Dissolvenza in apertura: Grand Hotel Royal.
Trailer.
In un notturno buio e tempestoso, rimango seduta sulla poltrona
girevole del mio ufficio, introducendo un pensiero diabolico e
malizioso.
L’inquadratura in campo medio a configurare uno spezzone di
trivialità in bianco e nero, scandito come un filmato fantastico
e suggestivo.
Un racconto girato dall’occhio della mente…
Cade un fulmine visibile attraverso la persiana.
La mia versione implacabile, compromessa dall’alcool e
dall’affascinamento per le perverse ed elastiche contorsioni, mi
appanna completamente la prospettiva dell’indugio.
Dietro la cinepresa di un’epoca farisea di scambi superficiali in
libagioni sessuali, l’approccio visivo indossa facce, tegumenti e
sensazioni che si riconducono sempre ad un carosello di
angolature ardite.
Un mondo di luci ed ombre in movimento.
Un’altra saetta spigola sul mio davanzale.
Sullo schiocco ha inizio una contemporanea di sequenze.
Sono sul cuore trafitto da due lance e la maniacalità sgancia il
tridente diabolico di una strategia olocaustica e voluttuosa.
I rivoletti di liquido meningeo rimangono copiosi fra i fragorosi
fiumi celebrali ed avvicinarmi ad una nuova esperienza
stimolante, è un azzardo sospettato.
L’atomismo sensuale mi proietta in un dejà vu scomposto in
ripartizione circolare.
L’astratta illusione che credo e so, siano ordinati, quindi
scomponibili.
Riproducibili in sequenza umana.
Esorcizzare la creatività ingiustificata in me medesima.
La fosforescenza dell’ascensore mi conduce al piano attico.
Abbraccio la telecamera.
DI ROSSOGERANIO