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Libro preferito

quello di cui io stesso sono autore

Film preferito

colleziono cinema d'autore

Milano 04/09/2019

 

Faccio davvero fatica a distoglierti dai pensieri.

Ogni tanto Roberta mi trova con lo sguardo nel vuoto e mi chiede a cosa sto pensando.

Rispondo qualcosa di scontato: al lavoro – e allora lei mi replica: perché c'è qualcosa che non va? E quando le rispondo: alla vacanza - mi dice: dovresti essere felice di partire… no?

Perché penso che quello sguardo nel vuoto parli da solo.

Sono sempre stati dei giorni sereni, quelli passati, da quando ti ho conosciuta. Accetto tutto e tu lo sai. Come ci siamo detti al telefono, il tuo è un discorso logico e responsabile; E’ così che deve andare ed è così che andrà a finire.

 Ma ci eravamo fatti una grande promessa: quella che avremmo cercato sempre di incamminarci insieme verso questo percorso, nell’andare avanti, così nei cambi di direzione, così nel fermarci. Nessuno più avanti, nessuno più indietro, lo abbiamo rispettato.

Nei momenti che ci siamo un poco perduti, abbiamo trovato il modo di riprenderci per mano.

E’ la cosa che mi è più mancata in questo addio, nella tua durezza... nella tua decisione introversa, nella finzione che da un momento ad un altro i sentimenti si perdono così in fretta.

Ci sono cose indelebili, pensieri che non li perderai mai – non fingere. Il filo conduttore che ci ha portato a toccare le nostre anime, a volerti bene con tutto il cuore, è qualcosa che rimarrà incancellabile. Posso stare in silenzio, sorridere a tutti... ai colleghi, a mia moglie... ma quel filo che avevo creato con te difficilmente il tempo lo scioglierà.

Abbiamo voluto creare l'appartenenza e così difficile fingere che sia tutto finito da un giorno ad un altro.

Dicevi che parlavo da innamorato... forse non fingevo parlandoti così...

 


Milano, 22/11/2017 - Ore 11.07

Dall’inizio di quel timido capolino attraverso la porta, sei entrata ed uscita dalla nostra stanza non ricordo più quante volte, una decina? Non le ho contate ad essere sincero ed ero anche un po’ perso o più opportunamente concentrato sui tanti ragionamenti all’ordine del giorno.

La riunione era iniziata alle 9:30; c’era ancora molto da discutere malgrado le prime due ore già trascorse. Lo startup della nuova banca ci impegnava su troppe criticità ancora da smarcare, quale sarebbe stato il target dei clienti campione? Quali i criteri per la generazione dei portafogli?

Sei entrata per utilizzare la fotocopiatrice, la più vicina al tuo ufficio, ed è stato in quel momento che la cravatta mi stringeva al collo più del normale e l’ambiente mi sembrava chiuso di un’aria troppo pesante.

Sono bastati venti metri al massimo di quel tuo passo deciso, quei movimenti perfetti, stretti in un tailleur blu, le gambe velate – alte – che laceravano l’aria con un fruscio di nylon… ed un sorriso di padronanza che mi ha lasciato disorientato.
Roberto e Mario che analizzavamo gli ultimi flussi di dati, si sono arrestati per fissarmi attendendo una risposta ad una domanda posta che non avevo udito in alcun modo.

– ma sta seguendo Ingegner Penna? –
– no, scusate, ma non fa troppo caldo in questa stanza? –

Loro non mi hanno di certo capito, ma il tuo accenno di sorriso mentre eri di spalle a loro, ha segnato un sottile traguardo di complicità.


Milano, 13/09/2017 - Ore 13.04

Qualche volta penso che il desiderio sia un’onda inafferrabile, un transitorio che passa sul corpo finendo per placarsi prima ancora d’essere accolto – perché?

Il tempo vissuto ha modificato molte cose, sono portato a pensare che oggi ci sia certamente un miglior equilibrio emotivo, ma conseguentemente la stessa severità verso le mie impressioni non mi permette di restituire libera esplosione all’impulsività – sarà poi sbagliato?

