come un fuscello nell'estate maledetta che trionfava, gettato come una cosa da niente in quell'estate maledetta, su quel terrazzo.
I rumori di lontane voci sulla strada, quei soliti pensieri intorno a Commare Secca.
Poi, la televisione accesa in cucina con quel vecchio filmato di Luigi Tenco, quella canzone.
Perché qualche volta qualche maledetto dettaglio ci ricorda che abbiamo un cuore?

Volevo starmene così, da solo, gettato nel mondo, come una cosa da niente, nell'estate maledetta che trionfava.

 
 
 

The water is wide

Post n°248 pubblicato il 15 Marzo 2010 da tomthumb

La conversazione è avviata, forse ci capiamo. O forse no. Un uomo e una donna. Ognuno di noi vuole qualcosa che non può avere. Le solite illusioni, madame, i soliti vizi.
Così adesso avvertiamo un leggero dolore nonostante la bella giornata e le palme che ondeggiano laggiù dietro le nostre spalle: no, non possiamo vederle, ma stai pure sicura che quei maledetti alberi si muovono nel vento proprio come ho detto io.
E così dove eravamo rimasti? Ah, le illusioni. Beh, ora perché ti meravigli? Questo la mamma non te lo ha ancora detto? Tutto quello che si può costruire con sabbia sottile come questa, tutto quello che si può fare con sabbia come questa è la nostra vita.
Guardo l'orizzonte in fiamme e sorrido: L'oceano è veramente immenso.

 
 
 

A che punto è la notte?

Post n°247 pubblicato il 12 Marzo 2010 da tomthumb

Quel che si è fatto, ciò che è impossibile cancellare.
Il passato c'è sempre, forse più del presente, certamente più del futuro.
Viviamo dentro il passato, forse più tenebre che splendori, se fosse possibile cancellare ogni cosa fatta o vissuta, se solo fosse possibile.
Le macchie di sangue sulle nostre mani non andranno mai via, non basterebbe l'Oceano per renderle pulite.
Idiota che racconti la tua storia confusa, a che punto è la notte?

 
 
 

Han bussato alla porta

Post n°246 pubblicato il 07 Marzo 2010 da tomthumb

Han bussato alla porta, allora tu non farli entrare
è cosi maledettamente difficile tentare
di sostenersi sulle proprie gambe in piena notte
adesso che son tutti così felicemente indaffarati
adesso che sono così oscenamente concentrati
a cercare di entrare nella tua tomba
ma solo per regalarti ancora terra.


Hai le chiavi arrugginite del tuo regno
chiuditi dentro finché sei in tempo
quel malvagio subdolo grattare
quel dannato raspare alla tua porta
forse un giorno finirà
ma la tua vita non è là fuori, lo sai.

Questa stasera la stazione era piena di gente
che non riusciva a partire
io guardavo il mondo racchiuso in una sfera di vetro
e le mie mani bruciate dal freddo
o quel  vecchio  professore stralunato
che forse aveva smarrito l'universo.
Ascoltavo tutta la musica che c'era da ascoltare
ed intanto pensavo a te.





 
 
 

Giocare

Post n°245 pubblicato il 03 Marzo 2010 da tomthumb

Giocare. Solamente quello. La cosa più seria di questo mondo.
Sapere che un fante ci condannerà alla fine eppure continuare a tenere in mano le carte, perché non può essere altrimenti .
E l'Amore e l'Onore e la Libertà forse sono solo stupide invenzioni mentre si gioca, simulacri di un altro mondo che non merita d'essere considerato, miraggi a buon mercato nel deserto che stiamo attraversando.
Il bicchiere sul tavolo è pieno a metà, la sigaretta tra le labbra è spenta, si va avanti.

 
 
 

Paradise & Defeat

Post n°244 pubblicato il 25 Febbraio 2010 da tomthumb

Almost all serious stories in the world are stories of failure

 with a death in it. But there is more

lost paradise in them than defeat.

