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Pensieri in movimento - il libro con gli amici

 La favola della palma

Una vecchia leggenda del Sahara, tradotta in favola dalla scrittrice tedesca Pet Partish, narra la storia - di seguito riportata e liberamente adattata per le nostre riflessioni - di una palma che riesce a trasformare un evento drammatico in un'opportunità per sé e per gli altri:

"Là dove le onde del mare si incontrano con il deserto vi è un luogo in cui accanto alle tante palme che, per la loro slanciata bellezza, assomigliano a figure di donne, ce n'è una, un po' in disparte, con le sue foglie scure che appena sfiorano gli alberi vicini.

E' una palma davvero singolare! Appare tozza, con un tronco possente e forti foglie a forma di ventaglio che sono protese verso il centro, verso il suo cuore; lì dove di solito i teneri germogli verde chiaro si protendono verso l'alto, c'è un'enorme pietra rossastra, come ce ne sono tantissime sulla spiaggia.

"Ma come era arrivata lì quella pietra?"

Era accaduto tanti anni prima, quando questa poderosa palma era ancora un minuscolo alberello. Allora in quel luogo non c'erano case e non esisteva nessuna fonte d'acqua. C'erano soltanto alcune palme sulla spiaggia che insieme al piccolo germoglio di palma vivevano serenamente, nutrendosi di quello che ricevevano dal terreno sabbioso e grazie alla pioggia che, seppure raramente, cadeva dal cielo.

Ma un giorno arrivò un uomo attraverso il deserto. Aveva vagato per giorni perdendo tutti i suoi beni ed era quasi impazzito per la sete ed il caldo. Sulle sue mani c'erano ferite infiammate per aver inutilmente scavato in cerca d'acqua e tutto in lui esprimeva dolore infinito. Stava così davanti all'acqua, davanti all'enorme, infinita distesa di acqua salata.

L'uomo gettò nell'acqua il suo corpo disidratato, ma la sua bocca dalle labbra spaccate e dalla lingua consunta bruciava di una sete che quell'acqua non poteva placare. 
Allora fu preso da una rabbia folle, nei confronti della natura che lo stava uccidendo. Incominciò a guardarsi intorno e scorse vicino alle grosse palme, tra i detriti e la sabbia, il germoglio di palma verde chiaro che stava crescendo così giovane e vigoroso.

Con tutte le forze che ancora possedeva, prese una grossa pietra e la premette proprio nel cuore della chioma del giovane albero che scricchiolò e si ruppe. E fu come se il rumore di quello scricchiolio e di quella spaccatura si amplificasse nell'immensità del deserto e del mare. Poi sopraggiunse un silenzio terribile.

L'uomo crollò vicino alla piccola palma. Dopo due giorni lo trovarono dei cammellieri e si dice che fu salvato.

Nessuno dei cammellieri, invece, si preoccupò del piccolo albero di palma così devastato. Era quasi sepolto sotto il peso della pietra e la sua morte sembrava inevitabile. Le foglie verde chiaro a forma di ventaglio erano spezzate e marcirono rapidamente sotto i caldi raggi del sole. Il suo tenero cuore di palma era schiacciato e la grossa pietra gravava così pesantemente sul delicato tronco che rischiava di romperlo ad ogni alito di vento.

Ma l'uomo non era riuscito a distruggere la piccola palma: l'aveva ferita gravemente ma non uccisa.

Il piccolo albero cercò di scuotere la pietra. Pregò il vento di aiutarlo. Ma non trovò alcun aiuto. La pietra rimase nella chioma, nel suo tenero cuore e non si mosse da lì. 

Gli sforzi della piccola palma sembravano inutili; stava, dunque, per abbandonarsi al suo triste destino di morire così giovane quando una voce al suo interno le incominciò a dare fiducia, a spingerla a resistere, ad accettare l'impossibilità di liberarsi della pietra, a concentrare le sue forze sulla ricerca di un'altra soluzione. 

Ed allora il giovane albero smise di affannarsi e di sprecare le forze per scuotere la pesante pietra. La tenne al centro della sua chioma e si preoccupò di fissarsi fortemente al suolo. 

Infine arrivò il giorno in cui le sue lunghe radici scesero così in profondità che trovarono una fonte d'acqua. E così la sorgente zampillò, rendendo quel posto un luogo di benessere. 

La piccola palma, con buoni appoggi nel terreno ed abbondante nutrimento, iniziò a crescere verso l'alto. Mise ampi e forti rami a ventaglio intorno alla pietra, quasi a proteggerla. 

Il tronco crebbe sempre più in circonferenza; le altre palme della spiaggia potevano essere anche più alte e graziose, ma l'albero, che la gente presto chiamò "la palma della pietra", era senza dubbio il più forte. 

