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LabileAurora

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Kaho Nashiki - Le bugie del mare

 

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“Sedici anni per la strada e si imparano tante cose. Ma tutte quelle sbagliate, non quelle che vuoi imparare. Sedici anni per la strada e vedi tante cose. Ma tutte le cose sbagliate, non quelle che vuoi vedere.”

S.E. Hinton - The Outsiders, I ragazzi della 56a strada

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R̶e̶v̶e̶r̶s̶e̶ ̶i̶n̶ ̶B̶l̶a̶n̶c̶u̶r̶a̶


͜͜͜͝͝͝͠
͠͡

"Non raccontate mai niente a nessuno.
Se lo fate, poi comincia a mancarvi chiunque.
"

J.D. Salinger - Il Giovane Holden
 
 

 

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In quel tempo il bambino sognava spesso il tram. La sua casa era grande, con un ampio pavimenti lastricato, un enorme cancello di ferro e un muro di mattoni. Davanti a essa passava uno scuro e angusto sentiero: nei suoi sogni il tram attraversava proprio quella stretta via. Un tram senza passeggeri né conducente arrivava da una grande strada luminosa di un antico mondo sconosciuto – la luce abbagliante sembrava versata da un secchio – e procedeva impetuoso nell’oscura stradina. Il bambino sentiva nitido lo stridio delle rotaie simile al digrignare dei denti di un malato. L’oscurità si gonfiava come una tenda. Intorno al tram dai finestrini vuoti e splendidamente illuminati, fluttuavano stelle rosse e verdi simili alle scintille di girandole di latta. Il vecchio tram, del tutto simile a un trenino giocattolo, produceva un suono stupendo e correva davanti al cancello, per quella stretta via dove nessuno lo aveva mai visto passare. …Il bambino ascoltava attento. Ormai non si sentiva più. Di nuovo il fischio lontano del treno notturno. Eppure solo un attimo prima il tram, sprigionando tutta la sua meravigliosa energia, era venuto giù per la discesa come una giovane stella cadente. Ormai avrà già voltato impetuoso l’angolo della torretta di guardia antincendio, che durante la notte lascia chiusi gli shõji traslucidi, gialli e illuminati. Il bambino, chissà quando, ha aperto gli occhi, la lancetta dei secondi dell’orologio a muro emette un suono simile al mormorio di piccole onde. Per un po’ gli ornamenti della stanza assumono l’aspetto di tesori sconosciuti, l’orologio batte le ore. L’attenzione rivolta a quel suono riconduce il bambino nel sogno…

Yukio Mishima - La foresta in fiore

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Nella casa dove sono nato, a notte alta, spesso riecheggiava il fischio del treno. Alle orecchie di un bambino che non riusciva a prendere sonno, spaventato dalle intricate venature delle assi del soffitto, quel fischio sembrava troppo debole per essere un rumore, risuonava piuttosto come una dolce e sconosciuta melodia. In lontananza le voci della capitale si levavano improvvise. La nebbia d’autunno passava attraverso il cancello posteriore simile ad un branco di bianchi animali. Come silenziosi fuochi d’artificio essa esplodeva e si espandeva in tutte le direzioni. Avvolta da quella nebbia sottile, la campanula s’imbiancava tristemente come il disegno di un futon  di lino…

Il bambino, nel suo sonno solitario, cercava di penetrare con tutte le forze nella venatura del sogno. Lì i suoni della realtà si tramutavano in visioni oniriche. Così immaginava il fischio del treno come una tempesta d’autunno, che alla fine del giorno fuggiva dai campi col suono di un flauto. Mi veniva alla mente una piccola stazione delle regioni del Nord dove era iniziata a cadere la neve – il treno carico di casse di mele verdi e salmone, trasportato da un mare molto lontano, usciva dalla stazione; vicino a una stufa posta in mezzo ai sedili, si scaldavano una ragazza con la sciarpa e un vecchio con un berretto di lontra marina Immaginavo quel treno che correva senza volgere neanche uno sguardo alla tristezza, correva libero e indifferente attraverso il villaggio di camelie fiorite anzitempo, e attraverso le desolate fabbriche da cui raramente usciva il fumo. Al di là della nera palizzata di legno bruciato di quella piccola stazione, vedevo nella nebbia, sullo scintillio biancastro dei binari, la grande locomotiva che fra continui sbuffi di vapore si prepara a partite. Quella nebbia aveva l’odore dell’incenso…

Ogni volta che il padre portava il bambino in città, accontentava sempre la sua immancabile richiesta, e lo faceva stare per qualche attimo vicino allo steccato dei binari. Sullo sfondo scuro, oltre le rotaie, brillavano numerosi neon, alcuni sembravano la luce residua del tramonto, altri turbinavano come stelle capricciose.

Come le popolazioni dei paesi del Sud innalzano ovazioni al passaggio dell’elefante, così ogni volta che passava scontroso il treno, il bambino nelle braccia del padre rideva e batteva le mani eccitato…

Yukio Mishima - La foresta in fiore

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