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Mi descrivo

Sono una fata

Su di me

Situazione sentimentale

-

Lingue conosciute

-

I miei pregi

-

I miei difetti

-

Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. leggere
  2. scrivere
  3. sognare

Tre cose che odio

  1. chi maltratta gli animali e i bimbi
  2. gli uomini arroganti, presuntuosi, poco curati,
  3. gli scarafaggi

Non dimenticarmi
Io esisto non solo nei tuoi sogni
Non abbandonarmi
La speranza ti porterà da me"

Una fata non è nessuno. E se non la vedi è perché sei distratto dal colore di ciò che la circonda.
Tu sei una fata amica mia, ma anche tu amico mio, ogni volta che allo specchio non riesci a vederti e sei preso da pensieri che ti portano a credere che forse è colpa tua, anche se non sai di cosa.


Una fata non muore mai. E' vittima della vita, e il mondo ha bisogno sempre di almeno una vittima. Per questo spesso si sente sola.
La solitudine non tollera empatia. La sua è una vita camminata su strade parallele. Due fate non si toccano mai. Quando si incontrano credono di aver visto uno specchio per la prima volta.

Troppi addii bagnano le ali. La sua tristezza va a piedi. Una fata che cammina semina prati verdi alle sue spalle, ed è condannata a non poterci tornare per correrci sopra.

Le lacrime di fata sono rarissime.
E puoi trovarle, forse, dentro te.

Una fata ha occhi fragili. Non riesce mai a guardarsi in uno specchio. Né per compiacersi, né per pettinarsi. I suoi capelli sono trame sottili di sogni incredibili. Ricci di capitomboli a giostrare salti di gioia ovvero lisci slanci su mondi nuovi.
Una fata non ha coscienza di sé. Vola senza consapevolezza. Ha spirito ugualitario e lascia che tutti affondino le mani nel suo petto pensando di poter fare altrettanto. Quando apre gli occhi e cerca lei di allungare una mano, nessuno è più di fronte. Se ne fa una ragione, ogni volta, ed esilia la sua amarezza in attimi di solitudine che getta nel pozzo di fiabe dimenticate che i bimbi cresciuti forse ritroveranno adulti, lungo sentieri di passi solitari.

 

 

    Troppi addii bagnano le ali. La sua tristezza va a piedi. Una fata che Cammina semina prati verdi alle sue spalle, ed è condannata a nn poterci tornare per correrci sopra.

Le fate sono esseri soprannaturali dotate di potere magico, grazie al quale possono cambiare aspetto e farlo cambiare agli altri.

Frequentano, caverne rocce colline, boschi e sorgenti; sono pronte a correre in aiuto degli innocenti e dei perseguitati; riparano torti, vendicano offese, ma possono essere anche maligne e vendicative.

Di fatto o ci accettano come parte del loro mondo o non ci accettano: sono loro a deciderlo.

Esse rappresentano il potere, il potere magico incomprensibile agli uomini e quindi nemico. 

Bisogna sempre tenere presente che, anche se il mondo delle fate e' condizionato dall'uomo, esse sono creature estranee, con valori morali ben lontani da quelli del genere umano; non pensano, e cosa ancora più importante, non sentono come gli umani.

Quello delle Fate e' un mondo d'incanti cupi, di bellezza affascinante, d'incredibile bruttezza, di superficialita' incallita, di spirito, malizia, gioia e ispirazione, di terrore, riso, amore e tragedia. E' molto piu' ricco di quanto le favole in genere lascino credere.

Ma allora, qual'e' la sostanziale differenza fra il loro mondo e quello degli uomini?

Le leggende e i miti sulle Fate sono molti e diversi, spesso contraddittori: solo una cosa e' certa, che nulla e' certo.

Tutto e' possibile nella terra delle Fate.

un sogno ad occhi aperti

Dove si trova il regno delle Fate?
A volte appena sopra l'orizzonte, a volte sotto i nostri piedi.
In ogni paese del mondo c'è un regno delle Fate

Cosa vede una fata quando si guarda allo specchio?
A volte il viso di una ragazza, altre volte le rughe di una vecchia,
la lingua biforcuta di una serpe, le ali bianche di una farfalla...
non per niente la capacità di mutare d'aspetto e di dimensioni è una delle loro caratteristiche principali.
Ma anche se si divertono a mostrarsi agli uomini nei più strani travestimenti,
le Fate sono in genere bellissime ed eternamente giovani,
risplendono lievemente al buio e amano portare ricchi gioielli e abiti sontuosi,
lunghi fino a terra

  

Cosa ne sappiamo, di cosa succede
nella tua stanza quando ne esci,
fate del nero che incutono paura
ed eppure sono fate biricchine

fate stupidine, fate sciocchine,
all’orsacchiotto fanno la posta,
con brillanti ammiccanti moine
del pelo di stoffa fan ricciolini


sembrano coccole, amorevoli carezze
e con la stella la più bella
s’avvicinano al bottone nero
che fungeva da bel nasino

con rapida mossa quel bottone nero
ad ignaro e tenero orsacchiotto
in un lampo gli strappano via
fate nere, fate le streghe.