Oppure è solo questione di tempo scontato, di banalità e di prevedibilità; l’anticipazione delle mosse altrui deruba tutta la sensazione di mistero, di quell’incertezza che affascina, di rischi che mantengono in tensione l’attesa, fattore davvero determinante nel desiderio – sarà questo dunque?
Le persone hanno dimenticato come si desidera, bruciando l’attesa e imponendo da subito avvertimenti risolutivi che possano promettere compimento degli scopi desiderati.

Forse esiste proprio l’abitudine dell’arrivare rispetto al piacere di godere del percorso, forse proprio perché il desiderio stesso è vissuto male, con disagio e ansietà… e l’arrivo costituisce proprio la cima che apre lo sguardo verso una sensazione di pace e completezza – ma se il percorso poi è tanto breve e così immediato, il desidero dove potrà mai essere alimentato?


Paradossalmente quella stessa incertezza che a molti crea trepidazione e preoccupazione per me costituisce elemento di fantasia ed aspirazione… di piacere di conquista e dunque di ‘desiderio’.

C’è anche da aggiungere che sono un realista e su questo proprio non posso farci nulla; la realtà per me è concreta, oggettiva… e su questo la mia visione non è quasi mai quella di altre persone. Fatico a farmi incantare dall’illusione, fatico a credere nell’idea rispetto a quanto ho bisogno di vita percepibile, di quella ordinaria che mi ruota attorno in ogni attimo. No, non sono un buon sognatore, né di notte né tanto meno di giorno. Semmai sogno per me è considerabile come ambizione, un proposito di un’idea – sarà dunque tutta colpa del mio lavoro?

Possibile, non lo escudo.

Milano, 04/09/2017

Ogni qualvolta che vedo passare una donna curata nel suo aspetto, ne subisco il fascino, l'attrazione... la seduzione. Perchè mi sono chiesto spesso?
Allora cerco di pensare a quale possa essere l'imprinting iniziale per questo modo di sentirmi. Vado indietro con gli anni, con i pensieri...

Sono cresciuto all’interno di un negozio di parrucchiere per signora, viale delle Formaci, Roma. Ricordo le donne in camice rosa, gli odori delle lacche, il rumore del fono e i colori dei bigodini con cui giocavo.

Ricordo quando tiravo loro il grembiule, le voci che chiamavano per il mio nome, al diminutivo… e le clienti che mi sollevavano di peso per sorridermi con quei visi incipriati e manicure appena fatte – stili di inizi anni settanta.
Il mondo femminile mi ha sempre affascinato, trattiene in se tutti i particolari che visivamente mi compiace accogliere.
E’ un mondo accattivante e ne vale sempre il desiderio di esplorarlo – che male c’è?
Lo faccio comunque con distacco, con una separazione emotiva che non sempre viene compresa ed accettata; le pulsioni attrattive di questo universo sull’uomo si fanno pungenti, colgono e mettono in tensione sempre il nervo più libidinoso, diversamente il pieno controllo di un distacco, mi permette di anatomizzare questo universo, cogliendone sfumature, suoni e anche piaceri.

Da adolescente, mia madre trasferì il suo negozio da parrucchiera sotto la nostra abitazione; le sue clienti attraversavano un cortile per recarsi dall’ingresso, pochi passi dal giardino al negozio.

Le conoscevo quasi tutte, erano più di quattrocento, ma nella quantità a me piacevano in particolare quattro.

Cannes, 21/08/2017

Sfilate di femminilità e virilità maschile, costumi sempre più stretti difendono l'intimità delle donne; segmenti sottili uniscono i tre triangoli sintetici.

E ragazzi dalla pelle di cuoio che covano con gli occhi, repressi da tempeste ormonali.

Si alza la sabbia da un passo non curante, un riso di donna, uno sguardo tra un sole abbagliante e l'ombra controluce delle forme prosperose.