Orson Welles

 
 
 

Ricordi d'ubriachezza

Post n°243 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da tomthumb

Non so perché mi sia tornato in mente questo ricordo mentre rido e scherzo con voi, intorno a questo tavolo e poi a quest'ora, col barista impaziente di mandarci via, a quest'ora della notte, quando si dovrebbe solamente ritornare a casa, come una volta cercavano di fare, senza riuscirci peraltro, come una volta cercavano di fare i bravi ragazzi.
Così ecco, la birra è scura e meravigliosamente spumosa ed i nostri occhi sono lucidi e voi mi sembrate molto più amici delle altre volte, sapete?
Allora guardo mentre beviamo quella lunga crepa nel legno che riveste il muro, forse ho paura, ma che importa, che importa anche se mezzanotte è passata da un pezzo, tanto ci siete voi e poi quel barista non è neanche tanto robusto.
Però però questo ricordo che mi è tornato in mente all'improvviso rischia di diventare peggio di quella crepa, sapete? Oh, come vorrei farvelo sapere nonostante mi senta sempre più ubriaco, come vorrei farvelo sapere.
Ero ubriaco anche tanti anni fa ma più solo di adesso, era un pomeriggio d'inverno però ed io camminavo sul lungomare, tra tanta gente nel tempo clemente del Sud, tra tanta gente senza volto nè nome.
Ero ubriaco e avrei voluto vomitare ma mi vergognavo di farlo davanti a tutti.
I gabbiani volavano sull'acqua, i passanti mi sfioravano senza accorgersi di me, il mare era fetido.
Certo ero più giovane di adesso, ma non vorrei indietro quel dolore.
E allora non vi dico niente e guardo la birra scura come se ci fosse dentro la torba, come se fosse l'acqua scura di Loch Ness, come la guardavo a Loch Ness, l'acqua scura capace di contenere qualsiasi mostro.
Forza, amici, beviamoci un'altra pinta e poi andiamo a casa!

Immagine: Jack London

 
 
 

Dove tutto è accaduto

Post n°242 pubblicato il 14 Febbraio 2010 da tomthumb

Al mio amico Itsoh

Chi ha letto qualche romanzo di Javier Marìas si renderà conto di quanto il suo narrare deve al mondo cinematografico sia per l'intrigante gioco di allusioni e citazioni, sia per la tecnica espressiva utilizzata.
Il miracolo di certe pagine di "Domani nella battaglia pensa a me" sta anche nel fatto che i rimandi e le citazioni sono sempre funzionali, si inscrivono cioè naturalmente nel contesto narrativo al punto che Orson Welles/Falstaff vecchio e grasso e gettato per così dire fuori dalla vita, Jack Palance che aspetta tra una scena e l'altra come un pugile nervoso e George Sanders che si uccide lasciando al mondo un beffardo biglietto d'addio " ...I'm leaving you with your worries in this sweet cesspool...", risultano personaggi del romanzo non meno del protagonista Victòr e degli altri.
Per la tecnica espressiva invece, quello che avvicina Marias al grande cinema è la cura ossessiva dei dettagli: si capisce allora come un viale madrileno notturno o la stanza affollata di oggetti appartenuti ad una morta assumano una rilevanza fondamentale nell'economia del romanzo, producendosi in una vibrazione di esistenza che continua a risuonare nella mente del lettore dopo che ha chiuso il libro. 
Questo per dire che lo spazio che si spalanca dalle pagine di Marìas è in tutti i sensi uno spazio filmico ed è probabilmente questo il motivo per cui la lettura delle sue pagine risulta così intrigante.
Così personaggi del cinema ed oggetti descritti con cura maniacale e richiamati di continuo nel corso della narrazione assumono una dimensione spettrale producendo quel curioso affascinante  maleficio del ricordo cui si accennava sopra.

Però mi rendo conto che volendo parlare di un libro sto finendo di parlarne di un altro o di molti altri: basterà dire allora che questa è una raccolta di articoli sul cinema che Marìas ha scritto nel corso degli anni con la passione del cinefilo più che con la pedanteria del critico.
Non si tratta solo di leggere delle vite mirabolanti e tragiche di Orson Welles o di George Sanders o della bravura di Vincent Price e di John Ford: si ha l’impressione invece, come di solito accade con la grande letteratura o il grande cinema, che il parlare di qualcosa sia in realtà solo il pretesto per lasciare intravedere qualcos’altro che ci riguarda molto da vicino: per questo forse non riusciamo a dimenticare, per questo forse, perduti nel cuore della battaglia, continuiamo a pensarci.

