L'antifragilità
Premesso che so che sarà uno dei post più complicati per la difficoltà di ricerca interiore e per lo spessore del contenuto, so anche che più di qualcuno aspetta da un po' di leggere una nuova pagina di questa mezza specie di libro che contiene i miei quotidiani tormenti.
In realtà avrei voluto intitolarlo resilienza parte quarta ma dopo la prima, la seconda e la terza mi pareva un po' troppo e così mi sono chiesta, anzi ho chiesto a Google, cosa cavolo c'è dopo la resilienza? L'antifragilità.
Dice che va al di là della resilienza e della robustezza; ciò che è resiliente resiste agli shock e rimane identico a se stesso; l'antifragile migliora.
Non so quanto sia migliorata forse a livello cerebrale si ma fisicamente ed emotivamente direi assolutamente no.
Se la mente resiste e migliora per conoscenza e capacità di analisi verso me stessa e nei confronti del mondo circostante e anni luce distante; il corpo cede il passo alla fragile fragilità.
Convivevo già non bene con la mia malattia chiamata fibromialgia, dove il tutto è doloroso ma sopportabile.
Dopo 4 anni ho fatto una nuova risonanza vertebrale e una nuova densitometria ossea che rivelano una situazione grave che va ben oltre la "sola" fibromialgia, sia a livello osseo, articolare e muscolare e che molto probabilmente dovrò operarmi altrimenti sono a rischio per intera.
Quindi non so quanto antifragile sia la giusta definizione per questo post. Un mese fa ho iniziato a stare diversamente male, dolori al nervo sciatico mai avuti prima.
Ho passato un luglio di merda dove gli altri prenotavano viaggi e io prenotavo visite in preda a dolori assurdi, più febbre assurda e placche alla gola assurde con annessa assunzione di antibiotico estremamente salutare con questo caldo (sempre perché sono antifragile).
Il non riuscire a muovermi, a stare seduta, sdraiata a letto o in piedi, il tutto condito da un mix di 10 iniezioni di miorilassante e antinfiammatorio che è servito solo a tamponare leggermente e ad avere grandi lividi sul sedere. Non è più normalità la mia. Faccio fatica a mettermi i pantaloni o i calzini, faccio fatica a chinarmi e faccio strafatica a stare seduta. Dovrei passare le giornate in piedi o sdraiata.
Mi chiedo come sia potuto succedere ma è successo e anche se spesso vorrei farmi un pianto esagerato mi dico ma a che serve Dè? Non posso permettermi la debolezza e la fragilità più di quanto non ne sia già vittima fisicamente.
A volte penso che per anni ho avuto la forza di alzarmi alle 4.30 di mattina cercando di andare a "salvare" il mondo e non mi è mai successo di risparmiarmi in nessuna cosa. Ho preso treni non sapendo dove andare seguendo solo il cuore. Ho scritto una grande tesi che ancora oggi mi chiedo come ho fatto e mi arrampicavo pure sugli alberi.
Questo per dire che facevo cose che adesso non riuscirei a fare e non so quale parte di quel mondo che tentavo di salvare salverà me. La mia sopravvivenza è direttamente proporzionale ad un filo danneggiato tenuto in piedi da integratori e antidolorifici.
Chissà se qualcuno leggendo questo post si ritrova o ha vissuto la mia stessa situazione e ce l'ha fatta.. o magari qualcun altro si rivede nelle mie parole e si starà chiedendo come sarà o come andrà..
Speriamo bene.
Voglio chiudere questa pagina finita ed infinita con una citazione del grande Erny Hemingway:
"Siamo più forti nei punti in cui siamo stati spezzati."
P.S. Un grazie speciale a tutti quelli che in questo periodo di lontananza mi hanno chiesto come stavo e soprattutto gli interessava la risposta.
Love 💚