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Mi descrivo

Purtroppo, come tutti ben sappiamo, “Dio sta nei particolari”. Senza un ricco impasto di dettagli, un’autobiografia riesce scipita, piatta, stantia, e non giova a nessuno. Così anche un'autodescrizione.

Su di me

Situazione sentimentale

-

Lingue conosciute

-

I miei pregi

-

I miei difetti

-

Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. stelle
  2. mappe geografiche
  3. slow food

Tre cose che odio

  1. lagne
  2. lasagne
  3. fast food

la storia, scegliere & tralasciare

 Il viaggiatore procede, come nella vita, in una mescolanza di programma e casualità, mete prefissate e impreviste digressioni che portano altrove; sbaglia strada, torna indietro, salta fiumi e ruscelli; è incerto su cosa visitare e cosa trascurare, perché anche viaggiare, come scrivere e come vivere, è anzitutto tralasciare.

                                                  Claudio Magris

INCIPIT

  -   Mi avete riconosciuta? - domandò con un tremito nella voce sottile, abbassando vezzosamente il volto sotto il mascherino per guardare la scarpetta scollata, in pelle bronzina, a bottoncini rotondi sopra un fianco, che teneva ancora alzata. - Talento di calzolaio! - l'altro replicò, mentre il gruppo delle maschere si scioglieva come per incanto a quel nome di principessa. Dunque, voi volete sapere... Che cosa volete sapere, signore? Che cosa vi debbo dire? Che cosa? - Ah, tutto! - Bisognerà dunque che io vi racconti tutto, fin dal principio.
Tutto, fin dal principio! Come farò? Oh Dio! Ecco... - Aspettate, vi prego, aspettate. Abbiate pazienza. Abbiate un poco di pazienza; perché io non so parlare. Se pure mi ricorderò di qualche cosa, non ve la saprò raccontare...

Bouvard e Pècuchet (prima parte)

    Flaubert  ideò Bouvard e Pècuchet nella sua ultima opera e gli fece leggere una intera biblioteca, affinché non la capissero: una sorta di Faust in due persone ed una  sorta di Faust che sia anche idiota.

Scrive Flaubert: “Ancora non sappiamo quasi nulla e vorremmo indovinare quell’ultima parola che non ci sarà mai rivelata. La smania di arrivare a una conclusione è la più funesta e sterile delle fissazioni”.

Una storia tra due città

 Erano i giorni migliori, erano i giorni peggiori, era un'epoca di saggezza, era un'epoca di follia, era tempo di fede, era tempo di incredulità, era una stagione di luce, era una stagione buia, era la primavera della speranza, era l'inverno della disperazione, ogni futuro era di fronte a noi, e futuro non avevamo, diretti verso il paradiso, eravamo incamminati nella direzione opposta.     

              Charles Dickens

MUNDUS EST FABULA

Jacques il fatalista e il suo padrone

Come si erano incontrati? Per caso, come tutti. Come si chiamavano? E che ve ne importa? Da dove venivano? Dal luogo più vicino. Dove andavano? Si sa dove si va? Che dicevano? Il padrone non diceva niente; e Jacques diceva che il suo capitano diceva che tutto ciò che quaggiù ci accade di bene e di male, sta scritto lassù.
IL PADRONE    È una grande verità.
JACQUES    Il mio capitano aggiungeva che ogni pallottola che parte da un fucile ha il suo indirizzo.
IL PADRONE    E aveva ragione

Bouvard e Pècuchet (seconda parte)

   Questo il commento di Borges a Bouvard e Pècuchet:

Per schernire le aspirazioni dell’umanità, Swift le attribuì a pigmei e scimmie, Flaubert a due soggetti grotteschi. Evidentemente, se la storia universale è la storia di  Bouvard e Pècuchet, tutto ciò che ne fa parte è ridicolo ed effimero”.

Esiste però un’altra via, che forse non saprei ben descrivere, ma tant’è: l’umile ricerca di un ordine ed un senso attraverso l’uso della logica, ammettendo che vi è un Oltre, anche se non interamente dato ai sensi e all’intelletto e, come nelle carte geografiche di un tempo, limitarsi a un  “qui stanno i leoni”, cercando modi “altri” per decifrare segni e suoni che da quell’Oltre a volte giungono.

