Profilo BACHECA 503
La sua grazia nel posare il piede mi ricorda la lingua che fende l'acqua mentre guardingo mi abbevero al fiume. Così delicata eppur risoluta, disegna un movimento preciso che non lascia scampo all’incertezza. L'affermazione composta di una ragione di vita che non improvvisa, si legittima e manifesta nel sommo stupore dell'occhio che guarda.

Tutto scende per risalire
si tiene duro e si lascia andare
e tutto passa per un canAle
e tutto serve, tutto è speciAle
Eppure in questo lungo viaggio mi balena il pensiero di non essere mai solo. Lupi si nasce poi si affinano i gusti e si affilano gli artigli, si sceglie chi tenersi accanto a costo di creare il vuoto e io l’ho spesso fatto, pur di non perdere il significato dello sguardo e il senso del percorso. Anche quando non vedo nessuno intorno una stella in cielo orienta i miei passi, alcune volte la scorgo, altre no eppur la sento. Ne capto il respiro, lieve, delicato, profondo. Mi sussurra Io ci sono.
Siamo polvere al cospetto dell’immensità del cosmo, eppure in grado di creare deflagranti esplosioni emotive tra noi quando entriamo in contatto. Ci sfiora il pensiero, lo sguardo, animati dal bisogno di intrecciare nuove vite dove l’orizzonte langue assente, talvolta insignificante.
Per me ci sei, per te ci sono.
Mentre passeggiavo nel bosco mi sei venuto in mente tu, amico mio, stroncato d'infarto a 32 anni. Un fulmine a ciel sereno che ha creato uno squarcio profondo nel mio animo. Tante serate trascorse insieme come fratelli a parlare di tutto. Le volte in cui abbiamo condiviso il male di vivere con lo sguardo non si contano.
Ho fatto mente locale su quel fatidico giorno e mi sono tormentato sulle ragioni per cui, da troppi anni, puntualmente me ne dimentico. Forse inconsciamente ho voluto rimuoverlo, mi sono risposto.
Poi ho realizzato. Appena tre anni dopo, quello stesso giorno, un sisma colpì l'Aquila portando morte e devastazione in terra. E così il 6 aprile di ogni anno il mio pensiero è distolto da altro.
Le macerie della vita riposano accanto finché una sera un assolo te le soffia negli occhi quasi a strappare le corde all'oblio, urlando al cielo le cose che non vogliono (ne possono) essere dimenticate.

Polvere
e
Rugiada
͜͜͜͝͝͝͠
͠͡͡
Liberi ristagni
dietro al vetro
rosi dall'invidia
verso un altro mondo
che fuori sboccia
ai vostri occhi
indecifrabile

Le parole tra noi leggere
͜͜͜͝͝͝͠
͠͡͡
Brezza che soffia
sulla città stanca
mentre si spegne
un'altra settimana
͜͜͜͝͝͝͠
͠͡͡
Luce fioca
palpita
suadente
in penombra