Questo avveniva nella tua stanza
quando tu, tu eri andata via,
eri andata nell’antica bottega
in fondo alla via oltre il ponte

ad acquistare un orso nuovo,
nella bottega dei sogni di peluche,
delle care streghe alla faccia,
morto un orso se ne trova un altro.

E allora chissà, finito un viaggio
forse un altro comincerà,
tramonta il sole in Garfagnana,
aspetta l’alba che risorgerà.

La vita e la morte, le fate e le streghe,
le luci e l'ombre giocano a rimpiattino,
quel che non vedi forse lo è
quel che appare magari non è.

 Una fata, pure se le strappano le ali, vola sostenuta dalle sue speranze, leggere come palloncini a forma di bimbo. E' sostenuta dalla delicatezza delle sue dottrine e trattenuta, a non volar via, dalla zavorra di lacrime messe da parte per i giorni di siccità irrazionale.
Certe regole di vita necrotizzano le ali di ogni creatura sognante, avvizziscono i muscoli di ogni slancio interiore, atrofizzano le intenzioni svelate ad abbracciare il vento.
Certe regole strappano le ali delle fate, facendo loro male, nutrendosi di urla silenziose e orgogliose, di lacrime rimaste abbracciate ad occhi troppo sensibili per osservare nudi il mondo che offende.
La leggerezza di un’anima ha bisogno di quelle ali. Volare è esercizio poetico. Se non si hanno pensieri adatti però l’aria rimane sempre più in alto del naso.
Una fata ha il corpo trasparente, come gelatina di zucchero, fragile agli eventi, delizioso, morbido, capaci di piegarsi ad ogni sollecitazione, prestarsi ad ogni bisogno, in grado di farsi penetrare da ogni curiosità, pronto ad accogliere ogni istinto di comunione.
Il dito di un bimbo che entra nel cuore di una fata per sentirne il sapore non le fa male. Le dona anzi nuova forza.

Il corpo di una fata è composto di molecole sensibili, morbide alle pretese altrui, che si sostengono le une con le altre tanto da dar forza e forma ad un’idea di magia.
Le ali sono come sfoglie di ostia. Si rovinano quando piove sul bagnato, e temono certe lacrime.
Se provi a mangiare una fata, per assimilare la sua anima, le ali per prime si sciolgono sotto il palato impedendoti di carpire il segreto di certi voli, percepisci appena il sapore della magia.
Una fata è trasparente. Non ha un cuore. I sentimenti non ci entrerebbero, li distribuisce in ogni spazio utile del proprio corpo e quando starnutisce perde emozioni contagiando ogni suo intorno come fosse un raffreddore. La polvere di fata altro non è che gioia di vita sedimentata in attimi che volano via invisibili.

“Dentro un raggio di sole che entra dalla finestra, talvolta vediamo la vita nell’aria. E la chiamiamo polvere” *

è una favola meravigliosa che narra di una povera orfanella che non aveva né famiglia né qualcuno che le volesse bene.
Un giorno, sentendosi particolarmente triste e sola, si mise a camminare per i boschi e vide una bellissima farfalla imprigionata in un rovo. Più la farfalla si dibatteva per conquistare la libertà e più le spine si conficcavano nel suo fragile corpo. La giovane orfanella con delicatezza riuscì a liberarla. 

Invece di volare via, la farfalla si tramutò in una bellissima fata. La ragazzina si sfregò gli occhi perchè pensava di aver avuto una allucinazione. "
Per ricompensarti della tua straordinaria bontà", disse la fatina buona, "esaudirò qualunque tuo desiderio". La ragazzina si fermò un attimo a riflettere, poi disse: "Voglio essere felice!".

La fata rispose: "Molto bene". Si chinò su di lei e le sussurrò qualcosa in un orecchio. Poi svanì.

La ragazzina, divenuta ormai grande, appariva felice come nessun altro sulla terra. Tutti le chiedevano il segreto della sua felicità. Ma lei si limitava a sorridere e rispondeva: "il segreto della mia felicità consiste nell'aver dato ascolto ad una fatina buona quando ero piccola".

Poi divenne vecchia e quando fu in punto di morte i vicini le si fecero attorno, temendo che il segreto della felicità svanisse con lei. "Per piacere", la pregarono, "rivelaci ciò che ti ha detto la fatina buona".

La cortese vecchietta sorrise ed esclamò: "Mi disse che tutti, per quanto sicuri di sé, e non importa se giovani o vecchi, ricchi o poveri, hanno bisogno di me".

 

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