Profilo BACHECA 123
Si vive, si muore stop.In mezzo puoi farcire come vuoi; o come qln promette il meglio per te o come, in un guizzo di indipendenza, riesci e li nasce il dubbio sul senso, la certezza che gli altri siano solo altri e il relazionarcisi sia una notevole perdita di energia.
Il tardi offusca i sensi: i pensieri diventano incomunicabilità, narcisismo o nichilismo come uscite, oppure sopravvivenza autistica e soffocante non vivere.
A volte capita l'istinto di innamoramento, riversi in quella cosa valori immensi, e forse per qualcuno lo è pure, forse è solo il voluto riflesso, il bisogno che serve: promesse, parole, apnee di Eros...tutto in funzione di a-mors, e intanto muore tutto, ci si ammala, ci si impegna sempre in quella bolla ( scrivo perché)
Siamo terrorizzati e schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla.
Per imparare non c’è niente di meglio, dopo uno sbaglio, che raccogliere le idee e andare avanti. E invece quasi tutti si fanno prendere dalla paura. Hanno così paura di sbagliare che sbagliano. Sono troppo condizionati, troppo abituati a sentirsi dire quello che devono fare sempre.
A volte non hai il tempo di accorgertene. Le cose capitano in pochi secondi. Tutto cambia. Sei vivo. Sei morto. E il mondo va avanti.
Siamo sottili come carta. Viviamo sul filo delle percentuali, temporaneamente. E questo è il bello e il brutto, il fattore tempo. E non ci si può fare niente. Puoi startene in cima a una montagna a meditare per decenni e non cambierà una virgola. Puoi cambiare te stesso e fartene una ragione, ma forse anche questo è sbagliato. Magari pensiamo troppo...
Ancora scelgo il sogno (e senza anestesia)
Riguardo ai miei ricordi
ho sempre avuto la curiosità
di mondi alterni
di cuscini poliedrici
di cielo contrapposto alle mie piaghe
e le parole
come prelibatezze da gustare
per non morire dentro in giorni amari.
E se
tutto il rumoreggiare dei polmoni
i reportages dei visceri in fermento
che già affollano il tempo
e gli obbligati spazi
servissero a cambiare i risultati
avrei già fatto il pieno
e d'ogni gergo o argot fatto l'incetta.
Ma se qualcuno li ama
quei momenti d'assedio
e ne fa versi, prosa o quello che gli pare
se l'ordinario è quello che lo ispira
lo capisco
pure, lasciatemelo dire
sembrano i viaggiatori
che si portano appresso gli spaghetti
anche a Kathmandu
senza voler conoscere il sapore
della shahshuka o del tentuk
io dei miei viaggi e residenze varie
da Tunisi ad Eilat, a S.José
ho ricordi di spezie, certamente
e di persone
degli occhi di chi vive anche il dolore
forse più della gioia
ma soprattutto m'incantava il cielo
e l'aria che addensava o risplendeva
sui miei pensieri in cerca dell'altrove.
cristina bove
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