Notte di mezza estate, afosa da togliere il respiro.
Il cielo scuro e torbido di città ci nega la visione delle stelle che renderebbe più accettabile la notte.
Nelle strade vuote, percorse solo dal caldo e dalla solitudine, nemmeno un rumore discreto di passi o il lamento di una sirena che in lontananza evoca guai; la malinconia di questo silenzio sembra davvero innaturale perché non c'è vita.
Solo nella mente c'è fermento di pensieri, quelli che le notti oscure ed infinite richiamano con infallibile precisione.
Domande inutili, dubbi antichi ma anche recenti; il fondo dell'anima è scosso e, così come fa la rete del pescatore che porta i pesci in superficie, da oscuri meandri riemergono pensieri reconditi, desideri occultati, speranze frustrate dalla vita.
L'attesa dell'immancabile alba, porta il conforto dell'attesa di voci e rumori soffusi che lasceranno il posto al ben più imponente arrivo della quotidianità che, anche con il sole cattivo di un'estate implacabile, riprenderà il suo corso come quello di un fiume.
Ed anche i pensieri notturni torneranno nei loro nascondigli, pronti a tornare con la prossima oscurità. E torneranno a far sentire quei piccoli grandi dolori, quei piccoli grandi tormenti che soprattutto nelle notti d'estate ci vegliano accanto.