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La differenza la fa chi lotta.
E chi insegna a lottare.
Chi si offre
e chi soffre.
La differenza la fa chi insiste.
La differenza la fa chi dal dolore non scappa.
La differenza la fa chi di sogni non ne ha più
ma continua a sognare.
Chi non spera di vivere per sempre
ma per sempre, di vivere.
Chi si salva da solo
perché gli altri hanno altro da fare.
Chi non tace la felicità
e per questo abbraccia
più forte che può.
E quando il freddo è finito
continua a tremare.
La differenza la fa chi
della solitudine
ascolta il silenzio.
Chi del prendersi cura
ne fa poesia.
La differenza preferisce i fatti alle parole.
Per questo sono in pochi a farla.
Perché la differenza
come sempre
la fa chi rischia, chi resta.
La differenza come sempre
la fa chi ama.

Andrew Faber

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donnadifiori_61 07 aprile

un augurio di Buona Pasqua a tutti

 

 

 

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Anche io non ho la stessa passione per le armi che ha Crosetto 🤬

 

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Forse non tutti sappiamo...

 

GRA-TUI-TA-MEN-TE

 di Marco Travaglio 

 

Dopo avere perculato Conte perché spiegava che, col Superbonus 110%, gli italiani potevano adeguare “gra-tui-ta-men-te” le proprie case all’efficientamento energetico e agli europarametri green, risparmiare sulle bollette e sulle emissioni e intanto creare un milione di posti di lavoro, far emergere il nero e rilanciare l’edilizia, come in ogni investimento pubblico che si rispetti, ora è la Meloni a sventolare in Parlamento il “gra-tui-ta-mente” a proposito delle armi. Solo che il gratuitamente di Conte era vero, quello della Meloni è una balla. Le armi che inviamo all’Ucraina, che acquistiamo per sostituirle e che aggiungiamo per raggiungere il traguardo (“da pazzi” secondo il Papa, urgente per Meloni&Crosetto) del 2% di Pil di spesa militare, non sono affatto gratis. O meglio, lo sono per gli ucraini, ma non per noi, che le paghiamo care e salate con le tasse e i tagli ai servizi pubblici (nella Finanziaria ci sono già meno scuole e meno fondi alla sanità). Solo che, diversamente dal Superbonus, non sono investimenti produttivi ed ecologici, ma costi improduttivi e inquinanti. E anche inutili, visto che il futuro esercito europeo dovrà unificare le tipologie di armamenti e, per l’economia di scala, ridurre l’attuale spesa dei 27 Stati membri. Per la premier, “raccontare che l’Italia spende soldi per mandare armi a Kiev è puerile propaganda: l’Italia invia all’Ucraina materiali e componenti già in suo possesso”. Che però non sono fondi di magazzino superflui (sennò perché acquistarli e rimpiazzarli?), ma servono alla nostra difesa.
In un anno l’Italia ha inviato a Kiev aiuti militari per “circa un miliardo”: l’ha detto il ministro Tajani a gennaio. E un miliardo sta spendendo in più fra ripristino delle scorte e contributi al settore. La sola batteria Samp/T (missili terra-aria franco-italiani) costa 800 milioni e va subito sostituita. L’ha detto Crosetto al Senato: “L’aiuto che abbiamo dato all’Ucraina ci impone di ripristinare le scorte che servono per la difesa nazionale”. Poi ci sono i fondi che ogni Stato Ue, tra cui l’Italia, invia all’European peace facility (Epf) creato nel 2021 per gestire le spese in armamenti: finora ha stanziato 3,6 miliardi e l’Italia ha contribuito con 450 milioni. E chi arma l’Ucraina può farsi rimborsare un 30-40% degli invii, ma non le spese per ripristinare le scorte di armamenti (che ora costano molto più di quelli acquistati anni fa e ceduti a Kiev). Così, secondo i calcoli di Milex, si arriva a un miliardo già speso. Che non è niente rispetto all’obiettivo – su cui la Meloni “mette la faccia” – di aumentare il bilancio militare al 2% del Pil: sono 13 miliardi in più all’anno (in aggiunta agli attuali 30). Ovviamente a carico nostro, perché qui nulla è gratis: neppure le balle che ci raccontano.

FQ 23.3.2023

 

 

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