 
 
 

Renato Rascel

Post n°241 pubblicato il 31 Gennaio 2010 da tomthumb

Da qualche settimana ho un nuovo capo e questo capo somiglia  a Renato Rascel, cioé mi ricorda incredibilmente quel famoso piccoletto dei passati tempi televisivi, quella figura buffa della  televisione  in bianco e nero  che certe volte ritornava nel Blob di Ghezzi&Giusti degli anni novanta, quando Blob aveva ancora senso.
Così quando l'ho visto la prima volta al colloquio, ho pensato che era davvero incredibile, che quel tizio che mi parlava di Radar ad Apertura Sintetica, di Teoria Geometrica della Diffrazione oppure di trasformate doppie di Fourier doveva aver cantato almeno qualche volta "Arrivederci Roma" o "E' arrivata la bufera" o fatto ridere qualcuno su qualche improvvisato palcoscenico.

Non è solo una questione di statura o di banale rassomiglianza fisica, non basta infatti tutto questo a convincermi, sono invece il modo di gestire, le facce buffe che fa in modo più o meno consapevole, forse la voce.

I miei nuovi colleghi dicono che il mio nuovo capo è un individuo perverso e che mi farà impazzire, che la sua sanità mentale è molto dubbia e che utilizzerebbe il Metodo Montecarlo per stimare qualsiasi cosa, circola persino la voce (sicuramente un'esagerazione) che abbia passato qualche mese in una segreta casa di cura.

Non mi faccio certo spaventare da queste che forse sono solo calunnie interessate,  il gruppo di colleghi è probabilmente un simpatico nido di vipere, eppure quando Rascel scivola all'improvviso nella mia stanza per darmi qualche lavoro da fare, sono percorso da un brivido pensando di essere finito nelle mani di un pazzo e che la bufera stia davvero per arrivare.

 
 
 

Lettera per chi va e per chi resta

Post n°240 pubblicato il 17 Gennaio 2010 da tomthumb

E poi quando succede dici ok me l'aspettavo perché prima o poi doveva accadere prima o poi sarebbe accaduto precisamente così, con una telefonata che ti butta giù dal letto alle sei del mattino e ti dice che è successo ed allora è solo questa slavina di ricordi che comincia a prendere il suo posto e tu magari per qualche malinconica magia ridiventi piccolo e quell'omone ti porta con lui nel bosco dell'avventura, quell'omone col fucile a tracolla che ti sovrasta o ti racconta come tante volte e come l'ultima volta quelle storie di guerra in cui riuscì sempre a cavarsela, la Germania e la Grecia e l'Olanda, quell'omone che quell'ultima volta sedeva di fronte a te rimpicciolito dagli anni e sorridendo con fatica attraverso la ragnatela di rughe familiari sapendo che tutti e due sapevate benissimo che sarebbe dovuto succedere prima o poi.
Così mentre scendevi la scala quell'ultima volta e lui continuava a sorriderti seduto al focolare la tua mente era attraversata come forse la sua da quel pensiero che adesso è diventato certezza.
Così ora non riesci a far a meno di ricordare quelle sue telefonate improvvise, le fiammate di preoccupazione e di rimprovero per te che ti risultavano così fastidiose, come quella volta che camminavi stupidamente nella notte estiva di Porta Genova e c'era la sua disperata ansia, il suo affetto offeso dietro la voce burbera che ti faceva arrabbiare tanto.
Allora non capivi, adesso sì ma non ha importanza questo, adesso.


Seduto in questa strana giornata sul ciglio della strada mentre nel cielo veleggiano nuvole di malinconia: la vita gioca il suo maledetto banale gioco, qualcuno resta, qualcuno va via.

