La vera cura
Spero di non sconvolgere nessuno rivelando che
«La cura»
di Franco Battiato, giustamente considerata da tutti (anche da
Celentano che
l'ha appena inserita nel suo nuovo album) una delle più belle
canzoni d'amore
di ogni epoca, è dedicata a una persona che ciascuno di noi
conosce o crede
di conoscere piuttosto bene. Non esiste donna che, ascoltando i
versi di
quel capolavoro, non abbia sognato di incontrare un amante che,
invece di
parlarle affannosamente dei propri problemi, le sussurrasse
protettivo all'orecchio:
«Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale e
io avrò cura
di te». In effetti la canzone contiene una serie di promesse da
far
impallidire dieci campagne elettorali. Oltre a una serie di doni
non
irrilevanti che il protagonista si offre di portare in dote - il
silenzio,
la pazienza, le leggi del mondo - alla fortunata destinataria
viene
assicurato un servizio di pronto soccorso sui seguenti temi:
paure,
ipocondrie, turbamenti, ingiustizie, inganni, fallimenti,
ossessioni,
malattie e lotta all'invecchiamento. C'è da far innamorare di
Battiato
persino Berlusconi. Ma la verità, e magari per qualcuno sarà una
sorpresa, è
che in questa canzone l'artista catanese non si rivolge a una
donna o a un
altro essere umano, ma a colei a cui probabilmente già pensava
Leonardo
quando disegnò la Gioconda: la parte nascosta di se stesso.
Perché solo chi
riesce ad amarsi nel profondo, «superando le correnti
gravitazionali», avrà
poi la forza di scacciare l'egoismo e di amare veramente il suo
prossimo.
La Stampa