Il vento fa volare una settimana enigmistica; la sabbia inghiotte senza avidità alcuna la mia noia.

Milano, 14/08/2017 ore 10.05


Ultimo giorno in ufficio prima delle ferie.

I corridoi sono deserti, un silenzio inconsueto e piacevole.

Alle 11.00 l’ultimo appuntamento con la Dott.ssa Carla V. che sostituisce il Progettista scappato in ferie (in Cina mi sembra) proprio all’ultimo momento sull’accettazione del contratto.

Ma l’idea di chiudere la trattativa con questa misteriosa donna V. mi fa piacere…. devo proprio confessarvelo. Misteriosa perché non l’ho mai incontrata, curiosa perché sentendo la sua voce telefonicamente mi ha lasciato una piacevole visione nella mente.

Strana la mente, ti porta dove gli stati d’animo vogliono ritrovarsi.
I pensieri fanno il suo corso in un limbo tutto loro, poi ritrovano scontro o riscontro nella realtà. Qualche volta le cose combaciano, altre volte si discostano di poco… altre volte la realtà è così beffarda che te la prendi con la tua immaginazione su quanto è stata disilludente.

E’ cosi, il 14 di Agosto nell’assoluta noia e inconsistenza di queste giornate lavorative, dove hai solo voglia di andartene via… pensi alla misteriosa donna V e fai strane associazione tra la V e un possibile decolté vertiginoso…

…pensieri stupidi… - penso - tipici degli uomini… il caldo? Eppure il condizionamento è acceso, ma condiziona poco lo spazio della fantasia.

Rifletto su quanto debba essere collegato l’interesse che si prova per una persona con l’occhio con cui la si osservi.

Forse è un difetto per la mia passione per la fotografia, forse è vero il detto che l’occhio vuole la sua parte.

E’ poi credo che sia questione solo di fascino e non di bellezza, le perfezione mi ha sempre annoiato, le peculiarità mi hanno sempre fatto pensare al contatto con la realtà e non c’è donna affascinante che non abbia qualche piccolo difetto da nascondere o da svelare.

Non so se scegliere di fermarmi molto prima con la Dott.ssa V. al limbo della fantasia e non svelare mai cosa la realtà riserva, oppure andare avanti e vedere se la realtà corrisponde o magari supera l’immaginazione.

Fatto sta che la prima ipotesi non è percorribile perché il contratto devo approvarlo, quindi la Dott.ssa V. debbo proprio incontrarla.

Milano, 09/08/2017


Sono nel mio ufficio di Milano.

Sono le 11.23.

Oltre la porta a vetri satinata della mia stanza si vedono le ombre delle persone nel corridoio e le voci dalla macchinetta del caffè.

Io mi estraneo quest'oggi dal rito, per passare questi pochi minuti qui accanto a te che dovresti essere oltre questo schermo a leggermi.

Altre volte mi estraneo comunque, un po' perchè il caffè mi rende nervoso.... un po' perchè metto sempre un po' di soggezione con i colleghi che vedono arrivare il capo. Li lascio svagarsi in libertà; ad ognuno i propri svaghi.

L'ambiente qui è informale e si discosta moltissimo dai clienti tipici su cui lavoravo cinque anni fa. Per lo più enti assicurativi, banche....

Allora vestivo sempre in completo tipico di un consulente di direzione; ora ho uno stile più da Marchionne, giacca e jeans, del resto la cravatta è fuorimoda.

Fuori dal lavoro la vita di sempre.... intensa anche quella, tra oggetti e animi circostanti...

Ma questo schermo bianco in realtà cerca di portarmi via dalla quotidianità, cerca in ogni modo di estraniarsi per costruire uno spazio suo che possa racchiuderci, qualcosa di nostro e di inviolabile da altri.

Questo è il desiderio che sento e che mi riconduce qui, ogni qualvolta sono andato via pensando di dimenticare questo desiderio..... in qualche modo mi ha riafferrato.... e mi ha nuovamente sedotto facendomi trovare te......
...se tu mi risponderai.


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