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L’antico conflitto dualistico fra la semplicità e l’oscurità casca dolcemente dalla penna dell’autore siciliano Paolo Ansaldi, il quale presenta su carta le due tematiche che dai tempi più remoti hanno governato la psiche umana: l’amore e la morte. Due pulsioni analizzate dagli studiosi di psicologia, filosofi, e spesso denunciati in letteratura antica come punti cardinali dei protagonisti dimoranti, ma rimanendo costantemente avvolte nel bozzolo del mistero.
Lontano dai concetti filosofici, Ansaldi mira alla semplicità linguistica e all’ampiezza del cuore per offrire alla carta “i personaggi della porta accanto”, i quali abbracciati ai sentimenti ancestrali appaiono e scompaiono senza “pretendere” e senza intestardissi sulle vicissitudini che li ruotano intorno. In ogni novella una “scheggia” del cuore di Paolo presenzia faticosamente, evidenziando il caratteristico “umore stanco” di chi ha donato troppo alla vita e dalla stessa è stato derubato.
I protagonisti elemosinano amore nella loro terribile solitudine interiore, sempre accompagnati dalla paura di staccarsi l’uno dall’altra, ragion per cui lettere – altrettanto semplici e profonde – vengono donate in una sorta di eredità per coltivare il legame che rischia di perdersi con la morte.
La Sicilia appare splendida con i suoi scenari al naturale, nei quali i personaggi consumano i loro attimi attingendone attraverso il senso visivo e quello olfattivo l’incipit che li conduce alla costruzione di nuovi schemi mentali. Il mare spesso si tramuta in “forza” nel libro in questione.

…Strappa le anime dai corpi e genera lacrime in occhi mesti. Rimarrà sempre la creazione più misteriosa del Creatore, il mare dona vita, il mare uccide, il mare sfama … il mare raccoglie i messaggi degli orfani.
(LETTERA A UNA MADRE)

Figlio di un’isola maggiore, il nostro allega il brano “Cara Sicilia” di Roberta D’elia; forse l’unico fra le storie riportate a riprodurre il temperamento tipico meridionale (isolano) dal quale si scagliano accuse e ricuse verso una terra incapace di offrire ricovero alla gente onesta, e di conseguenza, tristemente destinata all’emigrazione. Contrariamente accoglie “i malavitosi”, che intascando denaro facile hanno la facoltà di viverla in tutto il suo splendore. La rabbia palesata nel brano non camuffa l’amore viscerale che gli abitanti nutrono verso la loro regione; un amore malato che porta alle lacrime … una terra che li riduce a considerarsi i figli rifiutati dalla madre che non li ha mai svezzati.
Della sua meravigliosa isola il Nostro ha ereditato i valori indissolubili coltivati durante il proprio decorso; i personaggi presentati ne danno una valida testimonianza. Persino i bambini e i ragazzi cascano in un mondo di sani principi morali (al giorno d’oggi non comuni) evidenziando tuttavia un fare malinconico in cui l’ego caldeggia un’indole matura.
Diverse le novelle in cui i cuccioli appaiono in circostanze misteriose. Cani e gatti che richiedono amore e latte agli uomini che essi stesso eleggono padroni. Sono forse degli angeli che Dio ha inviato per insegnarli qualcosa? Probabilmente sì.
Lo scontro tra Eros e Thanatos (dio della morte secondo alcune mitologie) prosegue fino a quando le due realtà biologiche non si incontrano. Fra le righe Paolo Ansaldi lancia un messaggio. Laddove l’amore sottolinea l’importanza del suo ruolo, la morte risponde:
«Tu esisti perché io consegno i corpi ad altre realtà, nessuno al mondo conclamerebbe la tua importanza senza la mia incomprensibilità. Non si apprezza ciò che dura in eterno… ma io non sono ucciditrice di sentimenti, io sono un’altra versione di te…».

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