 
 
 

Traveling song

Post n°239 pubblicato il 03 Gennaio 2010 da tomthumb

Beh un po' di cose cambiano per me  all'inizio di quest'anno e starò, non so quanto tempo, un po' lontano da qui.
Forse in pace con me stesso, più probabilmente in lotta col mio demone interiore percorrerò ancora una volta la strada illuminata o buia.
Stasera fa abbastanza freddo perfino in casa, domattina dovrò mettermi in cammino.

 

Arrivederci allora, vi lascio con questa canzone... 

 
 
 
 
 

Rospo natalizio

Post n°237 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da tomthumb

 Diciamoci la verità. Smettiamola con la reticenza ipocrita. Prendiamo atto senza penosi infingimenti che la nostra gloriosa capitale, la città eterna coi suoi sette colli ed i ruderi poderosi e le memorie infinite dell'Impero e del Papato, con i i tesori ineguagliabili d'arte e le sue chiese, la nostra gloriosa capitale, dicevo,  è bella solo per il turista.

Quando non si accorge di essere stato spennato, ovvio.

Per tutti gli altri, invece, per chi ci vive e non è una very important person, per tutti gli altri c'è solo il delirio quotidiano e la dannazione irredimibile di una bolgia pseudodantesca.

 
 
 

Moglie e figlio

Post n°236 pubblicato il 18 Dicembre 2009 da tomthumb

Porti a spasso il tuo bambino dentro la carrozzina: sei un uomo radioso, adesso. Tua moglie cammina a fianco a te con la perfetta faccia truccata, ha dato la vita ad un altro essere col suo trionfante ventre fecondo:  è una donna soddisfatta adesso.
Il tuo amico ti viene incontro camminando sul filo tagliente e periglioso dei suoi pensieri, lo riconosci dopo tanti anni e gli mostri gioviale il piccolo erede.

Poi ecco tiri fuori quella storia della vita che si rinnova e gli ricordi che anche lui  dovrebbe sposarsi ed avere un figlio e poi lo inviti a casa dove sicuramente gli mostrerai la biblioteca di album fotografici e la cineteca di filmati che riguardano ogni istante dei sei mesi di vita del piccolo.
Tu questo non lo dici ma ci vuole poco a capirlo ed il tuo amico non è stupido, magari non è sposato e non ha un figlio e non ha una moglie perfettamente truccata ma non è uno stupido e così nel bel mezzo di questo incontro insperato, mentre il piccolo piange e tu armeggi col biberon e tua moglie si lamenta di un’unghia spezzata, il tuo amico inventa una scusa e scappa via.


Guardi ora inebetito tua moglie che ti chiama deficiente perché il biberon ti è caduto a terra ed il piccolo piange.   

 
 
 

La speranza a Dicembre

Post n°235 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da tomthumb

Luna rossa e bassa sull’orizzonte oltre i prati di gialla erba incolta e tralicci come alti guardiani neri in lontananza e poi nuvole rosate che risplendono discrete dall’est mentre l’autobus delle sette del mattino gira nella rotonda e nel silenzio della periferia addormentata e così per fissare i pensieri che altrimenti sarebbero più rapidi e inafferrabili di scimmie che si arrampicano su palme ondeggianti nel vento caldo dei tropici, per congelare i dannati pensieri che si affacciano ghignanti e mutevoli già dal primo mattino, ecco la deformazione provvidenziale di qualche ricordo, la visualizzazione salvifica di qualche sperduto angolo di mondo che ti illudi di aver già visitato oppure qualche volto del passato che nella memoria fallace risplende di un sorriso destinato solo a te.

Forse verrà a piovere questa sera ma sarà pioggia sottile e fredda di dicembre con annesso volteggiare lento di foglie secche di platano laggiù nei grandi viali , quelle lunghe e larghe strade che portano con imperdonabile ossimoro il nome dei pittori, e dove tu aspetterai l’autobus della sera maledicendo il traffico e la gente ubriaca e pensando che dopo tutto la speranza può volare a quell’ora sopra la desolazione urbana delle torri di cemento e delle facce scavate dei naufraghi della strada e che tante volte afferrando la speranza che volteggia insieme alle foglie secche, sei  riuscito perfino a sognare.

