Quante coppie rimangono intrappolate in rapporti insoddisfacenti, sofferenti, depotenzianti.
Eppure stanno, perché la paura del “dopo” li fa rimanere incastrati nell’oggi. Un oggi che conoscono perfettamente e che provoca una stasi dolorosa.
Dirsi addio non è mai facile, spesso è paragonabile a un lutto, ma è quando vogliamo bene davvero a noi stessi e all’altro, che decidiamo che entrambi meritiamo la felicità.
Viviamo in una società che pensa che lasciarsi sia un fallimento, una prova non superata, un’insufficienza nel registro della vita e questo crea la paralisi, perché nessuno vuole sentirsi un fallito. E basterebbe spostare il focus per comprendere che il vero fallimento è condannarsi all’infelicità, è portare la relazione a un punto di non ritorno, arrivare ad odiarsi e continuare a dormire nello stesso letto.
Il fallimento è insegnare ai figli a temere il giudizio della gente, dare ai figli l’esempio che l’amore siano le urla in faccia, gli insulti o il silenzio.
Guardarsi con affetto e salutarsi, comprendere che si è fatto un pezzo di vita insieme e che l’amore sano è quello potenziante, non lacerante.
Dirsi dei “grazie” giganteschi per la bellezza vissuta e per il coraggio nel cambiare strada, senza rancore, ma con consapevolezza.
Provarci fino a quando non si capisce che il filo va tagliato e a quel punto, per quanto doloroso, darsi l’ultimo bacio.
Non cercate l’eternità, cercate la bellezza. Cercate l’amore sano. E l’amore sano, sa dirsi addio.
Dedicato a tutti coloro che qui dentro cercano la scusa di tenere un piede in due scarpe