Libero

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Ariete

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Profilo BACHECA 22

Lui arrivò a odiarla. Quindici anni insieme, eppure ogni cosa di lei, ogni mattina, gli dava fastidio. Quel modo di stiracchiarsi e sussurrare: “Buongiorno, amore, oggi sarà una bella giornata.” Una frase semplice, ma lo irritava persino il suo viso assonnato.

Lei si alzava piano, guardava l’orizzonte, poi andava in bagno. Una volta lui amava quel corpo libero, quella dolcezza. Ora provava solo rabbia. Una mattina sentì perfino il desiderio di spingerla. Ma si trattenne, ringhiando: “Muoviti, che fastidio.”

Lei sapeva tutto. Sapeva dell’amante, della sua voglia di sentirsi giovane. E lo perdonava in silenzio. Non lo lasciava toccare la sua pace, perché lei conosceva il valore del tempo. Da quando aveva scoperto di essere malata.

La malattia la consumava giorno dopo giorno. Avrebbe voluto dirlo, chiedere aiuto. Ma non lo fece. Passò le notti peggiori da sola, rifugiandosi in una piccola biblioteca, un’ora e mezza di cammino ogni giorno, cercando risposte tra scaffali pieni di libri sulla vita e la morte.

Lui intanto viveva la sua relazione con l’amante, piena di risate, di fuoco, di gelosia. E un giorno decise: “Chiederò il divorzio.”

Rovistando in casa per cercare i documenti, trovò una cartella blu. Dentro, referti, diagnosi, il suo nome ovunque. Cercò su internet: “Da 6 a 18 mesi.” Ne erano passati sei.

Lei lo attese in un ristorante per quaranta minuti. Lui non arrivò. Uscì e si lasciò accarezzare dal sole, e per la prima volta da quando era malata… provò pietà per se stessa. Non lo aveva mai detto a nessuno. Voleva vivere in pace quel poco che restava. Ma quel giorno… le fece male davvero.

Lui, in casa, sentì per la prima volta il peso del tempo. Si ricordò della sua risata, della sua dolcezza. E desiderò con tutto se stesso che ci fosse ancora futuro.

Nei due mesi successivi non la lasciò più sola. Ogni minuto con lei era un dono. Se qualcuno gli avesse detto che un mese prima voleva lasciarla, non ci avrebbe creduto.

La sentiva piangere di notte, la vedeva aggrapparsi alla vita, anche solo a briciole di speranza.

Morì due mesi dopo. Lui riempì di fiori tutto il percorso verso il cimitero. Pianse come un bambino. E invecchiò di cent’anni in un solo giorno.

Sotto il cuscino, trovò un bigliettino: “Essere felice con lui fino alla fine dei miei giorni.”

Si dice che i desideri di Capodanno si avverino. Forse è vero. Quell’anno lui aveva scritto: “Essere libero.”

E alla fine, ognuno di loro ha ricevuto esattamente ciò che credeva di desiderare.

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Dovresti concederti la possibilità di vivermi,non dico di amarmi, Per quello ci vuole tempo e, a volte, è un po’ pericoloso, Ma viversi… beh… Sono certo sarebbe rinascita. Lasciarsi semplicemente andare, regalandosi spazi di resa, parentesi di libera espressione di corpo e anima. Lasciare andare i pensieri, le ritrosie, quello che è giusto per quello che si desidera… Trasformare i “vorrei” in “voglio”, le difese in vita che stravolge e emoziona… Farsi toccare… TOCCARE davvero, spalancandosi ai sensi, concedendosi istanti di dimenticanza, stringendo mani che lasciano impronte visibili solo a Noi. Smetterla di farsi domande, smetterla di parlare e finalmente regalare al silenzio il lento riconoscersi… A occhi chiusi. Sentire… Sentirci.
Dovresti concederti la possibilità di vivermi…
Si può semplicemente STARE, sai?!
 

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I baci più appassionati li ho dati ai mestoli sporchi di sugo.

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Le persone che entrano nella nostra vita per restare, non arrivano mai per caso. Sono combinazioni di vita nate per regalarci opportunità. Di crescita. Di confronto. Di rivoluzione. Nei casi più rari e preziosi, ci mettono in pace con il mondo perché ci fanno toccare con mano le più intime sfaccettature dell’amore. Sono le persone su cui sappiamo di poter contare davvero e a cui potremmo affidare a occhi chiusi ciò che per noi è più prezioso sapendo ne avrebbero la stessa identica cura. Sono pezzetti di noi che avevamo perso e che la vita ci ha concesso di ritrovare per farci sentire finalmente completi. Sono il dono che ci ripaga di tutte le ferite, le mancanze, il non-amore raccolto nel corso di una vita spesso fatta di incontri destinati a essere “di passaggio”. Chi fa “LA DIFFERENZA” aggiunge, non toglie. È una contraddizione in parole, ma non c’è nulla di più vero.

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- Sono uscito con una, giorni fa.

- Come è andata?

- Molto bene.

- La rivedrai?

- Non lo so. Non l'ho chiamata.

- Sei un dilettante.

- So quello che faccio.

- Ah, sì?

- Sì. Non si preoccupi per me, so quello che faccio. Questa ragazza, insomma, è bellissima, intelligente, divertente. È diversa dalle altre con cui sono stato.

- E allora chiamala, Romeo.

- Così mi rendo conto che non è poi tanto intelligente? Che mi rompe i coglioni? Questa ragazza è perfetta ora; non voglio rovinare questo.

- Forse tu sei perfetto ora. Forse è questo che non vuoi rovinare. Questa la chiamerei una "super filosofia", Will, così puoi in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno... Mia moglie scoreggiava quando era nervosa. Aveva una serie di meravigliose debolezze. Aveva l'abitudine di scoreggiare nel sonno! [ridono] Scusa se ti racconto questa cosa. Una volta fu talmente forte che svegliò il cane! [ridono] Si svegliò anche lei e mi disse: "sei stato tu?"; e io: "sì"... Non ho avuto il coraggio.

- Si è svegliata da sola?

- Eh, sì! Oh, È morta da 2 anni e questo è quanto mi ricordo. [Will smette di ridere] Momenti stupendi, sai, piccole cose così. Però sono queste le cose che più mi mancano. Le piccole debolezze che conoscevo soltanto io. Questo la rendeva mia moglie. Anche lei ne sapeva delle belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci! Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall'incertezza: la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l'uno per l'altra. È questo che conta. È questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di scoprire questa qui è darle una possibilità. Certo, non lo imparerai da un rincoglionito come me. E anche se lo sapessi non lo direi a un piscione come te.

(Film Genio ribelle)

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