« La vera opposizione, chiarisce Barthes, non è difatti
quella fra sessualità e amor platonico ma fra desiderio e
languore. Il desiderio è quello del satiro che, appena
vede una bocca socchiusa, una mano penzolante o un viso che
dorme, vuol buttarsi sopra quel corpo che a lui sembra offrirsi,
per appagare immediatamente la libido, per scaricare
meccanicamente la propria energia erotica. Il languore è invece
quello dell'innamorato che, non essendo inscritto in alcuna
canonica narrazione, non ha né inizio né fine. Per il languido
spasimante non c'è un eccitamento da appagare, una carica da
dissipare; c'è invece una sorta di continua emorragia, un
esaurimento incommensurabile al tempo stesso narcisistico e
oggettuale. In questo senso, il corpo dell'altro viene scrutato e
decomposto, frugato, ispezionato "come quei bambini che smontano
una sveglia per sapere che cos'è il tempo". »