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                                      IL TEMPO E L'AMORE

 

 

C’era una volta un’isola dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini: Il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere e l’Amore.

Un giorno venne annunciato ai sentimenti che l’isola stava per sprofondare. Allora prepararono tutte le loro navi e partirono.

Solo l’Amore volle aspettare fino all’ultimo momento.
Quando l’isola fu sul punto di sprofondare, l’Amore decise di chiedere aiuto.
La Ricchezza passò vicino all’Amore su una barca lussuosissima e l’Amore le disse: “Ricchezza, mi puoi portare con te?”. “Non posso c’é molto oro e argento sulla mia barca. Non ho posto per te.”
L’Amore allora decise di chiedere aiuto all’Orgoglio che stava passando su un magnifico vascello: “Orgoglio ti prego, mi puoi portare con te?” “Non ti posso aiutare, Amore” rispose l’Orgoglio. “Qui é tutto perfetto, potresti rovinare la mia barca”.
Allora l’Amore chiese alla Tristezza che gli passava accanto “Tristezza ti prego, lasciami venire con te”. “Oh Amore”, rispose la Tristezza, “sono così triste che ho bisogno di stare da sola”. Anche il Buon Umore passò di fianco all’Amore, ma era così contento che non sentì che lo stava chiamando.
All’improvviso una voce disse: “Vieni Amore, ti prendo con me”. Era un vecchio che aveva parlato.
Quando arrivarono sulla terra ferma, il vecchio se ne andò.
L’Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere: “Sapere, puoi dirmi chi mi ha aiutato? “E’stato il Tempo” rispose il Sapere.
“Il Tempo?” si interrogò l’Amore, “Perché mai il Tempo mi ha aiutato?” Il Sapere pieno di saggezza rispose: “Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l’Amore sia importante nella vita”.

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L’EMPATIA DEL PORCOSPINO


vicinanza nelle relazioni

 

L’empatia nella saggia favoletta di Schopenhauer sui porcospini
In una fredda giornata d’inverno un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e per proteggersi dal freddo si stringono vicini. Ben presto però sentono le spine reciproche e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno dall’altro.
Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi si pungono di nuovo.
Ripetono più volte questi tentativi, sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non trovano  quella moderata distanza reciproca che rappresenta la migliore posizione, quella giusta distanza che consente loro di scaldarsi e nello stesso tempo di non farsi del male reciprocamente.
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Questa, in realtà, è molto di più di una favola, è infatti una magnifica perfetta descrizione  dell’empatia.
Ma cos'è l'empatia? Ce lo spiega molto bene il brano che segue che ci consente di approfondire la  conoscenza di quest'aspetto della nostra personalità che molti confondono con la simpatia.
L’empatia, quella capacità di “sentire l’altro”, di cui tutti noi, seppure a diverso titolo siamo dotati per natura.
L’empatia è ciò che permette agli uomini di riconoscersi a vicenda dal semplice incontro di uno sguardo, di percepire i bisogni dell’altro come altrettanto importanti quanto i propri, entrando in contatto con il suo mondo interiore e le sue emozioni.
E se pensiamo a quanto contano le emozioni nel processo comunicativo possiamo ben capire perché l’empatia sia ritenuta una dote fondamentale per chi vuole essere un buon comunicatore, ma più in generale per chi vuole vivere felicemente qualsiasi tipo di rapporto (di coppia, di amicizia, di lavoro).
L’uomo è per natura un animale sociale; pertanto non può vivere senza relazionarsi con gli altri, ma, come suggerisce il racconto di Schopenhauer, il segreto sta nel trovare la giusta distanza che ci permette di percepire le emozioni dell’altro senza identificarci con esse.
Alcune persone pensano che il modo migliore per stare vicino a chi amano sia provare le stesse emozioni a tal punto da vivere quasi in simbiosi e se l’altro soffre si sentono quasi in dovere di soffrire esattamente come lui.
La vera empatia non richiede un simile sacrificio, che spesso è anche controproducente.
Lo sanno bene tutti coloro che svolgono professioni d’aiuto, medici, infermieri, psicologi per i quali è importante possedere una buona dose di empatia.
Se questi si facessero completamente carico delle problematiche degli altri non riuscirebbero ad essere loro d’aiuto perché sarebbe come pretendere di salvare chi è caduto nelle sabbie mobili gettandosi a pesce dentro di esse.
La vera empatia può essere dunque riassunta nella formula “vicini, ma senza invadere l'individualità dell'altro”.

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IO STO CON LA CICALA (pensiero condiviso con Dolce,luna 😘)

 

https://wips.plug.it/cips/digimages/B/578/RomanticaPassione66/monthly_2021_04/1618546707_ForeCic.jpg

 

Io sto con la cicala, per una serie di ragioni, non mi piace la proposta del mondo della formica, questo intruppamento continuo, la dedizione totale dei molti all'unica, mi spaventa. Il ruolo della regina e del formicaio è un'immagine assolutamente terrorizzante, così come non approvo il meticoloso risparmio per un domani assolutamente incerto, risparmio che poi si trasforma in quello dei sentimenti, dell'empatia, della compassione.
Il modo di stare nella natura della formica è troppo simile a quello dell'uomo, devastante, esclusivo, proprietario. Sebbene, certamente l'uomo sia persino peggiore essendo parassitario, mentre quello della formica non lo è.
La cicala invece vive di quel che c'è: il qui ed ora, cantandone le lodi e regalando al mondo gioia e spensieratezza.
É leggera dove l'altra è pesante: 
 - Non  perfora il terreno!
 - Non accumula! 
 - Non ricerca risorse, sfruttandole!
 - Non fa campi di concentramento!
 - Non crea eserciti!
 - Non ha interesse nella conquista!
S'appoggia e canta e non per questo non pensa a sé stessa, ma vive l'estate perché quello è il suo tempo. Non cerca scampoli di eternità nell'accumulo dei beni, nel furto organizzato e sistematico, non piega la natura ai suoi bisogni. É sciocca, vanesia, imprevidente? Non credo… è naturale, mentre la formica della fiaba non lo è: metafora d'uomo.
Pensata per insegnare il risparmio e la cautela, l'accumulo, il modello della società che piega la natura alle sue esigenze investendo sul proprio domani e creando i granai, ed i padroni dei granai, non mi piace. Son tempi di crisi, questi milioni di formiche hanno studiato ed elaborato modi di accumulare, di conservare, ne han fatto cultura, menandone vanto. Come se il costruire magazzini fosse indice di civiltà. Come se il concepire cose da collezionare e conservare fosse segno di genio. Come se l'allevare altri animali per il macello fosse segno di superiorità.
Quando poi viene il tempo di vivere con quello che c'è non si è capaci di farlo ed il qui ed ora, anziché essere la normalità diviene appannaggio di veri o presunti maestri.
La mancanza di un deposito pieno crea scompiglio, dolore, senso di privazione.
Io non metto in dubbio che sia dolore vero, ma quanto meglio vive la cicala che sa cantare il nulla, che è grata del semplice essere del sole e del vento. Che non accumula, perché nulla si porta dove stiamo andando.

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Deliziandoci di golose leccornie insieme alla mia dolce Luna...

 

 

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Alla mia dolce luna ...

 

 

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           Amore e libertà - Volare insieme nei nostri sogni

 

     La passeggiata di Marc Chagall

 

     Dedicato a: "dolce luna"

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eros_e_dintorni più di un mese fa

Alla mia dolce luna...

 

 

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