La pietra aveva sfidato la palma e lei ne aveva sopportato l'invadenza ed aveva vinto questa lotta. Aveva liberato una sorgente che da allora placa la sete di tanti e, cosa veramente importante, aveva accettato il peso e lo aveva portato con sé. 

Solo esteriormente quella pesante pietra sembra ancora insostenibile, ma non lo è più perché, una volta accettata, è diventata parte dell'albero ed ha perso la sua dimensione negativa."

Credo che non sia necessario spendere ulteriori parole per considerare questa favola un'efficace metafora del nostro percorso di trasformazione dei vincoli in opportunità e di come, nello stesso tempo, sia necessario affrontare gli eventi della vita con un'interpretazione positiva e con quell'atteggiamento costruttivo, sintetizzato efficacemente dal poeta americano Thoreau: "Non volevo vivere ciò che non era vita, la vita è così cara; né volevo praticare la rassegnazione se non fosse stato assolutamente necessario"

In quest'ottica partiamo, dunque, per il nostro nuovo viaggio interno, sviluppando una rete di percorsi che permetteranno ai pensieri, ricordi, emozioni e sensazioni di intrecciarsi e comunicare tra loro, attivando correlazioni e sinapsi, di cui abbiamo ampiamente trattato nel primo volume.

Dice, infatti, il filosofo austriaco Wittgenstein che "il pensatore somiglia molto al disegnatore che vuole riprodurre nel disegno tutte le connessioni possibili".

La logica di costruzione dei prossimi capitoli sarà simile a quella del precedente "Pensieri in movimento", vale a dire il testo dell'autore sarà in stile normale, mentre le citazioni, tra virgolette, saranno in stile corsivo. In particolare, contenendo passi dei vari contributi degli amici, alcuni concetti brevi faranno parte del testo, altri, più ampi, saranno in corsivo, senza alcun riferimento ai nomi, per dare al lavoro una visione del tutto corale.

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SOPHIA52 più di un mese fa

Vita con Lloyd 

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“Sir, credo che la sua fantasia abbia costruito un castello in aria”

“Cosa dovrei farmene, Lloyd?”

“Potrebbe portarlo con sé, legato a un filo di speranza, sir”

“E se poi il filo si rompe, Lloyd?”

“Il castello volerà via, sir”

“Questo è triste, Lloyd”

“Direi di no, sir. I castelli sono meravigliosi in terra, provi a immaginare in cielo”

“Buona giornata, Lloyd”

“Anche a lei, sir"

[Di Lloyd, di sir, della fantasia e dell'onore di ospitare l'arte di Claudio Losghi Ranieri]

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SOPHIA52 più di un mese fa

“Ci hanno fatto credere che l’amore, quello vero, si trova una volta sola, e in generale prima dei trent’anni. Non ci hanno detto che l’amore non è azionato in qualche maniera e nemmeno arriva ad un’ora precisa.

Ci hanno fatto credere che ognuno di noi è la metà di un’arancia, che la vita ha senso solo quando riusciamo a trovare l’altra metà. Non ci hanno detto che nasciamo interi, che mai nessuno nella nostra vita merita di portarsi sulle spalle la responsabilità di completare quello che ci manca: si cresce con noi stessi. Se siamo in buona compagnia, è semplicemente più gradevole.

Ci hanno fatto credere in una formula chiamata “due in uno”: due persone che pensano uguale, agiscono uguale, che solamente questo poteva funzionare. Non ci hanno detto che questo ha un nome: annullamento. Che solamente essere individui con propria personalità ci permette di avere un rapporto sano.

Ci hanno fatto credere che il matrimonio è d’obbligo e che i desideri fuori tempo devono essere repressi.

Ci hanno fatto credere che i belli e magri sono quelli più amati, che quelli che fanno poco sesso sono all’antica, e quelli che invece ne fanno troppo non sono affidabili, e che ci sarà sempre un scarpa vecchia per un piede storto! Solo non ci hanno detto che esistono molte più menti “storte” che piedi.

Ci hanno fatto credere che esiste un’unica formula per la felicità, la stessa per tutti, e quelli che cercano di svincolarsene sono condannati all’emarginazione. Non ci hanno detto che queste formule non funzionano, frustrano le persone, sono alienanti, e che ci sono altre alternative.

Ah, non ci hanno nemmeno detto che nessuno mai ci dirà tutto ciò.

Ognuno di noi lo scoprirà da sè. E così, quando sarai molto innamorato di te stesso, potrai essere altrettanto felice, e potrai amare qualcuno.”

John Lennon

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