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Lo studio della simmetria

Foto 1 di 3

Il genio ... la tecnica ... le macchine

Il padre dell'anatomia

L'inventore

L'ingegnere idraulico

 

L'artista e la sua Mona Lisa

Michelangelo Merisi da Caravaggio

 Caravaggio  il pittore maledetto

La canestra

Canestra di frutta di Caravaggio, dipinta nell’anno di grazia 1596: che viene considerata la prima natura morta della storia dell’arte, in cui protagonista incontrastata è la frutta.

I bari

I bari

 La scena ripete quella celeberrima dei due gaglioffi dai costumi variopinti che hanno "incastrato" in una partita truccata di carte un ragazzo dalla faccia pulita, ma troppo ingenuo, e lo stanno ingannando sotto i suoi occhi

Il Cupido

 

Il modello è un giovane adolescente dal volto efebico e dal sorriso ambiguo; l’atteggiamento sfrontato e provocante mette in luce un forte carnalismo rappresentato dal corpo nudo del giovane. Un amore vincitore e ridente, che sollevando con la mano destra lo strale , sembra tenere il mondo ai suoi piedi con diversi strumenti: corone, scettri e armature.

 

La chiamata

 La chiamata di San Matteo

Come ogni essere umano, anche il credente è immerso nelle fatiche e nei dolori quotidiani. Ma trova nella fede una lente che gli permette di vedere le stesse cose di sempre sotto una luce nuova. La fede non cambia il paesaggio, ma modifica lo sguardo dell'uomo.

 

La cacciata

 Luca 19, 45-48

In quel tempo Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!».

Fu tanto raro e universale ......

 Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. Assai valse in matematica et in prospettiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di lira [...] et fu valentissimo in tirari et in edifizi d'acque, et altri ghiribizzi, né mai co l'animo suo si quietava, ma sempre con l'ingegno fabricava cose nuove. 

dal suo testamento

 lasciò «li libri [...] et altri Instrumenti et Portracti circa l'arte sua et industria de Pictori»; al servitore De Vilanis e a Salai la metà per ciascuno di «uno iardino che ha fora de le mura de Milano [...] nel quale iardino il prefato Salay ha edificata et constructa una casa»; alla fantesca Maturina dei panni e due ducati; ai fratelli, 400 scudi depositati a Firenze e un podere a Fiesole.

L'uomo che aveva passato tutta la vita «vago di vedere la gran copia delle varie e strane forme fatte dalla artifiziosa natura», da lui assimilata a una gran caverna, nella quale, «stupefatto e ignorante» per la grande oscurità, aveva guardato con «paura e desiderio: paura per la minacciante e scura spilonca, desiderio per vedere se là entro fusse alcuna miracolosa cosa»,  moriva il 2 maggio 1519.

Trent'anni prima aveva scritto:

Gli studi di anatomia

......questo vecchio, di poche ore innanzi la sua morte, mi disse lui passare i cento anni, e che non si sentiva alcun mancamento ne la persona, altro che debolezza; e così standosi a sedere sopra uno letto nello Spedale di Santa Maria Nova di Firenze, sanza altro movimento o seguito d'alcuno accidente, passò di questa vita. E io ne feci notomia, per vedere la causa di sì dolce morte»

Bandello

Il novelliere Matteo Bandello, che ben conosce Leonardo, scrisse di averlo spesso visto «la matina a buon'hora a montar su'l ponte, perché il Cenacolo è alquanto da terra alto; soleva dal nascente Sole sino all'imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare et il bere, di continovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì, che non v'averebbe messo mano, e tuttavia dimorava talhora una o due ore al giorno e solamente contemplava, considerava et essaminando tra sé, le sue figure giudicava. L'ho anche veduto (secondo che il capriccio o ghiribizzo lo toccava) partirsi da mezzogiorno, quando il Sole è in Leone, da Corte vecchia» - sul luogo dell'attuale Palazzo Reale - «ove quel stupendo Cavallo di terra componeva, e venirsene dritto a le Gratie: et asceso sul ponte pigliar il pennello, et una o due pennellate dar ad una di quelle figure e di subito partirse et andare altrove».