 
 
 

L'educazione sentimentale

Post n°234 pubblicato il 11 Dicembre 2009 da tomthumb

Viaggiò. Conobbe la malinconia dei piroscafi, i freddi risvegli sotto la tenda, l’incanto dei paesaggi e delle rovine, l'amarezza delle amicizie interrotte.

Ritornò. Partecipò alla vita di mondo ed ebbe altri amori. Ma il ricordo incessante del primo glieli rendeva insipidi; e poi anche la veemenza del desiderio e la freschezza delle sensazioni erano svanite. La sua stessa forza d’animo s’era affievolita. Passarono gli anni a puntellare l’ozio dell’intelligenza e l'inerzia del cuore.

Gustave Flaubert: L'educazione sentimentale

Immagine: David Roberts, Veduta di Karnak

 
 
 

Tu vieni al mondo e tenti...

Post n°233 pubblicato il 07 Dicembre 2009 da tomthumb
 

Perché si fa così poca impressione, vedete. Tu vieni al mondo e tenti e non sai perché, solo continui a tentare e vieni al mondo insieme a un mucchio di altre persone, tutto aggrovigliato a loro, come loro tentando, dovendo muovere braccia e gambe, solo che le stesse cordicelle sono legate a tutte le altre braccia e gambe e gli altri tentano tutti quanti e neanche loro sanno perché, tranne che le cordicelle si impicciano tutte a vicenda, come sarebbe a dire tante persone tutte intente a cercare di fare una stuoia sullo stesso telaio solo che ciascuna vuole tessere la stuoia secondo il proprio disegno; e non può avere importanza, lo sapete, sennò Coloro i quali impiantarono il telaio avrebbero predisposto le cose un po' meglio, eppure deve avere importanza perché tu seguiti a tentare e poi tutt'a un tratto è finita e tutto quel che ti rimane è un blocco di pietra con qualche scalfittura sopra purché ci sia stato qualcuno a ricordarsi di far scalfire e collocare il marmo, o che ne abbia avuto il tempo, e ci piove sopra e il sole ci splende e dopo un po' non si ricordano neppure il nome e quello che le scalfitture volevano dire, e non ha importanza.

William Faulkner: Assalonne, Assalonne!

Soundtrack

 
 
 

Gli amici

Post n°232 pubblicato il 06 Dicembre 2009 da tomthumb
 

Ecco, mi son svegliato nel cuore della notte. Ho cercato di afferrare l'orologio sul comodino per vedere l'ora ma l'orologio non era lì.
Un cane abbaiava lontano, chissà dove, chissà per quale motivo. Mi sono alzato in piedi ed ho spiato dalla finestra tra due stecche della tapparella: sulla parte posteriore di un furgone parcheggiato in strada cadeva la luce arancione di un lampione e nel fascio di luce c'era l' inconfondibile cadere della pioggia. Tante gocce minute e pazienti.
Mi sono coricato di nuovo senza sapere l'ora, l'illusione di sgusciare dalle grinfie del tempo; faceva freddo, nonostante il piumone. Ho cominciato così a pensare a quella volta che ero seduto in un bar ad aspettare un mio amico.
Seduto ad un tavolino da solo guardavo la pioggia che cadeva fuori in gocce minute e pazienti sulle cose e sulle persone. Non so perché questo ricordo. Forse lo stesso tipo di pioggia in due momenti così diversi.
Mi giravo nel letto cercando di ricordare altri dettagli, cercando di ricordare se l'amico fosse alla fine arrivato oppure no: non avevo più sonno e quindi cercavo di ricordare, cercavo di immaginare l'interno di quel bar, la faccia del barista e che cosa mai avessi bevuto.
Poi non riuscendo a venire a capo di nulla, ho cominciato a pensare al fatto che quell'amico avrei voluto incontrarlo di nuovo. Tante cose da dirgli a quell'ora della notte evidentemente, tante cose chiare in testa da chiedergli.
Ho pensato che il mattino successivo l'avrei contattato, forse avremmo risolto insieme l'enigma del bar, forse no, comunque avremmo parlato.

Il mattino successivo non ho fatto nulla: ah, i buoni propositi suggeriti da una lucida insonnia, da una pioggia minuta e da un cane che abbaia di continuo...

 
 
 
Successivi »
 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963