 

Fuochi blu

Come dicevano i romantici, non siamo definiti da ciò che siamo o da quel che facciamo, ma dalla nostra Sehnsucht: dimmi per che cosa ti struggi e ti dirò chi sei.  Pothos  sospinge il marinaio errante  alla ricerca di ciò che non può essere raggiunto. Questa componente dell'eros è il fattore, o la persona divina, insito in tutte le nostre avventure di individuazione prive di senso, in quella fallica stoltezza che ci spinge a inseguire, in quelle folli peregrinazioni della mente dietro l'impossibile, in quel nostro andar sempre per mare, e, in quelle mete fittizie che dobbiamo porre a noi stessi, perché si possa continuare ad amare.

                                   James Hillman

fiori blu

Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d'Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Eudeno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs.
Il Duca d'Auge sospirò pur senza interrompere l'attento esame di quei fenomeni consunti.
Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano Greche, i Franchi suonavano lire, i Saracineschi chiudevano le persiane. I Normanni bevevan calvadòs.
- Tutta questa storia, - disse il Duca d'Auge al Duca d'Auge, - tutta questa storia per un po' di giochi di parole, per un po' d'anacronismi: una miseria. Non si troverà mai via d'uscita?                                     
Raymond Queneau

Elogio della fuga

Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l' andatura di cappa (il fiocco a collo e la barra sottovento) che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all' orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l' illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama Desiderio... 

Henri Laborit, Elogio della fuga

Anelli

   Certe strade è meglio intraprenderle che rifiutarle, anche se il loro esito è oscuro.

Non si guardavano. Nella penombra condivisa entrambi erano seri e silenziosi. Egli le aveva preso la mano sinistra e le sfilava e le metteva l'anello d'avorio e l'anello d'argento. Poi le prese la mano destra e le sfilò e le mise i due anelli di argento e l'anello d'oro con pietre dure. Lei porgeva alternativamente le mani. Questo durò qualche tempo. Continuarono ad allacciare le dita e ad unire i palmi. Procedevano con lenta delicatezza, come se temessero di sbagliare. Non sapevano che era necessario quel gioco perché una determinata cosa accadesse, nel futuro, in una determinata regione.

Jorge Luis Borges · Il Gioco, da Storia della notte
 


Nel silenzio, l'ansia spingerebbe la gente a riflettere, e non si può prevedere che cosa avverrebbe alla coscienza. La maggior parte delle persone ha paura del silenzio, per cui quando viene meno il rumore continuo, per esempio di una conversazione, bisogna sempre fare, dire, fischiare, cantare, tossire o mormorare qualcosa. Il bisogno di rumore è quasi insaziabile, anche se a tratti il chiasso ci sembra intollerabile. E' però sempre meglio che niente. In quello che viene significativamente chiamato "silenzio di tomba" ci sentiamo a disagio. Perchè? Forse ci sono i fantasmi? Non credo. Ciò che davvero temiamo è quello che potrebbe provenire dalla nostra interiorità, e cioè tutto quello da cui cerchiamo di tenerci lontani con il rumore.

Carl Gustav Jung, Lettera al prof. Karl Oftinger, Zurigo,  settembre 1957, da Lettere

 

il passato è un paese straniero...

 

BLU

Tutta la storia dei colori può essere solo una storia sociale. E' la società che fa il colore, che gli attribuisce una definizione ed un sigificato, che costruisce i suoi codici e i suoi valori...

                 Michel Pastoureau


Io guardo spesso il cielo. Lo guardo di mattino nelle ore di luce e tutto il cielo s’attacca agli occhi e viene a bere, e io a lui mi attacco, come un vegetale che si mangia la luce. Mariangela Gualtieri · Fuoco Centrale e altre poesie per il teatro

 

guardare la luna

Si è perduta? Sì. Poiché non sappiamo quando moriremo si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile. Però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia, un pomeriggio che è così  profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita. Forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderete levarsi la luna. Forse venti… eppure tutto sembra senza limite. Paul Bowles, Il tè nel deserto

 

 

IL VIAGGIO

Ma che ne è dell’intervallo fra l’inizio e la fine? Che ne è del viaggio per chi vuol arrivare? Per chi vuole arrivare, per chi mira alle cose ultime, ma anche per chi mira alle mete prossime, del viaggio ne è nulla. Le terre che egli attraversa non esistono. Conta solo la meta. Egli viaggia per arrivare, non per viaggiare. Così il viaggio muore durante il viaggio, muore in ogni tappa che lo avvicina alla meta. E con il viaggio muore l’Io stesso fissato sulla meta e cieco all’esperienza che la  via dispiega al viandante che sa abitare il paesaggio e, insieme, al paesaggio sa dire addio. Umberto Galimberti, Parole Nomadi

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