..... dixit

La pittura, per Leonardo, è scienza, rappresentando «al senso con più verità e certezza le opere di natura», mentre «le lettere rappresentano con più verità le parole al senso». Ma, aggiunge Leonardo riprendendo un concetto aristotelico, è «più mirabile quella scienza che rappresenta le opere di natura, che quella che rappresenta [...] le opere degli uomini, com'è la poesia, e simili, che passano per la umana lingua».

riflessioni sul cenacolo prima parte

Le opere di Leonardo si prestano a numerose interpretazioni proprio in virtù della capacità di questo straordinario artista di non avere voluto mai rendere espliciti i contenuti delle sue opere, ma di richiedere da parte del fruitore dell'opera lo sforzo di guardare oltre l'apparenza delle cose. Per questo, per potere interpretare un'opera di Leonardo, oggi come allora, non ci si può fermare alla sola osservazione di un particolare, ma bisogna anzi osservarla nel suo complesso. Il dipinto ha un soggetto, che si inserisce in uno sfondo che non è mai casuale. I gesti, la composizione del quadro posseggono altresì dei significati posti in relazione al contesto nel quale l'opera si inserisce.

Per saperne di più sul Caravaggio

//it.wikipedia.org/wiki/Michelangelo_Merisi_da_Caravaggio

Caravaggio si serve principalmente di due mezzi; della luce e della composizione. Egli, come è noto, immerge le sue scene nell'oscurità, investendole di un getto violento di luce radente, in modo che alcune parti soltanto affiorino dalle tenebre nella luce. Questa, creduta fino ad oggi, e forse dagli stessi suoi seguaci una trovata realistica fu, caso mai, una concessione alla fantasia - come pare la intepretasse lo stesso Rembrandt - ma soprattutto una ricerca di unità e stile: un mezzo a mettere in valore certe cose. facendole affiorare nella luce e ad eliminarne nelle tenebre altre secondarie, inutile o dannose ad una concisa rappresentazione.

L'altro mezzo che il Caravaggio impiega per raggiungere l'unità stilistica riguarda, la composizione del quadro. Per il primo Michelangelo aveva decisamente spezzato la secolare uniformità degli schemi compositivi a linee e piani paralleli "al quadro", e aveva mostrato  quante maggiori risorse di movimento e di energie offrisse l'impostatura, diciamo, in tralice di certe sue figure; risorse che il Tintoretto aveva spinto al colmo, limitandola però anche lui troppo a singole figure isolate.

Era riserbato al Caravaggio di coronare la geniale iniziativa dei suoi precursori estendendo questo stesso sistema costruttivo a tutta quanta la compagine, in modo da ottenere in un sol tratto, con sintesi insuperata, il massimo risultato di senso plastico e dinamico

Marangoni

Il Gaglioffo

Una esistenza da gaglioffo o semplicemente da prepotente come dovevano essere i signorotti nel Seicento e Michelangelo Merisi da Caravaggio era e si sentiva signore. Per lui ci sono a Roma le amicizie di cardinaloni e banchieri, le risse, il colpo di spada mortale che gli attira la condanna capitale del papa, il girovagare, dipingendo capolavori contesi, fra Napoli, Malta (dove corona il sogno di diventare cavaliere e dove distrugge ancora il sogno), la Sicilia, di nuovo Napoli. Per morire sulla soglia di Roma e del perdono del papa che i potenti amici (interessati ai suoi quadri) gli stanno procurando. 

lo scienziato

 So bene che, per non essere io letterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll'allegare io essere omo sanza lettere. Gente stolta! Non sanno questi tali ch'io potrei, sì come Mario rispose contro a' patrizi romani, io sì rispondere, dicendo: ”Quelli che dall'altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie a me medesimo non vogliono concedere”. Or non sanno questi che le mie cose son più da esser tratte dalla sperienza, che d'altrui parola, la quale fu maestra di chi bene scrisse, e così per maestra la piglio e quella in tutti i casi allegherò 

riflessioni sul cenacolo seconda parte

E non è tutto. Si può andare oltre e ritenere che, non solo è necessario osservare dell'opera di Leonardo tutte le possibili componenti (soggetto, sfondo, colori, gesti, composizione geometrica, distribuzione e fonte della luce ecc...) ma è anche necessario guardarla in relazione ad altre opere da lui stesso precedentemente realizzate. La risposta a determinati “enigmi” infatti a volte, può venir fuori una volta accostati tutti i vari elementi che in un'opera concorrono, proprio come in un puzzle. Prendiamo ad esempio l'opera “il Cenacolo” di Leonardo da Vinci, eseguita tra il 1494 ed il 1498, nella parete del Refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie, e tentiamo di applicare più di un codice interpretativo per meglio comprendere i tratti, particolarmente delicati, del volto dell'Apostolo Giovanni.

 

Leonardo per saperne di più

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