Acqua cheta è un modo di dire utilizzato frequentemente, che significa: “persona apparentemente calma e ingenua”. In realtà il detto completo è: L’acqua cheta che rovina i ponti.
In termine “cheta” significa quieto, tranquillo ma ci si riferisce, con questo proverbio italiano, a qualcuno che nascondendosi dietro ad un atteggiamento apparentemente tale, intende esclusivamente perseguire i propri scopi. Dunque un comportamento losco e malizioso.
Lo si dice delle persone che, alla minima sollecitazione, palesano immediatamente quello che vorrebbero nascondere.
Il modo di dire deriva da una favola di Esopo, dove una volpe si mozzò la coda e le sue amiche volpi ne costruirono una di paglia per sostituirle la coda persa. Ma i contadini che lo vennero a sapere misero dei fuochi vicino ai pollai e la volpe, per paura di incendiarsi la coda, smise di andare a rubare le galline. Ecco dunque che tale proverbio si distingue per la propria valenza negativa, poiché indica una persona apparentemente ingenua che poi si rivelerà tutt’altro.
La locuzione è presente nel noto proverbio “L’acqua cheta rovina i ponti“: l’acqua “cheta”, silenziosa, defluisce lentamente ma rovinando e corrodendo i ponti, così anche le persone apparentemente chete, ossia tranquille che potrebbero essere molto pericolose.
Acqua cheta trae origine dal latino: “Quod flumen placidum est, forsan latet altius unda”, ossia: ”dove il fiume è più calmo, forse è il più profondo”. Ne il “Vagabondaggio” di Verga è possibile invece trovare la variante italiana con l’aggettivo “cheta”. “…Acqua cheta rovina mulino. Questa è volpe che si mangia il lupo”.
Storicamente, la paternità del “libro dei proverbi” viene attribuita al re Salomone, il saggio figlio di Davide, il quale, stando al libro dei Re, avrebbe redatto più di tremila proverbi. Nel corso del tempo i proverbi, sempre più diffusi ed utilizzati, sono diventati parte integrante del registro linguistico italiano ed ogni regione ha un proprio – modo di dire – specifico e diretto.
Un altro significato attribuito recentemente al proverbio è del tutto opposto a quello conosciuto.
L’acqua cheta infatti, non essendo turbolenta, potrebbe “vincere” grazie alla forza di volontà e alla tenacia. Questa è l’altra spiegazione che alcuni linguisti attribuiscono alla locuzione, sulla quale però molti non convergono. Ricordiamo che i proverbi sono anonimi, e non sono attribuibili ad una persona specifica: ecco perché spesso è difficile collocarli. Si può certamente classificarli come “motti” o “modi di dire” che invitano ad assumere un determinato comportamento.
Un proverbio profondo, così come l’acqua alla quale allude, dietro al quale si palesa una importantissima metafora: bisogna fare attenzione a chi, anche se silenzioso ed apparentemente innocuo, potrebbe rivelarsi pericoloso ed imprevedibile.