"Ci tenevo a scriverti una poesia, a dirti che ci ho messo tanto ma ce l'ho fatta: è passato tutto anche a me.
Sto benone ora, ho ripreso anche a fare colazione.
I clown son tornati a farmi ridere, la luna non è più una puttana, e il gelato alla pesca, quello che prendevi sempre, non mi dà più la nausea.
Ti penso poco, finalmente.
Ti penso raramente e non più raro.
A fatica ti penso, e quando ti penso, ti penso facile facile.
Un pensiero di sfuggita, un pensiero che non penso, un pensiero che non fa più quel pizzicore al cuore. Un pensiero che non riposa, che non mi ci fermo più.
Non bisogna fermarsi sui luoghi che non calmano, sui luoghi che non colmano.
Ti penso quasi mai, manco davanti alle tue patatine preferite, e ho scoperto anche che il tuo film preferito fa schifo, e che è banale morire sempre alla fine.
Ora cerco un amore dove si muore subito, all'inizio.
La tua canzone preferita, adesso, è così commerciale che la sparano a tutto volume i giostrai delle macchine da scontro. Spero che con questa similitudine tu abbia capito che musica di merda hai sempre messo alle orecchie.
Se tu volessi, adesso, che io ti pensassi, allora dovresti proprio studiartela bene. Dovresti sudare genialità, dovresti diventare un cazzo di meteorite stufo del cielo, e piombarti ti voglio in terra. Ma non in terra, in camera mia, e dalla mia finestra vederti precipitare mirandomi agli occhi a bersaglio, con le tue freccette di silicati e nichel pronte a incenerirmi e infuocarmi.
E andrebbe così: con me che apro la finestra, che ti vedo schiantarti verso me, che sei fuoco ora, wow, che sei fottutamente caldo ora, wow, che da stella cadente sei sensualissimo, ma è troppo tardi. Ti penso difficilmente, ora. "